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Tutti gli stupratori sono terribili, ma alcuni sono più terribili di altri

Articolo di Iris Pase, in lingua originale QUI. Traduzione di Roberta.

I media in Italia hanno due narrazioni di stupro molto diverse a seconda di chi è l’aggressore. Se è italiano, è probabile che sia colpa della vittima. Se è un immigrato, la sua colpevolezza non è mai in dubbio.

Secondo i dati ISTAT, nel 2014-2016, quasi una donna su tre è stata vittima di violenza fisica o sessuale, con oltre il 6% di vittime di stupro o tentato stupro. Come osserva Il Sole 24 Ore, tuttavia, la maggior parte dei casi rimane non segnalata. Tra le intervistate, solo l’11,4% delle donne italiane e il 17% delle donne straniere, che hanno ammesso di essere state vittime di violenze sessuali, l’hanno effettivamente denunciato alle autorità competenti.

Le statistiche dimostrano che l’aggressione sessuale è più probabile che si verifichi all’interno della famiglia o di una relazione, eppure il mito dell’estraneo nel vicolo buio prevale ancora nei media. I media italiani spesso si aggrappano a credenze antiquate secondo cui le donne cospirano per attirare o incastrare uomini con accuse di stupro.

Inoltre, si possono trovare notevoli differenze tra la copertura mediatica sulle aggressioni sessuali commesse da uomini italiani e quelle commesse da stranieri: nel caso in cui lo stupratore sia italiano, con più probabilità la notizia tende a incolpare o mettere in discussione la vittima, mentre, se l’autore della violenza è un immigrato o una persona di colore, l’attenzione passa quasi interamente verso la demonizzazione dello stupratore.

VIOLENTATE DAI “BRAVI RAGAZZI”

Guardando alla copertura mediatica nazionale degli stupri perpetrati dalla gente del posto, si nota quanto spesso il sospetto è gettato sulle vittime femminili. Si veda, ad esempio, questo articolo di Ansa, una delle principali agenzie di stampa in Italia. Lo scorso maggio, una giovane donna inglese è stata violentata in Sardegna durante le vacanze. Aveva scelto la bassa stagione nella speranza di una vacanza rilassante, ma questo è ciò che l’articolo ha riferito:

“Una scelta insolita per una ragazza della sua età: in questo periodo dell’anno, infatti, Cardedu – comune costiero che conta meno di 2mila abitanti – è pressoché disabitato e privo di servizi, si rianima solo durante l’estate. Secondo le prime informazioni raccolte dagli inquirenti, in questi giorni di permanenza in paese la giovane inglese si era fatta conoscere dalla popolazione locale perché amava uscire e la sera frequentava i bar del centro.”

È importante concentrarsi sulla sua destinazione di vacanza o sul fatto che le piaceva uscire di sera e ignorare il fatto che qualcuno si è sentito in diritto di approfittare di lei? L’articolo suggerisce, di fatto, che si è messa in una posizione pericolosa viaggiando da sola in una zona scarsamente popolata, rendendosi un bersaglio facile – nessuna attenzione è posta sul crimine.

I media italiani spesso mettono sotto accusa le donne per la loro mancanza di cautela o per la loro ingenuità fatale, per esempio, evidenziando quanto alcol hanno bevuto oppure sollevando dubbi sul loro consenso.

Come si può vedere da un altro articolo sullo stesso caso, estratto da Il Resto del Carlino, la donna è rappresentata come complice nella violenza, mentre i suoi stupratori sono descritti in modo empatico:

Hanno 21 e 23 anni […]. Tutti e due con il sogno di diventare poliziotti, ma quella divisa non potranno indossarla mai. Sulla loro testa dalle prime ore di ieri mattina pende un’accusa pesantissima, quella di violenza sessuale di gruppo. A puntare il dito contro di loro le parole di una turista tedesca, poco più giovane di loro, 19 anni appena. E ieri i due allievi dell’ultimo anno della scuola di polizia di Brescia, la Polgai, si sono trovati dall’altra parte della barricata, ma da sospettati prima e poi da indagati. Davanti a quegli agenti della Mobile di cui avrebbero voluto ripercorrere, nei loro sogni, la carriera, senza averne la caratura.”

Il giornalista adotta la prospettiva dei ragazzi, concentrandosi sulle loro aspirazioni, e mostra un atteggiamento di biasimo nel modo in cui la ragazza “punta il dito” contro di loro.

LO SCHEMA SI RIPETE

La stessa colpevolizzazione della vittima può essere trovata in questo articolo trovato da NarrAzioni Differenti. L’autore scrive a proposito del caso, del 2017, di un professore di 65 anni che ha molestato una studentessa di 15 anni ed è stato condannato a due anni e mezzo di carcere.

Estratto dell’articolo di Il resto del Carlino: Palpeggiamenti a sfondo sessuale su una studentessa di 15 anni o affettuose carezze dalla stessa equivocate? Questo dubbio era chiamato a sciogliere il tribunale di Ascoli Piceno […].

Anche se l’uomo era già stato accusato al momento della pubblicazione dell’articolo, l’uso della domanda retorica getta sospetti sulla validità della testimonianza della ragazza. Secondo la ragazza, l’uomo “veniva alle spalle e la abbracciava sfiorandole il seno, le gambe e il sedere, le dava pizzichi al viso e avvicinava il viso al suo”,eppure il giornalista si chiede se questi potrebbero essere semplicemente “carezze affettuose che sono state fraintese”. L’autore aggiunge: “A mettere nei guai l’insegnate è stata la sua allieva”. Come nel caso dello stupro di Rimini sopra descritto, il giornalista addossa la responsabilità del crimine sulla vittima.

Poi, più avanti nell’articolo, il giornalista si chiede se l’uomo sarà in grado di continuare a insegnare. L’attenzione posta sulla carriera dell’uomo lo fa apparire come se fosse la vittima della vicenda – anche se è stato processato e condannato.

E ANCORA…

Le vittime di stupro vedono la loro credibilità regolarmente messa in dubbio, come è accaduto ad una giovane donna peruviana che ha visto cadere tutte le accuse contro i suoi presunti stupratori, in parte perché, secondo i giudici, era troppo mascolina e non abbastanza attraente. La decisione è stata presa nel 2017 da un tribunale di tutte donne, ma le motivazioni sono state rese note soltanto l’8 marzo 2018. Più di 200 persone hanno protestato fuori alla Corte d’Appello di Ancona contro l’infondatezza di un’assoluzione basata sul giudizio sull’aspetto della presunta vittima da parte degli imputati e dei giudici.

All’inizio di settembre 2017, due studentesse americane a Firenze hanno accusato due ufficiali dei Carabinieri di averle violentate dopo aver dato loro un passaggio – illegalmente, perché erano in servizio e ogni passeggero deve essere dichiarato, cosa che non hanno fatto. Gli uomini in un primo momento hanno negato tutte le accuse, ma più tardi hanno dichiarato che, anche se le ragazze erano abbastanza ubriache, il sesso era consensuale. Ulteriori indagini hanno portato alla sospensione di entrambi i poliziotti. Alla fine, entrambi sono stati accusati di aggressione sessuale e abuso di autorità; Mario Camuffo ha ricevuto una condanna di quattro anni e otto mesi, mentre Pietro Costa sta ancora aspettando che il suo processo abbia inizio.

Questo caso è l’esempio perfetto di colpevolizzazione delle vittime: i media italiani hanno gettato immediatamente sospetti sulle ragazze, insinuando che le studentesse stavano mentendo ed erano in cerca di denaro. La loro testimonianza è stata ulteriormente sminuita con la diffusione di notizie false – secondo i giornali italiani, le ragazze avevano stipulato un’assicurazione contro lo stupro prima di lasciare gli Stati Uniti, insinuando così che avrebbero accusato falsamente gli agenti di polizia per ottenere i soldi.

I media hanno anche riferito dati errati, sostenendo che il 90% delle denunce di violenze sessuali sporte dagli americani a Firenze sono completamente false. Questa notizia è apparsa anche su diversi giornali famosi tra cui Il Secolo XIX e La Repubblica, un giornale di sinistra, che in seguito ha aggiornato l’articolo, rilasciando questa nota:

“Le ipotesi iniziali delineavano tre possibili scenari. C’era la remota possibilità, invero svanita quasi subito, che la denuncia fosse inventata di sana pianta. Altra ipotesi: un doppio rapporto consenziente fra le ragazze e i carabinieri in divisa, denunciato poi come abuso. Terza e più grave ipotesi: una violenza vera e propria. A deporre per il secondo scenario potrebbe esserci il fatto che le due studentesse, a quanto pare, sono entrambe assicurate contro lo stupro. Mentre a rendere plausibile il terzo è più grave scenario è il fatto che tutte e due, una più dell’altra, erano sotto effetto di alcol, e quindi in stato di minorata difesa.”

La teoria è stata smentita dall’avvocato delle ragazze, che ha dichiarato che erano coperte dall’assicurazione generale dell’università che comprendeva lo stupro, ma che non ne erano consapevoli.

Nonostante la mancanza di prove per queste accuse, la testimonianza delle ragazze è stata attaccata in tutti i modi possibili. I media hanno sottolineato che erano ubriache e che nessuno nell’edificio aveva sentito nulla, nemmeno un urlo, che è come dire “nessun grido, nessuno stupro”.  Alle ragazze è stato anche chiesto se trovavano gli uomini in uniforme sexy durante l’interrogatorio.

I “bravi ragazzi” hanno confermato di aver fatto sesso, ma che era consensuale. “Tutti sanno che queste americane spesso e volentieri fanno delle avances, questa è la storia che sappiamo un po’ tutti” Costa ha detto alla polizia, mentre Camuffo ha dichiarato che, entrato nell’androne, “capì che si era realizzata un’occasione di sesso e così si comportarono da maschietti.”

Quello che sembrava essere un caso molto semplice, è stato rapidamente mutato nella stampa in una storia che era – secondo Il Corriere della sera“Ancora oscura, strampalata, piena di dubbi e contraddizioni, messaggera di verità o di menzogna e che rischia di gettare ombre e fango su un’istituzione, i Carabinieri, simbolo di legalità e giustizia”. Gli uomini sono stati presentati come professionisti rispettabili e uomini di famiglia, come si può vedere da Il Mattino:

E da Il Corriere della Sera:

“Ora – questa potrebbe essere la difesa – cose come questa si fanno solo se c’è complicità e non tra estranei. [Gli uomini non si conoscevano da molto]. Inoltre, è facile immaginare che in presenza elementi scientifici più certi, la difesa insisterà sulla via del sesso consensuale. Questo caso potrebbe alleviare il crimine di violenza, ma non la situazione del tutto, dato che i militari erano ancora in servizio, in uniforme e armati. […] A meno che non fosse un momento di follia che costerà loro comunque molto caro.

A loro vantaggio, quindi, è che sono conosciuti per essere due carabinieri con un temperamento calmo, che non hanno mai dato problemi.”

Gli uomini sono descritti come buoni Carabinieri, un lavoro che sembra conferire intrinsecamente grande reputazione e rispettabilità. Anche i politici hanno sostenuto gli agenti di polizia:

La Repubblica:

“Se confermato, quello di Firenze sarebbe un fatto gravissimo, che arreca un danno grave alla reputazione dell’Arma, che ha sempre svolto un lavoro a fianco dei cittadini e a sostegno di chi vive condizioni di disagio”, ha detto il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico.

[…] Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco Dario Nardella: È importante che gli studenti americani imparino, anche con l’aiuto delle università e delle nostre istituzioni, che Firenze non è la città dello sballo”

È interessante notare che queste affermazioni ignorano completamente le vittime: tutta l’attenzione è concentrata sulla vergogna portata all’istituzione dei Carabinieri e al decoro della città. Questa interpretazione ignora completamente la verità della storia. Incolpare le ragazze perché erano ubriache e in giro a divertirsi fa parte della cultura dello stupro, sono gli uomini che si sono sentiti autorizzati ad approfittare di loro che dovrebbero essere sotto i riflettori.

Dall’analisi dei resoconti mediatici e dalle reazioni del pubblico e dei politici, possiamo dire che, il più delle volte, le vittime in Italia tendono ad essere incolpate per la violenza subita, mentre per i colpevoli si prova empatia, comprensione, attenzione. Ma è sempre così? Cosa succede quando l’autore del reato non è italiano?

NON TOCCATE LE NOSTRE DONNE

Nel caso in cui l’autore del reato sia uno straniero, soprattutto se non è bianco, il dibattito pubblico si concentra principalmente sulla sua nazionalità, rivelando un obiettivo politico sottostante anti-immigrazione. Si prenda ad esempio il caso di Rimini: alla fine di agosto 2017, quattro uomini – originari del Marocco, del Congo e della Nigeria – violentarono in gruppo una ragazza polacca, picchiarono la sua amica e aggredirono sessualmente una donna trans peruviana.

Questa volta, gli stupratori non erano “ragazzi con un sogno” ma freddi, animali crudeli (sono stati chiamati bestie, vermi, un branco, ecc.) provenienti dall’estero per minacciare la sicurezza delle “nostre” donne. Diversi media italiani hanno adottato una retorica nazionalista basata sui concetti di invasione e scontro di civiltà. L’emblema estremo di questo atteggiamento è stato l’adattamento di Forza Nuova (partito di estrema destra italiano) di un poster fascista che fu fatto contro gli Alleati da Gino Boccasile e utilizzato dalla Repubblica di Salò nel 1944.

Il nuovo poster – a sinistra – recita: “Difendila dai nuovi invasori, potrebbe essere tua madre, tua moglie, tua sorella, tua figlia”. Lo sfondo raffigura un uomo nero che si allunga su una donna bianca mentre cerca di toglierle la camicia, perpetuando lo stereotipo degli uomini neri super-sessualizzati che minacciano la decenza delle donne bianche. Secondo il messaggio, inoltre, le donne devono essere protette dalla violenza sessuale non perché si tratta di un atto di violenza, ma piuttosto perché tale violenza colpisce gli uomini intorno a loro. La figura delle donne diventa, quindi, proprietà; il loro corpo territorio nazionale.

Il Fatto Quotidiano riporta: “Secondo il movimento neofascista “le violenze contro le donne dell’epoca” sono da contestualizzare “all’interno della sconfitta che chiamarono ‘liberazione’”, dove nelle file francesi marciavano anche militari coloniali provenienti dal Marocco. Le violenze vengono affiancate strumentalmente a “quelle di questi anni e di questi giorni”. L’invettiva è contro quelli che “le occultano spudoratamente, tacendo il fatto che sono attuate da nuovi invasori a cui paghiamo vitto, alloggio, bollette, schede telefoniche, cellulari e sigarette”.

Forza Nuova fa un collegamento tra sicurezza e immigrazione – che non è supportato dai dati – come hanno fatto diversi giornali, enfatizzando lo status di richiedenti asilo dei trasgressori o divulgando dettagli irrilevanti su di loro al fine di farli sembrare come degli emarginati e dei criminali nati che non sono disposti a vivere secondo i valori italiani. Osservando ai report de Il Resto del Carlino, ad esempio, il leader dell’aggressione sessuale, Guerlin Butungu, è descritto così:

“Congolese, di 20 anni, profugo per ragioni umanitarie […] Una volta uscito dal programma, aveva fatto un po’ di tutto, dal cameriere, al carrelista per eventi, al calciatore. Sempre impeccabile. […] Un giovane deciso, freddo, violento. […] era armato con un coltello che secondo gli inquirenti non avrebbe esitato a usare in caso di pericolo.

“Insomma, nulla che facesse immaginare quello che poi si sarebbe rivelato. I suoi compagni di squadra della Csi Delfino di Fano e i dirigenti non avevano idea di chi fosse.”

“Era riuscito a crearsi attorno una forte rete di conoscenze e amicizie, trovando alloggio qua e là, ospitato da connazionali a cui non garantiva neppure il pagamento dell’affitto. Ma pur essendo senza una casa aveva un guardaroba fornitissimo.”

È, quindi, descritto come un uomo insensibile e violento – in modo molto diverso da quello in cui gli stupratori italiani menzionati sopra sono stati presentati. Il fatto che abbia molti conoscenti e posti di lavoro dà l’idea che non sia né stabile né affidabile, infatti i membri della sua ex squadra di calcio non lo conoscono affatto: questi dettagli dipingono un quadro di un emarginato che non si integra nella società italiana.

Precisare il fatto che Butungu fosse senza casa, ma sempre ben vestito, indirettamente, getta il sospetto che tipo di uomo possa essere e sul modo in cui guadagni il denaro che spende, elementi che non sono mai stati menzionati negli articoli riguardanti stupri perpetrati da aggressori italiani. Il riferimento al suo abbigliamento, inoltre, imita un tema ricorrente anti-immigrazione:

“Se sono poveri e stanno fuggendo dalla guerra, come mai sono tutti ragazzi forti e ben vestiti, e tutti posseggono uno smartphone?”.

“Butungu, rifugiato per motivi umanitari, è arrivato a Pesaro nel novembre 2015.”

“Butungu è legalmente in Italia grazie ad un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Il permesso scade nel 2018. L’uomo aveva anche fatto richiesta di asilo politico. Sul suo profilo Facebook, oltre ad alcune foto che lo ritraggono al mare, con alcuni amici in discoteca, o vestito elegantemente in giacca e cravatta, il giovane aveva postato il 24 agosto 2016 in francese un commento sul terremoto che aveva colpito l’Italia centrale esprimendo le “condoglianze” alle famiglie coinvolte.”

L’articolo ripete più volte che Butungu è un richiedente asilo, mentre porta all’attenzione il suo profilo Facebook per creare un contrasto tra l’autorizzazione per motivi umanitari e le immagini di lui al mare o divertendosi con gli amici – non c’è legame tra le due cose. Inoltre, quando parla del post sul terremoto, l’autore dell’articolo utilizza le virgolette quando si riferisce alle condoglianze espresse dell’uomo, come a insinuare che siano false.

Chiara Giannini, giornalista che scrive per Il Giornale e Oggi, ha pubblicato una foto su Facebook e ha scritto: “Belle faccine, sì. Se li vedete? Per me potreste iniziare a portarli in piazza, davanti agli italiani.”

Non suggerisce di portarli alla polizia, ma al popolo italiano che è indicativo della mentalità “noi contro di loro”. Inoltre, la fonte non è stata verificata: la foto raffigura quattro spacciatori stranieri e non gli stupratori in questione. Se i trasgressori fossero italiani, i media e i politici sarebbero stati così superficiali?

Prendiamo, ad esempio, l’attuale Ministro degli Interni Matteo Salvini: nel caso precedente, ha difeso l’istituzione dei Carabinieri nel suo insieme, schierandosi immediatamente dalla loro parte e dubitando della versione delle vittime. Il suo atteggiamento verso gli stranieri è, tuttavia, molto diverso:

Salvini collega le immagini della vita di Butungu in Italia al suo status di richiedente asilo, termine che è stato messo tra virgolette, mettendo così in dubbio le sue motivazioni per fuggire dal Congo per promuovere ulteriormente la propaganda anti-immigrazione.

La propaganda populista e anti-immigrazione ha preso una svolta incontrollata e spaventosa quando Saverio Siorini, un membro del partito Noi con Salvini, ha scritto un post su Facebook domandandosi quando sarebbe capitato a Laura Boldrini e alle altre donne del Partito Democratico di subire uno stupro dai loro “amici immigrati”, dal momento che hanno sostenuto l’accettazione dei rifugiati.

Ha poi modificato il suo post aggiungendo: “ovvio che lo stupro non si augura a nessuno, la mia era una provocazione che nessuno ha recepito”. Le sue parole gli sono costate il posto nel partito, ma sono una chiara conseguenza del discorso dell’odio diffuso dalla Lega Nord. E l’eredità di un leader che accusa chiunque sostenga l’immigrazione di essere un “buonista” e che sostiene la castrazione chimica ogni volta che uno stupratore (non bianco) viene arrestato.

Stefano Tunis, un politico di destra, anche ha diffuso false foto degli stupratori, con questa didascalia: “Sono contro la violenza e non sono razzista. I giornali di oggi erano pieni di richiami al fatto che lo sgombero di Roma fosse avvenuto con un uso eccessivo della forza. Non ho sentito nessuno però scusarsi con le vittime di queste bestie perché il nostro stato, violento, le ha lasciate libere di fare quello che hanno fatto a quei poveri ragazzi. Lo faccio io, CHIEDO SCUSA IN GINOCCHIO a quei ragazzi pregando che possano dimenticare. Rivendico il fatto che lo stato non può perdere l’uso esclusivo della forza e non lo perderà solo se la userà quando serve senza che i suoi servitori siano messi sotto accusa.”

Questo atteggiamento, tuttavia, non si limita ai partiti di destra o ai media, come si può vedere da una dichiarazione fatta pochi mesi prima da Debora Serracchiani (Partito Democratico): “La violenza sessuale è un atto odioso e schifoso sempre, ma più inaccettabile quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza”.

Questo approccio, inoltre, non mostra alcuna empatia o preoccupazione per le vittime né rispetto della loro privacy. I politici hanno deciso di concentrarsi esclusivamente sull’etnia degli stupratori, mentre Libero ha pubblicato l’intera trascrizione della deposizione delle vittime, rivelando dettagli brutali del crimine con uno sfacciato intento sensazionalista.

COSA DICONO LE STATISTICHE?

Secondo la relazione ISTAT menzionata nell’introduzione, gli italiani costituiscono il 61,4% dei detenuti per violenza sessuale, mentre il 3,6% sono stranieri. Come rilevato da Il Giornale, tuttavia, quest’ultimi sono una minoranza in Italia: costituiscono solo l’8% della popolazione. Su queste basi Il Giornale afferma che gli immigrati hanno maggiori probabilità di commettere reati sessuali.

Questa affermazione necessita di un contesto. Prima di tutto, la maggior parte dei casi di violenza sessuale si verifica all’interno della famiglia o tra conoscenti, la qual cosa incide sul numero di vittime che scelgono di parlare: infatti, come già detto, solo il 11,4% delle donne italiane e il 17% delle donne straniere che hanno confessato di essere vittime di violenze sessuali, hanno denunciato effettivamente l’accaduto alle autorità competenti. Inoltre, secondo ISTAT (2006-2014), le donne che hanno subito un’aggressione sessuale hanno maggiori probabilità di parlare e di sporgere denuncia se il loro aggressore è uno straniero.

Il problema è che non possiamo basarci esclusivamente sui dati statistici quando si tratta di comprendere la situazione nel suo complesso. La violenza sessuale è endemica ed è un problema strutturale che deve essere combattuto sul piano più profondo della comunità. Non ha colore, quindi è scorretto usarla per allo scopo di promuovere un programma politico xenofobo.

Entrambe le modalità di narrazione degli eventi che sono state sopra analizzate, emanano sentore di profondo disprezzo e mancanza di rispetto verso le vittime: da un lato, vengono messe in dubbio e perseguite moralmente e, dall’altro, vengono messe a tacere e la loro storia viene sfruttata per avvalorare il razzismo.

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