MenoePausa

I padri vogliono i figli? Mamme: mollateglieli!

E cosa penso io rispetto alla paternità? Ma, cazzo, che ben venga. Ma chi li vuole questi figli. Ma signore, sorelle, mollateli e smettete di rivendicarvi un ruolo di cura che vi si incolla al culo senza lasciarvi spazio per fare altro. Siete persone e non chioccie ambulanti.

I figli li vuole lui? Dateglieli. Uno: perchè non vi appartengono. Io lo so perché mia figlia non mi appartiene dalla nascita e da sempre so che non ho mai potuto immaginare come nei tempi andati di considerarla come un fenomeno da ostentare, un bastone sul quale poggiare. E’ una persona a se’, libera e definita e può voler stare con me oppure no e deve essere libera di farlo.

Perciò dateglieli perchè non vi appartengono. Dateglieli perché bisogna smetterla di incafonirsi piangendo perché si fa tutto noi se poi quando c’è uno che vuole fare qualcosa viene sorvegliato a vista perché meglio di voi nessuno. Cazzate.

Le vedo alcune donne, che i compagni pure tanto disponibili tentano di rendersi utili e vengono confinati al ruolo degli esecutori perché sono sorvegliati a vista e guai se per caso i figli non fanno il ruttino a tempo e ritmo opportuni ché già c’è una sollevazione popolare, litigi e discussioni sul fatto che lui non sa fare niente e che se non fa tutto lei non se ne esce.

C’era mia madre che due palle era sempre lì ad accentrare e se le toglievi un affare e lo svolgevi come pareva a te lei arrivava a controllare e poi ti ripassava il panno, ti risistemava le stoviglie, ti metteva a posto altra roba e c’ha provato a togliermi il diritto di fare la madre, perché essere madri e sole significa essere in balìa dei genitori e in questo caso di mia madre e mio padre, con lei che mi confortava dicendomi “oh cara, vai, fo’ tutto io” e così facendo mi toglieva autorevolezza, spazio, possibilità di comprensione reciproca con mia figlia.

Lei si ritagliava un ruolo crescendo mia figlia con incentivi alla dipendenza e io passavo per l’orco se pretendevo regole educative differenti. Ché poi è lo stesso che ha patito mio padre nella mia famiglia. Relegato al ruolo esterno. Agli ordini di una signora apparentemente pacata che aveva tutto sotto controllo e che di lui consumava quello che poteva e poi me lo riconsegnava come il controllore. Controllora lei. Di lui – vigliacco, assente e fragile, il che ha permesso a lei di recuperare gestione perchè non c’era scelta – ho recuperato memorie e rapporto in età adulta. Cosa possono essere i nonni in quanto a devastazione non si può dire. Dovrebbero arrivare in visita una volta al mese e poi fuori dalle balle se non fosse che per lavorare dobbiamo rivolgerci a loro per mollargli i figli giacché lo Stato non ha fornito alcuna struttura a supporto delle madri e neppure dei padri.

E in ogni caso proprio perchè so cosa significa affaticarsi a crescere una figlia da sola e perchè so cosa significa anche temere di perderne l’affetto un po’ io li capisco ‘sti padri disgraziati. Capisco il senso del vuoto affettivo che possono provare quando vengono sbattuti fuori dalle vite di quei figli. Capisco che possano sentirsi disorientati e soli. Capisco che possano voler avere diritto a manifestare attitudine alla cura manifestando l’orgoglio di essere se stessi, senza dover essere chiamati “mammi”, che pare tanto una brutta parola, ma semplicemente pretendendo che siano considerati uomini, persone, padri.

Ma il punto sta, care mie, che proprio non capisco le resistenze delle donne nel mollare i figli. L’avessi avuto io un padre disponibile che mi teneva la bambina e se la cresceva consentendomi di faticare la metà e consentendomi di vivere una vita fatta di studio, formazione, interessi, amori, viaggi, sesso selvaggio, pure quello, si, perché con una creatura a bordo campo quel sesso lì per un po’ proprio te lo scordi.

Ma davvero amiche mie volete conservare un ruolo centrale nella vita dei vostri figli? E le vostre vite cosa sono? Siete solo mamme? Non sapete fare altro? E per il resto però lo devo dire, ché nella mia esperienza con amiche che conosco ‘sti padri che vogliono presenziare non è che io ne abbia visti troppi.

Vedo donne come me, in fondo, separate ma sole, affidate alla disponibilità dei vecchi genitori e stanche perché lavorano tantissimo e portano avanti quei figli senza chiedere niente a nessuno.

Se avessero loro un padre disponibile nei dintorni io non credo direbbero di no, anzi. E so che una mia amica ha avuto attorno l’ex fintanto che lei non è uscita con un altro e allora lui è sparito e quando c’era da prendere il bambino lo mollava lì per fare a lei un dispetto perché era geloso, possessivo, e non voleva lasciare a lei il tempo di vedersi con nessuno.

Ma se ne trovate uno che i figli li vuole con se’, dioprecario, dateglieli, ma respirate, ma siatene felici e non ci pensate troppo.

Scrollatevi di dosso questo ruolo che vi impedisce di fare tante cose e vogliate bene ai vostri figli senza possederli ché il possesso nei confronti dei figli o la presunzione di poter essere le uniche a volere il loro bene è un’idea antiquata.

NB: Antonella, Meno&Pausa, è un personaggio di pura invenzione. Spin Off di Malafemmina, precaria un po’ più giovane. L’about di Antonella dice che si tratta di una donna precaria post quarantenne e in pre-menopausa. Ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale.

6 pensieri su “I padri vogliono i figli? Mamme: mollateglieli!”

  1. “Ma il punto sta, care mie, che proprio non capisco le resistenze delle donne nel mollare i figli.”
    Te lo spiego io: tenersi i figli, in caso di separazione, significa beccarsi casa e assegno di mantenimento per sè.
    Significa poter godere di tutte le complicità istituzionali (che non sanno far altro che replicare l’imposizione del modello angelo del focolare/albero del focolare, quest’ultimo altrimenti detto babbomat) al fine di poter mantenere in stato di perenne e frustrante affanno, e quindi sotto costante ricattabilità, il proprio ex.
    In questo contesto poco o nulla importa se poi questa mamma non ci sta affatto coi figli, ma pur di non mollarli al padre li scarica a nonni, sfilate di babysitter o qualunque altro rimedio d’emergenza: nessuno muoverà un dito per porre rimedio a questa indecenza.
    Chi veramente accompagnerà i figli nella loro crescita in maniera attenta e responsabile, in questo clima, è tutto da vedere.
    Alimentare il pregiudizio che ci sia in natura un genitore di serie A e uno di serie Z fa comodo a troppi benpensanti.

  2. Basterebbe applicare la legge senze fette di salame sugli occhi e, in caso di figli minorenni, verificare (e controllare) i rispettivi progetti educativi, della madre e del padre.
    Che poi sono d’accordo che tanti padri (forse la maggioranza?) i figli li scaricano, ma questo non legittima un pregiudizio “a posteriori” dei giudici.
    E comunque concordo con quanto scritto da michele299

  3. eppure eppure, disposta ad una condivisione vera, rinunciando all’assegno anche …
    mi trovo con un padre che pianta grane ed astio e siamo solo all’inizio. forse bisogna far finta
    di non ‘volerli mollare’ per auspicare che s’indignino e cerchino la condivisione?

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