Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Personale/Politico, R-Esistenze, Salute Mentale

Di sovradeterminazione si può morire

Oggi e domani a Firenze trovate due giornate fitte di interventi interessantissimi e riflessioni necessarie. Avrei dovuto esserci anch’io ma ho dovuto arrendermi al panico da uscita e quindi condivido qui ciò che avrei raccontato loro. Spero partecipiate all’evento e che il mio scritto vi sia utile. Buona lettura!

——-/-///////////////::::::::::::::::::::;;;;;;;;;;;;;((((((((((

Da quando è iniziato il mio inferno? Non lo so più. Mi sembra di essere da sempre intrappolata in ragnatele enormi. Districata una se ne forma subito un’altra. Cos’è cambiato dunque? Il fatto che ora riesco a parlarne, anche se non ancora fisicamente. Il fatto che non me ne vergogno, che su di me non fa più presa lo stigma e non ho più la necessità di dover apparire efficiente, sicura, perfetta come la società mi vorrebbe. Mostro la mia vulnerabilità e me ne frego dei giudizi, dei commenti ingiuriosi sul web. Non importa, perché poco a poco, nella mia vita, sono stata in grado di liberare piccoli pezzi di me. Il mio vissuto personale è diventato politico, la mia vulnerabilità è diventata motivo per dare una mano ad altr* che ancora restano nell’isolamento e nella paura di essere additat* come anormal*, disadattat*, pazz*.

Sono sopravvissuta alle violenze di mio padre, ad una famiglia disfunzionale, a stupro, tentato femminicidio, un matrimonio riparatore, obbligata dai miei perché ero incinta. Per i miei la malattia mentale costituiva motivo di disonore e vergogna. Dove quindi è finita la violenza fisica e psicologica e iniziata l’oppressione e il senso di colpa per non essere considerata normale. Sono stata anoressica, bulimica, poi depressa, agorafobica, e per la prima volta ho chiesto aiuto venti anni fa circa. Ho incontrato medici boriosi e sessisti, sperimentato metodi di cura del tutto inutili, ingurgitato ogni farmaco possibile senza ottenere risultati. Nessuno aveva individuato un’origine post-traumatica tantomeno si era discostato dalla propria linea terapeutica. Alcuni medici sono così: semplicemente non ascoltano. Seguono linee guida e pretendono che ti calzino a pennello anche se non potranno mai esserti utili. La loro arroganza è seconda solo alla loro inettitudine.

Non ho la presunzione di autodefinire le mie diagnosi e terapie ma sono in grado di capire quando qualcosa mi fa stare bene oppure male. Alcuni medici mi hanno mortificata dicendo che il mio pensiero era sbagliato, io ero sbagliata, dunque nulla di ciò che credevo giusto in realtà lo era. Dovevo affidarmi completamente a loro, senza mai opporre critiche né fare “i capricci”.

Massacrata completamente la mia autostima ho tentato il suicidio anni fa e poi per fortuna ho incontrato una psichiatra specializzanda in gamba che mi ha permesso di forare la barriera che mi teneva costretta in un angolo. Ha diminuito i miei farmaci, ha voluto che facessi un controllo totale e così ho scoperto di avere un problema alla tiroide, un metabolismo massacrato, un corpo devastato, tutte conseguenze dei miei disturbi. Mi ha proposto soluzioni concrete per problemi concreti, mi ha riaffidato il controllo delle mie terapie, le ha concordate con me, mi ha trattata come io fossi una persona. Poi, purtroppo, è scaduto il tempo della sua specializzazione e io sono ripiombata nell’isolamento e non ho più visto il sole per anni.

Più di recente questo ha portato ad un altro tentato suicidio che mi ha portata in un’altra struttura, meno prestigiosa ma efficiente. Ho incontrato una psichiatra intelligente, empatica, che si è messa subito al mio servizio, perché questo un medico dovrebbe fare: offrire il proprio servizio. Tra alti e bassi mi ha permesso di guardare oltre, tornare ad accendere una lieve speranza, vedere una minima prospettiva. Anche lei mi sta a sentire, concorda con me terapie e metodi di riabilitazione, a volte condivide la frustrazione per dover assistere allo smantellamento del servizio sanitario nazionale, con l’organico ridotto al minimo in reparto psichiatrico e al centro salute mentale, con la spinta a pretendere da quelle come lei un maggiore controllo sociale, con il rischio che ciò si risolverà in nuove situazioni manicomiali.

Ho visto di persona di cosa parla. Tempo fa, un giorno in cui ho avuto una crisi, ho sperimentato la contenzione. L’ho vista applicare contro una ragazzina anoressica che si era strappata via il sondino nasogastrico. Il motivo per cui si applicano misure tanto repressive è celato dietro un “lo facciamo per il tuo bene”. Ogni istituzione autoritaria ti fa del male mentre dice di volerti proteggere. In un’altra situazione mi è stato detto che avrei potuto “fruire” del comodissimo elettroshock. Non è mai stato realmente bandito ed è tornato prepotentemente ad essere legittimato. Poco tempo fa psichiatri a convegno lo descrivevano come metodo utilissimo per curare le depresse post-partum.

La mia magnifica psichiatra mi dice che purtroppo sono ancora molti i medici che sostituiscono la loro voce a quella di pazienti inermi e la sovradeterminazione è sempre all’insegna del motto “faccio quel che è bene per te”. Chi sovradetermina, non ti ascolta, chi ti infantilizza e cancella la tua voce, non fa mai nulla che sia un bene per te. L’ho imparato sulla mia pelle ogni volta che mio padre pronunciava le stesse parole mentre mi picchiava, quando il mio ex mi strangolava seguendo il solito copione di victim blaming e autoderesponsabilizzazione. Quando un paternalista pretendeva di insegnarmi come le donne avrebbero dovuto comportarsi. Quando un’altra donna fingeva altruismo mentre esigeva totale allineamento alla sua posizione.

La sovradeterminazione è facile da capire se si pensa a occidentali che parlano al posto di orientali, bianchi al posto di neri, ricchi al posto di poveri. Così si creano e ampliano le differenze di genere, classe, razza, religione. C’è sempre qualcuno che pensa di saperla più lunga di te. La verità è che tanto più tu hai voglia di esprimere opinioni tue tanto più insistono nel volerti censurare.

Consapevole di questo, di dover liberarmi da stigma e vergogna, di dover far diventare il mio personale-politico ho deciso allora di raccontare pubblicamente la mia esperienza, senza filtri, senza timore. Ho ricevuto molte mail da persone chiuse nel proprio problema, segnate dal terrore, imprigionate dal panico. Questa la cosa più importante: le persone che mi scrivevano volevano raccontarsi, attendevano da tempo per poter ricevere ascolto e se quell’esigenza si è manifestata così presto sul web quante persone in quella situazione sono strette tra le mura di casa senza trovare uno spiraglio?

A darmi una ulteriore spinta per la mia narrazione pubblica sono state persone attente e solidali. Il gruppo della comunità edizioni Le Piagge mi ha supportata enormemente e pubblicherà presto una mia parziale autobiografia. Sorelle e amici sono venuti a trovarmi a casa e hanno interrotto il mio isolamento portandomi in dono un raggio di sole. Molto altro è avvenuto e spero presto di potervi raccontare di persona il resto. Per ora spero che questo contributo possa essere utile e vi ringrazio davvero molto per l’opportunità e per l’ascolto.

Per persone come me un gesto di attenzione è ossigeno. Mi riservo di restituirlo collettivamente meglio che posso.

Un abbraccio

Eretica Antonella

Una tantum
Mensile
Annuale

Donazione una tantum

Donazione mensile

Donazione annuale

Scegli un importo

€1,00
€5,00
€10,00
€5,00
€15,00
€100,00
€5,00
€15,00
€100,00

O inserisci un importo personalizzato


Abbatto I Muri vive di lavoro volontario e tutto quello che vedete qui è gratis. Aggiornare e gestire questo spazio è un lavoro che costa tempo e fatica. Se mai vi passasse per la mente di esprimere la vostra gratitudine basta un obolo per un caffè (alla nocciola). :*
‘Abbatto i muri’ is a blog and an online platform run by a volunteer called Eretica. It aims to raise awareness of Intersectional feminism. It also tries to support the LGBT community in Italy and victims of domestic violence and many other issues which occur in Italy.
Grazie davvero a chi vorrà contribuire alla causa!

Apprezziamo il tuo contributo.

Apprezziamo il tuo contributo.

Fai una donazioneDona mensilmenteDona annualmente

1 pensiero su “Di sovradeterminazione si può morire”

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.