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Galere, giustizialismi e catarsi collettive

L’avete mai vista voi una galera? Ci siete entrati/e dentro? Sapete come sta la gente che viene lì rinchiusa? Bisognerebbe fare tour scolastici, tipo quelli che portano a vedere i forni crematori e i campi di concentramento o le gite formative per vedere com’erano fatti i manicomi finché c’erano, per disabituare la gente a ritenere che quello possa essere un luogo che ti fa cambiare, migliorare, recuperare.

In galera” è l’assillo di chi decide il mondo sia migliore senza una o più persone, come se la galera fosse un premio a chi ne resta fuori invece che l’esatta definizione del modello di controllo sociale, sorveglianza e punizione, che ci siamo scelti.

L’augurio di galera con sghignazzi per persone che vorremmo vedere piangere, morire, pagare, e se non ne assegna abbastanza se ne chiede anche di più. Slogan fascisti che parlano di certezza della pena e di aggravanti si trovano ad avere a che fare con una idea di società che è ferma ai secoli trascorsi, perché non ci evolviamo, anzi, retrocediamo nella barbarie e nel considerare come unica possibilità di risoluzione ai mali, invece che la prevenzione, solo la repressione.

Quel che vedi in giro è conseguenza di mali sociali e addomesticare i singoli non serve a niente se non a creare ghetti e a rendere persone sgradevoli ancora più sgradevoli.

Ho rispetto del percorso di chi decide di affrontare le offese subite chiedendo “giustizia” ché poi si intende verità, perché, per dire, che vi siano persone che finiscano in galera per torti resi non mi importa affatto, anzi spero che no, che nessuno finisca in galera, ma della verità in tanti/e hanno bisogno, di risarcimenti anche economici per i danni prodotti, quello si.

Poi serve che ciascun@ sia in grado di difendersi con strumenti collettivi che non siano d’offesa ma di affidamento reciproco, di comunità responsabile, di coalizione ad affrontare le questioni in senso culturale e pratico, di reti sociali e territoriali autonome, autogestite, che non necessariamente si affidino a tutori e guardino alle galere come luogo di scarico di un problema che riguarda tutti/e noi.

Io non credo alla natura malvagia degli individui. Credo che vi siano culture che legittimano alcuni crimini. Credo che ci siano grandi differenze sociali ed economiche che rendono gli schiavi poco addomesticabili. Credo che una società fondata su mille disuguaglianze non può che generare enormi aberrazioni.

Un ladro se ha di che campare non ruba e se uno che non ha bisogno di niente continua a rubare alla collettività allora serve che restituisca quel che ha tolto e non che finisca in galera. Di che mi risarcisce la galera? Di nulla.

Una persona che mi fa del male se vuoi metterla in condizioni di non nuocere bisogna che tu ti decida. Queste soluzioni finto democratiche per cui sei contro la pena di morte ma cadaverizzi una persona fintanto che non gli togli il vizio di campare sono incivili tanto quanto. E’ incivile l’ergastolo. E’ incivile l’idea di una società machista dove il dominio è dato a uomini giusti contro uomini ingiusti. Dove esista una qualsivoglia idea di superiorità morale da parte di qualcuno, idea che oggi è così e domani ti si rivolta contro perché la superiorità non è genetica e la giustizia o la legalità corrisponde a chi la mette in atto e legifera per autolegittimarsi.

Non esiste una giustizia che ripari al torto ricevuto senza che io mi senta ugualmente sconfitta per aver delegato ad altri e aver assegnato entro quattro mura qualcun@ per sentirmi “serena” e “riparata”.

Non esiste una giustizia equa e non esiste sentenza che possa farmi ritenere soddisfatta del fatto che messo il ricco in carcere io povera, precaria, disoccupata, disgraziata, possa trarne energia come se giustiziarne uno, realmente o metaforicamente, possa produrre una catarsi per calmare cento di noi.

Come accadeva un tempo quando si giustiziava il re, si crocifiggeva un ladro, si bruciava una strega, si massacrava un eretico, si decapitava o impiccava un criminale. Alcuni Stati americani fanno ancora questa cosa ed è orrenda come orrendo è quello che puoi fare ad una persona rinchiudendola in galera.

Qualunque cosa abbia fatto, incluso il fatto che non abbia chiara l’idea di chi sia persona e chi invece no, noi persone invece siamo e restiamo e sappiamo che si tratta di esseri umani. Sappiamo che quel criterio di giustizia ci riguarda fino in fondo perché accanto allo stupratore finisce il compagno che ha resistito alle cariche della polizia, accanto all’assassina finisce la compagna che ha partecipato ad una azione politica di protesta.

Da che cultura forcaiola e giustizialista viene questa passione per la galera? Come è possibile che i giudici si siano messi a fare politica e che gente sostanzialmente di destra sia finita a guidare persone di sinistra? E siete ancora di sinistra?

A ben vedere l’entusiasmo estremo per le condanne all’ex presidente del consiglio io direi di no. C’è chi vuole sacrifici umani. Il giorno dopo la lapidazione/distrazione pubblica torneranno a fare la fame, a non sapere come pagare le bollette, a esigere lavoro senza avere interlocutori cui chiedere, a restare appesi per ore a sbraitare a quella voce telefonica e meccanica che ti dice che il tal ente cui volevi rivolgere le tue rimostranze lo trovi se digiti il tasto 4 e tu digiti il 4 e puntualmente ti mettono in attesa e cade la linea.

Sicché torni a essere niente e nessuno, accendi la tv e vedi quella che chiamano casta e vai su facebook, scegliendo una faccia a caso, sputando merda per superare la giornata, poi qualcuno ti dice che bisogna nominare l’uscita dalla scena politica di un tale che catalizza tutto l’odio che può esserci anche dalle tue parti e tu digiti un numero che corrisponde al cappio.

Abbattilo, chiudilo in galera, fallo crepare in carcere, così domani avrò la sensazione che il mondo sia migliore, che tutto possa andare meglio, che la luce torni dov’è il buio. E invece no, idiota, perché tutto resta com’è a meno che tu non scendi in piazza, smetti di delegare il tuo destino a chi ti offre oggetti d’odio estemporanei e catarsi mediatiche/tribunalizie e, quando scendi in piazza, ricorda che tu stesso rischi di finire in galera perché il potere ti può anche offrire ossa da spolpare ma non vuole che tu ti risollevi dal ruolo di cane al guinzaglio che rivesti in questa società di schiavi.

Sicché in galera incontrerai un mondo parallelo dove la migliore cosa che ti senti dire, la più ipocrita, è che può esserci una galera dal volto umano. Una galera come questa. E questo è quanto.

4 pensieri su “Galere, giustizialismi e catarsi collettive”

  1. Avete mai visto, voi che vi credete e vi autodefinite “brave persone” lo “zoo umano”? Eppure sarebbe sufficiente passeggiare curiosando in uno di quei posti che, con enfasi e mistificazione, si è trasformato, solo nominalmente, da squallida galera in asettica “casa circondariale”. Vi trovereste di fronte a lunghi corridoi con tante gabbie a destra e a sinistra: alcune ordinate, altre in caotico disordine, a seconda dell’animale o dell’umore dell’animale che vi è rinchiuso. Osservando ripensereste certamente a tutte le “notizie dal mondo animale” pubblicate dai giornali: “certo per essere rinchiusi deve trattarsi di tutti animali pericolosissimi” pensereste. Il domatore di turno – Cicerone per voi – vi dirà che ci sono molte belve, e che a volte quei “cosi” si ribellano! Ma neppure i protezionisti degli animali o gli antivivisezionisti muovono un dito per occuparsi di loro. Alcuni potenti hanno proposto addirittura il loro sterminio ma “in nome della Democrazia” continuano a farli “redimere” per anni, alcuni per sempre! Ma continuiamo la visita! Alla vostra destra un rapace rapinatore, laggiù una gazza ladra, qui accanto un felino omicida, e poi una tigre ricettatrice, un elefante detentore illegale di armi e poi – ssst, che non ci sentano! – i più cattivi, brutti e pericolosi: i lupi terroristi! Vi raccomando di non gettare loro noccioline! E di non indugiare ad accarezzarli: non meritano affetto! Anzi, di tanto in tanto è giusto venderli o prestarli alle case farmaceutiche per “ricerche utili all’uomo”. Basta! Fermatevi! Il sogno è finito! Ho detto sogno, perché di sogno si tratta. In realtà quello zoo non potrete visitarlo: non ve lo permetteranno mai! Dovete sapere, che a un accurato sguardo scrutatore, a un’occhiata profonda quegli animali – è difficile dirlo – sembrano, assomigliano, paiono – come dire – degli uomini veri, vivi! Ma quando ve ne accorgerete vi diranno che siete ubriachi, animali voi stessi!

    -Manifesto della Federazione Anarchica Biellese, anni ’70

  2. Io non so se lei ha mai considerato che ci sono persone che uccidono, stuprano, pedofili, mafiosi….tutte queste persone, cosa dovremmo fare, lasciarli liberi? perchè lei parla solo di ladri, ma in galera lo sappiamo tutti che ci sono anche queste persone.Davvero le loro vittime intraprendono percorsi giudiziari solo per avere risarcimenti economici?
    davvero non ci vule certezza della pena, e si vuole far passare per vittime queste persone al grido di “poverini, chi li ha rinchiusi qui è cattivo crudele e fascista, non hanno fatto nulla per meritarlo!”?
    davvero chi vuole la certezza della pena (magari perchè ha avuto un familiare ucciso) è fascista, secondo lei?
    I parenti delle vittime del terrorismo sono fascisti? i parenti delle vittime di Izzo sono fascisti? i parenti delle vittime di quelli della Uno Bianca sono fascisti?i parenti delle vittime di Kabobo sono fascisti?i parenti del vigile ucciso a Milano da un rom che poverino si è preso poco perchè ha la giustificazione di essere cresciuto in un ambiente dove tutti delinwquevano sono fascisti?
    Inutile tirare sempre in ballo come giustificazione di tutto “la società”: nella società ci viviamo tutti e non tutti, anche fra le persoen che hanno alle spalle storie e famiglie difficili, scegliamo di uccidere, di delinquere, di fare del male agli altri.
    c’è una cosa che sia chiama “responsabilità personale”, che oggi fa più comodo ignorare.
    io sono una di quelle persone che chiede certezza della pena per qualsiasi reato,e non mi ritengo affatto fascista nè idiota. se lei mi ritiene tale,è un problema esclusivamente suo.
    E questo è quanto.

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