Comunicazione, Culture

La comunicazione per Grillo e partiti o movimenti e leadership uniche

L’opposizione a Grillo

Questo è il “video «Gaia. Il futuro della politica», realizzato nel 2008 dalla Casaleggio & Associati, agenzia di pubblicità e web-marketing organica al grillismo“, così come riportato sul sito di Wu Ming in un lungo articolo che parla del “Nè destra né sinistra” che definisce quel movimento.

Spiegano un sacco di cose i Wu Ming, tutte piene di senso, poi puntano sulle posizioni espresse da Grillo a proposito di immigrati, laddove dovresti scoprire più o meno se una persona è di destra o di sinistra, appunto. Qui, qui, qui, potete leggere il Grillo pensiero a tal proposito. Sulla cittadinanza agli stranieri, però, i grillini poi si sono espressi così a Bologna mentre a Torino hanno più o meno riconfermato i concetti base espressi da Grillo, ripetendo la parola “buonismo” già in uso tra leghisti e persone di destra, per quanto poi il M5S abbia votato favorevolmente l’ordine del giorno in cui si parlava di quell’argomento. Il programma nazionale del Movimento Cinque Stelle, che partecipa alle attuali elezioni nazionali, non parla di immigrati. Di rimettere mano alla Bossi/Fini, chiudere i Cie, ragionare su nuove politiche sull’immigrazione parlano Rivoluzione Civile di Ingroia e Sinistra Ecologia e Libertà di Vendola. D’altro canto il programma di M5S non parla di una serie di cose sulle quali normalmente, immagino, ci si divide. Questioni di priorità, temi sui quali l’Italia stessa si spacca e anche nei partiti di cosiddetto centro sinistra tipo il Pd ci si esprime secondo “coscienza”.

Il Movimento Antimafia e La Rete

La questione a me non sembra strana né particolarmente nuova. Non so se sapete che all’inizio degli anni ’90, in Sicilia, ci fu un grande movimento che derivava più o meno dal movimento antimafia. Fondato dai sei dell’apocalisse, Orlando-Fava-Novelli-Galasso-Mancuso-Dalla Chiesa, la sua caratterizzazione era più trasversale a persone democristiane e di sinistra, con soggetti che, almeno alla base, erano assai vicini anche al centro destra. La rappresentanza politica all’epoca era completamente differente, non c’era Forza Italia, che si sarebbe candidata alle elezioni nel 1994, e il Pd si chiamava ancora Pds ed era appena venuto fuori dalla scissione del Pci del 1989.

Quel movimento era a tempo. Il tempo di ripristinare regole civili, di impedire che i mafiosi avessero accesso nelle pubbliche amministrazioni, il tempo di mettere in atto regole trasparenti attraverso le quali i cittadini potessero avere accesso alle informazioni su quanto succedeva nelle stanze istituzionali. Il leader carismatico del Movimento era senza dubbio Orlando, ora sindaco di Palermo dopo un tot di anni di rappresentanza nel partito di Di Pietro, e quella leadership era venuta fuori per scissione con quella Dc che non considerò quanto lui fosse amato dai cittadini e dalle cittadine di Palermo. Orlando veniva solo dopo Santa Rosalia e quando la celebrazione estiva si festeggiava erano un’unica cosa. Lui santo e lei sindaca o lui sindaco e lei santa.

Erano gli anni in cui qualche politico diceva che la “mafia non esiste” e la rivolta morale della gente veniva fuori da periodi veramente bui che per tutti gli anni ottanta avevano contrassegnato le nostre vite. Sparatorie in mezzo alla strada, delitti su delitti, un clima da far west e una inarrestabile guerra tra bande e tra gruppi mafiosi e lo Stato. Erano gli anni in cui giudici ammazzati, giornalisti ammazzati, imprenditori ammazzati, persone di ogni genere ammazzate, lasciavano una scìa di sangue lunga chilometri e l’arroganza di certi soggetti era tale che te li trovavi a fare i consigli comunali di notte, senza verbalizzare niente, con i boss che dettavano il contenuto delle delibere ai sindaci.

Le stragi, i funerali di Stato, la gente inferocita per le strade di Palermo durante i funerali delle scorte fatte a pezzi dalle bombe, i poliziotti che arrivarono a quei funerali con le pistole in pugno, a farsi largo tra la folla, mentre i militari venuti dal Trentino e da altre regioni del nord, proteggevano ministri dalla rabbia della gente e dei colleghi degli uccisi. Era una sommossa e quei militari (l’operazione Vespri) mandati da noi ad “aiutarci” in realtà venivano a sedare gli animi e a militarizzare l’isola per questioni di “sicurezza”.

Questa una sintesi davvero approssimativa, tenuto conto che c’ero e potrei dirne molte di più, ma giusto per contestualizzare l’esistenza di quel movimento in cui quella emergenza rendeva prioritario portare nelle istituzioni, così si diceva allora, due o tre regole serie per togliere l’amministrazione della cosa pubblica dalle mani di criminali e mafiosi. Il Movimento raccolse idealisti e persone di ogni tipo, senza considerare le differenze di identità politica, e la spinta ideale coinvolse tantissima gente che riuscì a fare eleggere sindaci, amministratori, consiglieri, assessori, deputati e senatori. Emersero le prime differenze, per esempio relativamente all’aborto, e su altre questioni quando le discussioni poterono andare oltre l’emergenza. Non esisteva ancora la questione degli immigrati. La destra che esisteva allora era minoritaria, non c’era ancora Forza Italia o AN.

Il Movimento a tempo dopo essersi espresso contro il maggioritario si scontrò con le elezioni del 1994 che furono devastanti per chiunque. Non superò la soglia del 4% per piazzare qualche deputato in parlamento e in Sicilia Forza Italia fece piazza pulita di tutti i collegi uninominali voluti da una alleanza bipartisan pro-maggioritario che comprendeva anche il PD.

Pds e Rifondazione, dell’epoca, furono i più grandi nemici del Movimento (per la democrazia) La Rete. Le accuse erano sempre le stesse: demagogo, populista, bla bla bla. La stampa era scatenata e cercava di trovare elementi che mettessero La Rete in cattiva luce e su Orlando, destra e sinistra, ne dissero di cotte e di crude includendo la diffamazione e la calunnia come metodo di opposizione politica.

Il voto d’opinione e il consenso per la questione morale

All’epoca non c’era internet come la conosciamo ora ma c’era la potenza espressa in tante manifestazioni di piazza in cui la gente si radunava attorno agli unici rappresentanti politici che dicevano i nomi e i cognomi dei mafiosi. Nuovi eroi che emulavano altri eroi che restituivano dignità a tante persone “oneste” che in Sicilia si spaccavano la schiena e che si erano stufate di essere ricattate o considerate mercato delle vacche quando c’era da votare. Si scoprì così che c’era un voto libero, di tante persone che orientavano il consenso sulla base di sogni, bisogni, e che la gente aveva bisogno di speranza per mollare sicurezze, candidati improbabili che promettevano altrettanto improbabili posti di lavoro. Per chi c’era e chi ha sperato quel periodo fu una festa. Ma le feste ad un certo punto finiscono.

Voglia di un Messìa e di un Duce

Nel 1994 la gente votò in massa chi gli prometteva milioni di posti di lavoro. Un uomo nuovo con tantissime televisioni e molti media in mano, riuscendo a entrare in tutti i modi nelle case della gente, definì se stesso come il cambiamento e da lì in poi ne abbiamo visti di Messìa che a turno hanno prospettato nuovi eccezionali destini per la gente. Quel che abbiamo scoperto è che l’Italia ha bisogno di un Messìa e di un Duce. O meglio: risponde a quella modalità di comunicazione. Ha bisogno di un uomo che sia guida, autorevole e autoritario. Risponde agli input di una leadership carismatica fabbricata a tavolino da esperti di comunicazione: che parli alle casalinghe, agli operai, ai preti, ai grandi e piccini attingendo da stereotipi e luoghi comuni che non c’entrano nulla con la politica.

Comunicazione politica: Stereotipi e luoghi comuni per parlare alla “massa”

Che un leader di questo genere dica “le unioni civili sono un mio obiettivo per la prossima legislatura” o “mia mamma pianse quando le confessai che ero gay e poi mi abbracciò” oramai è la stessa cosa. Il  leader è uno che deve vendere l’esclusiva ad una rivista di gossip facendo fotografare la moglie in perizoma per riuscire a forare il mainstream. L’empatia stabilita con l’elettore é di identificazione celeste con l’uno e trino. “Ho sistemato i miei figli perché la famiglia è importante…” afferma un qualunque parlamentare o ministro attivando un canale di comunicazione diretto con tutte le famiglie per cui il nepotismo e la discendenza sono valori da preservare. L’identificazione con l’uno è pericolosa di per se’ perché Lui, ché è sempre un Lui, può essere Cristo martire in croce che si fa ammazzare per le folle, può essere colui che afferra un fucile e dice che vuole sparare agli immigrati, può essere uno che santifica i Gay o uno che li vuole lobotomizzare. Il potere e la delega a Uno è quello che gli Stati presidenzialisti realizzano. Si tratti di un dittatore cattivo, un tiranno, o di un dittatore illuminato, sempre di dittatore stiamo parlando. Di più: si tratta di un dittatore eletto dal “popolo”. Ovvero un dittatore che procede per autoinvestitura e che convince il popolo che Lui è il meglio per risolvere i loro problemi.

Non la faccio lunga e torno a Grillo.

Destra e sinistra

Un altro interessante articolo di Wu Ming spiega come si fa a riconoscere destra e sinistra. Mi lascia un po’ perplessa perché via via che lo leggo, con qualche cognizione di scienze delle dottrine politiche, mi sembra stia dicendo che un po’ tutti i partiti sono diventati di destra. Cosa con la quale concordo, beninteso, solo che non capisco come poi l’unico appello a non seguire quel filone sia rivolto contro Grillo e non contro tutti quanti.

Non sto a riprendere pezzo per pezzo ma sicuramente emerge che lo spostamento nelle zone moderate di vari partiti di sinistra è uno spostamento a destra e che la polarizzazione delle fasce estreme nei movimenti in realtà obblighi un po’ tutti i partiti a riprendere parola su temi abbandonati da tempo. Il Pd non parlava di “lavoro” da secoli. E ne parla in senso “populista” dopo aver appoggiato la Legge Biagi, la Riforma Fornero e lo smatellamento dello Stato Sociale.

Le ultime campagne elettorali di sindaci, presidenti delle regioni e nazionali usavano la parola “sicurezza” nella stessa frase in cui trovavi la parola “immigrati” e se tanto mi da tanto e i Cpt e i Cie li hanno inventati con la Turco/Napolitano, peggiorati con la Bossi/Fini, la destra in Italia sta everywhere. Sta anche nel partito di Vendola, da quel che dice Wu Ming, perché la recente alleanza con il Pd che ammicca a Monti/Fornero, sembra chiarire che la direzione sia quella. Ma sta anche nella coalizione in cui Ingroia, altro magistrato Cristo/Uno/Trino/Leader, accoglie Di Pietristi assieme a Rifondaroli.

L’ultima che ho sentito di Di Pietro parlava di Legge Reale per punire i manifestanti della piazza romana del 15 ottobre e non sono affermazioni che si possono dimenticare. Come concilia RifCom con quell’aspetto un po’ giustizialista – la galera come soluzione per tutto – di taluni soggetti dell’Idv? Ché un giudice, in fondo, lo so perché le coalizioni con i giudici antimafia le conosco, resta sempre un giudice. Alto senso dello Stato ma totale attaccamento alle Istituzioni e per quanto i programmi di RC e SeL siamo più di sinistra di tanti altri è assolutamente visibile il fatto che esiste uno spostamento a destra dappertutto e che la modalità di fare comunicazione politica è cambiata. L’Uno nasconde tutti. L’Uno sdogana tutti. L’Uno è la faccia dietro la quale si presentano tutti e quel tutti comprende davvero tutti, chiunque, in qualunque forma.

Leaderismi: Uno per Tutti e Tutti per Uno

Nel centro sinistra a turno ci hanno provato in tanti. A fare la stessa cosa di Orlando e Bossi e Berlusconi e vedevi esponenti della sinistra che si esibivano con correzioni di look per essere all’altezza. Istruiti in scuole di marketing e buone maniere e persuasione a diventare santoni di nuove correnti religiose, hanno provato ad usare la comunicazione in modo da rendere possibile il processo di identificazione dell’Uno con tutti e tutti per Uno.

Di recente Pisapia e De Magistris o di nuovo Orlando a Palermo sono riusciti a fare questa cosa. L’opposizione stessa non è più ai programmi politici ma tende a distruggere e frammentare l’immagine che un politico dà di se’. Berlusconi mostrava di se’ l’album dei ricordi con la famiglia e gli è piovuta addosso tanta di quella merda per interrompere il feeling tra lui e le famiglie perbene, per renderlo scomodo da eleggere a cattolici e moderati. Quella, più che qualunque altra forma di opposizione che rilevava sue cause pendenti con la giustizia, gli ha fatto perdere consenso.

Se in quell’operazione di delegittimazione dell’avversario l’ago della bilancia moralista si sposta a destra non importa: si fa e basta. Moraleggi sui costumi delle donne, dai addosso alle escort, fai una campagna enorme strumentalizzando donne che vogliono esprimersi con il corpo come vogliono. Sicché chi si candida e chi vi si oppone usa temi e modalità “populiste” e “qualunquiste” per arrivare dritti alla pancia della gente conservatrice per antonomasia. La destra come modalità comunicativa ha vinto e questo è il punto. E se vince come modalità comunicativa, al punto che il “né destra né sinistra” sta nella comunicazione e nei linguaggi prima che nei concetti e nei contenuti espressi, è quello il linguaggio da studiare, per non subirlo, da decostruire, per sovvertirlo. A meno che non si proceda per stupide censure che non fanno che alimentare altra destra e anzi per instaurare nuovi autoritarismi comunicativi: in definitiva i nuovi fascismi diventano le opposizioni ad una comunicazione oramai tutta uguale che permea ogni organizzazione politica e che si fa tramite di qualunque obiettivo politico. E’ la comunicazione ad essere “qualunquista”, dunque, e non chi la usa. Questo è bene saperlo.

V per Vendetta e lo Tsunami del Movimento Cinque Stelle

Un bel giorno arriva il film V per Vendetta e a prescindere da quello che voleva il suo autore è diventato modello ispiratore per un movimento (Anonymous) che in Italia si è chiamato Popolo Viola o Indignati o Movimento 5 Stelle o qualunque cosa in cui la connotazione identitaria e politica sia confusa, non espressa, perché, appunto, né di destra né di sinistra. Un movimento che ha molto a che fare con internet e che somma quell’Uno e Trino assieme a quei tanti e quelle tante anonimi/e che avanzano per assistere, dopo averla auspicata e incoraggiata, alla distruzione dei palazzi.

La trama é piuttosto semplice: lui è un giusto che difende gli oppressi e le oppresse e che vuole distruggere la tirannia a partire dai suoi simboli. Solo quando distruggerà il tiranno, i suoi servi, e il palazzo che simboleggia quel potere, la gente potrà togliere quella maschera ed è Lui che restituirà a Tutti e Tutte la possibilità di essere individui (“Conto solo uno ma mi dovrai ascoltare”, dice un inno del M5S e “Ognuno vale uno“, dice un altro) e di realizzare l’Utopia. Fino a quel momento gli e le anonymous non appaiono se non vestiti dello stesso mantello e della stessa maschera. Nessuna apparizione individuale, nessuno sfoggio di protagonismo, nessuna manifestazione creativa e personale (vi dice niente il “nessuno va in televisione”?). Il piano da portare avanti è il suo, di Lui, e Tutti destabilizzeranno il potere diffondendo l’immagine di V affinché il Tiranno si senta “accerchiato” (arrendetevi!).

Tutta la comunicazione di Grillo [QUI il video integrale dell’ultimo comizio di ieri a Roma], maschera comica, verte su queste modalità e su quei presunti obiettivi. 77 manifestazioni elettorali di avvicinamento (Tsunami tour) al giorno delle elezioni in cui tanti grillini hanno affittato bus e sono partiti per affollare le piazze sempre strapiene a simboleggiare quella avanzata inarrestabile di gente anonima, cittadini punto e basta, ognuno che vale uno, che segue un leader che darà fuoco alle polveri e annuncerà la sconfitta dei tiranni.

Parole che si ripetono. Lui è il ministro dei sogni e della felicità, come lo chiamano sul palco, ripete le stesse cose, un po’ si giustifica per gli attacchi subiti e un po’ infiamma gli animi e sfancula gli avversari e poi c’è la catarsi: lui dice dei potenti cose che chiunque pensa o vorrebbe dire. Si permette di trattare a pesci in faccia quelli che trattano a pesci in faccia gli italiani. Lui ha il “coraggio” di dare fuoco alle micce.

Fiction e Subvertising

Questa la fiction. Ripete concetti che vanno bene a destra e sinistra, non soddisfa le culture rigidamente identitarie, sdogana sinistrismi, no-tav-ismi e destrismi e movimentismi. E’ un po’ Duce, autoritario e un po’ comico satirico. E’ lo scemo del villaggio ed è il più furbo di tutti. E’ il padre che pensa ai “suoi figli” e ammicca ai familisti e ai moderati e poi è il ricco che si è fatto da se’ ma in modo onesto. E’ quello che non si candida ma promuove gli altri. Che non ambisce a potere né soldi e che apre la strada a milioni di anonimi cittadini che faranno la rivoluzione. E’ libertà-uguaglianza-fraternità ed è “mandiamo tutti a casa” e “controlliamo le fedine penali” con ghigliottine apartitiche che puntano a spodestare troni grazie ad un esercito fatto di “cittadini onesti” delusi dai partiti, la cui fedina penale lui ha controllato di persona.

Grillo, qualunque cosa pensi in realtà, è un subvertising, una parodia di un duce e di un leader carismatico. E’ un progetto di comunicazione ottimamente riuscito che punta tutto sulla rete e sulla partecipazione dal basso. Catalizza un fenomeno sociologico che fa percepire una ampia partecipazione popolare. E’ un Uno nel quale si identificano Tutti che dice “Votate per Voi” e non “Per me”. Regala una capacità comunicativa milioni di volte superiore a quella che avrebbe potuto realizzare qualunque singolo candidato del M5S. Centuplica la potenza mediatica e comunicativa di gente che non si sognava di poterne avere, anche se è la stessa gente che quella potenza comunicativa la realizza.

Apro una breve parentesi per ridefinire il ruolo di chi realizza o anche semplicemente amplifica la comunicazione in rete come fosse un operaio della fabbrica del consenso. Un operaio che oggi non ha alcuna cognizione del suo valore e del suo potere individuale e che, tra mille like e condividi, popola il web in modo inconsapevole riproducendo gli stessi cliché economico/riproduttivi. Come una qualunque fabbrica in cui gli operai non sanno che l’utile delle aziende dovrebbe essere equamente suddiviso tra proprietari e lavoratori, perché sono questi ultimi che lo realizzano, più che i proprietari stessi. Chiusa parentesi.

Il sogno, la realtà, l’opposizione che demonizza il Mito

Tornando a Grillo: é una formula “mito” che colpisce l’immaginario ed emoziona. Che finge di ignorare che la gente che va in parlamento sarà incastrata tra mille ostruzionismi e burocrazie e che non farà esplodere un bel niente, perché tutto si normalizzerà, finché qualcun@ non andrà a ravanare tra gli scandali che potranno coinvolgere singoli del M5S, finché gli avversari non capiranno attraverso quali stratagemmi consumare e distruggere l’immagine di Grillo (cosa che stanno tentando di fare in tutti i modi già da ora), finché gli stessi appartenenti al M5S non si spaccheranno su questioni rispetto alle quali non sono per nulla unanimi.

M5S si presenta con candidati, tanti, che hanno meno di 30 anni. Moltissime donne capilista. Viene liquidato in modo semplicistico dagli avversari politici senza che si faccia una analisi sociologica o politologica del problema. Pd e Pdl stanno cercando di appioppargli mostruosità varie. Anche la sinistra più intelligente, che io conosco, non è riuscita ad andare in là del semplice “piace pure a quelli di destra“, anzi, “è di destra” e nelle notti dei lunghi coltelli stupidamente volano minacce e intimidazioni tra gli status di facebook del tipo “se votate Grillo toglietemi l’amicizia, detta da chi crede nelle “elezioni democratiche” come modello di cambiamento per la società.

Toni e contenuti della comunicazione di Grillo

Grillo é un abile subvertiser in cui il linguaggio d’odio veicolato da taluni rappresentanti politici diventa satira politica condita di riferimenti popolari. E’ quello che ha scippato anche la campagna sulla rottamazione di Renzi riproponendo in salsa movimentista il target “giovane è bello“, tant’è che investe sul senso del lasciare una eredità ai “figli”, lui, sessantacinquenne, che parla di rinnovamento della classe politica, contro la casta fatta da vecchi bacucchi o cadaveri o comunque li chiami lui.

Il tono che usa è populista. I contenuti, anche se toni e contenuti realizzano la sostanza politica, sono determinati da chi usa quella modalità di comunicazione per orientare il consenso su questioni che possono cambiare di volta in volta. Parlare di No al Nucleare e No agli inceneritori non è la stessa cosa che parlare in toni normalizzanti e non-populisti (vedi tanti esponenti del Pd) di immigrati e Cie per garantire la sicurezza dei cittadini. Parlare di No Tav non è la stessa cosa che parlare della necessità di guerre “umanitarie” nel mondo.

Si può infatti sposare un modello comunicativo ribaltandone totalmente il contenuto. Si può cavalcare l’onda di un modello comunicativo che per via di alcuni esponenti politici di destra è diventato imprescindibile in termini di marketing politico, ribaltandone completamente il contenuto. Per afferrare l’elettorato della Lega chi è abile nella comunicazione può usare lo stesso identico metro comunicativo usando contenuti totalmente diversi. Questo è fare subvertising e può essere realizzato con i manifesti e con qualunque altro codice di comunicazione esistente.

Scardinare culture e forme di comunicazione

Quella che va definita, credo, sia la differenza tra la volontà, più difficile da realizzare, di creare nuove forme di comunicazione per scardinare culture – inclusa quella a leadership unica – e la modalità espressa dalle agenzie di comunicazione più o meno diffuse che cavalcano l’onda dal punto di vista mediatico introducendo nuovi elementi altrimenti impossibili da inserire nel discorso pubblico.

Recuperare consenso parodiando un leader di destra, vendere un prodotto cavalcando l’onda per sovvertirla. Decostruire le espressioni di un Duce e ridicolizzarle o sovvertirle (come quando Grillo urlò dal palco “Italiani!”) così come farebbe qualunque pubblicità che raramente scardina e costruisce nuove culture. E’ marketing, è solo luce che incanta. Dietro la luce, il portavoce, c’è un movimento intero.

Il Movimento 5 Stelle

Il caposaldo etico del Movimento 5 Stelle, come allora fu per il Movimento per la Democrazia la Rete, è quello dell’onestà, la questione morale, via i mafiosi, i corrotti, i criminali dal Parlamento. Puoi concordare su questo o meno ma di quello io credo si tratti. E’ il motivo per cui a tanta gente di sinistra è simpatico Travaglio, per esempio. La pretesa necessità di una azione di partigianeria, o qualcosa di simile, che a partire dalle Istituzioni vada a compiere su delega popolare azioni di ribellione sociale. Una azione di partigianeria che non presuppone identitarismi e che ovviamente, invece, da quegli identitarismi viene permeata, che può rischiosamente sdoganare destrismi o sinistrismi, come qualunque movimento che abbia tale connotazione.

Il finanziamento pubblico ai partiti restituito alle casse dello Stato. Gli stipendi dei parlamentari ridotti del 75% la cui somma in eccesso è stata destinata in Sicilia ad un fondo per piccoli imprenditori in difficoltà. Consiglieri, amministratori, deputati che hanno e avranno la possibilità di mettere le mani sulle “carte” per rendere trasparente il palazzo e quello che all’interno viene realizzato di sporco, usando l’immagine del Dirty Political Power che ha una presa sempre efficace sul pubblico. Ragazzi, ragazze, sognatori e sognatrici, che restano in rete ore a discutere del punto da includere nel programma, che decidono a suon di click i candidati da inserire nelle liste diversamente dalle mega riunioni deprimenti di alleanze partitiche che mantengono in vita feudi e feudatari riproponendo nomi improponibili.

E’ la “democrazia”, gente, o quel che viene spacciata in quanto tale. Il Movimento 5 Stelle arriverà in parlamento e quando ci sarà da ragionare su questioni come immigrazione, aborto, unioni omosessuali o cose così naturalmente si spaccherà, con il Pd che pur di fare guerra a tutto ciò che non è il Pd sputerà merda su di loro e il Pdl che farà pressappoco lo stesso. Con i compagni di sinistra che saranno arrabbiatissimi perché tutta la politica e la comunicazione tendono a destra e perché vorrebbero fare reset e ritornare indietro utilizzando però partiti in cui resistono fortissime volontà di autoconservazione di chi pensa allo stipendio da parlamentare prima che al resto. Con entità politiche sinistrorse che non sanno neppure come diamine si fa un sito internet accessibile e interattivo e si ostina a scegliere rappresentanti che non rappresentano nessuno.

Quello che voglio dire è: che se vuoi opporti a quel che avviene bisogna che impari ad utilizzare gli strumenti che ora esistono. Se non li conosci, giuro, che tutto quel che proponi anche se molto intelligente, diventa un’arma di semplificazione dei problemi e si traduce in auspici di censura. Un movimento come questo non lo puoi censurare. Non lo puoi neppure demonizzare solo perché non lo afferri e non lo sai definire secondo i tuoi schemi rigidi. Puoi sceglierlo o meno ma se una persona a te vicina lo voterà, abbi pazienza, rifletti, e rimetti in tasca pugni, bestemmie e coltelli.

D’altronde l’Italia fa solo parte dell’Europa e se quel che succede in Italia non piacerà, impiegheranno un nanosecondo a sanzionarci, mandandoci sul lastrico, prima di piazzare un governo fatto da banchieri, esperti di finanza e difensori delle ragioni degli industriali. In fondo é già successo. No?

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8 pensieri su “La comunicazione per Grillo e partiti o movimenti e leadership uniche”

  1. D’altronde l’Italia fa solo parte dell’Europa e se quel che succede in Italia non piacerà, impiegheranno un nanosecondo a sanzionarci, mandandoci sul lastrico, prima di piazzare un governo fatto da banchieri, esperti di finanza e difensori delle ragioni degli industriali. In fondo é già successo. No?

    infatti, è già successo…
    e da lunedì sera succederà di nuovo
    A

    ps: astensione!!!

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