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Depressione e disturbi alimentari: terapie punitive

In questi giorni non riesco a restare sveglia a lungo, dimentico le cose, perdo il filo logico dei pensieri. Mi sembra tutto sia ovattato. Eppure i farmaci sono gli stessi, dunque il problema risiede altrove. Dove? Col tempo dovrei assuefarmi ai farmaci, non dovrebbero indurmi un sonno maggiore. Ma qualcosa non funziona con il metabolismo e l’alimentazione. Sapete già che non si indagano le cause ma in Italia si promettono soluzioni miracolose agendo sui sintomi. L’anoressica viene munita di sondino nasoesofageo per la nutrizione coatta e alla bulimica si toglie il pane. In quindici anni di consultazioni con vari psichiatri nessuno mi ha fornito risposte esaurienti e per quanto io tentassi di capire e leggere molto sull’argomento non trovavo nulla che fermasse quella pulsione. Quando la psichiatria si arrende, perché è così, ti consegna al chirurgo bariatrico che ti affetta lo stomaco, come nel mio caso, in modo da farti sentire tutte le difficoltà della nutrizione con una striscia minuscola di stomaco, una digestione che non funzionerà mai più come prima, l’obbligo di assumere integratori perché non potrai assimilare certe vitamine, e gastroprotettori ogni giorno perché senza solo il passaggio di un morso di pane procura fastidio e se aggiungo altro anche dolore. I primi tempi sono stati disastrosi e le visite di controllo terminavano con conferme da parte mia del fatto che mangiare mi portava a frequenti rigurgiti, vomito spontaneo. Due cucchiai di pasta e un po’ d’acqua bastano per provocare un intenso bruciore e il rigurgito.

Quindi ho dovuto apprendere, facendo cavia di me stessa, nuovi modi di nutrirmi, distanziando i pasti, non mangiando mai oltre una certa quantità, non bevendo durante i pasti e neppure dopo, posso farlo a distanza di molto tempo. Non risolvendo la causa della pulsione tentavo l’abbuffata con risultati disastrosi. Notti a vomitare l’anima o, in alternativa, dato che non si digerisce come si dovrebbe, a restare incollata al cesso perché come conseguenza arriva l’incontinenza. Un sorso d’acqua e subito al cesso. Cino non digerito bene e diarrea per giorni. Per forza ho perso tipo 40 chili in breve tempo ma ne ho ripresi alcuni quando ho imparato a gestire il corpo amputato e a capire cosa in effetti mi procurava malessere oppure no. Non posso usare lo zucchero bianco o prodotti conditi con zuccheri trattati, il bruciore è insopportabile. Non posso mangiare certe robe farinose, sfoglie pronte o alcuni tipi di pizza e alcuni tipi di pane per via del lievito che gonfia quel morso occludendo lo spazio che serve a far passare il cibo. Frutta con troppi zuccheri diventa indigesta. Non ho mai avuto problemi con l’anguria, ora mangiarla mi provoca la diarrea. Entra ed esce intera. Il metabolismo non funziona. Questo mi appesantisce, non nel senso di chili ma nel senso di effetti come sonnolenza eccessiva o altri sintomi da confusione.

La bulimia non è mai stata risolta. Sono stata semplicemente punita. Il cibo diventa la punizione. Lo vivo come un problema. Ad un certo punto ho detto ai medici dei controlli post bariatrici che era inutile andare da loro perché tutto era cicatrizzato e io non sono così idiota da farmi esplodere il pezzo di stomaco rimasto. Però chiedevo aiuto per la bulimia e non sapevano cosa fare. Loro volevano ridurre l’obesità. Ho perso chili ma la percentuale di grasso temo non sia diminuita molto. Avevo già problemi con la tiroide che sono peggiorati. Dunque pur amputando pezzi sparsi di me non sono mai stata bene. Ora dovrei tentare di capire cosa c’è che non va e nelle analisi va tutto ok, valori nella norma, dicono, e altri al limite per via dell’età e degli effetti collaterali di farmaci e vita autolesionista. Quello che non capisco è perché sto così. Non riesco a leggere, ascolto audiolibri, per tenere la mente in allenamento e non perdere il contatto con il sapere. L’unica cosa che mi preoccupa è di perdere la capacità di ragionare lucidamente. Questa lentezza, l’asimmetria tra ciò che vorrei fare e ciò che riesco a fare mi fanno sentire un’invalida, dunque sono un’invalida. Tutto quello che si vive nel mio stato nn è una sciocchezza ma è altamente invalidante. La prossima volta che qualcuno parla di disturbi alimentari come di “devianze” o di fatti dovuti alla scarsa volontà credo mi riprodurrò in olografia presso quel soggetto ignorante per fargli vedere la mia radiografia con tutto lo squilibrio dei miei organi interni. Non ho ancora cominciato con il reinserimento socio terapeutico perché non mi reggo in piedi. Mi sento una chiavica e non so produrre nulla di utile. Vorrei solo starmene al buio, in silenzio, senza dover dar conto a nessuno di quel che mi succede ma non posso. Devo tranquillizzare chi mi sta accanto e mi preoccupa pensare che non capirebbe. Non saprei neppure come spiegare cose che non so. In certi casi questo mi porta a scegliere il silenzio. In altri parlo perfino troppo. Comunque sia, vi auguro una buona serata.

Eretica Antonella

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