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Quote Rosa bocciate: sconfitta per “tutte” le donne? (ma anche no!)

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Repubblica titola che si tratta de “la sconfitta delle donne“. Un po’ apocalittico. E’ la sconfitta delle donne del Pd, delle parlamentari che hanno perorato questa per me non condivisibile causa. Di certo non è la mia sconfitta e di tante che non stiamo lì a pietire posti nelle istituzioni e non restiamo neppure dentro partiti in cui è necessaria una legge perché si ricordino di candidare le loro militanti. Brutta storia quella di aver fatto diventare centrale per questa riforma soltanto le quote rosa quando in realtà la riforma è un obbrobrio di per se’ e garantisce l’esclusione (con il 12 e l’8% di sbarramento, rispettivamente per coalizioni e singoli partiti) di ampie fasce di popolazione che non saranno mai rappresentate. I vestiti bianchi, a “siglare lo status di vittime”, per protesta queste deputate avrebbero dovuto indossarli per quella – tanta – gente piena di disastri che non la spunta e che da questa classe politica non viene affatto ascoltata. Avrebbero dovuto indossarli per opporsi a una riforma con quel premio di maggioranza e soglie di sbarramento che chiudono le porte a partiti che rappresentano realtà che nulla c’entrano con il Pd.

La loro è vocazione maggioritaria (37% per ottenere premio di maggioranza abnorme), vorrebbero rappresentare il centro/sinistra tutto quanto, e dunque perché mai si dovrebbe supportare chi decide regole per rendere più forti alle elezioni partiti che vogliono far fuori tutti gli altri? Inoltre, per l’appunto, pietire una candidatura è vittimista. Se vuoi qualcosa prenditela e smetti di stare lì a portare voti al patriarca di partito. Fate un partito a gestione femminile, se è quello che volete, oppure semplicemente ribadite che parità non c’entra niente con parità nella spartizione del potere. Lo stesso concetto di parità di genere è qualcosa di più complesso e vasto e che tra l’altro non ha solo a che fare con le donne. Ma giusto per restare tema penso al colore democristiano indossato da antiabortiste che poi invocano il “vota donna“. Perciò per quello che mi riguarda che queste quote fossero approvate o meno nulla sarebbe cambiato. La penso come ho scritto in altri casi. Se metà stronzate le diranno gli uomini e l’altra metà le donne per me, finché non cambia la politica e non cambiano i programmi economici dei governi, sempre di stronzate si tratta.

MjAxNC04OTM5OGU2ZDkwZWU2MDljNB (della serie, l’hanno presa bene!):

– La parlamentare Giuditta Pini ha invocato lo spirito della Bobbit contro i parlamentari piddini che hanno votato contro la norma. Se una cosa del genere l’avesse detta un uomo apriti cielo e quante scene madri contro il sessismo della rete.

Pia Locatelli ora si accorge che è una legge “brutta, antidemocratica e incostituzionale”, dunque, dato che non è stata votata la norma sulle quote ora dà il via per sciogliere le righe.

– Mauro Biani, giustamente, fa riferimento al tremendo sbarramento all’8% che evidentemente produrrà una esclusione e discriminazione tra tutte le persone, uomini e donne che siano, che non fanno parte dei grossi partiti.

– Il post delle Dumbles: le quote rosa vanno in bianco. Scrivono: “No, loro hanno pensato all’emendamento pink che è come spruzzare il deodorante su una cosa marcia; non copre l’odore, tutt’alpiù produce una puzza diversa.
E’ la puzza delle cose strumentali fatte in nome e per conto delle donne: la legge contro la violenza di genere, per esempio. Norme messe in piedi per far tutto meno che l’interesse reale delle donne.”

Il sessismo passa (anche) dalle quote rosa – da Micromega

Loredana Lipperini che analizza la purezza del bianco (vestito) delle quotarosate a confronto con la sporcizia delle ragazze così come al momento sono raccontate.

MjAxNC1hYWRjZmViY2I2OGVkZTdm– qualcuna dice che se ci fossero più donne allora sarebbe più semplice fare votare leggi “per” le donne. Vorrei sapere che tipo di leggi “per” le donne hanno firmato alcune tra le parlamentari che ieri partecipavano alla gara al biancume candido dato che mi pare di averne intraviste un po’ che quando s’è trattato di aborto, diritti gay, lesbiche, trans, o migranti o cose del genere non mi sembra fossero così d’accordo. Mi pare di aver visto donne che hanno proposto leggi che censurano invece che liberare, che reprimono, invece che consentire libertà di scelta e di dissenso nelle piazze e ovunque. E poi: io vorrei leggi “per” le persone, in riconoscimento dei diritti di tante persone, perché finché non siamo liber* tutt* non è liber@ nessun@.

Ps:  attenzione, care, compagne e sorelle, dopo la bocciatura di una roba che non era rappresentativa di tutte le donne ma era spacciata come se lo fosse è partita l’istigazione all’odio e la caccia alle donne “traditrici” che non concordano con la posizione di donne filo/istituzionali. C’è un grosso wanted contro le “infedeli” (roba da fare accapponare la pelle). Siamo noi ad essere additate come nemiche ed è su di noi che si scaglierà la rabbia. Personalmente: sono anarchica, del voto mi interessa il giusto e la prima che mi attribuisce un qualsivoglia “tradimento” del branco per aver espresso opinione contraria può andare a quel paese. Grazie.

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11 pensieri su “Quote Rosa bocciate: sconfitta per “tutte” le donne? (ma anche no!)”

  1. Anche le stronzate non hanno genere e non posso che concordare.
    A quando un partito delle donne, non dovrebbe essere difficile crearlo stante la convergenza univoca di tutte le donne. O forse no?

  2. E’ un argomento che più analizzo e più trovo motivi a favore e contro. Non mi piace chiedere, ma a volte penso che avere qualcosa di garantito possa servire, visto che con le proprie mani è difficile. Ma certo è che se non cambia la cultura di un paese sessista, omofobo e ignorante, a nulla varranno le leggi.

  3. “non stiamo lì a pietire posti nelle istituzioni”, certo lasciamo che le leggi continuino a farle gli uomini, lasciamo che le donne che statisticamente sono la metà della popolazione e quella parte che studia di più e con risultati migliori, stiano a casa. teniamoci le dimissioni in bianco, i contratti di pochi mesi e gli orari lavorativi che favoriscono chi non ha figli o chi ha la mogliettina a casa che cucina e mette a nanna i bambini. mi risulta che i paesi più avanti di noi quanto a parità di genere hanno iniziato proprio dalle quote, certo non solo con quelle, ma finchè le leggi continueranno a farle solo gli uomini non vedo speranze. e visto che le difficoltà delle donne di entrare in politica sono oggettive, ce le mostra la statistica, il fatto che si pensi che una legge del genere sia contro la meritocrazia significa avere un pregiudizio contro le donne perchè si pensa che sia impossibile che si trovi un 50% di donne capaci, almeno quanto gli uomini. e per chiarezza, io sono per le quote anche al contrario, sarei molto contenta se ci fossero più uomini fra gli educatori, i maestri e gli ostetrici, per esempio. certo che è la cultura che deve cambiare, ma se aspettiamo che la mentalità degli italiani cambi da sola…

    1. come ho scritto sopra: “Qualcuna dice che se ci fossero più donne allora sarebbe più semplice fare votare leggi “per” le donne. Vorrei sapere che tipo di leggi “per” le donne hanno firmato alcune tra le parlamentari che ieri partecipavano alla gara al biancume candido dato che mi pare di averne intraviste un po’ che quando s’è trattato di aborto, diritti gay, lesbiche, trans, o migranti o cose del genere non mi sembra fossero così d’accordo. Mi pare di aver visto donne che hanno proposto leggi che censurano invece che liberare, che reprimono, invece che consentire libertà di scelta e di dissenso nelle piazze e ovunque. E poi: io vorrei leggi “per” le persone, in riconoscimento dei diritti di tante persone, perché finché non siamo liber* tutt* non è liber@ nessun@.”

  4. io penso che sarebbero utili per rompere il monopolio maschile. non per sempre ma “in corsa”. noi veniamo pagate meno a parità di lavoro, siamo più istruite e nonostante tutto non abbiamo ruoli determinanti. si alle quote rosa fino a quando non ci sarà parità di genere. e se non volete le quote rosa mettiamo le quote blu… non più del 50% degli uomini in parlamento come nei posti CdA

  5. E’ stato un peccato, perchè era una possibilità di bocciare una politica da sempre discriminatoria e sessista. Non è passato, infatti, nemmeno l’emendamento che stabiliva un minimo del 40% di presenza sia per le donne che per gli uomini. Condivido, comunque, le tue perplessità sullo sbarramento e sulla complessiva vocazione maggioritaria della riforma.

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