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L’insolenza trasgressiva di Marilyn Minter

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di Donatella

All’epoca di #escile e dei porn selfie, le foto di Marilyn Minter ci potrebbero apparire senza arte né parte. Eppure mentre le scorriamo sul suo sito o abbiamo la possibilità di ammirarle al Museum of Contemporary Art di Denver nella sua retrospettiva Pretty/Dirty, subiamo una sensazione di disturbo.

Due tette non scoperte risultano meno hardcore di un serpente tatuato che morde un capezzolo e meno erotica di una donna con gli occhi chiusi e la bocca semiaperta in estasi dietro un vetro appannato. Le prime sono la dichiarazione di appartenere a una squadra, come i pon pon delle cheerleader, le seconde sono l’affermazione di una femminilità aggressiva, esagerata, glamour.

Marilyn Minter è autrice di una femminilità estrema e feticizzata. La posizione storta delle sue scarpe dal tacco vertiginoso, i talloni neri dei suoi sandali, la saliva sospesa sul vetro delle sue lingue denunciano la scomodità di un’ideale di bellezza costruito.

MarilynMinter_BlackOrchid-e1346953812269E’ un’arte pop postmoderna che costringe le donne a guardarsi allo specchio. La sua violenza glamour le spinge a rompere i vetri delle sue immagini e a riappropriarsi della propria personalità, come nel video SMASH (2014).

Sono interessata da quelle cose che la cultura chiama ‘basse’ perché penso che siano molto più potenti delle idee su ciò che viene comunemente accettato come importante.”, dichiara l’artista in un’intervista a Broadly.

Marilyn si concentra anche sulle imperfezioni del corpo come lentiggini, rughe e pieghe della pelle. Nonostante abbia lavorato con Tom Ford creando delle immagini iconiche e con Max Factor, non è interessata alla perfezione e a una bellezza canonica. “Con le mie opere non sto criticando. Cerco di mostrare come ci si sente a guardare e i livelli di emozione che attraversano quando si vede un’immagine glamour. Mi dà un enorme piacere ma allo stesso tempo so che non sembrerò mai come quella e nessuno le assomiglierà mai. Quindi c’è amore/odio. E anche un pizzico di vergogna perché si pensa che si dovrebbe guardare cose meno superficiali e glamorizzate.

PLUSH_Minter_20152A fine 2014 l’artista ha superato se stessa col libro Plush ( dal doppio significato di “lussuoso, sfarzoso” e “felpato, soffice”): una serie di fotografie ai peli pubici femminili sottolineati, tirati e accarezzati da mani smaltate. Riesce a rendere fashion e potente una parte del corpo che la moda ha spesso maltrattato e piegato ai suoi dettami estetici. I suoi cespugli sono bagnati e insolenti. “Volevo solo dimostrare che questa è sul serio bella roba!”, ha spiegato a Vulture. Ha mostrato sotto una luce diversa ciò che è considerato proibito/tabù/brutto dalla società, questa è trasgressione.

Scoprire il decolleté o un sedere con un perizoma non è trasgressione, è conformismo.

La trasgressione è infrangere il vetro.

 

La mostra della Minter continuerà quest’anno all’Orange Country Museum of Art e al Brooklyn Museum.

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