Antiautoritarismo, Comunicazione, Critica femminista

Lo sfruttamento (mediatico e istituzionale) delle minorenni

Esistono le babyprostitute. Ma non siamo contenti se non si spinge questa cosa al punto tale da farne derivare l’idea che esista un’emergenza. L’emergenza babypulle che gravitano nelle città, contro il cui mercato le istituzioni stanno facendo tutto il possibile. A porre sulla loro testa un enorme stigma morale ci pensano le donne d’altra generazione, e dunque siamo alle battute che volgono verso un ardito marketing istituzionale, servono tutori e forze speciali ad arginare lo sfruttamento delle minorenni, serve sorveglianza nelle scuole, educazione che insegni alle fanciulle a non comportarsi da zoccole, monito alle famiglie che devono meglio sorvegliare la verginità delle ragazze, e perchè no, forse, a qualcuno verrà perfino in mente di fare una legge ad hoc, perché da un simile tam tam non può che derivarne qualche proposta di tipo repressivo, onde per cui il governo farà la figura del padre/Stato/tutore che protegge le sue figlie.

Ma è esemplare come puoi leggere i media che alzano i toni, sempre più melodrammatici, alimentando il panico morale, per cui tra poco pioveranno “danger, pericolo babypulla” sulla tua vicina di casa, la compagna di scuola, la figlia dell’amica. E poi adulti, paternalisti, e adulte, maternaliste, si sentiranno in diritto di violare la privacy, non farsi i cazzi propri, attivare sorveglianze non richieste, giudicare, moraleggiare. E dunque vi racconto un aneddoto:

C’era una volta un mio conoscente, figlio di conoscenti dei miei genitori. Gente dalla mentalità abbastanza ottusa, in verità. Un giorno, ad una festa, ed ero al liceo, credo in prima, vedo arrivare il ragazzo che dopo due minuti mi mette le mani addosso e prova a infilarmi una lingua in bocca. Ero schifata, mi allontanai, lo allontanai, e oltretutto non mi piaceva proprio. Mi disse “sei una brava ragazza”, e si giustificò, da paraculo, dicendo che lo aveva fatto per provare se ero una ragazza perduta oppure no. Avevo a quanto pare superato l’esame.

Tornata a casa lo dissi a mia madre. Sai mamma, il figlio della tua conoscente ha provato a mettermi una lingua in bocca. Poi però mi ha detto che lo ha fatto “per il mio bene”.

Mia madre andò dalla signora e disse che il figlio era stato uno stronzo e la signora disse che però il figlio era tornato a casa vantando le mie virtù, per cui, di me che sembravo tanto “facile” in realtà si poteva dire che ero una “ragazza seria”.

Il giorno dopo, se non erro, ero a pomiciare con uno che invece mi piaceva ma questa è un’altra storia.

Il punto è che quando si attivano queste “emergenze” e si ordinano tutele, controlli, sorveglianze, diventano sempre e solo censure della sessualità e soprattutto mezzi per abusi di potere da parte di coglioni che altrimenti non potrebbero metterti le mani addosso mai.

Dimenticavo: usare le ragazzine per buttare un po’ di stigmi su di loro, per vendere più copie di giornali, aumentare accessi nei siti e fare marketing istituzionale E’ sfruttamento di minorenni. A fin di bene, certo. Se poi ci dite quanto avete guadagnato tutti quanti da questa storia siamo più content*.

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2 pensieri su “Lo sfruttamento (mediatico e istituzionale) delle minorenni”

  1. Dal morboso servizio che davano stasera su RAI 3, pare che ci sia anche l’emergenza dei “babypulli”. Ovviamente prima dell’avvento di Internet queste cose non succedevano, e l’adolescenza era tempo di castità e purezza.

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