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Girolimoni, la sposa/madre felice e chissenefrega delle vittime

Cultura del possesso, quando pensi di disporre della vita dei familiari e decidi di porvi fine perché ti sono in qualche modo di intralcio. Ammazza moglie e figli e poi però guai a perdersi la partita di pallone. Però li amava, eh. Eccome se li amava. A un anno dalla legge sul femminicidio in Italia non è cambiato niente. Il piano di prevenzione è ancora lì che attende. Abbiamo solo gli annunci di ministri che su quella legge hanno fatto cassa e consenso elettorale, sulla pelle delle donne, e nel frattempo a chi diceva che era una legge inutile, rispondente solo ad una logica repressiva e paternalista che nulla avrebbe risolto, non è stato dato assolutamente ascolto. Perché in Italia le vittime di violenza sono usate, elevate al rango di status sociale, perché attraverso esse si ricava legittimità, consenso, talvolta perfino fama o denaro, ma delle vittime, poi, in realtà, a chi interessa?

E ancora c’è da ricordare il modo in cui stanno parlando della donna, la madre dei suoi figli, ché se non aveva generato un figlio non c’era neppure da considerarla, come da deriva catto/fascista che ha preso la trattazione del tema della violenza sulle donne, si parla di vittime solo in quanto risorse riproduttive e di cura. Non si parla di altre categorie di vittime. La “vittima”, con tutta la retorica attorno degna di una sceneggiata da cuore/sole/ammore, è tale per il ruolo di genere che le viene imposto e sennò chissenefrega.

Che trappolone la faccenda del “femminicidio” che ci ha costrette ad essere considerate vittime solo in quanto “femmine”. Che trappola la propaganda fatta sulla carne e sul sangue delle donne quando poi, in realtà, e i centri antiviolenza lo sanno, non c’è aiuto, non c’è alcuna considerazione e non c’è sicuramente nessuna prevenzione. Non c’è sul piano culturale, su quello economico, non c’è nella maniera di riconsiderate i ruoli di genere.

Ma questa è l’Italia, quella repressiva/securitaria che se da un lato ammanta di romanticismi vari la storia con un reo confesso dall’altra sta lì a piazzare il mostro in prima pagina, in culo al garantismo, sulla base di una prova di cui non si sa niente, e qui parlo della bambina uccisa e di grandi nomi che fanno grandi comunicati per dire “l’abbiamo preso! l’abbiamo preso! è lui l’assassino!”, senza che ci sia stato ancora un processo, come se fossero i media a distribuire sentenze di condanna, e la faccenda mi ricorda tanto quella di Girolimoni. Chissà se poi è quello giusto, se per davvero quello che è un “presunto assassino” messo alla gogna in ogni dove, è quello che ha commesso quella atrocità. Però nel frattempo alla folla con i forconi in mano diamo in pasto un osso, magari iniziano a sbranare quello, a cominciare dalle fotografie fottute dal suo profilo facebook, fino ad ipotesi caratteriali sulla sua persona, i suoi legami familiari e varie descrizioni che sono un invito a nozze per gente che domani potrà, chissà, andare a segnare con una croce rosso fuoco la porta di casa sua.

Questa è l’Italia, chissenefrega delle vittime, chi se ne frega di una deontologia professionale e giornalistica che racconta le vicende in modo giusto, senza sensazionalismi, una volta tanto, senza fare l’apologia del martirio del carnefice o, all’eccesso opposto, godendo di impiccagioni pubbliche su casi che stuzzicano corde emotive che fanno audience. Ai media interessa solo vendere. Clicca e ti faccio vedere il ritratto del presunto colpevole e riclicca e ti faccio vedere la favola della sposina felice, madre dei due figlioli, che quell’ingrato del marito ha massacrato, e sono due facce della stessa medaglia, due identiche risposte ad un bisogno di fascismo che vedi ovunque, ritorno a vecchi metodi, a vecchie categorie mentali, a vecchie pratiche politiche, e dunque chiedo, per davvero, qualcuno pensa che a tutta questa gente freghi un cazzo delle vittime?

—>>>Domani esce il primo numero di un nuovo giornale che si chiama Il Garantista. Magari serve, chi lo sa.

—>>>Leggi il Bollettino di Guerra

ps: sintetizzo una riflessione che stiamo facendo qui “società del linciaggio e violenza sulle donne sono speculari.  L’informazione morbosa è parte della cultura del femminicidi. Sono due facce della stessa medaglia. E’ complicatissimo fare passare una analisi su questo perché anche chi parla di femminicidio si nutre di necrofilia morbosa e giustizialista. Non coglie che c’è un nesso feroce in questo senso. E’ più facile e rassicurante pensare al mostro e all’atroce punizione anziché accettare il fatto che si tratta di cultura. Cultura che pervade livelli profondi e diffusi. L’altro problema è fare della vittima un’icona della perfezione. La mamma santificata, non più umana, asessuata, e corrisponde al disegno che se ne vuole dare. Dice Giglioli che la vittima è una roba cava, la riempi dei significati che vuoi e lo fai per poi attribuire a quel crimine tutte le successive elaborazioni che ti servono a portare avanti la tua idea. La destra sta facendo questo. La vittima è una roba cava, non è più neppure una cosa umana, e in nome di quella vittima ministri e varie destre possono dire e fare quello che vogliono senza rispondere alle richieste e alle rivendicazioni di nessuno. In nome della vittima/cava, i media possono anche produrre giustizialismo a go’ go’. Risponde perfettamente alla logica del “in nome delle vittime” non devo seguire etica, morale, deontologia, niente di niente. Seguono la logica dell’emergenza e delle misure emergenziali senza controllo. Questo è quello che la Arendt diceva avrebbe portato al totalitarismo. Le tirannie partono sempre dall’idea che bisogna difendersi da una emergenza, di volta in volta diversa.”

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4 pensieri su “Girolimoni, la sposa/madre felice e chissenefrega delle vittime”

  1. Sono tutti strumenti della narrazione fissa, come ben sai. Com’è andata davvero non interessa. Dai da mangiare alla calca carne fresca, quella dell’orco, quella del bambino, quella di barbablù, quella di sua moglie, quella di tuttieddue, anche quella del tizio che passava di là (perché in fondo ha la colpa di esser passato di là). La vittima fa pietà e il reato è già successo, dunque non cambia niente. L’orco incanala la rabbia e non è recuperabile quindi non ci sforziamo (quale miglior capro di un capro effettivamente colpevole?). Dunque neanche lì cambia niente. Riflessione, prevenzione, alternative, modi sani di gestire i contrasti? Troppa fatica!

  2. Ecco, una frase (e il tono in cui è inserita) sulla voce di Wikipedia di Girolimoni dice molto di quello che stai dicendo tu:
    “Lo stesso Benito Mussolini, indispettito per gli insuccessi delle indagini e non volendo che il regime fosse ritenuto incapace di assicurare l’ordine, convocò …”

  3. In tutta questa orgia di follia collettiva accanirsi specificamente con le “varie destre” mi sembra piuttosto riduttivo.
    L’atteggiamento è assolutamente trasversale e trova abbondanti padri e madri nelle varie tradizioni e ideologie.

  4. Che i media siano interessati solo a vendere è, in un mondo basato sul capitalismo, normale, ma, in un paese in cui uno dei più “autorevoli” quotidiani è nato col dichiarato intento di acreditare il PCI al governo, questo non è assolutamente vero: i media sono strumenti di lotta e pressione politica.

    Detto questo, c’è modo e modo di vendere. A garantire trasparenza, decenza e verità dovrebbe servire in primo luogo l’ordine dei giornalisti con tanto di codice deontologico, che però non interviene MAI per questo genere di cose, assieme alle normative sulla privacy, al codice civile ed a quello penale.

    Poi c’è il pubblico: in teoria un giornale che racconta balle, che si limita a tradurre con google translate articoli della stampa estera, che è dichiaratamente un house organ, che in generale manipola fatti ed opinioni sulla base dell convenienza degli editori, palesi od occulti che siano, non dovrebbe essere premiato dalle vendite. Ma in un paese in cui qualunque cosa è assimilabile al tifo calcistico, la vedo dura.

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