Comunicazione, Critica femminista, Questa Donna No, R-Esistenze, Satira

Ode a Concita

C’è questo pezzo in cui Concita De Gregorio, già nota per aver comunicato una visione originale sul rischio di stupro per le minorenni, torna a informarci sul degrado morale del mondo delle adolescenti.

Su twitter trovi commenti sparsi in cui si vede che lettrici e lettori l’hanno presa proprio bene. Proviamo a fare una sintesi. In crescendo. Per comunicarle quanto sia alto il livello di apprezzamento.

Ogni mattina si sveglia e sente di dover moralizzare le adolescenti che manco il parroco. Ormai ci sono in giro adolescenti che hanno paura pure di comprarsi le cartine sennò domani ci fa un articolo e le chiama degrado. Viene la tentazione di scrivere a tutte le 16enni che twittano di justin bibier perché le scrivessero di farsi i cazzi suoi. Ché pare che dopo aver fallato con le escort mo’ vuole salvare le ragazzette quando sono in erba. Però nel suo ragionamento qualcosa non è poi proprio così chiaro. Allora, vediamo: com’è il passaggio dal cellulare alle gare di pompini? E quello dai tatuaggi alla prostituzione? E poi è da capire ‘sta roba freudiana del rapporto col padre. Il padre è assente, c’è il disagio, allora faccio i pompini? E se mancava la madre avrebbe allora fatto la fine di Biancaneve e si beccava tutti i sette nani? Poi c’è da dire che “seni strizzati” e “prorompenti” è da romanzetto rosa. Ma la morbosità, con tutti i dettagli reali, tipo i nomi delle scuole, un poco cozzano con la visione romanzata. In ogni caso stiamo prendendo tutti/e appunti per capire come si salvano le fanciulle. Secondo i parametri di Concita le adolescenti che non devono ricaricare lo smartfono, ché il padre lavora in tim, arriveranno vergini a 30 anni. Poi, nella sua poetica, è ricorrente una frase: ma non le viene il dubbio che se tutte le ragazzine crescono *troppo in fretta* forse sono i nostri parametri che sono da tardone? Non lascia dubbi il passaggio su quella stronzona della madre della babyzoccola che ha osato farsi un nuovo compagno. Vogliamo parlarne? Troia pure lei. Come si permette? E c’è chi al momento recita un mantra:  “Io non posso fare figlie perché se no mi tocca passare la vita a spiegargli che non devono dare retta alle Concite.“. Ci chiediamo se davvero la gente sia convinta del fatto che le ragazzine prima di internet non scopassero e poi vorremmo sapere se il fatto che lei abbia un tot di figli maschi c’entra qualcosa con questa visione un po’ moralista sulle ragazzine. E in ogni caso fa piacere sapere che i Parioli non c’entrano. Salvare il buon nome di un quartiere è sempre una buona cosa.

In ultimo un commento intero:

Tutti sapevano nomi scuole ragazze. Noi non lo abbiamo scritto per tutela compagne. Poi arriva la Concita e via.

E Concita risponde:

Il pezzo parla di un triangolo geografico compreso tra scuole, non dice che sono quelle delle ragazze, mai.

Ora, se non fosse che sappiamo di ributtare la croce su altre donne, sarebbe ottimo se Concita cominciasse a prendere in esame altre generazioni. Un po’ di stereotipi sulle donne in menopausa sicuramente mancano. D’altronde quelle adulte sanno difendersi un po’ meglio e non rischiano un trauma dopo aver letto che se si truccano e fanno un tatuaggio il loro futuro è il pompino impuro allo sconosciuto. Donne in menopausa e madri attempate. Speriamo ascolti la nostra preghiera. Concita, ascoltaci, davvero, ché qui c’è il rischio di vedere le ragazzine a compiere atti di autolesionismo dopo averti letta. Ma poi, curiosità, saresti mica dell’idea che a scuola si va tutte in divisa e con il preside che ti pulisce il trucco dalla faccia e ti mette in punizione?

(sintesi e satira a cura di @Detta_Lalla e @FikaSicula)

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12 pensieri su “Ode a Concita”

  1. L’articolo di De Gregorio (chissà perché tutti la chiamano Concita) è in effetti molto stereotipato e con una forma narrativa morbosetta. Però quel “occupati di donne in menopausa”, per quanto ironico, non è il massimo.

  2. sono una donna già menopausizzata da molto,sono stata nei gruppi femministi degli anni 70,mi sento femminista anche se con molte contraddizioni nel privato.Ho 2 figli maschi a cui credo di aver trasmesso l’importanza del rispetto per tutti e l’importanza delle lotte delle donne in una società capitalista in primis.D’accordo con la critica alla de gregorio ma contesto il tuo linguaggio,secondo me,ampiamente maschilista.Il termine pompino lo detesto perchè è sempre stato usato in modo maschilisticamente violento.Sento proprio la NECESSITA’ di un DIVERSO vocabolario.Aggiungo che ho dovuto constatare molto da vicino e con molto dolore che molte ventenni o anche più giovani fanno sesso in libertà sino a che non si fanno accalappiare dal maschio maschio che le fa diventare mogli e madri e le rinchiude perchè fuori son tutte puttane.E se nasce una figlia femmina saranno dolori….e loro zitte….E forse il telefonino è davvero troppo importante….
    ciao a tutte

  3. 1. il termine pompino*, come il resto dei termini, qui è utilizzato in un contesto sarcastico. come pure il termine zoccola* o troia*
    2. anche se l’intento non fosse stato sarcastico e provocatorio avrei comunque usato il termine pompino*, che infatti uso nella vita di tutti i giorni, perché credo che sia importante riappropriarci della terminologia sessuale, rovesciandola e risemantizzandola in positivo. non userei mai ad esempio il termine ‘pompinara’ per insultare qualcuna ma direi ‘sono una pompinara’ per rivendicarmi la libertà di fare pompini senza essere giudicata. spero di essermi spiegata.

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