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Riqualificare Napoli: rom e puttane rovinano l’immagine della città!

Come mi dice Monica, a proposito di questo articolo: dove alcuni vedono sacche di disperazione ed emarginazione altri vedono un problema di decoro urbanistico. L’intento è quello di ripulire l’immagine della città e senza vergognarsi del fatto che ci sia gente che rovisti nell’immondizia per mangiare, la preoccupazione prioritaria è quella di togliere di torno persone, esseri umani, che è bene non far vedere ai cittadini decorosi e al turista medio.

Cito dall’articolo del Corriere questo passaggio:

Le opere «già stanno apportando benefici — dice poi il presidente della Municipalità, — ma la piazza è ancora insicura: vi restano truffatori, giocatori delle tre carte, pacchisti. E su piazza Mancini resiste il mercatino rom delle immondizie». E poi, col buio, la piazza diventa a luci rosse, la prostituzione ai margini è anche minorile, invece ad ogni angolo dell’emiciclo sfilano ragazze, giovani e molto giovani, che a seconda del marciapiede su cui si sistemano vestono tutte in modo uguale, «come se avessero una sorta di divisa che secondo me equivale all’appartenenza al clan che le gestisce», dice Coppola. Così le “autorizzate” rimarcano angoli e strade, “l’offerta” è ampia già dalle 22.

Il pezzo parla di mille cose ma il titolo, ovviamente, viene riferito solo alle prostitute come se delle prostitute importasse davvero qualcosa. Vorrei davvero saperne di più di questa resistenza del “mercato rom delle immondizie” e a parte la orribile prostituzione minorile vorrei sapere se liberare la città, prima il lungomare e poi chissà che altro, significa mandare ai margini le prostitute, già marginalizzate a sufficienza perché spesso straniere, presso luoghi bui e lontani dalla città, di modo che sia più semplice aggredirle e fare loro del male.

E’ per questo brutto vizio di moralizzare i luoghi comuni e cittadini che le prostitute vengono spinte in braccio ai clan e non il contrario. Se la prostituzione fosse legalizzata, quando è una scelta, tanti di questi problemi sarebbero superati. Ma fino a che di prostituzione si occupa chi vede la questione solo come impedimento alla riqualificazione urbanistica, ché la loro presenza svaluta i prezzi delle case, non si guarderà mai agli esseri umani ma al vile denaro. Questo è uno dei motivi alla base di alcune delle tante ordinanze antiprostituzione fatte anche da tanti rappresentanti del centro sinistra, con commenti ammantati di bontà e fregola di soccorso che mascheravano paternalismo, moralismo e tutela degli interessi economici di speculatori dell’edilizia.

Chiudere la discussione sulle prostitute con questi appelli ridicoli e offensivi (per l’intelligenza) che appiattiscono il discorso su tutori e donne/vittime da salvare, senza che alle donne sia offerto alcuno strumento reale per rendersi autonome che non sia la criminalizzazione e la repressione, serve solo a rinsaldare una cultura patriarcale che usa la “tutela” sulle donne anche per “riqualificare” pezzi di città in cui speculatori vogliono investire. Immondizia, appunto, non persone. Perché l’immondizia la sposti e la levi di torno ma le persone prima di decidere qualunque cosa su di loro bisogna che le ascolti e che ti dicano cosa fare.

Su come stanno le cose a proposito di prostituzione leggi anche:

Mestre: salviamo le prostitute (e le prostitute non volevano essere salvate)

Sul perché non mi offendo se mi danno della puttana – ovvero ascoltare prima di sentenziare, non sarebbe poi così male!

Lettera aperta sui danni del modello proibizionista per la regolamentazione dell’attività di sex workers

Dichiarare illegale ciò che per alcuni è immorale è una deriva dittatoriale

Dell’obbligo di fare sesso nel matrimonio (la moglie è una puttana)

Modelli legislazione sul sex work e la scelta neo-regolamentarista

Cambiamo il punto di vista ma facciamolo davvero

Hai ciò che serve per essere una puttana?

Puttana si nasce o si diventa?

 

3 pensieri su “Riqualificare Napoli: rom e puttane rovinano l’immagine della città!”

  1. Il “mercato rom delle immondizie” è un esempio di quello che Latouche chiama “economia informale”. E’ un mercato dell’usato dove puoi trovare cose di bassissimo valore commerciale — una volta mi pare che ho visto una scarpa spaiata — che però, evidentemente, visto il movimento che gira intorna a quel mercato, sono cose che a qualcuno servono ancora. Oggetti che la società dei consumi considera “monnezza”, per molte persone, ai margini di questa società di merda, sono oggetti utili, da vendere e da comprare.

    Piazza Garibaldi è un enorme bazar. Si vende e si compra di tutto, vendono e comprano persone di ogni taglia e colore. E’ assurdamente caotica, e questo la fa percepire molto più pericolosa di quanto sia in realtà. Tutto ciò ovviamente non piace al megaprogetto grandi stazioni, che insieme a tanti benpensati cittadini vorrebbe piazza Garibaldi la “vetrina” della città.

    Da anni (dieci e più) la piazza è sede di un enorme cantiere, che limita il traffico delle auto, cancella marciapiedi, crea cunicoli d’ombra che generano paura. Esiste un progetto megagalattico per la “riqualifica” della piazza, che chissà quando sarà realizzato. Una riqualifica che temo non tenga in alcun conto tutta quell’umanità, gentaglia sporca, rom e immigrata per lo più, che vive la piazza, che la rende suo malgrado un posto vero e non un non-luogo di passaggio come sono le stazioni di altre città più che presentabili.

    Il centro storico di Napoli ha la caratteristica di essere una sovrapposizione di classi sociali. Molti del sottoproletariato urbano negli ultimi decenni sono stati deportati in periferia, ma il grosso resta in centro storico. Per molti questo è un problema che non permette alla città di decollare dal punto di vista socio-economico. In effetti è così che si riqualificano i centri storici. Si deportano gli elementi di disturbo, poveri, ignoranti, violenti e delinquenti, e si fa lascia tabula rasa per gli investimenti, i baretti radical chic, gli apple store, i ristorantini di lusso.

    1. Grazie di questa descrizione così puntuale e che chiarisce molto, in effetti, e meglio, dove sta il problema. Ancora più convinta che ‘sto progetto sdogani snobismi e pseudo razzismi targati a cura dell’intellighenzia borghese e sinistrorsa dalla quale, peccato, alcuni/e si aspettavano un po’ di più.

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