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Porno e Moralismo

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Continuando il ragionamento iniziato QUI, approfondito QUI, condivido un altro post che arriva da FaS. E’ del 2010 ma anche questo, in Italia, visto l’andazzo, è più che attuale. La novità rispetto ad allora è che Michela Marzano, di cui si parla, è diventata deputata del Pd e fa gruppo compatto con Snoq, Boldrini, e tutto il comitato per la salvaguardia della dignità dell’esser femmina rispetto al quale potete leggere ampie opinioni in vari post che ho scritto e che trovate segnalati alla fine di questa pagina. Il post è arricchito di link che portano a siti con immagini di nudo integrale e porno e dunque raccomando minori e persone infastidite di non cliccarci sopra. Con ciò vi auguro buona lettura!

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Sorrisi verticali

di Fastidio

presentazioni

Una sera a cena mi parlano bene di un libro (Sii bella e stai zitta. Perché l’Italia di oggi offende le donne) di Michela Marzano, filosofa. Non la conoscevo. Sfoglio e trovo un capitolo sulla pornografia e tra il secondo e il dessert mi sono già fatto una pessima idea. Dopo questo incontro fortuito ho visto la scrittrice-filosofa da Gad Lerner e in qualche altra trasmissione, all’improvviso i media italiani scoprono una paladina del femminismo relegata in gallia e che ora ha attraversato le alpi come una novella Annibale accademica. A Marzano garba poco il porno ma non è questo ad infastidire, è una posizione rispettabile; è piuttosto lo sguardo morale che getta su un mondo che conosce a malapena e che giudica solo per le evidenti ed innegabili escrescenze purulente presenti sul corpo della macchina pornografica ad infastidire. Marzano non distingue gli effetti del sistema produttivo hardcore dall’attitudine alla sessualità hardcore.

la macchina dello sfruttamento

Per molti aspetti la sua posizione è bizzarra quanto incoerente. Non prende ad esempio posizione sul difficile problema delle donne col velo (hijab e niqab) dicendo, vado a memoria, che ci sono casi in cui la donna sceglie serenamente di portare il velo per proprie convinzioni cultural-religiose e si sente da esso tutelata, protetta dall’invadente sguardo maschile però è pronta ad affermare che il mondo dell’hard è tutto violenza e sottomissione femminile*. Forse perché la sua esperienza pornografica ruota solamente attorno alla “silicon valley” di Los Angeles e non alle autoproduzioni dal basso, sovente gestite da donne (vedi seven minutes in heaven, indieporn etc…) o l’illuminante, recente, esempio di rielaborazione e riappropriazione del porno: il laboratorio di postpornografia multimediale, tentativo di svincolare la produzione erotica dalla gogna fascistoide di cui è spesso vittima.

Sarebbe come dire che tutto il mondo della prostituzione è sfruttamento… per carità, la maggior parte lo è, ma diverse rappresentanti di gruppi di prostitute sono pronte ad affermare che esistono anche donne che scelgono liberamente la professione. Il vero problema è se da una posizione morale si è disposti ad accettare che esistano donne che autodeterminano il proprio uso del corpo nelle formulazioni che a loro più aggradano. Se da un lato l’uomo machista desidera la donna-puttana, dall’altro, la donna moralista è pronta ad accettare la sconvolgente realtà che esistano delle donne a cui piace essere puttane?

i corpi perfetti

Marzano parla di corpi pretesi perfetti (certo, basta accendere la tv, non mettere su un porno), corpi femminili come territorio di conquista del desiderio maschile. Ha ragione, come darle torto? Prima ancora di leggere Foucault (di cui forse Marzano ignora le personali attitudini sm) lo si vede nei media e nelle cronache quotidiane. Questa violenza, anche estetica, sui corpi è uno dei segni di dominio capitalistico che si esercita attraverso la mano patriarcale. E’ la vendita di un prodotto che deve essere lucido, liscio, gonfio, prestante. L’estetica della perfezione induce il desiderio d’acquisto, il consumo. Ma questo vale anche nel mondo maschile, vale nel mondo omosessuale, vale nel mondo, perché l’economia che regge il pianeta è l’economia di mercato e l’economia di mercato è nata proprio dal commercio dei corpi utilizzati come merce. Abbiamo fondato le nostre società sulla schiavitù. Ne aveva avuto una lungimirante intuizione la nostra Annie Sprinkle che ha saputo unire il porno all’imperfezione del reale, nanismo, corpi con handicap… ma il suo rimane un esempio improduttivo – commercialmente parlando – e di nicchia.

La liberazione sessuale degli anni ’70, Marzano ne riconosce la portata, è stata una liberazione mancata. Meglio: come tutte le rivoluzioni portava in sè il germe del suo fallimento. Dice, in un’intervista al venerdì di Repubblica: «Negli anni Settanta, la pornografia ha effettivamente potuto contribuire all’emancipazione dalla morale delle autorità tradizionali. Però a partire dalla metà dei Novanta, e poi con la diffusione di Internet, si è avuta un’inversione: il porno è diventato dispositivo di controllo, codificato e codificante. Foucault l’avrebbe definito una forma di biopolitica. Perché – in conformità con la religione del fitness – veicola un’ideologia del corpo come macchina: efficiente, bella e inalterabile, smaterializzata, immune da invecchiamento e imperfezioni, priva di soggettività, fantasmatica»

Il porno ha smesso di veicolare l’idea di liberazione perché non è stata svincolata dal guadagno commerciale. Dove c’è guadagno c’è sfruttamento. Lo sfruttamento vede come attore principale il maschio. Il porno mainstream rappresenta e induce il desiderio maschile, lo afferma e lo provoca, ma è un desiderio autoindotto e imbrigliato in una visione non liberata della sessualità. E’ tutto ridotto ad una subliminale pubblicità del potere. Sei importante, forte? Allora oltre alla bella macchina devi avere una figa perfetta che gode a comando. C’è poco da stupirsi dal momento in cui abbiamo eletto al governo un uomo che incarna tutte queste caratteristice di potere machista edonismo e terrore di invecchiare. Questo fa parte della nostra società totale, dove qualsiasi “rivoluzione”, qualsiasi alternativa, viene sussunta, fagocitata e risputata come pacata espressione di governo. Tutto viene normalizzato… vedere anche i centri “sociali” dei vari fascistelli
dell’estrema destra. Una società amministrata.

Da pornoconsumatore maschio mi chiedo: qual è il desiderio della donna? E’ questa la risposta da dare. La donna-puttana, ma quella a casa dev’essere santa, è una proiezione patriarcale maschile. Non esiste la donna santa o puttana. Questi sono desideri machisti. Il porno anni ’70 ha lasciato la consolle della regia in mano ai produttori di vhs che hanno fatto il mercato, hanno generato a tavolino il desiderio maschile, ignorando quello femminile che non poteva essere realizzato proprio perché non c’è mai stata una vera liberazione e le donne non sono mai state ritenute capaci di consumare merce sessuale, perché si sarebbe realizzato l’incubo, il fantasma, di aver sposato una puttana e non una santa. Il moralismo ha solo cambiato faccia, la sessualità rappresentata nei media rimane appannaggio maschile.

La risposta all’imposizione di un corpo perfetto, non è a tutti i costi il corpo imperfetto. E’ il corpo autodeterminato, svincolato dalle regole che dominano il mercato della merce. E’ il corpo che sceglie per sè.

le passioni tristi

Marzano, questo mi ha colpito molto, parla di tristezza, di pianti dietro alle quinte, di visi sofferenti. Le passioni tristi sono proprio la conseguenza del lavoro salariato e dello sfruttamento, ingranaggi del porno di massa. Forse Marzano non ha mai visto i sorrisi, la gioia, il divertimento che si vedono nelle immagini veramente amatoriali o nei flash in public. Andare in un luogo pubblico e improvvisamente mostrare il corpo nudo è sovvertire le normali regole di costume (si vedano anche gli streakers sebbene subiscano il fascino capitalistico di diventare celebri per quindici warholiani minuti). Lo stesso flash in public ha subito la triste deriva commerciale del Public Disgrace, obbligare una donna al sesso in pubblico o metterla in una situazione di vergogna sessuale, di umiliazione. Si prenda un bellissimo sito come snusk, ad esempio. Solo foto amatoriali raggruppate per tema che il fruitor* riconosce. Anzi è proprio il fatto che il tema sia altro rispetto al porno (esempio: solo rapporti orali con la tv accesa sullo sfondo) ad alleggerire le immagini dalla pesantezza masturbatoria che caratterizza ogni rappresentazione di nudità su internet. In snusk lo sguardo viene deviato dal sesso eiaculatorio e dalla copula finalizzata al godimento individuale.

Riassumendo:

– Marzano ci capisce poco di porno ed è una moralista

– ricitando il povero Sanguineti: va bene la pornografia, va bene il femminismo, ma torniamo alla lotta di classe

– la costrizione genera tristezza, la libertà risate, che dovrebbero seppellire…

* «L’hard è un arretramento: torna ad incapsulare la sessualità nei moduli regressivi della sottomissione, d’un rapporto tra chi asservisce e chi è asservito. E incide sul desiderio, specie maschile, usurandolo e facendolo crollare. In Francia aprono centri per aiutare la gente a liberarsi dalla pornodipendenza. Nell’uomo resta radicata la scissione tra donna-santa e donna-puttana. Per quella che stima e, diciamo, “ama” finisce col non provare attrazione; l’altra la trova su Internet».

(Michela Marzano, estratto da “Porno. La finta liberazione è una vera truffa. E serve a controllarci”; intervista di Marco Cicala, “Il Venerdì di Repubblica”, 14 novembre 2008)

–> intervista su repubblica tv
–> perché le post femministe rivendicano il diritto al porno (articolo di Michela
Marzano)
–> un’altra opinione su Marzano

Leggi anche:

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5 pensieri su “Porno e Moralismo”

  1. Ma Marzano esclude anche che a uno/a possa piacere o possa farlo per star meglio il fitness?
    Io farei dibattere la Marzano con Sasha Grey

  2. e trovo anch’io parecchio contraddittorio difendere le (legittime) convinzioni della donna musulmana che vuole il velo ma non quelle di chi vuole fare porno a meno che non si consideri la prima cosa eticamente giusta e la seconda eticamente ripugnante e inaccettabile..ma allora bisognerebbe avere il coraggio di dichiararlo

  3. Solo un commento relativo alla sottomissione nella pornografia.
    E’ vero che la pornografia oggi è spesso incentrata sulla sottomissione (non solo femminile), vero anche che il bondage e il sado-maso hanno sempre più spazio nella nostra cultura, ma non penso sia da considerare solo in ottica negativa sui rapporti di coppia o comunque sessuali. Credo invece sia possibile che l’enfatizzazione e la sublimazione della questione del Potere anche nei rapporti sessuali e di coppia serva quasi come una auto-terapia proprio per rendere palese e manifesto il potere che sempre esiste, un modo per allontanarlo da sé scongiurarlo, guardare in faccia le proprie contraddizioni può essere utile!
    Non solo, essendo nella maggior parte dei casi ruoli che possono essere scambiati questo comportamento può destrutturare la necessità stessa del Potere nelle relazioni.
    Tutto ciò sottintende una certa consapevolezza di sé e delle proprie relazioni individuali e collettive, cosa purtroppo non scontata.

  4. Ma in queste public disgrace, mi auguro che venga semplicemente *inscenato* l’obbligo a subire rapporti sessuali, altrimenti si profilerebbe uno stupro, se davvero ci fosse una qualsiasi forma di effettiva costrizione.

  5. Non capisco come si possa fare l’equazione porno = sottomissione femminile. E’ evidente che chi scrive certe cose non ha idea di ciò di cui sta parlando. Le categorie di porno più diffuse sono: Femdom, Lesbo, Trans e Cougar. Femdom è sottomissione maschile alla donna. Lesbo sono due donne. Trans è una transessuale con una donna o più frequentemente con un uomo. La cosa che si avvicina di più al vecchio concetto di eterosessualità è la Cougar: non mi sembra che una 40enne che prende l’iniziativa con un 20enne sia in qualche modo avvicinabile all’idea di sottomissione femminile…

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