'SteFike, Acchiappa Mostri, Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Critica femminista, Femministese, R-Esistenze

La guerra di religione pro/contro la trasmissione di Belen

Quando su un “tema” come la trasmissione di Belen si radunano toni, umori, risentimenti, da guerra di religione direi che è bell’e spiegato perché l’Italia non sia in grado di produrre nulla di alternativo dal punto di vista culturale. Troppo intenti a linciare la strega di turno invece che ragionare e fare controcultura. La censura è il male. E il femminismo (o quel che è) che immagina di dovervi ricorrere raccontando al mondo che tutte le donne, incluse quelle che hanno più di 18 anni, debbano essere salvate da una trasmissione televisiva più che dalla precarietà, dimostra veramente di aver varcato la soglia del tempio ed essere diventato un dogma invece che quella cultura libertaria, di liberazione, che dovrebbe essere. Questo, secondo me, è. 

Un femminismo che parla di controllo della televisione e dei media in generale affinché, in nome delle donne, come se le donne fossero minori o minorate, si veicolino contenuti “consoni”, è autoritario. Un femminismo che ha bisogno di spingere affinché la discussione su questo si riduca ad uno scontro tra il partito del pro/trasmissione e contro/trasmissione è moralista ed è autoritario. La discussione ridotta al livello di quel che è bene censurare o meno in Italia perché altrimenti le vergini italiote non sarebbero salve è deprimente e personalmente mi preoccupa abbastanza. Ci vedo i residui di quel donnismo che ha basato tutta la sua esistenza e fama sull’antiberlusconismo al punto da tollerare ben volentieri che i dibattiti si riducessero ad una gara a chi dava per prima della zoccola o della pompinara alla tal parlamentare o ministra.

Ci vedo l’avversione profonda nei confronti di quelle donne che riescono ad emanciparsi economicamente usando il corpo. Donne che non possono essere definite vittime perché firmano contratti, svolgono un lavoro che hanno scelto, e dunque vengono viste in quanto carnefici, complici dei carnefici, maledette e immorali che attenterebbero alla intelligenza delle nostre santissime figlie.

Tantissime donne sono cresciute negli anni ottanta, hanno visto nascere le tv private, e non per questo sono diventate delle imbecilli prive di senso critico. La televisione, come ogni media, ovviamente svolge un ruolo educativo quando tutta la società gli dedica esattamente quel ruolo. Se la società abdica alla tv commerciale l’istruzione nei confronti di chiunque su come stare al mondo senza saper produrre una alternativa evidentemente ha fallito. Ha fallito perché invece che lottare affinché l’istruzione, pubblica e gratuita, sia un diritto lotta per censurare quel che non le somiglia. Ha fallito perché un vuoto culturale non puoi ripararlo né risarcirlo con la demonizzazione di un mezzo di comunicazione né di chi lo usa per farci soldi. Ha fallito perché i picchetti contro quella tal trasmissione o la diva contro la quale si scaglia l’ira divina del popolo dimostrano come in realtà giusto le persone che parlano di censura necessaria sono televisione-dipendenti e hanno assimilato fino in fondo il linguaggio dei reality in cui pensi che partecipazione sia votare affinché il tizio del grande fratello sia “nominato” ed espulso.

Ci vedo anche un pizzico di sessuofobia per cui qualunque cosa che abbia a che fare con la sensualità, la seduttività, diventa oggetto della sega moralista del o della leninista di turno. Infine chi assume certi toni quando parla di “antisessismo” poi realizza ancora la divisione tra donne per bene e donne per male e io, ovviamente, sono una donna per male. Per malissimo.

Sorelle, ripigliatevi. Fuori c’è il sole. Smettete le ronde antisessiste e praticate sovversione culturale. L’urgenza non è il programma di Belen. L’urgenza è l’autoritarismo che ci seppellirà vive se continuate così. Perché è questo preciso umore che determina il fatto che la donnità dignitosa sia diventato un brand, le quote rosa vengano assunte come necessità e dunque si ritiene che un governo con un tot di donne faccia un po’ meno schifo di quello che di donne ne ha qualcuna in meno.

Datevi pace, trovatevi altri impieghi, smettete di speculare sulla presunta fragilità delle ragazze e delle donne che se non fossero dipinte in quanto vittime non avreste più nulla da dire. Proponete una cultura altra che non sia fatta di luoghi comuni e stereotipi sessisti che intendono le donne tutte uguali, gli uomini tutti uguali, i generi intesi in senso classico. Che cosa ne sapete voi di quel che serve a una ragazza? Quante sono le ragazze che hanno firmato per davvero quella petizione? O sono le adulte terrorizzate dall’idea che le figlie siano corrotte nella loro moralità ad aver firmato? Dove sta la vostra controproposta? Dove sono gli spazi che voi avreste liberato?

E questo è un altro fallimento di un certo femminismo che tiene per se’ luoghi, spazi, riserva di professioniste della convegnistica in femministese in cui vi parlate addosso per lo più e per il resto del tempo lamentate l’assenza delle giovani che sono stanche di sentirsi giudicate e di sentirvi piagnucolare anche a nome loro e dunque fanno semplicemente altro, inventano altre pratiche, sovvertono linguaggi, si riappropriano di spazi culturali dove voi proponete soltanto la censura e la moralizzazione dei costumi.

Non è continuando a raccontare al mondo che lì fuori il mondo è brutto e cattivo che riacquisterete seguaci per le vostre chiese. Non è continuando a terrorizzare le ragazze dicendo che dietro una trasmissione fatta per fare soldi, e che tra l’altro in pochissim* hanno guardato, ci sia un disegno di corruzione delle loro giovani e inabili menti. I mondi chiusi producono autoritarismi. I regni del terrore producono autoritarismi. Sono mondi gestiti da sacerdotesse mediocri e prive di creatività se serve disegnare mostri e demoni per tenere le figlie chiuse entro un recinto controllabile in cui solo voi potete dettare norme utili per la loro crescita.

Non è il sessismo che ha vinto. Siete voi che avete perso. E avete perso fin dal momento in cui per controllare la testa delle donne avete deciso che andava bene evangelizzare, moralizzare e censurare, filtrando finanche le pubblicazioni, di quel che in Italia del femminismo che accadeva e accade altrove, venivano prodotte. Perché lo stesso esercito che non vuole la trasmissione di Belen è anche quello che alla fine si raduna per raccontare che tutto quel che non parla la loro lingua non sarebbe lecito. Allontanatevi da noi eretiche, care ragazze, perché con noi siete perdute. Non ragionate con chi critica il femminismo autoritario e moralista perché noi siamo quelle che vi ruberebbero l’innocenza.

Si tratta sempre e comunque di una guerra che nega il diritto all’autodeterminazione immaginando che alcune siano troppo stupide per decidere liberamente per se’. Stupide e dunque da disinstupidire grazie a quintali di saggezza di chi vi spiegherà dove sta il bene e dove il male.

Ecco: qui vogliamo solo sapere se quel che fate vi piace ed è per vostra scelta e non c’è bene o male che tenga. I messaggi dei media qui li decostruiamo e li sovvertiamo. Qui si analizza invece che indurre fobie. Qui vi si invita anzi a guardare, a non aver paura di attraversare perché vi vogliamo sicure, serene e in grado di difendervi, in grado di liberarvi e rialzarvi da sole, autonomamente, in qualunque circostanza. Qui si parla di prevenzione, di strumenti che vi consentano di non essere mai dipendenti da nessun@. Chi vi opprime raccontandovi che fuori non troverete mai il sole, che nelle pieghe della complessità non rintraccerete mai nulla di utile e bello per voi, vi incastra in una logica binaria in cui tutto è bianco o nero e voi non siete mai protagoniste del vostro percorso. Siete viste solo come vittime o carnefici, sante o puttane, oggetti, in balìa costante, completamente dipendenti, di chi vi dirà che lì è la luce e per raggiungerla avrete bisogno del tutore o della sacerdotessa di turno che vi indicherà il cammino. La grande madre che vi tiene strette alla gonna e non vi consente di ragionare con la vostra testa senza che vi sentiate mai in colpa a prescindere da quello che sceglierete.

E’ questo che vi serve per esistere? Chiedetevelo. Poi ditemi che ne pensate. Anche se pensate in modo totalmente diverso da me.

Ps: qualcun@ mi sollecita a valutare la faccenda attraverso il filtro del maternage. Camilla ha vent’anni e dunque bisogna stare per forza dalla sua parte. E io non capisco come il fatto che questa ragazza abbia vent’anni possa cambiare il tenore della mia critica alla sua iniziativa. Perché è giovane? Perché dovrei assumere ruolo protettivo? Credo che le farei un gran torto a raccontarle altro e compiacerla sorprendendomi della sua reazione come se da una ventenne mai ci si potrebbe aspettare autonomia di pensiero. Il punto è che io credo che le ventenni invece siano dotate di strumenti e dunque in grado di ragionare con la propria testa e allora le faccio merito di una critica sincera, politicamente argomentata, con la quale lei potrà essere d’accordo o meno ma almeno la discussione è posta in senso paritario e senza questa sollecitazione di cura nei confronti del giovane prodigio…

Leggi anche:

Belen, perché censurare il programma? Basta cambiare canale

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.