Antiautoritarismo, Autodeterminazione, R-Esistenze

Essere non-binario e un ragazzo trans non è una contraddizione

Questo pezzo è stato scritto da Sam Dylan Finch. Traduzione di Alex Ward. Buona lettura!

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Quando pensiamo alle persone non-binarie, spesso pensiamo alle persone “agender” (senza genere), o alle persone “gender neutral” (di genere neutro) che non si identificano nelle categorie uomo o donna in nessun modo specifico.

Queste persone esistono e meritano assolutamente visibilità e accettazione.

Ma al tempo stesso penso che ci sia una comprensione davvero limitata di cosa voglia dire essere non-binari@. Se noi pensiamo alle identità di genere non binarie solo in questi termini, non siamo capaci di comprendere appieno tutte le sfaccettature di questa comunità ed i suoi modi radicali di produrre (o non produrre) il genere.

Non binaria è definita una persona che non si identifica *esclusivamente* come maschile o femminile (quindi fuori dal binarismo cisnormativo). Questa definizione può effettivamente includere un sacco di persone e di generi (o non generi).

Ma spesso ci dimentichiamo che l’etichetta “non binari@” può comprendere anche altre persone rispetto a chiunque rinneghi il binarismo completamente – può anche includere una persona che decide di rivendicarla perchè la trova utile, per la propria espressione o per la propria performatività di genere.

Per quanto mi riguarda, io sono un ragazzo trans genderqueer davvero femminile, che presenta un misto abbastanza eterogeneo ed eclettico di mascolinità, femminilità e androginia.

La mia identità di genere non-binaria è importante per me – ma lo è altrettanto quella di ragazzo trans. Sono due cose totalmente inseparabili.

La mia esperienza con il genere è fluida e in movimento, non lineare, queer. Quindi, quando mi identifico come un ragazzo trans, la mia mascolinità e il mio corpo sono comunque vissuti attraverso una prospettiva queer e non binaria.

In altre parole, I posso essere un ragazzo trans e una persona non binaria, contemporaneamente.

Io non esisto eslusivamente in uno spazio maschile e binario. Io posso vivere tutte le parti queer, femminili, scintillanti, tenere e aliene della mia idenitità di genere e contemporaneamente tenere fede all’identità di genere maschile a cui sono legate.

Sono convinto che se dedicassimo più spazio per le persone che si identificano come uomini o donne nell’esplorare il lato non normato delle loro identità e delle loro espressioni di genere, potremmo scoprire che la comunità non-binaria esiste in più posti e in più forme di quanto potremmo mai pensare possibili.

Io non credo che essere non-binari@ voglia dire per chiunque rigettare completamente il binarismo di genere. Per alcun* di noi, significa liberare il binarismo da norme rigide e oppressive e distruggerne le relative aspettative.

Io penso che esista un modo di prendere quello che c’è di significativo, risonante e bellissimo in quello che abbiamo scoperto sul binarismo e riprenderci quello che ci spetta di diritto, facendolo nostro.

Per quanto mi riguarda, ci sono elementi dell’essere un “ragazzo trans” che rappresentano la mia esperienza – ma non sono assolutamente sufficienti a rappresentare tutti gli altri aspetti queer, femminili e fluidi che fanno di me la persona che sono.

Il termine “non-binario”, per molt* di noi, è un sostituto accettabile perché non esistono altri termini che riescano a rappresentarci.

Alla fin fine, chi siamo noi per dire che non esistono uomini e donne che sono così queer, così indefinit* che potrebbero aver bisogno di quello spazio?

Possiamo parlare delle dinamiche di potere e del privilegio intrinseco in quanto una persona sia allineata al binarismo, certo. Ma questo è un discorso molto diverso da quello che mi è stato chiesto affrontare.

Ho incontrato un certo scetticismo sulla mia identità di genere non binaria da quando ho iniziato ad utilizzare “ragazzo trans” come se fosse un’identità di genere. Molte persone trovano che queste categorie siano in contraddizione tra loro, e che io non dovrei definire me stesso uno scrittore non binario o cercare di rappresentare la comunità se quella non è stata la mia esperienza.

Ma io credo che il non-binarismo sia uno spettro di esperienze che può essere sostenuto da persone di più generi (o non generi), e che potremmo lasciare spazio a tutte quelle esperienze senza calpestarci i piedi a vicenda o negare a qualcun@ un’etichetta che sente particolarmente sua.

Se “non binari@” va inteso come “non esclusivamente maschile o femminile”, dovremmo essere apert* alla possibilità che una qualunque persona, di qualunque genere – specialmente in un sistema binario in cui poch*, se non nessun@, rientra perfettamente – possa scoprirsi alla ricerca di un linguaggio che le permetta di esprimere la loro vera identità.

Seriamente, dovremmo sempre fare attenzione e fare autocritica se il nostro scetticismo verso la verità di qualcun@ rischia di trasformarsi in una “approvazione” delle identità altrui. Negare a qualcun@ la possibilità di identificarsi come non-binari@ è semplicemente sostenere il binarismo e imporlo al prossimo.

Come persone non binarie, non è l’imposizione del binarismo l’ultima cosa di cui vorremmo essere partecipi?

Io non credo assolutamente che gli uomini non-binari e le donne non binarie siano delle contraddizioni. Al massimo, sono invece indici del fatto di come le persone stiano iniziando a capire la questione.

Il binarismo, in termini assoluti, serve veramente a poche persone – e almeno per me, essere non-binario è un modo per trovare uno spazio per ogni parte di me stesso. Non mi stupisce che anche altre persone la vedano in questi termini.

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