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Culture d’odio e pruriti di censura del web

Si ragiona di libertà di espressione e delle reti televisive Mediaset e subito dopo di regolamentazione del web. Non so a voi ma a me tutto ciò sembra abbastanza bizzarro. Se nel corso di una trasmissione televisiva io ascolto un insulto non è che decido di regolamentare la televisione, con tutto quello che ci passa dentro. Perché quando parliamo di regolamentazione si parla in realtà di censura. Sennò di che altro stanno parlando?

Si insiste su un piano che è veramente sempre uguale. Carfagna insultata è bruttissimo, tanta solidarietà anche a lei, ma se a seguito insulti si ricomincia la tiritera già messa in scena con la Boldrini direi che per davvero esistono tentazioni autoritarie che si esprimono ogni volta che si presenta l’occasione per farlo.

Le leggi per difendersi dalle minacce, insulti, diffamazioni e calunnie ci sono già. La regolamentazione del web diventerebbe solo censura e ulteriore controllo del dissenso. Quel che va combattuto in termini culturali è la cultura d’odio. Ma sono cose che ho già scritto e detto e dunque vi rimando al post dedicato all’allora faccenda della Boldrini.

La censura preventiva è lo strumento dei regimi e le ragioni per cui può essere evocata non sono mai “ti monitoro e ti faccio male perché tu parli male del regime”. Solitamente tutto avviene per ragioni di sicurezza. La censura serve a te, è fatta attorno a te, proteggerebbe te, e quindi tu devi fare ragionamenti timidi, considerazioni timide e tornare al ciclostile clandestino perché c’è chi sorveglia tutti (ed è questo che significa regolarizzare il flusso di comunicazione in rete) preventivamente in nome della difesa contro il terrorismo, la pedopornografia e la violenza sulle donne, gli insulti…

Controllo, sorveglianza, violazione della privacy si realizzano sempre “per il tuo bene”. E non siamo forse controllati già abbastanza?

Come dicevo: in nome della violenza sulle donne si legittima la repressione di Stato. In nome della lotta contro l’insulto e della lotta contro l’odio che certa politica (talvolta quella degli stessi partiti, o dei partiti alleati, delle persone insultate), in termini culturali, ha messo in circolo, si legittima quello che negli Stati Uniti in questo periodo viene definito antidemocratico. Di Stasi, la polizia che spiava nel nazismo i cittadini e le cittadine, ne abbiamo avuta già una. Quante ce ne servono ancora?

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