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Danza contro la violenza: la lingua del padrone!

Luisa Parodi, a commento del precedente post, a proposito del One Billion Rising, scrive:

Anch’io a Genova. Ero in piazza. Ho provato disagio. Ho 53 anni e mi sono detta forse sei fuori dai tempi. Gli occhi incontravano tantissima stampa, tantissimi fotografi, tantissime donne, è vero, ma qualcosa non mi quadrava: stiamo parlando la lingua del padrone, così non se ne esce.

Con la mia associazione abbiamo fatto incontri sul lavoro, con le lavoratrici, sulla violenza, insieme alle prostitute ai tempi della chiusura dei bassi. Mai visto tante donne, mai vista tanta stampa (quella mai). Il mio disagio è la consapevolezza che (parlo per noi) non ingraniamo (nell’accezione mediatica) perché forse parliamo un linguaggio sbagliato.

Alle spalle non abbiamo nessuno, siamo donne libere non abbiamo sponsor, cerchiamo sempre di fare iniziative “pensate”, di discussione, di interazione, siamo di parte, antifasciste, abbiamo paletti di classe. La ”sorellanza” esposta davanti ai flash e alle tv mi fa ritrarre, mi incupisce mi fa pensare e mi pone domande a cui non trovo risposte.

Sorellanza… negli anni 70 mi ha fatto rinascere con tante madri simboliche. Adesso la tratto con molta parsimonia. E torno sulla lingua del padrone: la danza, l’espressione del corpo. Cosa abbiamo espresso oggi nell’intero globo? Quale coreografia? Quali movenze? Dove era la rabbia? La nostra autorevolezza? Una mia amica oggi osservava che i filmati visti della danza, fatti da donne extraeuropee, le trasmettevano sensazioni forti, i nostrani, diciamo, solo fastidio.

I nostri corpi parlano, lo sappiamo, e lo faranno a Sanremo questa sera. One Billion Rising è arrivato anche li, già… la lingua del padrone… se non trasgredisci ti accoglie. Condivido Martina (che era intervenuta sulla pagina facebook ndb): “we are mothers, we are teachers, we are beautiful creatures”… de che??? Siamo soggetti:  i ruoli teneteveli, e poi a volte non siamo beautiful proprio per niente, ma siamo orride. (e, aggiungo io, ne abbiamo diritto!)

Capite poi perché in Italia non si fa una Slut Walk arrabbiata? Perché non è la lingua del padrone. Perché ci vogliono tutte belline, sistematine, addomesticate, a fare gli stessi passi ordinati, contro una generica lotta alla violenza sulle donne…

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6 pensieri su “Danza contro la violenza: la lingua del padrone!”

  1. “Una mia amica oggi osservava che i filmati visti della danza, fatti da donne extraeuropee, le trasmettevano sensazioni forti, i nostrani, diciamo, solo fastidio.” sono un po’ perplesso: perché? all’estero non ci sono forse gli stessi disegni di rendere la violenza sulle donne una cosa a sè stante rispetto alla violenza patriarcale in genere e al patriarcato in sè? :/ scusate, ma ci sento una puzza di razzismo…altrove forse son meglio messe, in quanto a lotta, di noi, e ‘sta billion rising è parsa loro una pagliacciata tremenda. mi permetto pure di segnalare che ad esempio, in congo, l’hanno rigettata come una cazzata neocoloniale: a ragione, direi.

  2. attenzione a non farsi prendere da una sorta di esotica esterofilia, per cui all’estero sarebbe sempre tutto meglio, da un punto di vista dell’analisi politica, l’attribuzione di peculiarità, anche positive, legate alla razza (le sudamericane che hanno il ballo nel sangue, gli africani tutti percussionisti nati ecc) si chiama orientalismo ed è una costruzione culturale che genera relazioni di potere.quanto al obr, all’estero invece si è svilluppata una critica molto più serrata che in Italia. siamo noi che non la conosciamo. di seguito una serie di link ad articoli di critica, tra cui uno dal titolo congo stigmata, sulla questione cui accennava bic http://www.guerrillafem.com/2014/02/case-missed-eve-ensler-terrible-heres-roundup/
    http://everydayvictimblaming.com/news/eve-ensler-and-congo-stigmata/

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