Antiautoritarismo, Precarietà, R-Esistenze, Satira

#19o – La frustrazione del giornalista di regime

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C’è la manifestazione. Non è una notizia.

C’è una folla immensa di gente che ride, passeggia, racconta slogan. Non è una notizia.

C’è uno striscione magnifico, la sintesi è poetica e racconta la forza e la storia e la potenza di chi non si rassegna e lotta. Non è una notizia.

C’è un gruppo di ragazzi e ragazze che hanno fatto nottata per comporre dei cartelli in cui c’è scritta bellezza, tenacia, sogni, rivendicazioni. Non è una notizia.

C’è una donna che è arrivata con il passeggino e il bimbo e dice che ha lo sfratto e che non ha stipendio e abbraccia e bacia gli amici che guardano il bimbo e gli fanno le smorfie. Non è una notizia. Passa avanti.

C’è una ragazza giovane, carina, esteticamente spendibile sui media. Può scapparci una copertina. Dai, si. E’ proprio bona. In fondo che ce ne frega della lotta. Il punto è che c’è figa. Quella è una foto da fare.

C’è un ragazzo che ha uno zainetto nero. Bisogna seguirlo. Ha uno sguardo così e così. Sicuramente vi porta in mezzo agli scontri, ed è lì la notizia. Invece il ragazzo siede, apre lo zaino, e tira fuori panini per gli amici. Che palle! Neanche questa è una notizia.

Dopo un paio d’ore reporter, giornalista, sono talmente frustrati che inseguono scie di fumo immaginarie, sentono un pedardo in lontananza e comunicano in redazione che c’è un attentato, la tizia col fumogeno viene descritta come capo di un attacco ai “civili”, e poi arrivano all’angolo tra via tot e via bah e lì c’è una rissa di un tale che è sempre parcheggiato all’angolo, un po’ ubriaco, che bestemmia e insulta un altro che pure lui non sta tanto bene.

Ecco: fotografia, lancio d’agenzia e titoli da terrore mediatico. Abbiate paura. La piazza è terrore. Non scendete in piazza. Non lottate per i vostri diritti. Vedete? Siete in pericolo. Lì c’è brutta gente. Lì dove? Ma lì… non vedi? Dici che le uniche persone mascherate sono militari? Ma no… che dici. Dunque: se hanno fatto la zone rosse c’è un motivo.

Ecco. Articolo fatto. Prendi la foto dei due ‘mbriachi. Mettici due agenti che passano per caso, poi tira fuori una fotografia di repertorio dei black bloc, metti che uno degli ‘mbriachi aveva in mano una specie di rotolo di giornale e giù con l’analisi della fenomenologia del rotolo assassino, ‘ste armi contundenti usate dai manifestanti, immagina un sequestro di rotoli assassini nella vicinissima tipografia (il covo dei violenti).

E nel frattempo il corteo scorre. La gente aumenta di numero. I bambini ridono. Gli adulti cantano. I militari non c’hanno un cazzo da fare. Ma il giornalista ha avuto la sua storia.

Perché il punto è che se non c’hai una notizia, beh, inventala. Scoraggia le persone e allontanale dalle lotte. Devono sapere che dalla piazza non si torna. Devono saperlo. Devono.

E comunque, via, fategli un regalo a ‘sto povero giornalista. Non vedete che pena? Nessuno che indossi un passamontagnino per farsi fotografare? Capitelo. Ha famiglia, se non porta qualcosa ci sta che lo licenziano…

Bisogna essere solidali tra precari. No?

—>>>su twitter hashtag #19o e streaming su radio onda rossa. altre info qui e qui.

5 pensieri su “#19o – La frustrazione del giornalista di regime”

  1. Tutto bello e molto poetico, d’accordo, meno il disprezzo per chi lavora mentre gli altri passeggiano. Quando facevo io le manifestazioni tanti anni fa eravamo capaci di fare un serio servizio d’ordine che isolasse i possibili violenti (riconoscibilissimi), per non doverci poi lamentare dei giornalisti beceri e “di regime”. Chi porta i figli in manifestazione deve anche saperli difendere da queste cose. Non è poetico sfasciare o imbrattare vetrine, distruggere auto di qualche povero cristo, più povero di te, sputare sulle forze dell’ordine che devono supplire alle carenze di chi “organizza”. E’ mai possibile che la generazione degli ipod e ipad non sappia nemmeno fare le cose più semplici e si esponga in questo modo alle contestazioni più ovvie? Ricordiamocelo: un giornalista che tra mille manifestanti pacifici evidenzia proprio quello violento non è un irreggimentato, è semplicemente un buon giornalista. Se poi invece preferiamo baloccarci nel mondo delle favole, prego…

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