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Mad Max Fury Road: ma sul serio pensate che sia un film femminista?

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***Avviso Spoiler***

Mad Max Fury Road è stato “schedato” come film “femminista”. La Furiosa di Charlize Theron sarebbe femminista e c’è chi ha addirittura scoperto, dopo attente indagini, che ci sia dietro la consulenza di Eve Ensler, già autrice de I Monologhi della Vagina e ideatrice dell’iniziativa interspaziale One Billion Rising, criticata due anni fa perché colonialista e l’anno scorso perché legittimava le galere. Quest’anno credo sia passato senza morte e ferite e dunque non se ne è parlato così tanto.

Del femminismo intrinseco del film se ne sarebbe accorto un tale targato come maschilista che ha avvisato la popolazione maschile circa il fatto che le femmine (e come si permettono?) abbiano invaso anche gli action movie. Non s’è mai vista, d’altro canto, una supereroina che spara, incendia, salva il mondo. Questo ruolo è da lasciarlo solo agli uomini che senza la spinta virile altrimenti che cosa possono fare nella vita?

Eppure i critici devono essersi persi il fatto che ci sono un bel po’ di film, ormai che, dalle puntate per adolescenti a quelle per adulti, raccontano di ragazze, sedicenni, ventenni, e via così, che sono acclamate protagoniste di altrettante trilogie di fantascienza o di fantasy. Ma forse un maschilista è di una generazione un po’ vecchiotta e allora non ha visto gli sviluppi della faccenda. Ad ogni modo rassegnatevi, le donne hanno invaso il pianeta e ora si prendono anche i vostri film preferiti.

Torniamo a noi. Per chi non vuole sapere com’è la storia fermatevi qui ed evitate di leggere, altrimenti continuate.

La storia parla di un eroe di altre venticinque puntate in stile Rocky, ma post apocalittico e decisamente più bono. Due labbra, signora mia, che te le sogni la notte.

L’eroe, torturato da visioni di vittime che non era riuscito a salvare, contrito per non aver svolto fino in fondo il suo dovere, con un carattere che pare quello copiato da un reduce dal Vietnam, viene catturato da un pugno di gente che vive alla Cittadella. Lì c’è un furbone làriu (brutto come la morte) quanto il profumo dei piedi appena liberati dalle scarpe da tennis, che dopo aver impoverito di risorse il pianeta, in collaborazione con altri làriuliddi pure loro, praticamente fece quello che la mafia aveva già attuato anni addietro. Si fece la riserva d’acqua e una coltivazione in altipiano e una volta ogni tanto apriva i rubinetti per far cadere gocce sulla gente affamata ed assetata. Il tizio non si accontenta solo di questo ma adopera le donne, meglio conosciute come madri, come mucche da mungere per nutrire di latte un esercito di figli bianchi come lenzuola, e per partorire altri figli con la speranza che dall’unione di sirene, che non si capisce da dove vengono, bellissime donne in unione con il bruttone che comanda, possa venire fuori l’uomo perfetto. Max viene catturato perché viene identificato come donatore universale e il sangue umano assieme al latte materno costituiscono la principale risorsa che nutre i guerrieri. ‘Sti cazzoni, al solito rincoglioniti dalle parole del capo/santone, pensano di poter proclamare la jihad e crepare combattendo, perché se lo fanno andranno a stare in un posto chiamato Walalla. Okay, questo è il contesto. Fin qui niente di nuovo.

Una ex madre passata di grado, tale Imperatrice Furiosa, interpretata da una bellissima Charlize Theron, deve guidare un convoglio per reperire gas per la Cittadella. Senza dire bà o zù o passiccà decide di scappare, portandosi dietro le madri, per raggiungere la zona verde a gestione di un matriarcato amante della terra. Ora ha inizio lo scenario sicuramente influenzato dalle frequentazioni ecofemministe della Ensler, parlo di Vandana Shiva e dintorni. Metti un po’ di stereotipi in pentola, cucina a fuoco lento, esagera tutto un po’ e poi a cottura pronta servi un film che pare femminista ma a mio avviso proprio tanto non lo è.

Le donne sono eroine si ma in difesa di partorienti, ventri materni che custodiscono la vita, frutto di gravidanze imposte, e che al limite possono portarsi dietro un paio di uomini se assolvono al ruolo paternalista, da tutori, protettivi, salvatori delle fanciulle indifese, vestite di bianco, simbolicamente angelicate, tutte esclusa Furiosa. A Max non si poteva attribuire ruolo più da viril maschio, perciò, lo dico a quelli che temevano il peggio, state tranquilli perché avete dalla vostra un femminismo che vuole le donne legate al valore della vita, ai ruoli riproduttivi e di cura e gli uomini come sorveglianti delle fanciulle riproduttrici della specie. Il posto che tentano di raggiungere, dopo grandi inseguimenti, la terra verde, dovrebbe teoricamente essere custodita da donne, pure quelle chiamate madri, che conservano i semi di ogni tipo d’albero (e alla Shiva piglia un coccolone dalla contentezza) per poi piantarli e ridar vita a madre natura, e ricorre il termine madre, grazie alla loro sapienza e al loro naturale pacifismo.

Perché la divisione di ruoli è perfettamente delineata. Gli uomini sono mostri, distruttori, sfruttatori delle risorse della terra e delle donne, queste ultime invece sono creatrici (vi torna in mente il ritornello della canzone di One Billion Rising? Siamo madri, siamo creatrici, eccetera eccetera), generano vita, restituiscono rigogliosità al deserto e muoiono per questo obiettivo e non per altro che questo. Gli uomini sono avidi speculatori che tutto usano per pura avidità e le donne invece pensano soltanto a salvare il mondo.

Qui arriva anche un tenue venticello del femminismo della differenza, ovvero quello che dice che le donne sono migliori degli uomini e gli unici uomini accettabili sono quelli che fanno quel che dicono le femministe, dopo essere passati per un periodo di rieducazione e rigenerazione delle buone intenzioni. Una madre libera dal mostro interiore un soldato del male e quello addirittura si sacrifica per ella. Mad Max, torturato perché aveva lasciato indietro vittime senza poterle salvare così tenta di ritrovare la redenzione. E qui entriamo in tema mistico e perdonatemi se non mi addentro perché vorrò credere che almeno in quella parte lì vi sia sfuggita la noiosissima versione dell’uomo contrito e perciò fascinoso. 😀

Non vi racconto la fine. Vi dico solo che quando gli sguardi di lui e lei si incontrano, perché si salvano a vicenda, da action movie si trasforma in un romanzo epico con lui che poi sparisce all’orizzonte. Guardatelo, poi ditemi. Queste le mie sensazioni a pelle. E io spero, seriamente, che per un prossimo film non si dica che è femminista, perché il solo fatto che i media mainstream lo dichiarino tale, ossia riconoscendo solo il “femminismo” egemone che oramai è diventato un buon veicolo per riportarci tutte indietro di vari secoli, significa che femminista non lo è affatto. Perché la discussione generata dal misunderstanding dovuto fondamentalmente ai maschi-listi che hanno fatto il perfetto gioco di quel tipo di femminismo, è stato manna dal cielo per far aumentare le vendite di biglietti, nel senso che molte persone, dal momento in cui si è saputo che qualcuno voleva boicottare il film perché femminista, per dispetto sono andat* a vederlo anche se non gliene fregava niente.

Ah, giusto per dirne un’altra, i personaggi sono tutti etero e le madri della terra verde non si capisce come abbiano generato figli dato che di uomini con loro non ce n’è manco uno. Alla prossima recensione dunque, e spero non siate rimaste deluse.

 

17 pensieri su “Mad Max Fury Road: ma sul serio pensate che sia un film femminista?”

  1. Che tristezza! E lo dico da persona che ha apprezzato parecchio il film, non perchè “femminista” ma perchè visionario e folle come mi aspettavo dal vecchio genio pazzo di Miller. Ma davvero in un mondo così stilizzato e manicheo c’è chi va a sottigliare di femminismo e maschilismo? Per me chi esalta il film per questo motivo è allo stesso livello di chi ha criticato Joss Whedon perchè la Vedova Nera è sterile.

  2. “… un femminismo che vuole le donne legate al valore della vita, ai ruoli riproduttivi e di cura … Il posto che tentano di raggiungere, la terra verde, dovrebbe essere custodita da donne, chiamate madri, che conservano i semi di ogni tipo d’albero per poi piantarli e ridar vita a madre natura, grazie alla loro sapienza e al loro naturale pacifismo”
    Eccetto che per l’espressione “vuole le donne legate”, QUESTO E’ FEMMINISMO.
    Cos’altro dovrebbe essere il femminismo secondo te?
    Cioè, una volta tagliati e seccati i rami della società patriarcale (guerra, stupro, appropriazione, sfruttamento, Stato, Chiesa, Famiglia, eccetera) cosa pensi che rimanga?
    Terra, vita, riproduzione, cura, madre, natura.
    Quale di queste parole ti provoca l’orticaria?

          1. Bene. Dopo aver spiegato quale femminismo ti fa venire l’orticaria e quale femminismo ti sembra antiquato, ti rimane da spiegare cos’altro dovrebbe essere il femminismo secondo te.

          2. Magari si potrebbe riflettere, già che ci siamo, che non sono tutti maschi quelli che deforestano e sversano petrolio in mare, che ci sono anche molte donne che sostengono le guerre neocolonialiste, pardon le esportazioni di democrazia, magari con la scusa che bisogna liberare le donne “di quei paesi là” dal velo, e quindi giù bombe. Quindi collegare le donne alla vita e il maschile allo sfruttamento delle risorse e alla guerra è semplicemente ingenuo.

            Poi, queste equazioni femminismo = maternità = ecologia, disturbano alquanto anche me. Intanto implicano che per essere femminista io debba ambire a procreare, e già qua non ci siamo: femminismo vuol dire che devo essere libera di fare ciò che voglio, non ciò che vogliono Eve Ensler o Vandana Shiva o chiunque altro.
            Inoltre per come la vedo io, dubito che contribuire ad accrescere la popolazione mondiale possa definirsi un atto ecologista: le nostre risorse naturali sono in rapido esaurimento, il che non può che accrescere la competizione per accedere ad esse. Quindi procreare può essere qualcosa di positivo per te, se è quello che desideri, e per la creatura che hai messo al mondo, se sei in grado di crescerla al meglio; ma non è un atto di amore per la terra, questo proprio no.

    1. “le donne (sono) legate al valore della vita, ai ruoli riproduttivi e di cura … Il posto che tentano di raggiungere, la terra verde, (che) dovrebbe essere custodita da donne, chiamate madri, che conservano i semi di ogni tipo d’albero per poi piantarli e ridar vita a madre natura, grazie alla loro sapienza e al loro naturale pacifismo”
      Potresti spiegare più nel dettaglio per quale ragione “QUESTO E’ FEMMINISMO”?
      Magari è una mia impressione (per curiosità…sono il solo?), ma messa così, senza ulteriori spiegazioni pare che “femminismo” non sia altro che una mitologia escatologica fecondata (stuprata?) dal un nazionalismo sciovinista che immagina le donne (e quindi gli uomini) “un sol popolo” oltre il tempo, le culture, le differenze, ovvero due specie (razze?) distinte, con conseguente tendenza alla mistificazione, al manicheismo fanatico di sentirsi migliori/innocenti (razza superiore?) “per natura” in base alla forma dei genitali…
      Cioè…Messa così sembra che “femminismo” sia un frutto avvizzito di qualche “ramo secco della società patriarcale”, per dirla con parole tue. Ma magari non intendi questo per “femminismo”.
      Potresti perciò entrare più nel dettaglio?

      1. questo per me è un femminismo che non pratico e non racconto perché non mi somiglia. un femminismo che crede alle divisioni di ruoli per natura e immagina che le donne siano migliori degli uomini, dunque associa la fertilità al raccolto della terra e terra e donna, o ventre materno, sono simbologie evidentemente patriarcali. lui semina, sei custodisce il seme, poi c’è il raccolto. per raccontare perché vandana shiva considera le donne capaci di fare questo, di conservare i semi della terra e di dare vita ad altra vita, devi dirti che lei e altre donne, in india, si sono ribellate ad una multinazionale che aveva brevettato il seme di una qualità di riso, basmati. c’era il divieto assoluto di prendere i semi che la stessa pianta forniva perchè dovevi comprarli. quelle donne compirono un atto di disobbedienza e, nella tradizione ghandiana, cominciarono a seminare autonomamente, a occupare terre e seminarle, contemporaneamente sono andate a processo con la multinazionale, mentre molte di loro venivano arrestate, e hanno vinto la causa. quel riso non è brevettabile. in quel senso il loro femminismo è grandioso ma io non lo associo all’essere femmina. altre invece si. prendi quel femminismo e riapplicalo in una società occidentale e vedi cosa ne esce.

        1. ops…ehm… scusa 🙂 veramente era una domanda (lo ammetto, piuttosto polemica) a luciallevi… ero sicuro di aver digitato su “rispondi” al suo primo intervento.

        2. Scusami ancora, ti leggo da tempo, e non avevo dubbi su cosa pensi e sul tuo rapporto con questo tipo di femminismo…sul momento non capivo perchè lo ribadissi e credevo di aver rivolto a te per errore la domanda (polemica) e che l’avessi recepita come una critica.. di qui la mia prima risposta 🙂

          Grazie per il chiarimento su Vandana Shiva. In effetti, tanto quanto rientra nella storia di resistenze delle comunità all’espropriazione dei mezzi di produzione, all’imposizione di un’organizzazione del lavoro e quindi di un mondo simbolico imposto dall’esterno, questa lotta non è associabile in modo esclusivo, come dici, all’essere femmina.
          Tuttavia, nel concreto, quella battaglia l’hanno fatta quelle donne sulla loro pelle, in quella terra, in quella cultura perciò chissà fin dove si diramano le radici di quella ribellione. Se Vandana Shiva e le sue sorelle (non c’è ironia qui) ritengono di definire questa battaglia come il loro femminismo (come anche tu lo definisci) avranno pure le loro buone ragioni.

  3. Vanno bene le critiche a un film.
    Vanno bene le critiche allo sfruttamento commerciale di una idea di femminismo.
    Vanno bene le critiche a una strategia politica di “inclusione sociale”.
    E vanno anche bene le critiche interne al movimento femminista, con corredo di manifesti programmatici che rifiutano qui e dissacrano là, che prendono le distanze da questa e da quella.
    Ma dopo questa tabula rasa cosa rimane?
    Certo.
    Credo anch’io nell’autodeterminazione.
    E sono la prima a sbandierare la mia liberazione sessuale.
    Ma ci sono altre liberazioni altrettanto importanti.
    E non credo che queste altre liberazioni mi vengano concesse aggratis in proporzione al numero di persone che mi scopo con autodeterminazione.
    No,
    Adrienne Rich e Vandana Shiva non hanno proclamato delle verità assolute apprese in sogno dalla Grande Madre.
    E ci sta che una femminista del 2015 voglia spingersi più avanti.
    Ma queste pose nihiliste e iconoclaste (nelle quali piace anche a me indulgere) sono un lusso che ci possiamo permettere?
    Quale progetto proponiamo in cambio?
    In quale modo il partire da noi stesse per autodefinirci e autodeterminarci sradicherà dalla storia e dal pianeta l’aberrazione patriarcale?
    Un programma di riforma sociale e di decrescita please …

    1. Se Adrienne Rich e Vandana Shiva non hanno proclamato delle verità assolute apprese in sogno dalla Grande Madre, qual è il senso di propinare, oggi, narrazioni quali quella illustrata da Eretika?
      (ma poi… chi lo dice a queste sorelle di non prendere tutto troppo alla lettera?
      http://www.iotunoivoi.it/default.aspx?language=it )
      Eppure già a fine ottocento c’era chi avvertiva che la mitologia della naturale bontà feconda e salvifica della donna che avrebbe salvato il mondo rovinato dalla naturale violenza ed egoismo dei maski era roba avariata (mi viene in mente Emma Goldman, ma non era l’unica).
      Ma mettiamola in altri termini: questa narrazione sui saperi arcani e salvifici delle donne e del piccolo manipolo di risvegliate che salverebbero l’umanità dal patriarcato cattivo dei maski svegliando le altre sorelle dormienti,….quanto serve e quanto è di ostacolo a un definitivo superamento della logica per cui se nasci in un certo contesto dato, la tua vita dovrebbe essere definita una volta per tutte all’interno di confini di ruoli sociali, sessuali, etc i quali, in quanto “naturali”, naturalmente sarebbero invalicabili e che quindi dovresti onorare pena l’esclusione e la violenza?
      Perchè se questa mitologia non servisse ma anzi fosse frutto di quella logica allora forse sarebbe il caso di fare spazio mentale pulito dalla spazzatura.
      Se invece fosse vero.. se fosse naturalmente impossibile per dei maschi contribuire a “un programma di riforma sociale e di decrescita”… se per uscire dall’inferno patriarcale nel quale l’umanità è caduta dopo il peccato della scoperta della necessità del seme maschile per procreare, il separatismo e l’esclusione dei maschi fosse una condizione imprescindibile (se no, brutti stupratori-natiche non sono altro, mandano tutto in vacca) non sarebbe meglio seguire il piano SCUM?

      No perchè dico…ce lo possiamo permettere un rischio simile? C’è in ballo il superamento del patriarcato e la salvezza del mondo in fondo…no?

  4. secondo me Vandana Shiva non ha imposto delle verità assolute ma ha semplicemente detto la sua opinione. anche perche e nata in India ed ha lottato a lungo contro gli aspetti negativi della sua cultura nativa, come la violenza sulle donne (principalmente per via della dote), il problema delle caste che purtroppo esiste ancora in molte zone, ecc
    io credo che sia una donna molto coraggiosa

  5. Capisco questa visione del film, e la condivido, nonostante il film mi abbia fatto saltare sulle poltrone per quanto mi aveva gasato. ‘Femminismo’ non vuol dire che tutti gli uomini sono distruttori, come neanche che non tutte le donne non devono voler avere una famiglia con un marito e dei figli e magari anche fare la casalinga . Insomma, non è che abbiamo il potere della vita solo noi donne, abbiamo bisogno anche del potere fecondativo dell’uomo. Però, cosa ci si può aspettare da Hollywood e, soprattutto, da un film block-buster? Magari questo è stato uno dei primi piccoli passi per i film di questo genere, bisogna abituare il pubblico a poco a poco :p

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