Antiautoritarismo, Autodeterminazione, R-Esistenze

#OccupyTurkey: le manifestazioni altrove. Tutto il mondo è paese!

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[La lotta, in Turchia, per riprendersi anche i baci in pubblico che lì pare siano vietati]

Polizia che picchia i manifestanti e che rende illeggibili (o non ha) i propri numeri identificativi. Lacrimogeni altamente urticanti che ti bruciano la pelle e gli occhi. Proiettili di gomma sparati addosso. Mezzi militari lanciati sulla gente che ogni tanto mettono sotto qualcun@. Arrestati torturati nelle caserme. Feriti inseguiti e braccati fin dentro i luoghi di soccorso improvvisato. Perquisizioni casa per casa. Rete wifi sospesa e censurata nei luoghi della repressione.

Lacrimogeni sparati dall’alto con gli elicotteri. Inseguimenti dei manifestanti in tutta la città militarizzata e battuta palmo a palmo dalla Polizia. I media che non dicono nulla di quello che sta succedendo e che quando trasmettono qualcosa dicono che si tratta di terroristi. La gente che invece ti soccorre, ti dà da mangiare, ti dà acqua, ti dà rifugio mentre scappi. I tanti feriti, i morti per via di proiettili, sicuramente deviati dai sassi, la tanta gente in rivolta che tenta di riprendersi il diritto ad esistere, manifestare dissenso, vivere. La lista di “cose” (farmaci, garze, maschere antigas, acqua, limone, tutto quel che serve) da portarsi dietro per andare a esprimere una opinione. L’elenco di numeri di soccorso medico e legale con gruppi volontari costituitisi apposta per stare dalla parte della gente che lotta. I privati che ti prestano la banda per connetterti e poter raccontare al mondo qualcosa.

Davvero succede in Turchia? E dire che trovo tutto ciò molto familiare.

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[Poliziotti con i numeri identificativi cancellati]

Per le persone che pensano che quello che succede altrove non ci riguarda penso sbaglino. Perché la repressione si muove sempre allo stesso modo, ovunque. Quel che cambia è la percezione che ne ricaviamo con la distanza. Quando guardiamo quel che succede qui da noi siamo divisi tra buoni e cattivi, crediamo a quello che ci dicono i media mainstream mentre tentano di fare apparire “cattivi” i manifestanti che subiscono la repressione, diventiamo comprensivi nei confronti dei governi e solidarizzate (voi, forse) con la polizia. Quando guardi le lotte di resistenza e libertà altrove tutto diventa un po’ più chiaro. Si capisce perfettamente chi fa violenza a chi. Perché qui da noi siamo un po’ così: ci piacciono le rivolte altrove e poi plaudiamo ad una legge fascista che in Italia manda in galera chi si ribella (curioso che ci sia chi tra i nostri media, per esempio, plaude a #OccupyGezi e poi butta fango su #NoTav). Uno sguardo globale, senza trascurare le complessità, per capire il locale sapendo che la lotta compiuta in locale diventa globale.

Sono tre, comunque, le vittime confermate in Turchia: Ethem Sarisuluk, Abdullah Comeryt, Mehmet Ayvalitas (però c’è chi dice che siano di più… ragazze e ragazzi feriti molto gravemente di cui si sa poco. C’è una ragazza investita da un mezzo militare, se ne parla ma non si sa molto… nulla di confermato)

– Ecco la risposta solidale dei #NoTav a Taksim, da Baruda.

– Da #OccupyGezi ai #NoTav e oltre: non esistono lotte «locali» – di Serge Quadruppani e Wu Ming

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E il sito di un gruppo lgbt a Istanbul che partecipa aggiornando via twitt

www.lambdaistanbul.org/s/

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Leggi anche:

#OccupyGezi: report dalla Turchia (dal comitato locale al movimento nazionale)

#OccupyTurkey: la censura dei media e la repressione porta a porta

#OccupyTurkey: muore Ethan. Per Erdogan è twitter la vera minaccia della società

– La repressione e le botte della Polizia in Piazza e il Victim/Blaming politico/sociale

1 pensiero su “#OccupyTurkey: le manifestazioni altrove. Tutto il mondo è paese!”

  1. Appunti:

    I media che tentano di spostare l’attenzione dalla gravissima questione turca ai gossip e alle solite beghe di quartiere sono patetici. Ridicoli mentre tentano di imporre l’agenda politica. Ridicoli mentre restano a margine e al traino dei new media di tutto il mondo che rendono visibile quanto siano anacronistici. Ridicoli a tentare soliti trucchi per distrarci in massa dai conflitti sociali, da tutto ciò che ci somiglia, da quello che è altrove ma è anche qui. Ridicoli, patetici e schizofrenici mentre accennano entuasiasmo per le rivoluzioni altrove e poi descrivono come criminali i #NoTav. Se anche qui non capiamo che è la gente come noi che deve e può imporre l’agenda e i temi da trattare, è la gente che fa le notizie e non i media che decidono di cosa noi dovremmo parlare, se non capiamo che abbiamo forza e potenza, continueremo a farci prendere tutti in giro. E non sarà mai rivoluzione perché la prima rivoluzione parte dalla forza che mostriamo di avere. La forza di essere indipendenti, di testa, innanzitutto.

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