Malafemmina

La precarietà ti fa dimenticare le parole

Dopo mesi rinchiusa in quel microcosmo che è il villaggio vacanze mi serve recuperare i rapporti umani in sospeso. Tanti e vari, famiglia inclusa. Avrò mille impegni (precari) di lavoro (precario) e l’unica cosa alla quale penso in questo momento è al fatto di disintossicarmi dal maledetto lavoro stagionale che se non fosse stato perché ho tenuto attivo il mio senso critico e non ho spento mai il cervello mi avrebbe definitivamente impoverito il vocabolario e i pensieri.

Nelle conversazioni con i miei amici, io già lo so, dato che parlare è diverso che scrivere, mi mancheranno le parole. Mi verrano quei versi strani e tutto il codice di comunicazione orribile da idioti che siamo state costrette a usare al villaggio. Nonostante i libri. Nonostante me. Mi chiedo come sia la vita di chi per lavorare deve stare lontano da contesti che gli somigliano per molto più tempo.

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Malafemmina

Quanto mi fanno male le donne a cosce chiuse!

Sapete che nei quotidiani si parla di donne, spesso, e il modo in cui se ne parla tende a schiacciare, a uniformare le opinioni e tutto sembra, ancora, l’ennesima strategia per battere su un chiodo che scatenerà misoginie diffuse e che sarà il pretesto per dare ai quotidiani online più click di femmine indignate, più click di quelle che vogliono leggere com’è bello crescere figlie che restino a cosce strette, alle donne di partito più motivi per fare un documento in cui si dirà che le donne devono scendere in piazza contro le puttane che non solo sono puttane ma se ne vantano pure. E che cazzo!

Mica si può essere puttane e vantarsene. Devi restare affranta, coprirti di un velo nero se decidi di apparire in pubblico, prostrarti di fronte all’inquisizione cattolica e poi prepararti al rogo perché il linciaggio è pronto e tu sei figlia di Eva e devi pagare.

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Malafemmina

Gli uomini che ce l’hanno grosso

Serata da spettacolino scemo. Sollecitazioni ambigue, battute con doppi sensi, urgeva un intervento divino e dal pubblico una signora, dopo aver ascoltato mille sciocchezze sulla misura del pene (più o meno ambiguamente evocato in tutte le forme, misure, e in ogni suo uso) si alza e fa: “Anche a me piace molto se gli uomini ce l’hanno grosso… il quoziente intellettivo!”.

Il boss capo animazione si è limitato a riprenderla con un’altra battutona delle sue “che spiritosa che è la signora… ma venga… resti con noi…”.

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Malafemmina

Nei villaggi vacanze non si fa politica

Lui lo chiameremo Pleasure, per gli amici Sure. Incontrato e toccato ieri notte. Una lieta parentesi nel bel mezzo di un luogo che non mi piace e che abbandonerei subito se non fosse che ho bisogno del lavoro e dei soldi che spero mi daranno (presto).

Ho fatto ai miei colleghi la proposta che mi ha regalato una amica per fare satira sulla sfilata della miss bellezza del villaggio che andrà in scena questo fine settimana. Non l’hanno capita moltissimo ma siamo riusciti a trovare un compromesso. Eleggeremo miss qualunque cosa a seconda del nostro umore e del nostro ideale parodistico. Anche se non possiamo politicizzare niente perché, mi hanno detto, “qui non si fa politica”.

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Malafemmina

Sessantanove giorni all’alba

Questi post dovrebbero titolarsi “lettere dal carcere” perché è così che sento. Sessantanove giorni ancora alla fine di questa tortura. Nel mio loculo/alloggio finirò per disegnare le linee sulla parete, una per ogni giorno in meno trascorso qui dentro.

Se qualcuno/a tra voi mi vedesse in panne, notasse la monotonia degli argomenti, l’uso continuo delle stesse parole, un balbettare inutile nei miei post, vi prego di dirmelo e di soccorrermi. Mi servono flebo di intelligenza. Perché qui l’intelligenza è l’ultima cosa che ti chiedono di esporre.

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Malafemmina

La società precaria e la figa come droga sociale

Quando resti in un luogo piccolo, con la stessa gente, lo stesso personale, gli stessi colleghi, per troppo tempo (e per me quasi un mese è già troppo) hai necessità di linfa che viene dall’esterno. Per resistere. Per non morire. Per non farsi risucchiare da deliri che fuori non avrebbero senso.

Il villaggio è un microcosmo, con i suoi ritmi, le sue dinamiche, il suo slang, le sue forme idiomatiche e le sue crisi esistenziali e quelle amorose e gli esercizi di micropotere. C’è perfino tempo di mettere in atto comportamenti competitivi. La competizione per essere il re delle cucine o la migliore a tenere la cordicella tesa quando l’ospite del villaggio correrà per afferrarla e vincere in premio non so cosa (uno dei soliti giochi scemi che piacciono al boss capoanimazione). Ci sono le battutine acide e i riferimenti velenosi e tutto quello che all’interno di un contesto piccolo si possa immaginare.

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Malafemmina

Il mio nuovo lavoro: esisto solo per farti felice!

Eccomi qui, dopo parecchi giorni di assenza in un momento di pausa tra la notte semi-insonne e l’alba, con tutto il lavoro che dovrò affrontare tra pochissimo.

Sono qui dal 20 giugno. Finisco il 20 settembre. Mi pagano 800 euro mensili più vitto e alloggio. Sono parte del gruppo di animazione che ha il dovere di far divertire le persone che vengono qui in vacanza. Donne, uomini, bambini, famiglie, single, persone ricche e annoiate o povere che arrivano qui dopo aver fatto un prestito e aver messo in valigia abiti che sono troppo vistosi per sembrare parte del loro look naturale.

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