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Di subalternità economiche e antimoralismi di comodo

repubblicaberluConsiderazioni su sentenze e vittimizzazioni.

La cosa immediatamente positiva che se ne può trarre dalla sentenza in primo grado su Berlusconi è che Se Non Ora Quando ha perso il motivo per cui è nata. No, sul serio, Snoq ha qualcosa d’altro da dire a parte che massacrare garantismo e neuroni per esigere che sia galerizzabile (perdonate il termine inventato) l’offesa alla dignità delle donne? Voglio davvero sperare che fuori dal tribunale in cui si pronunciava la sentenza non ci fossero loro con quei cartelli ai quali si oppone un poco credibile Ferrara che dal canto suo inventa una particolare solidarietà di parte con le puttane per difendere colui il quale viene descritto come un cliente.

Vado per ordine: ieri sera ho ascoltato a Otto e Mezzo, su La7, una psicoanalista che faceva diagnosi telepatiche a distanza e stabiliva che le donne che si sarebbero prostituite con uomini potenti sarebbero vittime. Ha precisamente parlato di abusi. Dire che si trattava di donne autodeterminate che chiedevano un compenso consapevolmente e consensualmente, in questa corsa alla vittimizzazione costante delle donne per demonizzare colui che bisogna fare apparire in quanto mostro, riesce troppo difficile. Sicché intanto chiedo se anche le donne del presunto scandalo sulle escort a firenze sarebbero vittime e come mai non vedo masse di donne in piazza a parlare di dignità offesa.

Ma se le donne delle quali parliamo non si dichiarano vittime, come abbiamo avuto modo di vedere nei cartelli di quella piazza moralista targata snoq del 13 febbraio 2011, saranno denominate certamente in quanto “zoccole”. Dicotomicamente in trappola. Vittime o colpevoli. Martiri o demoni. C’è dunque da ragionare sul ruolo “utile” che viene assegnato in termini culturali alle donne. Utili in quanto vittime a fare capitolare un avversario politico diversamente demonizzabili se non si prestano e se dichiarano che vittime non sono state.

Vittime o passibili di criminalizzazione perché, e lo dico senza entrare nel merito della materia giuridica che non conosco, deve mediaticamente prevalere una verità che racconta di donne che vanno salvate da un uomo pericolosissimo non in quanto uomo di potere che ha il monopolio di ricchezze che sceglie come e quando concedere generosamente ai suoi e alle sudditi/e, ma in quanto maschilista e una serie di altre cose.

Perché nel considerare la relazione stabilita da Berlusconi con altri esseri umani si separa in senso moralista la dimensione sessuale/intima da quella pubblica. Perché parlare di vittime invece che subalternità economiche è tanto più comodo. Quando si parla di soggetti subalterni si parla di questione di classe in cui la subalternità viene imposta su ogni soggetto economicamente fragile a prescindere dalla maniera, e lì c’entra il genere, in cui quel potere si esercita. Un uomo economicamente subalterno darà qualcosa e una donna può anche dare il corpo. Sempre e comunque di cessione subalterna poco “dignitosa” si tratta, per usare termini tanto cari alle Snoq.

Parlare di subalternità però è molto diverso che parlare di vittime abusate. La subalternità sociale ed economica è un problema che va affrontato con una redistribuzione, in termini di equità sociale, di ricchezze, e significa anche fare in modo che la concentrazione dei poteri non risieda presso monopoli precisi. Il punto è che non è questo quello che si vuole mettere in discussione. Anzi. Si sta delineando una dimensione per cui nuove subalternità legittimano nuovi poteri consegnandosi loro e riconoscendoli in qualità di tutori. Subalternità totalmente private della possibilità di ribellarsi e reagire, schiacciate soltanto nel ruolo di vittime che legittimano altri poteri che si presentano come “salvatori”.

E’ la svendita, la privatizzazione e la normalizzazione delle lotte contro ogni subalternità. E’ il modo, comodo, che non rimette in discussione nulla, di cambiare per non cambiare. Anzi: è la maniera per usare le subalternità banalizzate al ruolo di vittime come strumento (e diventano prostitute del potere e di svariati neoliberismi spinti) utile in una oscena guerra tra poteri che per sconfiggersi a vicenda usano qualunque mezzo.

Come se si volesse legittimare un potere più “umano” che vuole farci subire una subalternità un po’ più accettabile. In fondo resti sempre pover@ e ricattabile e però, che culo, hai un umanissimo potere che ti toglie lavoro, massacra contratti e stato sociale, dopodiché autorizza, anzi, ti induce a mercificare ogni pezzo di corpo, nelle catene di montaggio e nelle mille precarietà, purché non sia la fica. Ipocrisie neoliberiste, tutto sommato, perché sfido a voler semplicemente dire che il potere è potere e basta e che le subalternità nascono da disuguaglianze e dal fatto che c’è chi accumula ricchezze e altre persone che devono far parte della sua corte per ottenere vantaggiose briciole.

Dal mio post sul Donnismo, che è funzionale al Capitalismo:

Apro una parentesi: non c’è servizio più grande reso al capitalismo che quello di sganciare il tema dello sfruttamento dei corpi femminili da quello più ampio dello sfruttamento dei corpi tutti, perché, a prescindere dal fatto che sia necessario contestualizzare le varie differenze con una lettura di genere, quello che si finisce per fare è scindere le rivendicazioni che parlano di sfruttamento sul corpo femminile da ogni tipo di rivendicazione che riguardi lo sfruttamento di tutte le persone che svolgono lavori di qualunque genere. Non è un caso se la richiesta di regolarizzazione del sex working viene ignorata o demonizzata mentre si impongono censure e scelte moraliste e proibizioniste che sono lesive della autodeterminazione di ciascun@. Non è un caso: perché è più semplice colludere con logiche di mercato liberiste, che rifiutano a priori l’idea che per fermare lo sfruttamento di ogni persona debbano essere ridiscusse le regole, contratti, tutto quel che riguarda il diritto del lavoro, affinché ogni lavoratore e lavoratrice possa meglio gestire la propria professione senza che MAI nessuno sia sfruttato. Non è un caso: perché altrimenti non potrebbero, così come fanno, fingere di essere contrari allo sfruttamento delle donne quando si parla di prostituzione e poi approvare riforme del lavoro in cui sostanzialmente si dice che grazie a contratti precari, senza garanzie, in violazione di tutti i tuoi diritti, puoi essere sfruttata come lavoratrice nello svolgimento di qualunque altra mansione. Non è un caso: perché altrimenti non potrebbero farti digerire la teoria secondo la quale tu, moglie e madre, sul cui lavoro di cura si regge tutto il welfare dello Stato, non sei mica sfruttata, ma no, e figuriamoci, invece saresti strafelice di farti sfruttare gratis per ammortizzare carenze istituzionali ed economiche. Chiusa parentesi.

Dopodiché mi permetto di stendere un velo pietoso sulla iniziativa di Ferrara. Alle prostitute italiane spettano le more della finanza che esige che paghino le tasse, salvo poi non riconoscere e regolarizzare la loro professione quando la svolgono per scelta. E scelta sta per scelta perché io posso scegliere di fare la cameriera o la prostituta e se sono economicamente obbligata lo sono a prescindere da quale pezzo di corpo vendo.

In ogni caso quel che vedo è che le prostitute vengono usate sempre. O per segnare una differenza tra le donne perbene e le donne per male, come hanno fatto le Snoq, o per fingere un antimoralismo che nei fatti non c’è a difesa di contesti che dei diritti delle prostitute non si sono mai occupati. Io ricordo che fu il governo di centro destra a presentare un ddl contro le prostitute poi ritirato per gli scandali successivi. Ma la campagna contro le prostitute mandate nelle periferie a suon di ordinanze di sindaci della lega, del pdl e del pd (eh si!) non ce le scordiamo. Le campagne contro le prostitute e le trans nelle reti mediaset (ricordo i vari Lucignolo di Italia 1), con cittadini morbosi che filmavano le strade dove stavano le lucciole e poi mandavano ‘sti scoop a programmi gossippari che parlavano di degrado e di sporcizia immorale che danneggiava la psiche dei bambini, non l’hanno mica inventata altri contesti. Dunque da lì si capisce che il punto è che le prostitute vanno bene purché al chiuso a intrattenere uomini d’affari. Sennò possono marcire. Un antimoralismo di comodo, in effetti.

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1 pensiero su “Di subalternità economiche e antimoralismi di comodo”

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