Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze

#Adinolfi: do you know la libertà di scelta?

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Non c’è nulla di più insopportabile di un uomo che dice alle donne cosa sia bene o male per loro. Non c’è niente di più insopportabile di una qualunque persona, donne incluse, che esige sia regolamentata, istituzionalizzata, una morale da imporre ad altre. L’autodeterminazione è un valore fondamentale dal quale non si può prescindere e voler dettare, ancora, una norma precisa su quel che dovrebbe essere o dovrebbe voler fare una donna, una persona, con il proprio corpo, è un regresso, è anacronistico, è irragionevolmente paternalista.

C’era già stato Ferrara a dirsi antiabortista volendo sindacare sulla pelle delle donne, e oggi un Adinolfi, ex parlamentare Pd, di quel centro sinistra di ispirazione “popolare”, ormai molto centro e molto poco sinistra, disegna la sua prospettiva, il suo progetto sociale, e sulla scia del successo (?!?) del suo libro “Voglio la Mamma” parla di circoli a suo nome che ben potrebbero piazzarsi dentro ovvie sagrestie.

Il suo punto di vista è chiaro, non fraintendibile, lo definisce a partire dalle pagine che ha dato in anteprima al pubblico che lo segue su facebook, diviso per capitoli che per vostra conoscenza potete leggere [123456789101112131415]. La mamma è sempre la mamma, l’unico matrimonio accettabile è quello tra un uomo e una donna, l’aborto manco a parlarne, l’omogenitorialità che orrore, l’eutanasia aiuto, la trans (che lui definisce IL trans, tanto per disconoscerla come soggetto autodeterminato fin dal linguaggio usato) non sarebbe una donna, la legge 40 è una figata, la famiglia è il non plus ultra della garanzia di evoluzione per l’umanità, poi ha da ridire anche, con apposito capitolo dedicato (come non bastassero gli altri), su quel che deve essere una donna per essere una vera donna (sintetizzo), e aggiunge anche qualche rigo su pedofilia (?!?), babysquillo e quant’altro di orripilante dal punto di vista morale e per risolvere questo scempio richiamerebbe all’ordine la mamma che dovrebbe essere più severa e insegnare alle figlie a comportarsi meglio. Se ne deduce che se succedono certe cose sarebbe tutta colpa delle donne che non sanno più fare le madri come si deve, tanto per dire. Conclude parlando di felicità e definisce i 20 punti da seguire tra i quali spicca quello che tanto somiglia al punto portato avanti strenuamente da movimenti pro/life et simili che presto o tardi porteranno un provvedimento in europa, grazie al milione di firme raccolte con l’iniziativa “uno di noi”, in cui si affermerà il diritto dell’embrione a discapito del diritto di chi non potrà più scegliere se, quando, come, diventare madre.

L’Adinolfi pensiero presenta tutto quel che potrai serenamente trovare in ogni ragionamento di ispirazione di un certo clero. Cambiare genere è brutto brutto, sei quel che sei per natura, la vita è bella perché devi smettere di far la fringuella e via di questo passo e di ovvietà in ovvietà con tanta affinità e tanto consenso per la definizione del modello femminile devoluto all’universo mondo con il libro “sposati e sii sottomessa”.

Perdonerà Adinolfi se mi oppongo senza dubbio alle sue opinioni e se vi esorto tutt* quant* a considerare che sono più diffuse di quel che si crede. Ormai sdoganate in quel megapartitone che vorrebbe rappresentare la “sinistra” del paese, e parlo del Pd, considerate che per le elezioni europee lo stesso partito ricandida persone che nella precedente legislatura non hanno dato il proprio voto al rapporto Estrela per un aborto sicuro (dal punto di vista sanitario) e garantito. Perciò, per chi partecipa alle elezioni o intende votare, vi inviterei a considerare che il parlamento europeo non è qualcosa di oramai trascurabile. Sono tante le norme che dall’europa è possibile imporre agli stati membri, sia che si parli di aborto, di immigrazione, di donne, diritti lgbt, persone, precarietà, economia.

E nel frattempo ricordo brevissimamente come stanno qui da noi le cose: la chiesa esige di sindacare su quel che può essere insegnato nella scuola pubblica. La laicità è andata a farsi friggere da tempo. Se dici che bisogna sensibilizzare affinché non si diffonda una cultura omofoba ti dicono che in realtà vorresti trasformare tutti i bambini in piccoli froci del domani. Se dici che il sessismo non è o non è soltanto quando qualcuno ti guarda il culo e con insistenza ti molesta, perché sessismo è anche obbligare i corpi delle donne a realizzare ruoli e funzioni che non hanno scelto, ti guardano come se avessi bestemmiato. Anzi, qualunque imposizione si realizza a partire dall’attribuzione di ruoli di genere può essere nominata in quanto violenza di genere, per cui: non assistere una donna che vuole abortire, non darle una pillola del giorno dopo, non lasciarla libera di vivere la sua sessualità è già violenza di genere.

Allora penso che in Italia bisogna ripensare molte cose e servirebbe anche spiegarsi a quattrocchi per chiarire che questo centro sinistra che tanto parla di donne quando c’è da nominare la legittimazione di tutori a salvaguardia di fanciulle indifese, poi in realtà si presta allo sdoganamento di questi anacronismi sui quali non indulgono più neanche tanti credenti con i quali si ha modo di confrontarsi. Il punto chiaro deve essere uno: tu puoi pensarla come ti pare su quel che vuoi, ma quando c’è da fare leggi bisogna che si rappresentino tutt* le esigenze perché i soldi pubblici derivano anche dalle tasse di chi la pensa in modo completamente differente. Perciò apprezzo una suora che dice che non è per l’aborto (e io vorrò capire poi in quante sono effettivamente “per” l’aborto) ma non vorrebbe mai imporre per legge il suo pensiero a chi ha una esigenza diversa. Solo a partire dal rispetto per le culture e le soggettività possiamo smettere questa battaglia ideologica tutta giocata sulla pelle delle donne, perché fino a quando le donne saranno oggetto di queste “attenzioni”, ahimè, non potranno che restare lì a fare barriera con il rischio di ulteriori irrigidimenti e integralismi anche da quel lato. Vogliamo per favore liberare laicamente i ragionamenti dalle imposizioni normative?

Diversamente continuerà così: avremo i preganti davanti ai reparti di ginecologia e le contropreganti in difesa della autodeterminazione. Avremo gli antiabortisti e le donne che difendono la propria pelle. Perché è questo che noi facciamo: difendiamo la nostra pelle, il nostro diritto di scelta, e non solo il nostro. Avete una pallida idea di quanti siano gli uomini che, per fortuna, la pensano giusto come noi?

Insieme, per una sessualità libera, per una prevenzione che impedisca dolore e mortificazione, per una libertà di scelta non soggetta al giudizio morale di nessuno e perché, finalmente, si possa ragionare di corpi senza che essi siano consegnati allo Stato paternalista e autoritario e a chiunque intenda imporre il nostro tempo di vita, morte, sesso, genere e genitorialità.

Per Adinolfi, infine: lui potrà anche volere la mamma ma le donne non sono “mamme” per antonomasia, noi siamo più che uteri e d’altro canto, dovrà pur arrivare il momento in cui chiunque voglia ‘sta mamma ha da imparare a rifarsi il letto da sol@, no? 🙂

—>>>Da Miniracconticinici leggi su questo “Adinolfi vuole la mamma

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