Antiautoritarismo, Comunicazione, Ricerche&Analisi

Giornalismi corporativi contro Il Movimento Cinque Stelle

Anche a non essere grillina alla fine i grillini ti diventano simpatici. Umanamente simpatici. Perché una cosa è la critica politica, che certi quotidiani non sono in grado di articolare, e una cosa è il dileggio continuo cui sono sottoposti. Ho tante critiche dal punto di vista politico da fare e le faccio. Quel che non tollero è che si spacci il gossip di quartordine e lo squadrismo giornalistico per “informazione”.

Il giornalismo che fa cecchinaggio per abbattere movimenti e partiti d’altronde lo conosciamo. Basta demonizzare l’avversario, farlo apparire stupido, sporco, ridicolo, ignorante, malato, vecchio, sporcaccione, brutto, idiota, antipatico e il gioco è fatto.

Alcune testate “giornalistiche” sono maestre in queste cose. Quel che non perseguono lo inseguono. Quel che non preferiscono lo massacrano. Con le stesse tecniche di un giornaletto scandalistico. Prendere di mira un movimento evidenziando tutto ciò che può farlo apparire sbagliato, ridicolizzarlo e addirittura disinformare rientra in quelle tecniche. D’altronde cosa leggete sulle prime pagine ogni giorno? Delle inchieste su affari e mafia, corruzione, soldi tolti e presi, poveri alla fame, governi che non provvedono a ciò che dovrebbero provvedere? Ma no. Leggete di processi di cui non ce ne frega niente, salvo poi legittimare un governo frutto di una alleanza bipartisan che si può rendere digeribile solo spostando l’attenzione. E dove sposti l’attenzione? Sull’opposizione. Non su quella che ti sta più prossima e che alla tornata successiva la riprendi con te ma quella che di te proprio non vuol saperne.

Tecnica “politica” del Pd, ad esempio, è che quel che non puoi fagocitare lo massacri. Gli rubi i temi che fanno presa sul pubblico, li normalizzi, dopodiché delegittimi totalmente chi li ha prodotti e lo fai con foto degne di Libero, che sottolineano la bruttezza, la sguaiataggine, la cattiva posa di qualcun@. Badano anche all’estetica i quotidiani cosiddetti di sinistra e lo vedete ogni volta che piazzano in prima pagina un articolo in cui si parla della vituperata Roberta Lombardi che dal punto di vista politico sarà agli antipodi di quel che penso giusto ma dal punto di vista umano mi chiedo come abbia fatto a resistere senza sclerare ‘sti mesi mentre ogni giorno veniva messa alla berlina su quotidiani che gliene dicevano di ogni.

Sono di quelle cose che ti fanno chiedere mille volte ma chi te lo fa fare. Chi te lo fa fare di mollare la tua vita e fare una cosa in cui credi per poi trovarti in un campo di battaglia dove i colpi bassi sono la meglio perché solitamente ti colpiscono alle spalle. E tra tutte le valutazioni “personali” (non politiche) fatte su questa donna, politicamente lontana da me, quella che riconosco forse plausibile, non so dove l’ho letta, è di ingenuità politica. Tanta ingenuità. Di quella che tu arrivi e pensi che il mondo voglia le stesse cose che vuoi tu, che tutti quanti siano uniti da propositi di giustezza per fare diventare il mondo un po’ migliore, e invece ti ritrovi a guardare in faccia il tuo nemico, quello di cui parlavi fino alle elezioni, quando dicevi dei poteri e delle scorrettezze e dei metodi per mettere fuori gioco i cittadini che vogliono autogovernarsi e lo vedi in tutta la sua disonestà intellettuale.

Il giorno dopo ti ritrovi con la tua foto in prima pagina mentre i quotidiani commentano l’ampiezza delle tue tonsille, dove “Lombardi ride in aula” vorrebbe essere una notizia, e allora, perché no, anche “Lombardi usa quattro ritagli di carta igienica per fare pipì” poteva starci bene, perché di te si sottolinea la modalità di porgere le cose, la risata, l’inadeguatezza, l’essere troppo normalmente cittadina tra persone addestrate da grossi team di comunicazione che se li avessi pagati ti avrebbero rimesso in sesto l’immagine, rifatto il trucco, i capelli, l’abbigliamento, le espressioni, la parlata. Le parlamentari del Pd e del Pdl non vanno alla tv senza aver passato a pieni voti l’esame del team comunicazione che include corsi di dizione. Sono addestrate a stare in pubblico e sanno che essere un personaggio pubblico significa non potersi permettere mai niente di niente. Nessuno scivolone. Sennò ti fanno a pezzi.

Ad un certo punto mi sono chiesta, io che appunto sono politicamente lontana dalla Lombardi e non potrei mai dire che esiste un fascismo buono neppure se mi pagassero, se quell’infierire fosse politicamente utile o non fosse diventato un gioco di squadra, un divertimento, come sparare sulla croce rossa, l’immagine di lei oramai compromessa, qualunque cosa detta e scritta sarebbe costata a questa donna altri mille twitt di insulti, la defenestrazione virtuale, commenti che arrivano da quella stessa cultura del virtuale che vorrebbe dominare il mondo di cui lei d’altronde è figlia, dove la comunicazione sul web orientata a suon di linciaggi prima su uno e poi su un altro un po’ ti torna indietro e lì capisci, spero, che l’avversario politico non lo puoi dileggiare, trattare con supponenza, sfottere ogni giorno ma devi ragionare di quel che è politico restando uman@.

C’è poi l’ultima storia su olio di ricino e squadrismi vari. Da quel che mi risulta e leggo e ascolto un leghista ha detto che l’olio di ricino servirebbe ai parlamentari dell’M5S e

La parlamentare del Movimento 5 Stelle, Laura Castelli, durante un intervento sulla TAV, riferendosi alle ditte in odor di mafia che inquinano gli appalti ha detto: ”…io a questi attori sì che darei l’olio di ricino“. Il riferimento all’olio di ricino è una chiara risposta al collega della Lega Nord, Stefano Allasia, che precedentemente rivolgendosi ai manifestanti NO TAV aveva detto:“forse vi servirebbe un po’ di olio di ricino per capire“.

Laura Castelli d’altronde chiarisce l’accaduto e quel che lei come altri non potevano sapere è che i giornalisti – in questo caso di Repubblica – possono  dire quel che vogliono su chiunque ma fargli osservare che fanno disinformazione e criticarne l’operato proprio non si può. Perché rispetto a Grillo e all’M5S agiscono da corporazione. Corporazione non è casta. Non è un insieme di soggetti strapagati e corrotti che minano le sorti democratiche del paese. Corporazione è corporazione. Fatta di tante persone molte delle quali spinte da una idea. Corporazione che si autopreserva, sente minata la propria autorità e il proprio potere. Odia chiunque possa informare servendosi di media indipendenti. Vuole dettare l’agenda informativa/politica del paese. Ed è anche un gruppo compatto che agisce in senso corporativo in difesa di uno status in nome della libertà di stampa e d’opinione che è giusto ci sia ovunque e nei confronti di chiunque.

[Parentesi] La corporazione giornalistica non ammetterà mai, ad esempio, che i blogger abbiano altrettanta autorevolezza e autonomia. Faranno di tutto affinché l’unico blog lecitamente spendibile in termini di informazione sia quello del giornalista iscritto all’Ordine, inserito tra le pagine di un quotidiano online, che porta accessi e guadagni a quel quotidiano e non altri che a quello. Fagocitare per normalizzare e conservare potere e privilegi. Se Beppe Grillo invece di farsi la sua area di informazione indipendente avesse scritto su un blog de L’Unità o di Repubblica nessuno gli avrebbe detto niente. Invece gli fanno le pulci sui guadagni, il che è quanto dire. E lì mi chiedo perché non esista ancora una specie di sindacato di blogger che dichiari indipendenza e dica con chiarezza che le corporazioni giornalistiche o tentano di acquisirli o li odiano e tentano di stroncarli se troppo visibili e indipendenti. La guerra dei grossi media contro Indymedia insegna…[/Parentesi]

Quel che non si può dire in un paese come il nostro è che una testata giornalistica può anche essere divulgatrice di una idea che è propria della testata stess@. Le testate giornalistiche non sono apartitiche, apolitiche, super partes e sicuramente non sono anarchiche, come me, e non sono contro ogni genere di autoritarismo ovunque esso si manifesti. Esprimersi in una direzione piuttosto che in un’altra non è un reato ma insistere sul fatto che la testata giornalistica sia un po’ neutra come se il giornalista fosse un giudice che applica le stesse norme semantiche su tutti è una grandissima balla visibile a chiunque. Dire che esistono intere testate giornaliste che scrivono in favore della Tav, per esempio, è un fatto. Dopodiché io mi chiedo perché a quelle testate dovrebbe andare il finanziamento con soldi pubblici o la defiscalizzazione in nome del sostegno all’editoria dato che quel “sostegno” io non posso scegliere direttamente a chi va dato.

Però in Italia queste cose non si possono dire che già si parla di attentato alla libertà dell’informazione. Non si può parlare del ruolo di un quotidiano in difesa della Tav. Pagato con le nostre tasse o con l’Iva ridotta al 4% che comunque ci costa in termini di mancate entrate allo Stato. Dobbiamo mantenere in vita il diritto di informazione per chiunque, com’è giusto che sia, coi nostri soldi.

E se io penso che i nostri soldi invece che essere destinati alla sanità pubblica, all’istruzione pubblica, a garanzia di diritti sacrosanti, agli ammortizzatori sociali per chi è disoccupat@, al reddito minimo garantito per chi non ce la fa, sono destinati a certe testate giornalistiche mi piglia veramente male. Ma dirlo è già un attentato alla Costituzione.

Parlare di giornali che veicolano contenuti per interesse di partito e non dell’informazione in quanto tale, risulta quasi come fosse un insulto. Eppure la lottizzazione della Rai è cosa risaputa. I quotidiani di partito sono chiaramente di partito e quelli che dicono di non essere di partito comunque sposano politiche chiare e dettano la linea. La linea sulla Tav, la linea sul governo, la linea sulle riforme sul lavoro. La linea su quale leader deve essere preso in considerazione e quale dovrebbe essere defenestrato, espulso, ridimensionato.

M5S fino a qualche mese fa chiunque diceva di averlo votato. Oggi se chiedi in giro di quel 25% pare sia rimasto lo zoccolo duro di sempre, quello dei comitati e dei banchini che fanno le campagne elettorali gratis. I partiti, che abbiano vinto o perso, dopo le amministrative hanno tutti, indistintamente, brindato alla presunta sconfitta dell’M5S.

La comunicazione di Grillo è compromessa. Ora sembra un integralista in fase di crociata, come altre persone che politicamente esistono. Gli equilibrismi del Pd d’altronde sono noti. Se un leader gioca per il partito è amichissimo e se rema contro diventa un grande nemico. Nelle modalità sbagliate attraverso le quali Grillo nomina i suoi presunti avversari per farli diventare uno ad uno oggetto di scomunica da parte del Movimento non fa che ripercorrere tecniche di esclusione dai partiti di cui tutti sappiamo. Basti pensare che la modalità frequente di interlocuzione coi partiti è “se non sei con me sei contro di me”.

Ma i parlamentari e le parlamentaresse dell’M5S sono cosa ampia e varia e nei vari interventi che ho ascoltato io ho letto preparazione, passione, entusiasmo, idealismo, utopia, buona fede, a volte ingenuità, impreparazione (e lo dico senza paternalismo e ben sapendo che nessuno nasce preparato), a volte semplicemente opinioni che non condivido ma quel che so è che per ogni buon intervento fatto da qualcuno di loro ce ne sono dieci di parlamentari del pdl o leghisti che mi fanno venire l’orticaria. Ci sono interventi del pd, compattamente unito al pdl su questo, a proposito della Tav che sono da darsi mazzate in testa all’istante per stordirsi e non pensarci più.

E dato che l’intervento della Castelli parlava di Tav e diceva cose che altri non dicono in quel luogo posso avere il sospetto che si intende buttarla in caciara e spostare l’attenzione per invisibilizzare tutto il resto?

Voglio dire: Repubblica, La Stampa, il Pd, altre testate, sulla Tav, cosa hanno da dire? Sempre dell’avviso che i NoTav siano blac block e che la Tav sia necessaria per il bene della nazione?

A margine: i giornalisti che in Turchia vogliono mettere in cattiva luce #OccupyGezi li chiameranno blac block? Magari diteci se c’è un gergo comune nel mondo per demonizzare i militanti che vanno contro grandi opere e partiti di governo così un po’ ci si regola…

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