Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze

Sex Workers: “dichiarare illegale ciò che per alcuni è immorale è una deriva dittatoriale!”

La deriva moralista e autoritaria ovviamente non riguarda solo l’Italia. Da noi la faccenda ha i suoi alti e bassi ma si prosegue dritti esattamente nella stessa direzione a partire dal fatto che il corpo delle donne è diventato sacro e che quella sacralità la si vuole garantire a suon di leggi autoritarie, censure, divieti, ordinanze a tutela della morale e del decoro, controllo sulla stampa, sulla libertà di espressione, su tutto.

Anche altrove, sulla scia delle svedesi che hanno fatto una pessima legge liberticida contro la prostituzione, hanno deciso di creare un fronte abolizionista chiedendo all’Europa che sia dichiarata illegale qualunque forma di prostituzione. A nulla valgono le manifestazioni delle sex workers che si stanno ribellando a questo. Nessuno vuole ascoltarle. Proprio come in Italia esistono i tutori e le tutrici moraliste che se non ti fai “salvare”, anche quando scegli e non hai bisogno di essere salvata, si intende che tu sia incapace di intendere e volere.

Tu devi assolvere al ruolo di vittima sempre e in ogni caso perché senza vittime non esistono carnefici e non esistono neppure tutori. Regola primaria di controllo sociale e delle persone è quella di sancire che esse siano esclusivamente prede, dunque bisogna sorvegliare e punire i predatori/carnefici imponendo una morale e una norma che impedisca qualunque forma di autodeterminazione fino all’intrusione in ogni ambito della sessualità degli adulti consenzienti.

In Francia c’è sempre stato un grosso movimento abolizionista che corrisponde alle femministe, autoritarie, appartenenti in larga fascia al partito corrispondente il nostro pd, all’area sindacale simil cgil e ad una fascia movimentista simil Snoq. Per marciare nello stesso corteo a Parigi, anni fa (ricordo, io c’ero) le ragazze del gruppo Né vittime né Colpevoli, dovettero sgomitare un bel po’ e si beccarono un tot di incredibili insulti.

Non mi sorprende perciò che giusto il governo a conduzione socialista voglia ora proporre una legge abolizionista che parta dalla lotta alla tratta, sacrosanta, fino ad arrivare in realtà a criminalizzare tutta la prostituzione. Alle affermazioni di ministri e governo risponde un manifesto firmato da femministe e vari intellettuali del quale vi giro una approssimativissima traduzione.

Se il Ministro per i diritti della donna vuole porre fine alla schiavitù delle donne vittime della tratta, tutti gli uomini e le donne, non possono che applaudire la sua iniziativa. (…)

Ma se il fine è quello di abolire la prostituzione con il pretesto di porre fine alla schiavitù sessuale la questione allora è diversa. Non è più un imperativo universale, ma un pregiudizio ideologico che assume le seguenti ipotesi: 1) Il sesso in vendita è un affronto alla dignità delle donne. 2) Le prostitute sono tutte le vittime e i loro clienti tutti bastardi.

Queste ipotesi sono altamente discutibili. Grazie alle prostitute non vincolate da una dipendenza da un “protettore”, e che tutti si rifiutano di ascoltare, sappiamo che la dignità delle donne non si basa sui modi attraverso i quali si vive la sessualità e la vendita di prestazioni sessuali. Bisogna ammetterlo: non tutte le donne hanno lo stesso rapporto con il proprio corpo e la promiscuità può essere una loro libera scelta. Una donna non è necessariamente una vittima dell’oppressione maschile, quando è impegnata nella prostituzione, sia che lei lo faccia di tanto in tanto o che scelga di esercitare questa attività a tempo pieno. E gli uomini che frequentano prostitute non sono tutti predatori orribili o maniaci sessuali che trattano le donne come oggetti usa e getta. Stranamente, poi, nessuno ha mai parlato di prostituzione (di uomini) omo/etero e della nuova “domanda” da parte di donne di accedere (come clienti) al mercato del sesso in vendita.

In realtà, l'”abolizione” della prostituzione, a differenza della schiavitù, è una chimera. La sessualità umana è differente e varia e in una società cambia per epoche e classi sociali e non può essere normata. Questa è la ragione per cui non si può pensare all’utopia di una sessualità perfettamente regolata. Criminalizzare i clienti non comporterà la soppressione della prostituzione. Né le ragazze squillo o le reti protette e interessate su internet arretreranno, come dimostra l’esempio svedese. Saranno i proletari del sesso in primo luogo quelli colpiti, la prostituzione povera (di strada), cioè quelli che sono più che mai soggetti all’influenza di magnaccia. Finirebbero in clandestinità e gli sfruttatori potrebbero approfittare della situazione mentre dovrebbero essere proprio questi ultimi l’obiettivo principale dell’azione repressiva del governo. Nessun problema e non cambierebbe nulla dunque per chi comunque ha i mezzi economici per comprare servizi sessuali e soddisfare i propri desideri in modo discreto.

In nome di una concezione astratta di umanità, gli “abolizionisti” [sic] vogliono imporre la propria scelta ideologica alla società francese. Ma chi può giudicare in una sfera che è così intima e privata? Ogni adulto dovrebbe essere libero di fare o non fare ciò che vuole con il proprio corpo. Dichiarare illegale ciò che per taluni è immorale non è un grande passo verso il Bene, si tratta semplicemente di una deriva dittatoriale. Il potere politico non può intervenire nelle pratiche sessuali di adulti consenzienti. La priorità è quella di condurre la lotta contro i trafficanti e fornire i mezzi per portarla avanti. Poiché in quel caso si tratta di un crimine. Senza dare ai clienti l’illusione di poter agire male perché se si cede alla tentazione proibizionista si apre la porta a qualunque tipo di criminalizzazione relativo a quel consumo. Questa in ultima analisi, la nostra opinione poiché non vogliamo vedere alla fine realizzato un inferno lastricato di buone intenzioni. ”

Elisabeth Badinter, filosofa, scrittore Deforges Regine, Caroline Eliacheff, psichiatra, Elisabeth de Fontenay, filosofa, Claude Habib, docente di Letteratura (Sorbonne Nouvelle), Nathalie Heinich sociologa (CNRS), Claude Lanzmann, scrittore e regista William Marxprofessore di letteratura (Area di Parigi), Véronique Nahoum-Cluster, un antropologo (EHESS), Philippe Raynaud, professore di Scienze Politiche (Panthéon-Assas), Céline Spector, filosofo (Bordeaux 3), Georges Vigarello storico (EHESS) .

6 pensieri su “Sex Workers: “dichiarare illegale ciò che per alcuni è immorale è una deriva dittatoriale!””

  1. Chiariamo una cosa! Lo sfruttamento del corpo avviene, a mio giudizio, ogni volta che un lavoratore interinale viene assunto con un contratto a progetto. Nel caso di lavori particolarmente usuranti, lo sfruttamento del corpo è eclatante…se poi consideriamo che questo sfruttamento garantisce solamente un compenso e non una garanzia che l’ usura del proprio corpo comporti una qualunque assicurazione sulle prospettive di lavoro e mantenimento futuri adeguatemente corrisposti. Nel caso di una prostituta, sinceramente c’è si un usura del corpo, ma sinceramente a meno che non parliamo di problemi venerei, l’ usura è veramente minima rispetto a lavoratori che sono costretti ad turni alluncinanti di 12 ore per 6 giorni in condizioni allienanti. Il mercimonio del proprio corpo avviene in qualunque tipo di contratto lavorativo e non è comprensibile come invece la “prestazione” sessuale non possa essere considerata a tutti gli effeti una prestazione. Quando cominceremo a vedere le cose con i nostri occhi e non con quelli del mainstream sarà sempre una bella notizia

  2. avremo fatto un passo avanti quando parleremo di persone e non donne o uomini…..si’ all’autodeterminazione e alla coscienza del singolo,no alle battaglie omologanti di categorie biologiche……………

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