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Sesso materno o paritario? Dimmi com’è la tua sessualità!

E’ quasi vergine. Si vede subito che le sue relazioni sono state zero e se ne ha avute non sono state concludenti. C’è quello che prova a colmare l’inesperienza con la simpatia, la cultura, un minimo di argomenti. C’è l’altro che si rifugia nel vittimismo. Non sono io. Sono loro, quelle che la danno solo agli stronzi, per soldi, perché sono delle gran zoccole e sono tali perché non hanno voluto me.

Sono strapieni di disagi, entrambi. Nel primo caso si sforzano di restare entro un margine di conversazioni politically correct. Nel secondo trovi uomini acidi, ostili, che traducono in disprezzo il proprio disagio.

Difficile parlare con chi ti sputa addosso, pretende, insiste e se non fai quello che vogliono adoperano milioni di atteggiamenti ritorsivi. Ma quando un uomo è timido, se ha dei problemi, se non si pone in modo tale da restituire odio allora è un po’ più semplice averci a che fare.

Non è come credete. Ci sono tanti ragazzi che non fanno sesso per molto tempo. Sono insicuri, non sanno letteralmente dove mettere le mani. Sono cresciuti in dimensioni che li hanno repressi, frustrati, o è il mondo esterno, fatto di bulli e di gran gare a chi ce l’ha più lungo, che li ha resi ancora più fragili.

Alcuni uomini infine li scopri per intero a letto. Sai di che pelle è fatta la loro pelle. E si confidano, consegnano la propria fragilità affinché tu ne abbia cura, perché non hanno in mente una relazione adulta, certe volte, ma una terapia di risanamento sessuale.

Quel servizio sessuale reso a un disabile che ha bisogno di entrare in contatto con corpo, emozioni, carnalità, tante donne lo rendono gratis a uomini che se non fossero così inclini a dimostrare al mondo di essere virili ed efficienti in una sola maniera, potrebbero manifestare dubbi, scoprirsi meno soli, evitare di consegnare quel terribile segreto alla donna con cui vanno a letto.

Ed è un segreto che comporta una responsabilità. Se lo riveli li ferisci a morte. Così per tanti anni le donne nel privato di quelle stanze accoglievano uomini che non sapevano dare piacere. Non sapevano neppure parlarne perché già farlo significava ammettere un problema lungamente rimosso. Eppure il sesso è fatto di reciprocità e se non parli, se non dialoghi, quello che segue è solo un monologo, insoddisfacente, illusorio, che lascia scoperte mille zone emotive.

Ci sono donne che a letto vengono invitate a essere complici, loro malgrado, dunque a curare, guarire, uomini imperfetti, umani, né più e né meno che come il resto dell’umanità. Ma è il fatto di dover dare sempre l’impressione di essere grandi che infine li consegna a quelle che più che aspettarsi un rapporto paritario dovranno essere madri.

C’è lui che alla prima volta tremava come una foglia e venne subito. La volta dopo fu lei che lo aiutò a penetrarla perché lui non aveva neppure idea di come fare. Poi le insegnò, piano, con pazienza, a darle piacere e sorrideva per i suoi errori incoraggiandolo a fare meglio alla prossima volta, e per non dargli troppa frustrazione a volte fingeva, perché così a lui poteva andare meglio la giornata.

Succede ancora, talvolta la cura è reciproca e talvolta invece no. Ci sono volte in cui accade e altre in cui non accade più. Alcune donne scelgono la cura e che lo facciano a pagamento o gratis quel che è innegabile è che ne esistono davvero molte. Così come altrettante sono le donne che non ne hanno voglia. Non sono fatte per rassicurare, prendersi cura, incoraggiare e fare terapia nei confronti di nessuno. Fanno semplicemente sesso perché godono in modo diverso, scelgono la maniera, la persona, non fingono, esigono relazioni adulte e consapevoli e donano talvolta ma si aspettano altrettanto.

Quel che non va non è il fatto che esistano mille donne, diverse, tra l’altro non tutte etero, ma che fino ad un certo punto si era imposta una norma per cui se non guarivi le ferite di qualcuno dovevi sentirti in colpa. Il sesso come metodo riproduttivo e cura per un bel po’ di tempo è stato un obbligo e non una scelta.

Oggi è un po’ diverso. Oggi puoi scegliere e qualunque sia la tua scelta io ho il dovere di rispettarla perché non c’è una maniera migliore o peggiore di relazionarti e fare sesso. Non si può normare, regolare, controllare quel che succede nella tua camera da letto e tutto resta nella negoziazione che tu sola stabilisci assieme alla persona con cui ti va di fare sesso. Va bene tutto, purché sia consensuale. E se ci sono uomini che non accettano le differenti esigenze di quelle che vorrebbero come compagne diventa un problema loro, in relazione alla propria sessualità. Lo stesso vale per le donne che non possono certo aspettarsi che un uomo le corrisponda se lui ha esigenze differenti.

Vorrei, anzi, vorremmo stimolare una discussione in questo senso, senza stigmi, moralizzazioni e senza immaginare che qualcuno sia inferiore e altri invece no. Perché discuterne forse chiarisce fino in fondo quello che vogliamo e speriamo sia reciproco. Si spreca tanto tempo a consumarsi nell’attrazione per una persona salvo poi massacrare lei o lui se non ci corrisponde. Ma certe volte basta saperlo prima, chiedersi quel che noi speriamo avvenga, per non ingannare o sentirsi ingannati, senza ipocrisie, senza sperare che lui o lei cambi, senza ricucire sulla pelle altrui copioni falsi per poi dichiararci arrabbiati e delusi se lei o lui non sono le persone che ci aspettavamo.

Ora vorremmo perciò chiedere: quando fate sesso con una donna la volete rassicurante? Protettiva? Materna? Se non è tale e vuole godere, reciprocamente, ma senza finzioni, senza assolvere ruoli di terapista, semplicemente vuole stare bene tanto quanto volete stare bene voi, se sa perfettamente quello che vuole e ve lo chiede senza tante carinerie, questo aumenta la vostra ansia da prestazione? Vi rende insicuri? Vi fa sentire inadeguati? Sapete rimettervi in discussione? Immaginare che il sesso non è solo centrato su di voi ma che c’è anche lei? Vi piace una performance in cui lei non è materna o infine una così vi piace a parole ma poi a letto vorreste altro?

La prima cosa da chiarire è che esistono donne, persone, molto diverse tra loro. Non c’è una norma che le classifichi tutte quante. Nessun@ può dire quale sia la donna giusta e quella sbagliata perché non esiste niente di giusto e di sbagliato e chi ha celebrato divisioni tra buone e cattive continuando a imporci regole su regole normando corpi e sessualità non solo non ha reso un gran servizio alle donne ma non l’ha reso neppure agli uomini.

Dunque è indispensabile capire che quel che piace a me non è detto piaccia a lui e che quello che piace a lui non è detto piaccia a me. Aspettarsi che la mia sessualità corrisponda all’idea di piacere che tu mi hai ricucito addosso non può funzionare. Lo stesso vale per me. Perciò dimmi: che sesso ti piace? E lo pretendi da tutt* o ti è chiaro, senza offesa, che il mondo è bello perché è vario?

Pensateci. Nel rispetto dell’autodeterminazione di chiunque. Perché va bene tutto, senza alcun giudizio morale sulle vostre scelte. Purché tutto avvenga, sempre, consensualmente.

[scritto a due mani con Antonio]

Ps: vorrei fare notare che troppi uomini, spesso paternalisti, che giudicano inadeguato il mestiere della sex workers, che altro non è che la cura di una persona a letto, svelano una preferenza di sesso materno, ovvero vogliono una che li rassicuri e si prenda cura di loro. Gratis. In esclusiva. 

3 pensieri su “Sesso materno o paritario? Dimmi com’è la tua sessualità!”

  1. se è sesso si presuppone che entrambi cerchino di realizzare le proprie aspettative ed i propri desideri, anche confrontandosi. Se invece è sesso a pagamento, credo che la persona che paga si aspetti di veder esauditi solo i propri di desideri, senza preoccuparsi di ciò che cerca l’altra persona (anche perchè probabilmente non lo vuole fare trapelare in un rapporto a pagamento)
    Secondo me sono due cose ben distinte

  2. mmh, non sono un uomo. ma grazie per quest’articolo perché mi ha fatto pensare che forse forse in questo periodo di fare la terapista non ho voglia (cosa che mi era già chiara) e non mi devo sentire in colpa per questo (cosa che mi era chiara ma continuo a sentirmici un po’ comunque, e rileggere che non devo non può che farmi bene)!

  3. beh, io rientro nel primo caso, senza il quasi a 28 anni, però non piace tanto l’idea di colmare con le qualità altre, come se tutto ruotasse intorno alla verginità. Ho delle qualità, tutto qua. E non capisco la storia del politically correct. Non penso nulla di male né delle donne in generale né di quelle che mi hanno rifiutato, e seguo le tematiche di genere per interesse. Sono cresciuto in una famiglia con dei problemi e ne ho sviluppati anch’io intorno ai 13-14 anni ( non è detto cmq che le cose siano collegate ), ho smesso poi di andare a scuola e in generale di uscire di casa. Negli ultimi anni ho fatto amicizie e non sono stato corrisposto. Non ho mai fatto leva sul mio bisogno neanche per un abbraccio. Lo scrivo più che altro perché appunto c’è quello, quell’altro e l’altro ancora

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