Antiautoritarismo, Comunicazione, Critica femminista, R-Esistenze

Della donna del po-po-lo vs donna famosa

UntitledIl tono di certe discussioni diventa volgare quando è infarcito di un simile luogo comune. Ha tanto di quel disprezzo che sottende ad ogni approccio populista, come se si trattasse di decapitare donne al potere per sostituirvi la più legittima volontà della donna del popolo.

Questione è che questo argomento viene tirato fuori ad arte per delegittimare donne che a prescindere dal fatto che nella vita abbiano avuto il merito, che mai deve essere a loro non riconosciuto, di raggiungere posizioni di maggiore visibilità, intreccino confronti con gente che forte di questo nuovo modo di intendere la democrazia partecipata modello social network, sei raggiungibile e dunque lapidabile, possono permettersi di mostrare una sub-cultura che snobba all’incontrario, mortifica e schiaccia l’interlocutrice in un ruolo che neppure vuole avere.

E’ che c’è un gravissimo fraintendimento rispetto al fatto che volutamente si confonde la disponibilità e l’ascolto di chi apre le bacheche facebook o è raggiungibile con un tweet con il dovere di udienza al po-po-lo che può eventualmente dire qualunque sciocchezza senza che mai si possa neppure replicare.

Perché alla replica la non-famosa, munita di un risentimento quasi personale che è espressione di un cattivo rapporto con i “famosi” ai quali sa rivolgere solo odio, tutto quel che sa dire è che lei è una donna comune e tu invece no. E la povera donna del popolo sputa sentenze, non accetta critiche al proprio operato e il metodo di interlocuzione, se così si può dire, che propone, tenta di intercettare altra gente di popolo per dire che la colpa è lì, dove quel nome brilla di più, facendo delle ipocrite smorfie che si concludono con un altrettanto ipocrita e mellifluo:

io la vedevo come un punto di riferimento intellettuale e lei mi delude perché non rispecchia la volontà popolare…

Questa cosa della volontà popolare, tipica di una società educata a reality show e movimenti in nome del popolo, dove se non gli vai bene allora sei nominato e dovresti essere cacciat@ fuori dalla casa del grande fratello, è espressione di un disadattamento sociale di persone che socialmente e mediaticamente altro non sanno fare che attaccarsi ad un tasto per scagliare pietre ai famosi.

Va di moda la lapidazione alle persone in vista e questo prescinde dalle critiche legittime che possono anche meritare. Lapidazione è un’attenzione più rancorosa ed ossessiva. E’ una vendetta. E’ una scomunica. E’ la maniera attraverso la quale tu vorresti decidere cosa quell’altra persona dovrebbe dire per soddisfare te che corrispondi al popolo.

E tutto ciò ha un sapore decisamente fascista. Il popolo sovrano che dovrebbe determinare cosa scrive un blog, e cosa scrive una persona, e cosa dice sulla propria bacheca facebook chiunque, quando osa trattare un argomento che è di interesse comune.

Ho visto più discussioni svolgersi in questo modo, al punto che talvolta matura nei confronti della persona che ha maggiore visibilità perfino una avversione tanto più personale, immaginando che un singolo scambio possa aver determinato in lei chissà quale cambiamento e che quella donna si ricordi di te che non vivi altro che per quell’ossessione.

Come si può definire un fenomeno di questo tipo? Quando una persona che all’improvviso scopre i social network e immagina di poter entrare nella tua vita e dunque di sapere tutto di te e poterti anche ferire? Come può definirsi questa cosa per la quale non ti basta offrire una critica ma hai bisogno di restare ossessivamente attaccata all’idea che quella persona vada cancellata dalla faccia della terra al punto tale che se qualcuno la nomina, anche per errore, piove la banda di squadriste e cyberbulle a stabilire che lì no, il pubblico del grande fratello quella lì non ce la vuole?

Popolo nutrito a reality show, a gratta e vinci, senza rispetto per le relazioni umane, senza distinguere la critica da un linciaggio, senza capire che c’è differenza tra critica e gogna, all’inseguimento di un nome su twitter per lapidarla con mille improperi e segni di disprezzo, o su facebook o tramite blog per tiranneggiare la rete con un solo punto di vista. Quello della donna del popolo che piega e spezza la donna che del popolo pare non sia.

Luogo comune, superficiale, classista all’incontrario, da notte dai lunghi coltelli, dove ogni confronto non può che diventare rissa e dove ogni parere sembra solamente un inutile sfogo.

Dalla mia area di discussione è escluso che io comprenda chi adopera questi metodi. Perché sono incivili. Perché chi li adopera ha la pistola virtuale in mano. E spara. Aspetta solo che qualcuno offra un bersaglio. Dopodiché spara. Non per criticare. Ma per eliminare, archiviare, cancellare.

Sei nominata, click. Ora sparisci perché il po-po-lo non ti vuole più vedere in trasmissione.

Ebbene, indovinate un po’? La dialettica femminista, il confronto tra le parti, non è La Grande Sorella. E’ qualcosa di molto più fluido e costruttivo, per fortuna. Ed è più resistente di qualunque imposizione normativa fascistoide e populista.

Le pratiche sono importanti. Giusto le pratiche. Perché le parole, altrimenti, restano lettera morta.

—>>>#DeGregorio: dalla critica al linciaggio virtuale!

—>>>Grazie alla mia amica Loredana Lipperini perché conosce la differenza tra critica e linciaggio e perché come me odia la retorica che dovrebbe distinguere le donne “comuni” da quelle “non comuni”.

2 pensieri su “Della donna del po-po-lo vs donna famosa”

    1. E’ possibile, inclusa la dinamica del linciaggio. Io a lei ho tanto da criticare ma non c’entra nulla il resto e la differenza di classe la rivendico non in senso populista ma perché è lei che pretende di rappresentare anche me.

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