Personale/Politico, R-Esistenze, Salute Mentale

Il peso dell’anima

Sto sprofondando, lo sento, non riesco ad essere lucida, mi manca la scintilla, quel brillare che mi spinge a inventare storie in cui ciascuna possa ritrovare un pezzo di sé stessa. Non voglio tornare al mio lento pensare, non voglio tornare ad essere una figura ombra su un divano. Cerco di reagire ma il peso è imperioso, furioso, incrollabile nella tendenza a farmi scivolare verso il basso. L’umore non si assottiglia, non è mai leggero, il peso è consistente, mi pressa sul torace come se qualcuno rimanesse seduto sulle mie costole in ogni momento. Respiro a metà, senza ossigeno sufficiente cerco di riattivarmi ma non funziona. Non trovo la spinta, non so come fare, non so cosa fare. La psichiatra dice che i farmaci sono giusti, mi affido agli stessi, dunque cosa non va? Perché sto ritornando a sentire quel disagio molle, liquido, che mi attraversa come se sostituisse goccia dopo goccia il mio sangue?

Mi tremano le mani, non posso raggirare il mio stato nervoso, insiste, mi opprime. L’umore stabilmente oscuro, senza lasciarmi pensare ai momenti in cui tentavo il suicidio ma se non vedo una via d’uscita, se torno a formare la figura stanca senza capacità di inventare e scrivere, senza percepire la frase letta più volte, cosa dovrò fare. Come posso aggiustare le cose. La pesantezza mi rende incapace di alzare la testa o di dare spiegazioni a domande semplici. Non riesco a consolarmi o a confortare. Non posso fuggire e l’oppressione ritorna. Tutta l’elaborazione trascritta, il racconto delle esperienze passate, la sensazione iniziale di euforia per aver immaginato di poter vedere un raggio di sole. Oggi immagino una eclissi perpetua, il corpo non muove nelle direzioni che ordino, provo fatica a schiacciare un tasto dopo l’altro, per tentare di liberarmi e capire, come faccio sempre. Scrivere per fare emergere l’origine di un disagio, individuarlo, annientarlo, affrontarlo. Quel che sento è un flusso di legacci che mi tengono sospesa senza permettermi di scivolare e poter camminare con le mie gambe.

Voglio essere autonoma, mi devo arrendere ad una vita fatta di richiesta di assistenza, mi devo sentire in colpa per questo, devo notare la delusione sul volto amico che spera e dispera pensandomi adeguata ai suoi bisogni senza capire quali siano i miei. Mi resta la stanza tutta per me, per adesso, la visita medica tra qualche giorno, l’incapacità di conciliare con gli impegni, rinviati, fino al momento in cui potrò dirmi di nuovo pesantemente mossa da una voglia di vivere e respirare per intero. Il peso sul torace è fatto di materia viva, mi sposto e si riadatta, mimetizza la forma insinuandosi nelle fessure o tra le curve. Non mi abbandona, non so perché, non se ne va. La tristezza mi consuma, mi ero illusa per quella piccola fiamma, ora sono arrivata a vedere bruciare l’ultimo morso di candela.

La depressione è un problema che ha cause ed effetti, io curo i sintomi, lei resta, aggrappata a me come se pregasse di poter godere di vita, rubando la mia. Di questo passo temo che finirò ancora in un reparto psichiatrico, dovrò ricominciare ancora, oppure smetterò di sperare, perché non c’è speranza, non c’è un obiettivo che mi tenga al momento libera da quel peso. Sta vincendo, la mia partita è quasi persa. Continuo a giocare, mi restano poche mosse. Non so se ce la farò. Intanto ingoio lacrime e spero di non dover spiegare a nessuno come sto perché non sono in grado di dirlo, di raccontarlo, di fare sentire la mia voce, di portare le ossa oltre la porta. Incatenata qui, per ora, in una battaglia che non ha mai fine.

Scusate se non riesco a mantenere gli impegni o a rispondere. Non ce la faccio, adesso.

Eretica Antonella

1 pensiero su “Il peso dell’anima”

  1. Io ho un pensiero fisso. Quando accadono queste cose, quando le cose non funzionano più come prima e sembra non ci sia alcun motivo valido per ciò, io penso sempre che sia colpa della “chimica”. Che brutalmente vuol dire per esempio che assumi tuo malgrado delle sostanze (di cui magari non sei neppure consapevole) che cambiano le cose. Magari nell’aria. La butto lì… A me delle semplici candele profumate mi stravolgono. Chissà che per te non sia qualcosa di simile… Oppure potrebbe essere qualche altra sostanza. Fa più freddo… forse qualcuno ha cominciato a bruciare legna nelle tue vicinanze e questo ti causa quel malessere?

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