Antiautoritarismo, Antifascismo, R-Esistenze

#BrasilProtesta: morti, repressione e quelle infiltrazioni fasciste nelle piazze

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Due morti in Brasile, vittime della repressione. Tra i due la donna è morta per i gas lacrimogeni, per chi ancora sostiene che quei gas sono una robetta così, senza importanza, mentre le polizie del mondo si esercitano a spruzzarti addosso roba urticante come fosse insetticida e tu un insetto.

La protesta brasiliana viene raccontata in modi diversi e da più punti di vista. QUI una ricostruzione e sintesi e QUI il racconto di Francesca che lì ci vive e partecipa a quelle proteste. QUI un intervento (con un video da vedere) su umori e motivi della piazza di Rio che forse differisce da altre.

Al solito è bastata una ragione qualsiasi per far saltare il tappo che teneva lì compresso il malcontento che evidentemente, al di là di tutto, c’era ed era pure tanto. Dopodiché senza nulla togliere al valore di una lotta che come tutte le lotte avrà i suoi mille perché e le sue tremila contraddizioni, immaginando che il movimento in Brasile, per le tante differenze che lo caratterizzano, manifesti con più difficoltà un carattere unitario, serve raccontare anche le note critiche a partire dalle osservazioni di Giuseppe che vive a San Paolo e dice che comunque non ha chiaro quel che succede a Rio o a Brasilia.

994280_479949978760379_1861409621_nLui dice che a San Paolo giorni fa la polizia avrebbe fatto un casino caricando le folle, lanciando lacrimogeni e arrestando gente per futili motivi. Poi però ai manifestanti nei giorni successivi è stato permesso di arrivare fino al Congresso.  “Le proteste – spiega – qui hanno un carattere molto confuso. Inizialmente erano per l’aumento della tariffa del trasporto pubblico, adesso sembra siano per una migliore educazione e migliore sanità, però la massa che si riversa nelle strade non ha una coscienza chiara e si presta a facili strumentalizzazioni. Manifestanti che cantano l’inno nazionale, parti del PSDB neoliberale che approfitta per colpevolizzare il PT, e alcuni giovani reazionari per non dire fascisti che fanno atti di vandalismo ai danni delle cose pubbliche o delle occupazioni dei senzatetto. Invece durante la manifestazione organizzata dal Movimento Passe Livre, che è stato quello che ha iniziato il tutto, non c’è stato nessuno scontro ma neanche nessun tipo di coscienza anti neoliberale o quanto meno poca. So questo perché mi trovo a San Paolo in questo momento e ho partecipato alla manifestazione di lunedì, quella senza scontri. Queste manifestazioni, che sono belle e spontanee, rischiano di essere cavalcate dalla destra autoritaria e poi, ad esempio, a San Paolo il governo dello Stato è del PSDB ed è al governo dello Stato che si deve addebitare la responsabilità della repressione a San Paolo di giovedì, la PM (policia militar) è agli ordini statali. Il governo del PT degli ultimi dieci anni con tutte le contraddizioni che ha e ha avuto, visto che non riesce a staccarsi dal sistema neoliberale (recentemente hanno privatizzato i porti!!!) comunque è stato ed è un governo progressista senza il quale il Brasile non avrebbe questa enorme classe media che adesso sta in strada, ma per rivendicare cosa?

1011713_530200497036206_1583995750_nE continua:

Giovedì scorso una persona che conosco è stata arrestata perché aveva addosso una bottiglia di aceto… ma ripeto che questa polizia, la PM a San Paolo, è gestita dal governatore dello Stato che per il momento è di destra, del PSDB.

Poi, riferendosi alle grosse proteste contro lo sgombero della popolazione indigena che occupa uno spazio che sarebbe destinato ad una delle grosse costruzioni previste per i mondiali, lui dice:

La comunità indigena è stata sbattuta fuori mesi fa da una occupazione vicino ai Maracanà, e se ne è parlato molto poco. Ne hanno parlato poco anche i tanti manifestanti attuali che probabilmente erano d’accordo, perché nella protesta c’è pochissima coscienza anticapitalista e antiimperialista e quando nel corteo si canta l’inno nazionale vedo ben poca solidarietà con gli indigeni perchè è evidente che lo stato brasiliano è estraneo agli indigeni. Io capisco le rivendicazioni contro le spese destinate alla Coppa per una salute pubblica migliore e per un’istruzione pubblica migliore però dov’erano queste persone nel 2007 quando la Coppa fu assegnata al Brasile? Erano tutte a festeggiare come se non sapessero che si sarebbero spesi soldi per costruire gli stadi… la storia delle spese per la coppa non è storia recente e con la scusa delle manifestazioni di piazza la destra sta tornando a cavalcare le folle. Io sto a San Paolo in questo momento e l’analisi che ti sto girando del pericolo che i fasci cavalchino la protesta non me la sto inventando. Miei amici qui che sono estremamente di sinistra condividono questa cosa. Alla manifestazione c’ero. I cortei passano tra le sedi di banche, assicurazioni, multinazionali come la Nestle e nessuno protesta contro tali imprese!
Non posso perciò paragonare uno come Erdogan (Turchia) ad una come Dilma. Per me il paragone (politicamente) non regge. Non basta la gente per strada a protestare per giudicare negativamente un governo… e allora che fai? dici che Chavez reprimeva il popolo quando c’era la polizia a controllare le manifestazioni della destra venezuelana?

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Ecco, qui per me è un po’ più complicato di così perché la polizia non ha ragione di reprimere le persone a seconda della legittimità che da compagni riconosciamo ai governi. La repressione è repressione e basta e se un governo di sinistra vuole fare la differenza bisogna che la faccia soprattutto nella gestione delle piazze.

Per dire: la repressione sui NoTav in Italia è sollecitata anche da un certo sinistrismo piddino che poi fu anche quello che nominò organi di controllo e organizzazione degli apparati repressivi a Genova nel G8 2001. Il fatto che i governi, targati come ci pare, non si scostino dalle politiche filoliberiste e usino le polizie per opprimere la gente per me è parecchio significativo, con tutti i distinguo del caso.

Se il governo, come dice Francesca che mi ha scritto, spende tanti soldi per opere inutili, sbattendo in mezzo alla strada una comunità indigena e trascurando altri problemi, e quando la gente se ne lamenta manda la polizia a reprimere le proteste, non deve essere un governo poi tanto progressista. Anche della gente in Turchia si può dire che tante persone non avessero coscienza politica, neoliberale etc etc. Anche lì si è registrata tanta trasversalità contro l’autoritarismo di un governo che non ascolta le istanze dei cittadini. Questo non giustifica nulla e di certo non toglie valore alle lotte in se’.

Ricordo che in Italia, così come anche altrove, pur avendo chiaro che una scarsa coscienza politica può essere veicolo di fascismi, una delle accuse frequenti rispetto alle rivolte degli Indignados era proprio quella della trasversalità laddove se le lotte sono declinate dal basso senza una connotazione politica chiara si definiscono in maniera negativa come qualunquiste e populiste.

La infiltrazione dei gruppi fascisti nelle lotte la giudichi in relazione agli obiettivi che tentano di orientare in maniera differente.

In Turchia i sostenitori di Erdogan dicevano che gli antifascisti in piazza inventavano balle o che erano vandali che stavano lì perché volevano far decadere Erdogan dalla sua carica politica/istituzionale. Se in Brasile si dice la stessa cosa da parte dei sostenitori di Dilma Roussef, con tutti i distinguo del caso, secondo me bisogna fermarsi un minimo a pensare. Quando le lotte sono legittimate? Quando acquisiscono importanza? Come si può pretendere che la gente abbia tutta una coscienza politica?

Ovvio che gente senza una coscienza politica può più facilmente essere cavalcata e orientata in ogni senso. Ovvio che la questione dell’identità politica sia fondamentale ed è ovvio che bisogna fare attenzione ai fascismi che cavalcano le lotte e ai fascismi che difendono gli Erdogan. In Turchia i suoi sostenitori sono andati in giro da squadristi a “dare una mano” alle polizie a fare la caccia al manifestante. In Brasile i fasci pare che approfittino di confusione e manifestazioni per dare una lezione ai compagni.

Però, e me lo chiedo in generale, da anarchica, bisogna avviare una riflessione sul fatto che gli identitarismi rigidi nelle lotte attuali finiscono per diventare un limite.

E per identitarismo rigido io intendo sia quello di chi si intrufola in una lotta per orientarla in senso razzista (i fasci che mentre solidarizzano con i senza casa poi ti dicono che lo straniero è il male) che quello di chi “se vedo un punto nero gli sparo a vista” e vede un punto nero in chiunque non abbia una identità chiara, decisa, immediatamente schierata innescando altri, e non per questo migliori, autoritarismi.

Giuseppe, che ringrazio molto per avermi dato modo di riflettere e discutere di questo (ovviamente posso sbagliarmi, mi piacerebbe fosse rappresentato il punto di vista di chi quelle lotte le vive e confido nel fatto che se ne ragioni), mi ha anche segnalato alcuni link per capire e seguire la faccenda. Li condivido con voi:

CartaCapital: http://www.cartacapital.com.br/ è un giornale di sinistra che secondo sta coprendo molto bene la situazione, altre fonti possono essere Folha www.folha.uol.com.br/‎ o l’estadao http://www.estadao.com.br/ anche se abbastanza reazionari, anche se (questa è una delle cose che va analizzata) la copertura delle manifestazioni tra giovedì e lunedì è cambiata incredibilmente, cioè prima di giovedì sia folha che estadao erano totalmente reazionari e dicevano che le manifestazioni erano violente, ingiustificate e addirittura difendevano il diritto dei cittadini ad andare a lavorare senza dover fermarsi a causa delle manifestazioni, dopo giovedì o venerdì, non ricordo bene, che è stato il giorno in cui la polizia ha arrestato persone, sparato lacrimogeni, proiettili di gomma, colpendo una reporter del giornale folha ad un occhio, l’opinione dei giornali si è progressivamente spostata a favore delle manifestazioni.

Altri link: qui, qui, qui. Alcuni video: qui, qui, qui.

Una nota recente del Movimento Passe Livre.

Anche Antonio interviene e mi passa alcuni link. Una pagina facebook e un articolo in cui in sintesi si dice che la borghesia di destra radicale brasiliana sta facendo di tutto per far strumentalizzare le manifestazioni da fasci (estrema destra). La polizia li lascerebbe infiltrare e questa borghesia spera in un colpo di stato contro l’attuale governo di sinistra. Pare che alcuni compagni siano stati picchiati dai fasci durante le manifestazioni.

Dunque, come dicevo, c’è tanto da riflettere. Dite la vostra. Passatemi link per approfondire. Non so. Sono qui in ascolto così come voi.

12 pensieri su “#BrasilProtesta: morti, repressione e quelle infiltrazioni fasciste nelle piazze”

  1. Copio e incollo, da qui:
    https://www.facebook.com/notes/alessia-di-eugenio/voi-pensate-ancora-che-tutto-questo-sia-per-venti-centesimi/10201579220112827

    Quel che si raccontava qualche giorno fa su quel che succede a Rio.

    Voi pensate ancora che tutto questo sia per venti centesimi?

    Prevista per oggi un’altra grande manifestazione. Il governatore Cabral ieri ha annunciato la riduzione della tariffa del trasporto pubblico. Ma la manifestazione non sarà annullata: voi pensate ancora che tutto questo sia per venti centesimi?

    Rio de Janeiro, 17 giugno.
    Difficile raccontare il fermento che stiamo vivendo in questi giorni. E’ incredibile la velocità con la quale in due settimane si sono raddoppiati appuntamenti, atti, assemblee (vedendo ogni volta triplicato il numero di partecipanti). Le università e le strade del centro si sono trasformate in spazi di organizzazione (inondate da un continuo viavai di gente in preparazione di manifesti, magliette, fasce). Come sempre, come avveniva qui negli anni Sessanta e Settanta in piena dittatura militare, si è cercato di ridimensionare la portata del movimento accusandolo di essere formato semplicemente da studenti di classe media bianca. Tuttavia, dopo gli ultimi giorni, senza negare la grande partecipazione studentesca, anche quest’operazione mediatica è diventata difficile per la rete Globo che monopolizza schifosamente la comunicazione di questo paese.

    Ieri appuntamento davanti alla Candelária, ore 17.00. Il corteo è partito puntualissimo, la manifestazione è andata avanti fino a tardi ed è terminata ballando intorno alle fiamme alte davanti al parlamento dello stato di Rio (ALERJ). Ieri davvero tanti e tante hanno partecipato e appoggiato atti di estrema radicalità. Non sono state realtà organizzate a tentare l’assedio del parlamento. L’atto di ieri non era neanche previsto a Rio. Doveva esserci un’assemblea plenaria rinviata all’ultimo momento dinanzi alla data di mobilitazione nazionale lanciata su facebook e al numero incredibile di adesioni cresciuto in poche ore. La mobilitazione, ormai diventata famosa come “rivolta dell’aceto” (si utilizza l’aceto per proteggersi dai gas lacrimogeni usati dalla polizia) è nata contro l’aumento dei prezzi dei trasporti (qui a Rio il prezzo è passato da 2,75 Reais a 2, 95 Reais). Appena venti centesimi di differenza. Potete immaginare quanto altro ci sia dentro questi venti centesimi: un paese martoriato dal rapidissimo aumento dei prezzi e dalle politiche di questi anni. Mentre vengono fatti investimenti enormi in grandi opere (con guadagno di capitale immobiliare internazionale) e per la costruzioni di strutture adatte ad accogliere turisti (per la Coppa 2014 e le Olimpiadi 2016), intere famiglie vengono rimosse dalle loro case per essere rialloggiate (quando possibile) nell’estrema periferia della città. E le operazioni di rimozione sono tutt’altro che pacifiche; qui un documentario realizzato da abitanti, attivisti e media indipendenti per raccontare la continua violazione di diritti umani durante le operazioni di rimozione:

    Il salario minimo si aggira intorno ai 678 Reais al mese (neanche 300 euro) in una città dove il costo della vita è salito alle stelle, diventando insostenibile (il prezzo del biglietto è un esempio: quasi 1,50 euro che, per un lavoratore che si muove nella città, significa spendere in trasporti la gran parte del proprio salario). C’è poi da aggiungere che le imprese dei trasporti, che sono private, finanziano la macchina elettorale e politica brasiliana. Il trasporto pubblico, in definitiva, è completamente mercificato.
    Ieri uno striscione recitava ironicamente: copafifa (33miliardi), olimpiadi (26 miliardi), corruzione (50 miliardi), salario minimo (678 Reais): e voi pensate ancora che tutto questo sia per 20 centesimi?

    In questo scenario educazione e salute restano le grandi tragedie del Brasile (ieri non smettevamo di cantare “voglio denaro per salute ed educazione, voglio denaro per salute ed educazione!” e chi ha vissuto in questo paese può capire quanto peso abbia sulla società questa situazione disastrosa in termini di mantenimento di disuguaglianze sociali e non solo).
    Un altro coro che ha accompagnato tutta la serata: “O Rio acordou, o Brasil acordou” (Rio si è svegliata, il Brasile si è svegliato). La cosa incredibile è che davvero sembra il risveglio di una moltitudine fino ad ora anestetizzata.
    Le disuguaglianze sociali violentissime impressionano chi come me è arrivato in questa città (fuori dal cancello della mia università – in prevalenza bianca- tutti i giorni bambini piccolissimi che vivono in strada – in prevalenza neri- giocano scalzi con le mamme addormentate di lato) ma lo stereotipo vuole il brasiliano paziente, sorridente e allegro, sempre capace di “dar um jeitinho” (di cavarsela, di sistemare in qualche modo le cose). Ripetono che è un paese che ha visto una “transizione” dalla dittatura alla democrazia e non ha avuto una rivoluzione. In sintesi la retorica comune vuole che il popolo brasiliano non sia davvero abituato a lottare ed anche per farla finita con questa storia – ancora di più!- quello che sta succedendo in questi giorni è vissuto con uno stato di eccitazione notevole. Un manifesto recitava: “Ainda dá tempo! Nunca é tarde!” (Ancora c’è tempo, non è mai tarde!).
    Ieri una compagna si è girata verso di me e, quasi piangendo, mi ha detto: “questa rabbia viene da molto lontano, accumulata da molto lontano”.

    Sempre su internet è stata fatta la proposta di non portare bandiere di partiti (chi non l’ha rispettata ha visto la bandiera diventare materiale combustibile). Qualcuno ha proposto di portare solo bandiere del Brasile. Nonostante i mal di pancia di molti (compreso il mio) nel vedere sventolare la bandiera di “Ordem e progresso” (ordine e progresso) di uno stato macellaio come il Brasile, non nego che è stato molto strano vedere gli/le stessi/e con la bandiera in mano non smettere di correre e rafforzare il fuoco. Qualcuno ha provato a dire “stato fascista, togliete queste bandiere!”. E molti/e, senza smettere, “ma è per il nostro Brasile, il nostro Brasile”.
    Ieri, quasi davanti ad i miei occhi, un ragazzo è stato colpito da un proiettile di striscio, sul braccio. Il governatore dello stato di Rio De Janeiro, Sérgio Cabral, ha permesso di dotare la polizia di armi letali durante le manifestazioni. Ieri diversi feriti a causa di armi da fuoco. Il governo resta incapace di gestire la situazione (emblematico il silenzio del Partito dos Trabalhadores) e intanto per giovedì è prevista un’altra grande manifestazione.
    A fine serata tanto entusiasmo, in molti nella piazza di Cinelândia ad organizzarsi per i prossimi giorni. E ridendo, mi dicevano: “Ah Alesssia ora racconta, racconta cosa sta succedendo in Brasile!”.

    C’è da dire che molto prima di questo “risveglio”, solo nell’ultimo anno, Rio è stata attraversata da tante piccole e grandi lotte e mobilitazioni: la lotta degli Indios contro la rimozione dell’Aldeia Maracanã, la resistenza popolare nella comunità di Manguinhos, la lotta degli abitanti della comunità della Providência, di Vila Autódromo, le ribellioni in molte comunità contro le violenze commesse dall’ UPP ( unità di polizia “pacificatrice” presente nelle favelas), le lotte dei professori delle scuole pubbliche e tutte le lotte, gli atti e le manifestazioni contro l’omofobia, il machismo e il razzismo.
    Quello che sta accadendo in questi giorni – l’entusiasmo, la partecipazione, l’energia – sembra quasi dar voce al livello feroce di oppressione e violenza sofferte da troppo troppo tempo: “questa rabbia viene da molto lontano, accumulata da molto lontano”.

  2. io ho tradotto dall’inglese un’analisi interessante di un ricercatore universitario di Porto Alegre. Se vuoi te lo passo, anche solo per leggerlo. e’ di qualche giorno fa e non prende in considerazione la recente, e inequivocabile, piega fascista. organizzazioni non solo di destra, ma proprio apertamente fasciste approfittano del malessere generalizzato e diffuso e della mancanza di coscienza politica per orientare le masse. Niente di nuovo sotto questo cielo, purtroppo.

  3. ti mando il file su abbattoimuri[at]grrlz.net, ok? se poi vuoi linkarlo in qualche post, in inglese è qui http://www.aljazeera.com/indepth/opinion/2013/06/201361973028606352.html. Intanto ti lascio una serie di link sulla violenza della polizia, anche tattica e funzionale alla criminalizzazione delle proteste, tipo questo in cui un poliziotto spacca da solo il vetro dell’auto di servizio https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=bHMH65jiGus e altri qui http://uninomade.net/tenda/videos-que-mostram-o-abuso-de-poder-e-a-violencia-policial-no-rio-de-janeiro-no-20-de-junho/. mi sa però che capire non è semplice, ci sto provando anch’io ma la situazione è davvero complicata 🙂

    1. si. grazie mille 🙂
      se posso io lo ripubblico pure, continuando a tentare di capire la faccenda.
      la situazione mi pare complicata perché intanto il Brasile è enorme, a differenza di altre nazioni. ci sono differenze sociali, di classe, etnia, anche più grandi e mi pare, posso sbagliarmi, che ci sia uno scollamento tra quel che succede nelle varie regioni/stati, nei piccoli centri, e quel che succede nelle grandi metropoli. secondo me poi, e non capisco il perché, è una lotta che è meno sentita dalle sinistre nostrane. o forse cercano di capire come noi e come dici tu non è affatto semplice.

  4. le “sinistre” nostrane? be’, lì la risposta è semplice. Se con Erdogan l’hanno buttata a scontro di civiltà e presa di posizione, peraltro blanda e smidollata come sempre, contro il conservatorismo di matrice islamica, nel caso del brasile non sanno come deviare il discorso. Il governo di Dilma Rousseff è socialdemocratico, ha dismesso la radicalità rivoluzionaria usata in passato contro la dittatura per darsi al riformismo, al capitalismo “buono”, dal “volto umano”. Insomma, è la stessa linea riformista del Pd, ma anche di Sel. il Brasile presenta il conto e i sinistronzi di casa nostra che devono dire? a cosa si devono appigliare per distogliere l’attenzione dalla sostanza delle cose e cioè che il problema sono le politiche neoliberiste perseguite tanto dal PT brasiliano quanto dal PD nostrano? niente, non dicono niente. Nell’articolo che ti ho inviato questa lettura c’è. Non so se conosci lo spagnolo, ma te ne lascio un altro, una nota del segretario del partito comunista cileno https://www.facebook.com/notes/c%C3%A9lula-jos%C3%A9-stalin-pc-ap/indignados-en-brasil-rebeld%C3%ADa-o-fascismo/441164229315263. ecco, su questo silenzio delle sinistre nostrane che mi hai fatto notare ci sarebbe da fare un bel post. Io oggi e domani non posso, ma se vuoi lo possiamo fare anche insieme, passandoci materiali o ci provo lunedì, martedì, cercando di seguire un po’ il “dibattito”

    1. Molto ma molto volentieri. Assolutamente si. Tra l’altro io la faccenda turca l’ho seguita apposta perché lì la storia della matrice “islamica” del conservatorismo c’entra fino ad un certo punto, come dire che nelle politiche neoliberiste italiche c’entrerebbe il baciaculismo presso il nostro clero dei politici nostrani. Il neoliberismo è neoliberismo sempre, con autoritarismi conseguenti. Il resto fa da cornice, realizza complessità, ma ‘ste separazioni un po’ razziste, che all’inizio parlavano di turchia separata dalla civilissima europa, sono paradossali.

      il capitalismo buono, dal volto umano, come il cie dal volto umano, il carcere dal volto umano, il manicomio dal volto umano. bella storia il programma politico delle sinistre riformiste.

      ora leggo ‘st’altro pezzo in spagnolo e ti aspetto molto volentieri. scrivi, scriviamo, quando vuoi. 🙂

  5. il problema sono i processi di accumulazione capitalista, in turchia (il centro commerciale e la moschea che spazzano il parco popolare) come in brasile (opere per i grandi eventi sportivi che spazzano i quartieri popolari) come in italia(la tav che spazza la valle) come ovunque. Il problema è il capitale, difeso dalle milizie di stato. Poi ci sono le specificità dei singoli casi, ovvio, ma il meccanismo è quello. Se trovi qualche link sul dibattito sinistronzo italico sul brasile, inviamelo via mail. Quando ho tempo mi ci metto. A presto allora.

    1. si, sono perfettamente d’accordo con te.
      il fatto è che qui non c’è alcun dibattito, per quanto ne so. perciò secondo me bisogna stimolarlo per quel che si può, almeno noi, dal basso. quel che si reperisce o è molto compagno e filo movimenti o è molto mainstream. se però becco qualcosa te lo mando. a presto cara. grazie di questo meraviglioso scambio! 🙂

  6. dicevo, anche se trovi qualche meravigliosa uscita sinistroza da cui prendere il là per demolirla e tentare di mettere in piedi un’analisi, mandamela. Anch’io constato l’assenza di dibattito, un vuoto che si tenta maldestramente di riempire o da qualche isolata ( e isolante) voce vetero-compagna o dai movimenti, in eterna lotta per l’egemonia, affannati solo a dimostrare “ho ragione io”. Poi c’è il mainstream, ma io quello nemmeno lo contemplo e forse sbaglio, però proprio non ce la faccio. Grazie a te per lo scambio e per l’impegno militante, io le rivolte in Turchia le ho seguite e le seguo quasi esclusivamente da qui 🙂

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