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Sorveglianti

Fin dai tempi più remoti i ceti superiori corrompevano alcuni esseri inferiori al fine di preservare il proprio potere. Il compito di quelli che venivano illusi di far parte di una classe media era quello di difendere unicamente i privilegi di chi guardava il mondo attraverso lenti ampie, dall’alto di un attico e della propria elevata funzione ereditata da nonni, padri, comunque gente arricchita grazie al sudore degli altri condannati a raccogliere polvere e umidità in un seminterrato.

La società non aveva realmente subito una qualche evoluzione. Ricchi assoldavano poveri affinché reprimessero rivendicazioni e dissenso espressi da altri poveri. Il messaggio era chiaro: se non usi toni compiacenti coi potenti, se non ti schieri e non li lasci a godersi tutto ciò che ti rubano, infine vorranno la tua testa. Serve che tu sappia che se resti in vita, a esercitare qualche marginale mansione, a illuderti di avere voce in capitolo sulle decisioni che pure ti riguardano, a sognare di poter raggiungere vette che inseguirai invano, scivolando lungo pareti rigidamente verticali nonostante tu abbia tentato di graffiarle, le unghie spezzate, il sangue profuso dai polpastrelli, se puoi tentare e in ogni caso fallire lo devi alla pietà dei ricchi.

La questione è più complessa di così: ai ricchi servono i poveri affinché possano accrescere la propria ricchezza. Perché i poveri sono mano d’opera, operai, lavoratori a basso costo, schiavi utili per far girare l’economia di ogni Paese. I poveri sono anche consumatori, vengono elogiati se nonostante il basso stipendio osano chiedere un prestito non tanto per sopravvivere ma per ostentare uno stile di vita che non potranno mantenere a lungo. Ai poveri si chiede anche di fare molti figli per rifornire i ricchi per le proprie necessità: altri guardiani, soldati, operai, schiavi.

Una società apparentemente egualitaria lascia intravedere la possibilità di formare sindacati, di poter accedere all’istruzione per migliorare la propria sorte. A ben guardare i sindacati sono deboli, alcuni collusi coi ricchi, gli operai che si ribellano vengono picchiati, le proteste sedate, il dissenso criminalizzato. A ben guardare per poter studiare servono prestiti universitari, rette altissime, alloggi dagli affitti stratosferici, spese quotidiane sempre eccessive.

Una funzione di manipolazione psicologica appartiene alla stampa schierata con i ricchi. Ti elogia se mostri propensione al martirio e vocazione a sostenere la bugia per cui se ti impegni potrai farcela, giacché il futuro dipende solo da te. Ti demonizza se reclami attenzione su ingiustizie e mortificazioni quotidiane.

Poi, per l’appunto, ci sono i guardiani, soldati, poliziotti, manganellatori di mestiere, tiranni di indole. Ti insultano se qualcuno osa esigere per se giustizia senza aver prima pagato la tangente di legittimità ai guardiani. Non puoi di certo prendere il loro posto, altrimenti tutta la struttura sociale crollerebbe. Perciò è importante che ciascuno faccia la propria parte. I deboli potranno al massimo fare le vittime ma mai i ribelli. Se non fai ciò che ordinano serve un attimo perché tu, vittima, l’attimo dopo diventi ribelle. E’ successo ad una donna vittima di violenza da parte del marito. I guardiani dissero che lei avrebbe dovuto partecipare ad un casting per un calendario per le migliori dodici vittime, una al mese, salvate dalla polizia. Lei si rifiutò e scese in piazza con altre donne per chiedere giustizia, altre leggi, miglioramenti sociali. Stampa e polizia dissero infine che la donna era una ribelle, una pazza, una terrorista. Se la vittima non è funzionale ai poteri di alti ceti e a quelli istituzionali costituiti dai guardiani nessuno dirà che essa, la vittima, esiste. Se non possono usarti non esisti.

Un bel giorno ai guardiani responsabili delle evacuazione dall’isola furono conferiti poteri speciali, non che quelli passati fossero solo normali. Arrivò la stagione in cui i ricchi conferirono ai lacché guardiani poteri di controllo e azione su chiunque e in qualunque momento. Furono manganellate le persone povere, fragili, vulnerabili. Persone che secondo chi vaneggia avrebbero dovuto smuovere un moto di compassione nei poliziotti. Qualcuno diceva che in fondo costoro erano parte del popolo, pagati poco, compensati male. Il punto è che non furono propriamente costretti a seguire quella strada. Fu una loro scelta: leccare il culo ai potenti invece che sentirsi parte di una ampia comunità di persone costrette nella marginalità. Se i potenti non si fossero sentiti minacciati da poveri ridotti a diventare mano d’opera della criminalità, giacché dei crimini dei ricchi la polizia non era affatto tenuta ad occuparsi, quei potenti non avrebbero avuto bisogno di guardiani a difesa delle ricche proprietà.

Fu così che un bel giorno, avvolto da nebbie e oscurità, come già da tempo dopo le prime eruzioni vulcaniche, a pretendere di poter navigare verso altri e più sicuri lidi si presentarono tantissime persone. Nessuna potente o ricca, nessuna in grado di corrompere un guardiano. Solo gente comune, poveri diavoli, esistenze a lungo negate e della cui fine non importava.

I guardiani presidiavano tutta la zona rimasta in superficie, terra ridotta all’osso, le coste ormai ingoiate da onde e terremoti. L’ordine era quello di impedire a chiunque di immergersi in acqua, con barche, a nuoto, su un tronco d’albero. C’era dell’ironia in tutto questo. Prima non esitavano a sparare a qualunque imbarcazione si avvicinasse alla Sicilia, ora sparavano su chiunque osasse nuotare al largo.

Quando poveri, emarginati, derelitti, reietti, si ritrovarono al cospetto dei guardiani fu chiaro che i numeri non erano propriamente in favore di questi ultimi. Non c’è momento migliore per comprendere la vera natura di un conflitto sociale di quella che insorge in una situazione di disastro con l’emergenza di assicurarsi la sopravvivenza.

La folla piegò lungo ogni presidio armato. Non placò il rumore dei passi intimidita dai colpi di fucile esploso dai militari. Li calpestò, trascinandoli in acqua, usandoli come zattera se necessario. Li obbligò a redimersi pur non avendo considerato di premiarli con l’auspicato perdono sociale. Li trascinò nelle acque alte osservandoli mentre cercavano conforto trattenendo una povera scheggia di legno di quella barca oramai scomparsa all’orizzonte. In molti, guardiani, militari, si arrampicarono l’uno sull’altro, pur di restare a galla. Senza i ricchi a produrre incentivi per azioni tiranniche e senza i poveri a diventare obiettivo di bullismo sociale e istituzionale, ai militari non restava che l’ultimo conflitto possibile: quello tra i propri simili.

E la storia continua.

Segue a:

Sprofonda la Sicilia

Figli dei vulcani

Intrappolati

Fiamme e corpi non corformi

Flussi di immigrate per servizi familiari

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