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FriendZone: quand’è che le donne hanno il diritto di dire no?

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Ieri, sulla pagina di Abbatto i Muri, si è aperta una discussione attorno al termine FriendZone e al modo in cui esso viene utilizzato. Il termine più spesso viene riferito ad un uomo che viene trattato da una donna in modo ambiguo. La donna di cui stiamo parlando è la profumiera, quella che la fa “sciavurare” (annusare) ma non la dà. Quella che non dice no ma neanche si e resta in una situazione ambigua che le permette di fruire dei favori del friend zonato. Il punto è, come spiega Manu, che il termine è stato decisamente frainteso al punto che oramai si sente friend zonato ogni uomo che ottiene un rifiuto netto, chiaro e non frantendibile.

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Sono una femminista e… Come pronunciare il femminismo spurio

Ieri, con la mia amica Angela Azzaro, discutevamo del fatto che, ancora una volta, esiste chi pratica scomuniche perché non tutte la pensiamo allo stesso modo. C’è chi si rifiuta di parlare di femminismI, e chi recita la necessità di un femminismo puro dichiarando altre narrazioni totalmente impure. Allora c’è che questa cosa della purezza espressa in femministese non si può proprio sentire e abbiamo deciso che ci riconosciamo più in un femminismo spurio, perché, come dice Angela: “Io sono contraria alla purezza e non penso che detenga la verità. Quindi no: il femminismo non è il mio. Sono una delle tante.  Quindi rispetto al verbo, alla purezza mi ritengo spuria ma senza neanche assolutizzare né demonizzare questa parola.”

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Pompino sotto accusa. Se chi lo fa è una “zoccola”…

Un amico mi segnala un fatto che giustamente a lui pare increscioso. Un ragazzo e una ragazza si sono appartati, e neppure tanto bene in realtà, e lei ha fatto un pompino a lui. Questo è quel che viene riferito. Lei oltre ad essere indicata come pompinara viene anche giudicata perché avrebbe tradito il suo fidanzato. L’amante occasionale invece coglie l’occasione per girare un video in cui i due fanno e parlano assai. Dopodiché lui avrebbe condiviso il video su whatsup. A questo punto la faccenda si complica perché il video diventa virale. In rete potete trovare vari remix e tante pagine facebook o commenti che si riferiscono alla ragazza in questione.

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Joss Whedon cacciato da twitter da squadriste femministe

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Joss Whedon, notoriamente antisessista, tra le altre cose sceneggiatore e creatore di diversi personaggi femminili, forti, determinati, con Buffy l’ammazza vampiri o DollHouse, ha chiuso il suo account twitter che constava di 1.000.000 di follower. Non è stato molto chiaro sul perché l’abbia fatto ma la motivazione, molto probabilmente, anzi certamente, per quanto lui abbia negato questa supposizione, è riconducibile ad un attacco squadrista da parte di presunte femministe che hanno preso a pretesto una sorta di polemica nata attorno a due vicende legate al suo ultimo Avengers – Age of Ultron.

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Comunicazione, R-Esistenze, Ricerche&Analisi

La bimba con le mani alzate e l’indignazione da tastiera

In questi giorni tutti avete visto e forse anche condiviso la foto di una bambina siriana, con le braccia alzate in segno di resa, perché aveva scambiato l’obiettivo fotografico per un fucile. Grazie alla community di Abbatto i Muri, attraverso alcuni link, sono riuscita a capire che la foto è di un

fotoreporter turco, Osman Sağırlı, che avrebbe scattato la foto alla piccola Hudea, nel campo profughi Atmeh in Siria con la madre e due fratelli, a circa 10 km dal confine turco e 150 km dalla loro casa di Hama. Immagine pubblicata lo scorso gennaio sul Türkiye“.

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Travestirsi da uomo, su twitter, per non essere più trattata da oggetto

Sara segnala e ha tradotto questo articolo. Dice “trovo dei toni eccessivamente vittimistici in certi punti, ma è comunque un esperimento interessante”. E io sono d’accordo con lei. I toni di questo articolo sono a volte eccessivamente vittimistici e improntati a interpretare la narrazione dominante. L’esperimento, tuttavia, val la pena di essere citato e raccontato. Voi cosa ne dite? Buona lettura!

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La scorsa settimana sono diventata un uomo. Ho sognato di essere un uomo, in passato, domandomi come fosse avere dei genitali a penzoloni, immaginando di camminare con le cuffie accese, di correre da solo di notte. Non ne ho mai avuto la possibilità. Ma sono diventata un uomo su twitter.

Io e il mio partner ci siamo ritrovati a parlare spesso di ingiustizia, lui è consapevole del suo privilegio maschile, è femminista. In un tweet ha dichiarato che io e lui scriviamo le stesse identiche cose. In seguito lui discute, io mi ritrovo 20 ragazzi che mi chiamano “grassa”.

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L’infiltrata (MatTa Hari e dintorni)

Mata Hari
Mata Hari

Questo post lo dedico agli scettici, alle scettiche, a chi fa dietrologie, ai complottisti e alle complottiste, a chi fa processi alle intenzioni e a chi non usa mai argomentare critiche perché tutto quello che sa fare è dedicarmi battutine acide, velenose, astiose, stizzose, risentite, insultanti, sulla base di proprie convinzioni che dovrebbero abbigliarmi come fossero un vestito ritagliato su misura per ogni evenienza.

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Cosimo Pagnani: contro il femminicidio serve prevenzione e cultura

10565036_1518663711733954_854414769407992313_nDel delitto compiuto dall’utente facebook sostenuto, nell’assassinio commesso, da centinaia di like, se ne parla un po’ ovunque con toni che, purtroppo, tendono sempre nella stessa direzione. In poche abbiamo tentato di inserire nel discorso pubblico parole che ricerchino una sintonia collettiva per realizzare una campagna culturale di prevenzione e sensibilizzazione. Parecchie persone, invece, hanno seguito la solita strategia deresponsabilizzante, alla ricerca di nuovi mostri da schedare, da mettere alla gogna pubblicamente, da perseguire perfino penalmente, come se mettere in galera, oltre all’assassino, tutte le persone che mettono un like a un orribile “sei morta troia” risolvesse qualcosa.

La gara, come al solito, è al linciaggio delle singole persone, come se questo rappresentasse una soluzione e dunque bisogna spiegare, ancora una volta, che non è con il giustizialismo che si risolvono queste cose. Serve un’analisi, che vada oltre la linea di governo sollecitata a promuovere altre leggi dure contro il femminicidio. L’analisi parte da questo: una legge contro il femminicidio è già stata fatta e come si può vedere non serve a niente. Chi chiede altre leggi non ha ben capito, secondo me, quanto e come sia complicato cambiare la cultura di un paese in cui gli assassini di donne, fino a pochi decenni fa, contavano sull’assoluzione per questioni d’onore.

Cambiare quella cultura non è semplice, e non c’entrano le separazioni, i divorzi, gli affidi dei figli, perché la ragione per cui una donna viene uccisa resta ancora da ricercarsi in una mentalità che non sopporta il fatto che le donne possano decidere qualcosa di diverso da quel che decidono i loro ex. Il punto è che alcuni uomini non riconoscono alle donne la libertà di scelta e questo dato emerge da quel che viene detto o scritto, talvolta, sugli stupri, sugli aborti, sulla sessualità lesbica. Una donna che non è libera di scegliere non può neppure lasciare un uomo senza beccarsi conseguenze persecutorie e violente.

E’ vero che tutto ciò non riguarda solo gli uomini, giacché le donne possono essere perfide e ugualmente fetenti nei confronti dei loro ex, ma questo dato viene usato per giustificare una più diffusa mentalità misogina e sessista che ha trasformato un pregiudizio di genere nella pretesa di giustificare un uomo che uccide la propria ex. Quell’uomo viene giustificato da parenti e amici, da conoscenti, attiva un meccanismo che procura una tifoseria su facebook, come l’accusato di stupro coinvolge tutto un paese per praticare bullismo stalking contro la ragazza che l’ha denunciato. Siamo ancora fermi al “processo per stupro”, dove le prime a sostenere gli uomini di famiglia sono le donne che guardano ai propri figli come a innocenti creature da salvare dalle ‘zoccole’ che viaggiano per le strade in minigonna.

Capisco che tanti di voi vivano in città, separati dal mondo attraverso una porta che non vi consente di conoscere neppure il vostro vicino di pianerottolo, ma l’Italia è molto più arretrata di quel che pensate. L’Italia è ancora quel posto in cui le donne devono pagare per lo sgarbo fatto ad un uomo e questa cultura non cambierà con nuove leggi, con la schedatura fascista di chi mette i like, con la violazione della privacy di chi dice sciocchezze su facebook, perché diventerebbe una caccia alle streghe, considerando il fatto che il mostro è tra noi, quella cultura viene veicolata da tutti e che se non si combatte culturalmente quella mentalità ci saranno altre Marie assassinate e altra gente che tiferà per i loro assassini. Vi prego, pensiamoci, senza lasciarci prendere, come al solito, dall’ansia sociale e dall’indignazione che smuove le viscere. A bocce ferme, se ne avete voglia.

Ps: e che nessuno mi dica che la colpa è di internet perché internet è lo specchio di quel che noi siamo.

Update: In queste ore hanno creato una pagina a nome di Pagnani per dare sfogo ai dieci minuti d’odio di varie persone, uomini e donne, che gli augurano il peggio del peggio e lo insultano in ogni modo. Pensate che questa sia una soluzione al problema? Invece no. Questo è parte del problema. Tanti erano i like che plaudivano al linciaggio sessista contro la sua ex moglie e tanti sono i like che plaudono al linciaggio contro di lui. Le persone cambiano ma il metodo resta lo stesso. Parliamone.

[articolo pubblicato anche su Il Fatto Quotidiano]

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Femminicidio annunciato e Like a sostegno

Antiautoritarismo, Comunicazione, Critica femminista, Femministese

#WomenAgainstFeminism: la reazione delle femministe? Ottusa e poco lungimirante!

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Alcune reazioni indignate delle femministe all’iniziativa #WomenAgainstFeminism le ho descritte QUI. Ora vi segnalo l’esistenza della pagina facebook che corrisponde all’hashtag e che in un paio di giorni ha già beccato qualcosa come 15.000 Like.

Altre e prevedibili reazioni, da parte di donne che non si sono fatte due sole domande in proposito, sono quelle di Lorella Zanardo, che dice di saper parlare con le giovani donne ma dell’umore delle giovani donne deve aver frainteso un po’ di cose. La Zanardo per indurre l’indignazione più indignazione che c’è ha messo sul piatto della bilancia la storia di una bambina di 8 anni che in India è stata stuprata e impiccata. Nella migliore tradizione neocolonialista esorta alla necessità dell’esistenza del femminismo perché serve in quel posto lì. Poi, sempre perché lei sa parlare con le giovani donne, tanto per strafare, chiama le tante ragazze che stanno postando l’hashtag #WomenAgainstFeminism “deficienti”. Direi che ce n’è abbastanza per dire che una reazione del genere, tesa a dividere le ragazze in brave militOnte antisessiste e “deficienti” non lascia molto spazio alla comprensione del problema. Magari chiedersi perché, chi sono, cos’hanno da dire, come mai sono così stufe e sentono il bisogno di dirlo.

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Il femminismo bottegaio e la sorellanza di ‘SteOvaie

Rifletto. Perché dopo questo  o questo mi tocca anche riflettere. Il femminismo può essere tante cose. Può essere quello che ti aiuta a ritrovare una direzione per la tua vita. Può essere un collettore per soggetti sparsi che così si riconoscono in una idea. Può essere la filosofia che applichi su molte cose. Oppure.

Può diventare anche il semplice minimo comune denominatore che unisce chi ha bisogno di micro o macro visibilità. Un mezzo per ritagliarsi microgrammi di potere. Un modo per contendere il terreno a qualcun altro o l’alibi per andare in giro per il web a marcare i territori altrui all’insegna dell’intolleranza. Oppure.

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#DeboraBilli, i giustizieri del web e i Giorgio’s Angels

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Non ho la più pallida idea di chi sia Debora Billi a parte il fatto che collabora con il M5S e che ha detto una battuta idiota per la quale poi si è scusata. A parte il rischio di beccarsi, probabilmente, una denuncia per offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica, così come è successo ad altre persone che hanno usato riferimenti non consoni nei confronti di Napolitano, poi da questa vicenda si ricavano due cose: certi “giornalisti” stanno lì a tentare di ricavare una notizia da un tweet e il punto non è cosa scrivi ma chi scrive cosa. Se la signora Billi fosse stata una di passaggio, di quelle che non hanno relazioni con il partito più disprezzato da certa stampa italica, non se la sarebbe filata nessuno. Siccome la Billi lavora con il M5S per colpire quel movimento si fa a chi trova la sconcezza più sconcia tra chi può anche lontanamente essere messo in relazione al M5S.

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Preoccupazioni materne (8°): ti amo, virtualmente!

Lei è una mamma di quelle che fanno della maternità una via per raggiungere vette di santità. Ha il gruppo facebook “Oasi materna“, si è iscritta alla pagina “Cuore di mamma” e partecipa ad ogni discussione in cui anche per sbaglio si ragiona di maternità. Tra lotta per la difesa del diritto all’allattamento naturale e lotta per difendere i bambini da ogni mostro possibile e immaginabile, questa signora, passa su internet buona parte della sua giornata.

Sulla sua bacheca troverete sicuramente mille foto del bambino che cresce, mangia, si sbrodola, fa la cacca, gioca, dorme e per ogni foto c’è un commento strappalacrime, di quelli che piacciono all’Italia nazional/popolare ed evocano un dio/patria/famiglia per ogni frase ripetuta.

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Oggi il linciaggio si pratica sul web

Quando si parla di “hate speech” sul web ci si riferisce soprattutto all’odio e al sessismo espresso contro le donne.

Ma l’hate speech non è soltanto pratica maschilista. Lo sanno le donne che ogni giorno polemizzano su Facebook, quando un “non sono d’accordo con te” diventa pretesto per un linciaggio travestito da crociata umanitaria. Potremmo definirli “neofondamentalismi 2.0″ dove l’armata del bene si sente giustificata, in nome della difesa di una nobile causa, a proferire insulti travestiti da verità assolute.

Icone vagano per siti e social network a illuminare il cammino altrui. Utenti come testimoni religiosi. Se osi dire che non sei d’accordo ti insultano, segnalano il tuo profilo. Segnalerebbero anche il tuo respiro a un’entità divina se potessero, perché la tolleranza vale zero e quel che conta è che ne rimarrà uno solo (l’highlander pensiero) a riflettere la volontà di un gruppo che lotta per un bene superiore.

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Discussioni in rete, risentimento politico e vendette trasversali

Chiunque sa che io e l’Onorevole Mussolini non abbiamo politicamente niente in comune. Ma proprio niente. Nel tempo hanno provato in tante a fare passare la logica dell’unità del branco femminile per cui l’essere femmina avrebbe dovuto accomunarci ma non posso essere affine a chi ha le sue posizioni sulle persone lgbt, sul maternage, la famiglia tradizionale, l’intento repressivo di leggi “dure”, eccetera eccetera. Io e lei apparteniamo a due storie e due progettualità politiche completamente differenti. Sulla base di questo dato avrei dovuto trarre soddisfazione avendo letto dell’avviso di garanzia a suo marito. Il punto è che se è vero, e spero che non lo sia giacché un’accusa è ancora un’accusa e non una condanna, mi dispiace molto per lei, per i suoi figli, per il tutto il fango e il dolore che le sta piovendo addosso. E mi dispiace anche perché se la politica deve ridursi a gioire della sofferenza dell’avversario politico è per davvero la barbarie. Per altri, invece, evidentemente non è così.

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Massimo Lizzi e i “comportamenti borderline” dell’Eretica

Massimo Lizzi, alias Roderigo, blogger convertitosi da poco al femminismo integralista e moralista, tra i suoi tanti interventi contro di me sostiene che aver fatto presente a Se Non Ora Quando su twitter quello che scrivo QUI, sarebbe un “comportamento borderline“. In realtà tra me e Snoq ci sono stati pochi twitt, non un “assalto” e generalmente io non “assalto” alcun profilo twitter o pagina facebook proprio per niente. Si è trattato di uno scambio interlocutorio che succedeva ad altro scambio interlocutorio. Dicesi dialettica tra femminismi, cosa che Lizzi disconosce perché lui quelle che non concordano con la sua posizione le scomunica e basta.

Ma a proposito di comportamenti che lui definisce “borderline” allora dovrò ricordargli che più o meno molte tra le persone che gravitano sulla sua pagina e tifano per lui accompagnandolo nella costante denigrazione diretta a me sarebbero da giudicare allo stesso modo, lui compreso. A partire da lui, appunto, che già dai primi link che su di me produsse, immaginando dovesse interessarmi per forza la sua posizione, e non rinunciando mai a farla presente in ogni luogo possibile, “assaltò”, per usare un suo termine, pagine facebook, profili twitter (dai quali è stato bannato), includendo bacheche facebook di persone a me amiche presso cui insistentemente lui e altre persone sostenevano che bisognasse prendere le distanze da me.

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