Malafemmina

Nei villaggi vacanze non si fa politica

Lui lo chiameremo Pleasure, per gli amici Sure. Incontrato e toccato ieri notte. Una lieta parentesi nel bel mezzo di un luogo che non mi piace e che abbandonerei subito se non fosse che ho bisogno del lavoro e dei soldi che spero mi daranno (presto).

Ho fatto ai miei colleghi la proposta che mi ha regalato una amica per fare satira sulla sfilata della miss bellezza del villaggio che andrà in scena questo fine settimana. Non l’hanno capita moltissimo ma siamo riusciti a trovare un compromesso. Eleggeremo miss qualunque cosa a seconda del nostro umore e del nostro ideale parodistico. Anche se non possiamo politicizzare niente perché, mi hanno detto, “qui non si fa politica”.

Vaglielo a spiegare che tutto quello che loro fanno è politica, che la politica è anche l’aria che respiriamo e perfino il sesso per come lo vivo io è “politica” allo stato puro. Perché spazio politico è il mio corpo e politica è una scelta di vita anziché un’altra. La satira di una sfilata basata sulla scelta “politica”, di rendere i corpi delle donne utili per l’eccitazione degli uomini, dovrebbe contenere chiare critiche a tutto questo, o almeno proporre altre scelte e schemi di comportamento.

Invece no. Il boss è stato chiarissimo, e non è la prima volta che ad una osservazione critica su alcune cose semplici mi trovo a dover fare fronte all’opposizione più sterile e stupida che si possa trovare.

Così la scelta di esibire culi e tette di donne sarebbe apolitica, invece quella di non esibirli sarebbe addirittura “ideologica”.

La scelta di sposarsi o convivere con un uomo per risolvere la propria precarietà e offrire in cambio lavoro gratuito e di cura all’infinito sarebbe “apolitica”, mentre la mia scelta di tentare in tutti i modi di provvedere a me stessa, senza piegarmi a nessun ricatto sociale, sarebbe “ideologica”.

Uno dei colleghi ha continuato a dirmi, mentre parlavo, che “tu parli così perché sei femminista…” e la discussione per lui era chiusa, finita, morta.

Una specie di bolla, di scomunica da tutte le discussioni civili, di santa inquisizione argomentata da chi intrattiene gli ospiti con battute quasi sempre a sfondo sessuale “perché senza il sesso la gente non ride”. Peccato che in queste battute le donne facciano sempre la figura delle idiote e gli uomini appaiano quasi sempre omofobi da fare schifo.

Femminista, ideologica, in poche parole strega da mettere al rogo. La “politica” piegata al livello di uomini che coniugano verbi e declinano parole a seconda dell’uso che intendono farne. Ne modificano il significato, lo capovolgono, me lo rivolgono contro come un insulto.

Perché si, io faccio politica anche quando respiro. Mi sveglio la mattina e scelgo come trascorrere la giornata, cosa mangiare, quanto spendere per fare la spesa, come comportarmi nel lavoro, che tipo di rivendicazioni devo fare contro la precarietà che mi distrugge. Scelgo, si, e faccio politica perché con la scusa della “apoliticità” si mettono in circolazione le cose peggiori (da queste parti anche rivendicare lo stipendio e qualche diritto è troppo “ideologico”), e perché io non conosco altro modo per dire che non condivido qualcosa e se c’è qualcosa che non condivido io lo dico.

L’alternativa è usare metodi da santoni, quelli che solitamente in italia fanno la politica con la p minuscola, e che dicono che tutto ciò che loro impongono è “naturale” perché gliel’ha detto Dio in persona all’orecchio nella speciale comunicazione che tutti i santoni tengono con divinità di ogni genere.

Uomini in collegamento con il mondo poco laico del divieto al dissenso, alle critiche, perché a tutto bisognerebbe credere per fede, perché l’hanno detto loro.

E io mi sono anche un po’ stancata di dover affrontare sempre gli stessi pregiudizi e dover spiegare perché odio che ci siano papponi che sfruttano (gratis) delle ragazzine per intrattenere ospiti paganti.

Ragazzine che esibiranno i loro corpi immaginando che potranno trarne beneficio quando invece sono loro il prodotto in vendita e l’incasso va ai padroni del villaggio che alla fine concederanno ad una, una sola, partecipante un week end gratuito (sai che sforzo!).

Si chiama furto, di speranze, di futuro, di capacità di dissenso, di senso critico, di cervello, di tutto. Così ci paralizzano ad accontentarci della merda che ci danno in pasto ogni giorno e io dovrei non dire niente perché “qui non si fa politica”?

Non so come ma, senza contravvenire agli ordini del boss, troverò il modo di dire comunque quello che penso. Intanto l’ho già detto al direttore del villaggio che in tono flemmatico mi ha risposto:

“cara, non avevo dubbi che a te questa iniziativa non sarebbe piaciuta… ma guardale le ragazze come sono entusiaste nei preparativi. Sono venute qui per divertirsi e si stanno divertendo e darebbero qualunque cosa per essere protagoniste.”

E probabilmente è anche così. Io le vedo vittime ma loro vogliono proprio fare quella cosa lì. Comunque dico: “non sono loro che saranno protagoniste ma il loro culo…”

“ahahaha… sempre pungente tu. dobbiamo parlare io e te perché la tua presenza nel villaggio è… stimolante!”

“stimolante è un eufemismo di rompipalle?”

Si è fatto una risata e poi l’ho abbandonato per andare incontro a Pleasure.

Visto di giorno è un fanciullo spettinato con due dred che scivolano dal cranio, occhi teneri, mani lunghe e unghia rosicchiate, infradito ai piedi, costume del secolo scorso (“me lo hanno prestato, io non dovrei neppure essere qui… non ridere…”).

Gli chiedo se si è sentito usato. Glielo chiedo solo per puntualizzare che se ha qualche problema con quelle che “politicizzano” anche il sesso può andarsene dove gli pare.

“no no… usami quanto vuoi. c’ho pensato tutta la notte… è la cosa più eccitante che abbia mai vissuto…”

“???”

“ieri sera mi piacevi un po’… ora ti desidero moltissimo” – ride – “quando ci vediamo?”

“posso politicizzare il sesso?” – tanto lo faccio lo stesso.

“politicizza tutto quello che vuoi… ” – sta a pugno chiuso.

“a stasera, compagno… hasta siempre!” – pugno chiuso di rimando.

Mi stritola in un abbraccio focosissimo e mi molla un bacio “così non te ne dimentichi…”.

E chi ti dimentica, Pleasure. Dopo aver passato una giornata intera con questi inquisitori medioevali ti userò come bombola d’ossigeno.

Pane, sesso e politica. E io ne voglio un po’ di tutt’e tre.

NB: Malafemmina, diario di una precaria qualunque, è un personaggio di pura invenzione e un progetto di comunicazione politica. Ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale. 

1 pensiero su “Nei villaggi vacanze non si fa politica”

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