A Tetta Alta, Affetti Liberi, Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Storie

A tetta alta

Al di là del buco c’è un ragazzo con gli occhi chiari. Ha pressappoco l’età di mi@ figli@ e misura il suo equilibrio su saperi incerti. Si fa un sacco di domande e non si accontenta di nessuna risposta. Un genio, ché non gli frega un cazzo d’essere impopolare, di una sensibilità fuori dal comune, che rompe le ovaie all’infinito se non riesci a cogliere le sue intenzioni perché quel che gli importa innanzitutto è di non essere frainteso. Se l’ho capito posso anche dire di non essere d’accordo ma se non l’ho capito non mi molla.

A scuola di femminismo e autodeterminazione presso luoghi strani e a lungo demonizzati, un viaggio attraverso l’orgoglio di autorappresentarsi e autodeterminarsi, anche male, a costo di farsi sputare addosso, per ritrovare forza, essenza, meraviglia dell’autodeterminazione che tante volte ti scivola via sotto al culo. Riprenderla per me non è stato difficile, bastian contraria come sono e forte, anche, ché dell’impopolarità mi fotte un cazzo, salvo, come per il mio nuovo amico, quando non hanno capito niente e rimpallano gli argomenti in modo assurdo.

Mi avevano avvertita quelli di là, però, che non sarebbe stato semplice, perché per loro è tanto più normale accettare la mia diversità, anche con estremo rispetto, perché della diversità hanno fatto uno strumento di lotta e di comprensione di se stessi, del proprio vissuto, che quegli altri che pensano sia un bene essere tutti uguali, tutte identiche, tutte schierate dalla stessa parte della barricata e senza dubbi.

Lui non si é mai permesso di dirmi cosa deve essere una donna, come avrei dovuto essere io. Mi ha raccontato il suo punto di vista su di se’, il maschile, elaborato autonomamente fuori dal pensiero dominante, ed è più spesso un problema di linguaggi che di significati perché nei significati, in realtà, è tutto molto comprensibile e condivisibile, almeno lo è per me.

E’ stato ore e ore a farmi scuola e io gliene sono grata e scriverò ancora di lui e di molti altri e molte altre che ho incrociato in un anno di viaggio in un mondo che avrebbe dovuto essermi ostile e mi ha regalato umanità, intelligenza, ironia, strumenti di comprensione del presente, amicizia, si, amicizia, perché ho degli amici che non condividono quasi niente o poco o tre quarti di quello che penso e dico io ma mi rispettano, mi stimano e non mi sputano addosso se dico “no”.

La prima cosa che il ragazzo dagli occhi chiari mi ha insegnato è che la generosità è un atto politico, il primo grande atto politico che viene subito prima un confronto in cui nessun@ rinuncia mai a se stess@ e la reciproca autonomia è veramente una ricchezza pur nella diversità.

C’è vita al di là del buco ed è una vita piena e tante volte meno miserabile di vite che hanno preteso di incrociarmi con ipocrisia in nome di presunte affinità per dichiarata associazione al brand donna+femminista, finché non hanno colto il punto essenziale, ovverosia che donne e femministe al mondo ce ne sono di tanti tipi e che la laicità non è un vezzo ma una necessità impellente nella mia umile vita.

Vi devo raccontare le cose che ho appreso perché sono davvero tante e ancora continuo ad apprenderne e vorrei faceste questo viaggio a ritroso assieme a me perché è stata una avventura meravigliosa, umanamente complessa ma che mi ha restituito davvero tanto e per questo intanto ringrazio in questo anticipo, breve ma spero intenso, con grande affetto, tutte le persone che ho incontrato, quelle che hanno speso tempo a spiegarmi, raccontarmi, mettermi a parte dei loro saperi, in una totale condivisione di cellule e di sangue, vero, perché trasfondere sapere a partire dal dolore, da quel personal/politico, richiede regali fatti di sangue che spero di non sprecare mai. Un grazie e un abbraccio immenso, qui, sul mio blog, a tetta alta, la mia, quella fiera, quella di sempre.

Ps: è una storia liberamente ispirata alla realtà. Ogni riferimento a cose, fatti e persone, è puramente causale ed è utilizzato soltanto per necessità narrative. 

1 pensiero su “A tetta alta”

  1. Solo per chiarezza, potresti riformulare il senso di questa frase? Non mi riesce chiaro…:

    (…) la generosità è un atto politico, il primo grande atto politico che viene subito prima un confronto in cui nessun@ rinuncia mai a se stess@ e la reciproca autonomia è veramente una ricchezza pur nella diversità”.

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