Precarietà, R-Esistenze, Welfare

#DecretodelFare: se studi e hai più di 29 anni ti puoi suicidare!

Dopo il decreto emergenze ecco il decreto del fare, con linguaggio mutuato dalle campagne elettorali della destra e poi diventato anche slogan di un partito apposito che ha fatto la fine che ha fatto.

Nel decreto del fare non si parla di reddito di cittadinanza. Monica scrive “Bocciata la mozione di M5S per introdurre il reddito di cittadinanza a sostegno dei disoccupati: 181 No (PD, PDL E Scelta Civica), 50 Si (M5S, SEL), astenuta la Lega Nord.

Il comunicato del consiglio dei ministri, dopo vari bla bla, sostanzialmente dice che vi saranno:

Incentivi per nuove assunzioni a tempo indeterminato 
Vengono stanziati 794 milioni di euro nel quadriennio 2013-2016 (500 milioni per le regioni del Mezzogiorno, 294 milioni per le restanti) per incentivare l’assunzione di lavoratori in età compresa tra i 18 e i 29 anni e che godano di almeno una di queste condizioni: 
a) Siano privi di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi; 
b) Siano privi di un diploma di scuola media superiore o professionale; 
c) Siano lavoratori che vivono da soli con una o più persone a carico.
L’incentivo per il datore di lavoro è pari a un terzo della retribuzione lorda imponibile ai fini previdenziali complessiva per un periodo di 18 mesi e non può superare i 650 euro per lavoratore. Se, invece, il datore di lavoro trasforma un contratto in essere da determinato a “indeterminato” il periodo di incentivazione è di 12 mesi. Alla trasformazione deve comunque corrispondere un’ulteriore assunzione di lavoratore.

Poi parlano di “apprendistato che abbia valore“, “tirocini formativi” per “giovani residenti nel Mezzogiorno che non lavorano, non studiano e non partecipano ad alcuna attività di formazione, di età compresa fra i 18 e i 29 anni“.

Insistono:

Un aiuto al Mezzogiorno
– In considerazione della grave situazione occupazionale che interessa i giovani residenti nelle aree del Mezzogiorno si è deciso di rifinanziare: 
a) con 80 milioni di euro, delle misure per l’autoimpiego e l’autoimprenditorialità; 
b) con 80 milioni di euro il Piano di Azione Coesione rivolta a enti e organizzazioni del privato sociale che coinvolgano giovani in progetti di valorizzazione dei beni pubblici e per l’inclusione sociale; 
c) con 168 milioni di euro, borse di tirocinio formativo per giovani disoccupati, che non studiano, che non partecipano ad alcuna attività di formazione. 
– Per ridurre la povertà e per sostenere le famiglie del Mezzogiorno in difficoltà, viene avviato il programma “Promozione dell’inclusione sociale, finanziato con 167 milioni di euro.

Dunque: io sarei il mezzogiorno. Sarei una di quelle che fa parte di almeno due generazioni completamente fottute dal fatto che da quando abbiamo cominciato a lavorare sono arrivate le riforme firmate dai vari tecnici sponsorizzati confindustria e dall’allora pds, ora pd, che andavano sempre e solo in una direzione. Non abbiamo mai visto un contratto a tempo indeterminato. Siamo decine di migliaia di migliaia le donne, gli uomini, di due generazioni intermedie che sicuramente superano i 29 anni. Troppo vecchi per l’apprendistato e per fruire di qualunque incentivo e troppo giovani per sperare almeno nella pensione sociale. Non avremo mai un lavoro stabile né una pensione. Non avremo mai niente.

Abbiamo studiato per niente. Lavorato per niente. Non abbiamo in mano niente.  Ci privatizzano tutto. Non possiamo neppure fruire di servizi pubblici perché non siamo completamente alla fame e dunque anche per cavarci un dente dobbiamo pagare ticket con i quali potremmo pagare una bolletta.

E per favore non veniteci a prendere in giro con la favola degli incentivi all’imprenditoria perché se non hai un soldo di tuo e non puoi compensare perdite e mancanze crepi tra i debiti nel giro di un anno per qualunque attività avviata in condizioni di precarietà.

Leggo ora di questo presunto piano del “fare” in cui si danno soldi ai privati per procurare tirocini e apprendistato a giovani che non studiano, che è della serie: se vuoi essere inserito smetti di immaginare che la tua condizione sociale migliorerà e adeguati al ruolo di ignorante che può essere preso per il culo da chiunque.

Il decreto del fare fondamentalmente fa una cosa precisa: stabilisce che ci sono troppi rompicoglioni istruiti in giro che esigono una collocazione che per differenza di classe spetta solo ai privilegiati e dunque si conservano sacche di privilegio abortendo il cognitariato, quella massa di gente come me/noi che ha studiato ed è precaria, e ricostituendo un proletariato, analfabeta in fatto di diritti, che non ha più un contratto nazionale serio sul quale può contare (grazie sindacati!), non ha più riferimenti culturali ed economici che non siano di neoliberismo spinto e che stavano già nel disegno oscuro del precedente governo in cui la Fornero chiamava choosy (capricciosi) i precari e le precarie.

Dopo anni di umiliazioni e mortificazioni, dopo che ci hanno chiamati fannulloni, capricciosi, dopo che hanno insultato la nostra intelligenza in ogni modo possibile, ora ci dicono che intanto, giacché non abbiamo una età inferiore ai 29 anni, possiamo andare a suicidarci in massa e poi ci dicono che se non studiavamo era meglio.

Direi che sarebbe il momento di darci una identità precisa, noi post-ventinovenni, perché personalmente ne ho abbastanza…

Ps: a proposito… la delega alle pari opportunità è andata a tale dott.ssa Guerra, vice ministro del lavoro, già al seguito della ministra Fornero, che con lei ha condiviso le gioie delle politiche economiche di Monti, sostenitrice di quella boiata della social card e della riforma del lavoro Fornero.  Poi qualcun@ mi spiegherà perché si ritiene che le donne abbiano l’esclusiva genetica/biologica della competenza delle pari opportunità perché fintanto che si realizzano impari opportunità per un genere umano piegato alle logiche neoliberiste io di affinità con gente così, qualunque sia il suo genere, ne vedo ben poca.

9 pensieri su “#DecretodelFare: se studi e hai più di 29 anni ti puoi suicidare!”

  1. D’accordo su tutto, tranne su una cosa ( che ho scritto anche a Grillo ) : dare degli analfabeti a chi non ha il diploma è sbagliato, per tre motivi: primo chi ha la terza media non per forza ha scelto di non studiare, magari si è ritrovato a 14 anni costretto ad andare a lavorare per la famiglia disagiata, secondo magari la suddetta persona si è formato da solo come poteva, terzo ci sono laureati e diplomati che buttano il loro sapere nel cesso in quanto non sono capaci di utilizzare le nozioni apprese.Te lo dico da persona che a 14 è stata costretta a frequentare la scuola professionale, quando avrebbe tanto voluto frequentare il liceo e l’università.Il decreto governativo è vergognoso, chi studia e s’impegna merita, ma non prendiamocela con chi non ha studiato, per piacere!

      1. Ho letto veloce, probabilmente sono condizionata dal fatto che Grillo ha definito chi non ha studiato analfabeta.Mai scritto o dichiarato che chi studia non merita un lavoro più che decente.È anche vero però e lasciamelo dire, che alcuni a 40 anni sono in ballo con la prima laurea e perdono tempo a discapito delle loro famiglie.Ci tengo a puntualizzare di non prendersela con chi non ha studiato, ognuno ha i suoi motivi e chi non ha potuto e voleva sta male già abbastanza.Chi ha studiato e non lavora ha almeno la magra consolazione di una cultura che apre la mente e il resto del mondo ( non questo paese orrendo di certo ) .Penso che ognuno debba avere ciò che merita, anche in base all’impegno sul lavoro e alla sua intelligenza, per esempio.

  2. Piccola precisazione: concordo in pieno sul fatto che il decreto sia fatto male, però non dice che per forza bisogna non aver studiato… per dire, un neo-laureato disoccupato entro i 29 anni ci rientra comunque 🙂

  3. Analfabeti di diritti? Conosco tanti laureati che lo sono. Non è il titolo di studio che qualifica la consapevolezza delle persone. La scuola fornisce solo gli strumenti, poi sta ad ognuno di noi come e se usarli. Comunque non voglio parlare di questo, anche perché non ho i titoli e quelli che avevo li ho bruciati.
    Volevo parlare di economia, “decreto del fare”. Cosa serve il decreto del fare? Serve a dare soldi all’imprenditori.. perché non creeranno un solo posto in più. Verranno assunti solo quelli che comunque sarebbero stati assunti. Questo perché? Si parte da presupposti sbagliati, quindi si fanno cose sbagliate.. il problema è la domanda del mercato interno, gli stipendi negli ultimi 10 anni hanno perso il potere d’acquisto. In pratica si lavora senza profitto. Ma questi signori lo sanno bene, e questa è la loro strategia, ogni cosa che faranno aggraveranno la situazione economica del paese e di conseguenza sociale e politica.
    Ed è per questo che hanno bocciato il reddito di cittadinanza, quello si, che avrebbe creato posti di lavoro. Perché segue un vecchio principio economico: “10 euro a un povero, fa economia. 10 milioni a un ricco fa povertà.”

  4. cazzo, ho due figlie, che di anni ne hanno giusto 31. una precaria nel pubblico (da anni), l’altra proprio disoccupata, da un bel pezzo, neanche i lavori più umili si trovano più. già i 30 anni è un bel casino averli superati ora perchè l’apprendistato si può applicare fino ai 30 anni appunto, e un apprendista costa meno, ma questa cosa che si stanno inventando ora aggrava la situazione. e cosa risolverebbe? cioè se hai più di 30 anni e e sei disoccupato non hai bisogno di sopravvivere? e poi in una situazione in cui si trovano a spasso anche i cinquantenni. e le pensioni a 67 anni. boh? toppe demagogiche di qui e di là ma niente cambia.
    e c’è chi se la gode alla faccia nostra, qualsiasi età si abbia. e le generazioni messe l’una contro l’altra a accaparrarsi per un pugno di merda. perchè di lavoro di merda si tratta.
    riguardo all’aver studiato o meno, non credo sia quello il problema, cosa intendevi dire precisamente? (forse sono un pò tonta ma sono un pò fusa in questo periodo, e anche un pò autistica). bacio

  5. Ciao, post interessante. A proposito vorrei segnalare che è nato un nuovo progetto che si propone di raccogliere le storie di discriminazione degli over 30 che cercano lavoro nell’Italia degli incentivi selvaggi. La disoccupazione in questo paese non ha età, ma i Governi che si susseguono continuano a settorializzare i disoccupati per fascie di età, categorie e sottocategorie. Con quali effetti? Chi risulta più discriminato e come si manifesta questa discriminazione? Il Progetto 30 compiuti vuole raccogliere le storie, le testimonianze e le esperienze personali di chi cerca oggi lavoro in Italia a 30 anni compiuti. L’obiettivo è di mettere insieme le voci di chi subisce gli effetti di politiche inadeguate e discriminatorie sulla propria pelle, perchè uniti si parla più forte. Se avete storie da raccontare scriveteci, progetto30compiuti @ gmail.com e seguiteci su Facebook https://www.facebook.com/progetto.trentacompiuti . Facciamo qualcosa e facciamolo insieme.

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