Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze, Violenza

Tranquille, era solo un raptus…

“E’ stato un raptus” – questo è quel che ha detto il romano Simone Borgese, reo confesso accusato di rapina, lesioni e violenza sessuale aggravata nei confronti della tassista che sta riscuotendo la solidarietà di colleghi e colleghe, queste ultime a segnalare il timore di lavorare correndo il rischio di subire lo stesso trattamento.

Il modo in cui viene descritta questa vicenda è sempre più grottesco. Non basta il fatto che la privacy della vittima sia stata in qualche modo violata, giacché è stato indicato quasi tutto di lei, rendendola palesemente riconoscibile, salvo scrivere il suo nome e cognome a questo punto probabilmente per chiunque la conosca assai superfluo. Non basta neppure che la storia sia stata presa sottogamba, occupando solo poche righe in cronache locali e senza quel tam tam rumoroso a cura di chi solitamente strumentalizza questi tragici eventi per portare acqua al proprio mulino, che siano consensi elettorali o semplicemente il plauso di persone che amano radunarsi attorno alla gogna mediatica per munirsi di armi e accorrere al linciaggio di qualcuno.

Non basta tutto questo. Dobbiamo anche assistere allo scontro tra tifoserie che parteggiano per l’una o per l’altro, dando per buona l’ipotesi di quest’ultimo e immaginando che si, in effetti, chiunque potrebbe essere colto da “raptus” e poi compiere ogni genere di crimine nei confronti di qualunque altra persona.

Di raptus si parla spesso quando un uomo picchia una donna fino a lasciarla in fin di vita, o quando la uccide con una varietà di coltellate che può andare da 15 a 45 a seconda delle circostanze. Raptus 1, Raptus 2, Raptus 3. Arrivati al raptus che riguarda la quarta coltellata a qualcuno dovrebbe venire il dubbio che si tratta di una enorme sciocchezza, e invece no.

Mi sfugge poi come possa comporsi un raptus che riguarda uno stupro. Il raptus piglia la parte alta del corpo umano o la parte bassa? E’ un raptus di cervello o della pinna? Curiosamente chiedo come si possa essere causa di lesioni, rapina e stupro nei confronti di una donna e poi parlare di raptus.

Cosa può portare un uomo ad eccitarsi della paura dell’altra. Com’è possibile che si dimentichi un fatto preciso quando si parla di sessualità, ovvero che dovrebbe svolgersi consensualmente? L’immancabile ricorso all’incapacità di intendere e volere non è, almeno per quel che mi riguarda, una questione che metto in discussione dal punto di vista processuale, cosa di cui si occupano altri. Per me il problema è assolutamente culturale. Fintanto che un uomo immaginerà di poter raccontare a se stesso e al mondo simili balle direi che siamo veramente in altomare.

Lo stupro è un danno alla libertà di scelta di una donna. E’ una violazione del corpo ma è anche una violazione della autodeterminazione femminile. In quel momento c’è un tale che si rifiuta di ascoltarti quando dici che proprio non vuoi farti toccare da lui. Qualunque sia la scusa che trovi per giustificare a se stesso una simile azione nulla può cancellare il fatto che è un prevaricatore, uno che si comporta da oppressore, uno che impone la propria decisione alla persona che la subirà. Quando fai cambiare strada a una donna, la fermi e la stupri c’è molto di intenzionale, altro che raptus. E’ un piccolo e miserabile progetto che tu hai deciso di realizzare. E che tu l’abbia deciso ieri o un’ora prima, poco importa, perché sei sempre quello che viene definito sex offender.

Esistono uomini che per stuprare una donna puntano quella che lavora in situazioni di rischio. Una lavoratrice notturna, una che puoi condurre in una stradina senza uscita, una che fa la sex worker e che tu ritieni di avere il diritto di violare. Anche in quel caso, a volte, è solo una questione di ceto sociale, di quanto tu sia economicamente in stato di bisogno o meno, perché se avessi un reddito e un lavoro diverso non correresti questi rischi. Corre meno rischi quella che non deve prendere la metro di sera tardi o un bus al buio e in periferia. Ne corre meno chiunque possa contare su un’autonomia economica che le consenta di sfuggire alcuni contesti.

Ma la questione è anche più complessa. Di fatto a stuprare le donne sono maggiormente uomini conosciuti. Ex fidanzati, ex mariti, amici, conoscenti, vicini di casa, quindi la questione non si riferisce solo al reddito ma anche alla cultura, alla mentalità che lascia supporre che uno stupratore possa contare su una visibile legittimazione sociale.

Affrontare e risolvere il problema significa affrontare la questione nelle scuole, fin dalla prima infanzia, con una educazione al rispetto dei generi e ad una sessualità consapevole e consensuale. Non serve la repressione, impianti securitari, più militari, più armi, più ronde o tutori a difendere in senso paternalista le fanciulle indifese. Le strade sono sicure se c’è tanta gente che le attraversa e il fatto che non si comprenda questo e si immagini che svuotare le strade, porle sotto sorveglianza di video e persone in divisa, sia utile mi lascia pensare che siamo lontani da una soluzione. Resta l’amarezza. Un’altra donna è stata stuprata. Da uno che ancora oggi, nel 2015, parla di raptus.

[Già pubblicato sul cartaceo de Il Garantista]

10 pensieri su “Tranquille, era solo un raptus…”

  1. Nella vicenda noto alcune assenze di contorno come ad esempio il paladino Salvini che, trattandosi per l’appunto di testa di cazzo italiano, non può essere usato come capro espiatorio per criminalizzare tutti gli stranieri ed i rom. Detto ciò vorrei aggiungere che trattare la cosa usando la parola raptus è come se si volesse dare una giustificazione, come se si volesse giustificare il bravo bambino che ha fatto una marachella ma non voleva che è tanto buono e caro. Beh, dal mio punto di vista questa è solo violeza e non c’è nessun raptus che possa giustificare nulla. C’è qualcuno che ha il coraggio di difendere una merda del genere? Ecco…il raptus omicida verrebbe a me, nei confronti di queste persone che ,ci scommetto qualunque cosa, sono le stesse che, se fosse stato uno straniero ad aver commesso il crimine,sarebbero scese in piazze reali e virtuali ad invocare castrazioni,lapidazioni e quant’altro. La mia solidarietà alla vittima.

  2. Una giornalista al TG2 di oggi si è lanciata in un “e costretta ad un rapporto sessuale”… sia mai che ad un così caro e bravo ragazzo si debba associare la parola stupro.
    Non riusciamo nemmeno più a raccontarci la verità anche quando è palese come in questo caso.

      1. gli psichiatri concordano che il raptus non esiste. Esistono gli uomini violenti e prevaricatori che sono talmente uomini da non avere nemmeno il coraggio delle loro azioni e devono nascondersi dietro il “raptus”. Smettiamola di difendere sempre gli stupratori!

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