Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Personale/Politico, Sessualità, Violenza

L’età del consenso delle “nostre” figlie

“Nostre” è ironico perché in questi giorni non se ne può più di sentir parlare di figlie “italiane”.

L’età del consenso in Italia è fissata a 14 anni con tutte le eccezioni che trovate qui.

Sotto quell’età si passa sopra la questione se la persona con cui ragazzina/ragazzino fanno sesso ha un’età non superiore ai tre anni più di lei/lui. Se non hai ancora compiuto tredici anni il tuo consenso non è valido. Se siamo sotto gli 11 anni si parla di stupro e di aggravante per pedofilia.

Dai 14 anni in su il consenso è valido purché non esistano parentele o legami in gerarchia di tutoraggio con la persona con la quale si fa sesso. Ed è ovvio che di stupro si può parlare sempre, quando non c’è consenso, qualunque sia la tua età, perché se hai detto no e qualcuno ti ha comunque messo le mani e qualcos’altro addosso hai tutto il diritto di arrabbiarti, reagire, urlarlo al mondo.

In Italia è anche punito lo sfruttamento della prostituzione, il favoreggiamento e l’induzione ed è plausibile che una ragazzina piccola non possa fare quel mestiere senza che vi sia la collaborazione o la sollecitazione da parte di una persona adulta. Sarà la persona adulta a pagare, nel caso in cui si scopre quale sia la sua partecipazione alla questione. La madre, il padre, l’amico che affitta l’appartamento, chiunque abbia in qualche modo fatto da tramite e favorito questa cosa.

Diverso è quando una ragazzina di 13 anni vende foto hard o fellatio ai compagni di scuola per una ricarica telefonica. Se nessuno sa nulla, lo fa di sua spontanea volontà, su spinta di un consumismo atroce e di perenni appelli ad acquistare per sentirsi superiori a chiunque altr@, difficile capire di chi, a livello individuale, sia la responsabilità.

Di solito si punta il dito sui genitori, poi c’è il degrado dei valori, si stava meglio quando si stava peggio, ai tempi del fascismo potevamo tenere la porta aperta, bisognerebbe chiuderle in casa e basta così.

Ora, a parte tutte le ricorrenti e petulanti idiozie che vengono pronunciate su questa materia, mi viene in mente che sono stata adolescente anch’io, ai tempi in cui il venticinquenne del catechismo pomiciava con la tredicenne sua adepta, il dentista mi toccava le tette mentre mi trapanava un dente e l’insegnante ci faceva scrivere nella parte più alta della lavagna per guardarci meglio sotto la gonna. L’apoteosi era il bottone slacciato per caso su un seno in erba che attirava l’attenzione di chiunque, con il parente paternalista che ululava un “vade retro desideri impuri” e ti sgridava “copriti, zoccola… non ti vergogni?“.

Mi viene in mente che per scoprire qualcosa sul sesso dovevo appropriarmi di risorse e saperi che custodivo in luoghi segreti, affinché nessuno sapesse, e che poi, nei momenti di pausa, studiavo anatomia e a volte mi ci masturbavo perfino sopra.

Sono sopravvissuta anche all’adolescenza di mi@ figli@ e quando mi chiedo come mai lei stia bene a volte mi scopro a dire che ho anche avuto tanto culo, persone con venti occhi tutto attorno, nessun@, me compresa, a cui certo sarebbe sfuggito l’uso di denaro extra per l’acquisto di roba di marca che tra l’altro a lei neppure interessava. Non ha avuto bisogno di studiare di sesso di nascosto perché con me ha parlato quanto e come ha voluto, ma tanto basta a preservare le figlie? Me lo chiedo, con un moto di comprensione per i genitori, perché so quant’è difficile e so anche che esistono genitori pessimi ma qualche volta anche troppo incasinati per pensare perfino a se stessi.

Crescono troppo in fretta, diceva ieri una mia amica, e in realtà mi infastidiva molto quel tono da matriarca dell’era scorsa, come se noi, cresciute meno in fretta, un po’ meno sgamate delle ragazzine d’oggi, fossimo meno soggette a subire abusi.

A volte invece mi sembra che le ragazzine siano adesso più capaci di difendersi, decidere. Più attrezzate a sputarti in faccia se lo vogliono e ad opporsi agli adulti con una forza che per me alla loro età era inimmaginabile. Per alcuni questo è male perché invocano più ordine e disciplina e vorrebbero imporre loro il sacro valore dell’obbedienza. Mute e sottomesse in alternativa a “per i cazzi propri” e “lasciate a se stesse”. Le vie di mezzo, si sa, non piacciono tanto dove stanno bene binarismi e dicotomie rigide. Ma quando una ragazzina esce di casa e va dove dice di andare tu che puoi fare? La leghi in casa? La incateni? La riempi di sedativi? La picchi? Perché c’è quella che ti chiede il telefonino nuovo e tu che non hai i soldi manco per campare le dici che s’attacca al tram e lei dopo due giorni arriva con un apparecchio ultimo modello.

Come ha fatto? Chi glielo ha comprato? E’ un regalo delle amiche, l’ha comprato il padre ché se i genitori sono separati è più facile prendere per il culo l’uno e l’altra, l’ha vinto alla lotteria, l’ha trovato per strada, giusto lei, in un punto x, e se l’è preso. Anche a volerci pensare non ti verrebbe mai in mente che una ragazzina possa arrivare a tanto e aldilà di quelle che sanno e che sfruttano la situazione e vendono i servizi sessuali delle figlie mi chiedo poi come si possa pretendere che i genitori, precarissimi, siano in grado di seguire figli e figlie tutto il giorno e tutti i giorni.

Però non era di questo che volevo parlare ma di sessualità adolescenziale, ché è l’argomento tabù per eccellenza, dove esiste ancora chi nega la possibilità che una adolescente abbia un orgasmo. Ci fosse un filino di educazione sessuale nelle scuole forse eviteremmo che le figlie ancora oggi rimanessero incinte a dodici anni. Basterebbe parlare loro di contraccezione e soprattutto accogliere quell’aspetto, affrontarlo assieme a loro, invece che cacciarle in casa d’altri a fare sesso con chissà chi.

Glielo dicevo sempre alla mia prole. Facendo attenzione a non crearle inutili paure. Se lui è più grande e non ti piace lo capirai, prende la mano e te la mette sul suo pene perché se ne fotte di farti provare emozioni, di guidarti alla scoperta di quel che può piacere a te. A lui serve uno strumento per farsi una sega e se quello strumento sei tu te ne rendi conto subito. C’è modo e modo, bisogna tu lo sappia. Se non ti piace, se ti mette a disagio, in imbarazzo, se non la vivi bene, se non ti eccita, se ti rimanda una sensazione di squallore, molla tutto, vieni da me e abbracciami. E’ per “più grande” io intendevo che lei ne aveva 15/16 e lui forse un tot di anni in più. Prudenze e chiacchiere in cui testimoniare l’esperienza a volte serve a evitare brutte delusioni.

Non devi vergognarti. Proprio non devi. Dimmi quello che vuoi ché a me interessa tu stia bene. Mi interessa solo questo. Che sul tuo corpo non passi mai nulla che tu non abbia desiderato. Mi importa che non ti riempiano di saliva e sperma considerandoti un inutile deposito di liquidi se tutto questo non ti piace. Cos’è il piacere? Come si fa a insegnarlo? Come si fa a parlarne? A diventare discrete all’occorrenza di fronte a figlie che hanno segreti e devono mantenerli tali.

Ti guardo, ancora oggi, preoccupata ad evitare di normarti l’esistenza e consapevole del fatto che tu sai come difenderti e nascondo una domanda che mi resta in testa: tutto il sesso che fai ti piace? Perché…sai?… a me qualche volta no. E se così è stato io l’ho detto. Può succedere. Che tu immagini di dover tenere le gambe aperte perché quello è il prezzo per sentirti amata. Perché le relazioni sono complicate e prima che arrivino altri a disciplinare i tuoi desideri hai da proteggere e scoprire quello che davvero tu desideri. Perché succede anche che se sei interessata a conoscere particolari che possano giovare al tuo piacere qualcuno ti chiamerà zoccola. Così. Gratis.

E pure lei però, chissà, è di una generazione e un contesto in cui a fare “cose” di sesso si comincia “tardi”. Ma in una metropoli? Dove le distanze sono infinite, per andare a scuola cambi tre linee di metropolitana, resti un giorno intero in giro e un genitore per venirti a prendere deve fare tre ore di traffico. In posti così, che tempo c’è per confidenze, chiacchiere, per osservarsi reciprocamente, per vederli crescere?

Ci sono alcuni aspetti di cui tenere conto. Capita a volte di vedere ragazzine di 13 anni che hanno le idee talmente chiare da lasciarti senza parole. Se una così ti dice che vuole fare sesso con un ragazzo, a parte informarla sulle precauzioni che dovrà prendere, che altro puoi fare? Quando e come si può ridiscutere l’età del consenso in una società che cambia?

Poi c’è tutto il resto e se c’è chi ti induce a fare quello che non vuoi fare, con te che te ne vergognerai in eterno, con tutti i giudizi che peseranno su di te e lo stigma che dalle compagne in su nessuno ti eviterà, hai il diritto di dire basta. E se dici no è no. Sempre. Che tu abbia 13, 14 o 60 anni. Nessuno può obbligarti a fare del tuo corpo quello che non vuoi.

Lo dico a viscere strette perché carnalità sanguigna dice che la carne della mia carne non si tocca. Non si tocca. A meno che lei non abbia l’età per capire e non voglia farsi toccare. A meno che.

6 pensieri su “L’età del consenso delle “nostre” figlie”

  1. Cmq, da “Glielo dicevo sempre alla mia prole” in giù è quanto di più bello e commovente ho potuto leggere finora, letteratura mondiale compresa. Anche perché non è facile sapere ciò che si dicono madre e figlia. Mia nonna ( è del ’33 ) mi ha raccontato che da piccola a scuola ( elementari ) le facevano tirare su la gonna per controllo igienico, e poteva capitare che le poche mutande che aveva fossero sporche e allora poteva indossare uno straccio o anche niente.

  2. Ho letto tutto d’un fiato il tuo post.
    Sono un ragazzo di 30 anni col terrore di diventare genitore d’una figlia.
    Vorrei fortemente una famiglia, la sto progettando con la mia fidanzata che presto se Dio vuole sposero’. Ma il pensiero di divetare padre d’una femminuccia mi terrorizza. Potrei uccidere se le facessero del male. Credo sia un sentimento autoconservativo della specie umana. Sarei un pessimo genitore per lei, ed invidio la tua sicurezza nell’affrontare certi temi con tua figlia. Per una vita più tranquilla e lineare, spero in una prole maschile, di sicuro più gestibile per me. Se cosi non fosse, sarà l’impresa più ardua di tutta la mia vita. Sono un militare…gia mi vedo fuori al balcone col fucile da cecchino quando il belloccio di turno la viene a prendere per portarla al “cinema”… ci andavo anche io al cinema…e dei film all’uscita non ricordavo nemmeno la trama…. 😭😭😭😭😭😭😭😭😭

    1. Forse se tu capissi che i figli non sono una propietà da difendere col fucile te la vivresti più tranquillamente. Un maschio o una femmina è la stessa cosa, non possiamo proteggerli da tutti i pericoli nè vivere la vita al posto loro. Come te la sei cavata tu , se la caverà tua figlia… Io ho una figlia, una creatura orgogliosa e fiera, non mi racconta le sue esperienze, è riservata,Mi dice, a me ci penso io, e io lo so che lo farà. Quando sono piccoli li aiutiamo a crescere, gli diamo gli strumenti per amarsi, non avere paura e tenere la testa alta,sempre, poi sta a loro decidre su loro stessi, maschi o femmine che siano.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.