Antiautoritarismo, R-Esistenze

#OccupyGezi: report dalla Turchia (dal comitato locale al movimento nazionale)!

Tradotto da Eagainst.Com:

Report from Turkey: The Revival of Urban Istanbul

By 關譚 (Tan Kuan) via: Occupy Wall Street

Nota: OccupyGezi è esploso. Un movimento che ha avuto inizio con poche decine di persone si è moltiplicato in decine di migliaia di persone, diffondendosi ad Ankara e in altre parti del paese. Da ieri, c’è la conferma che almeno tre manifestanti sono stati uccisi dalla polizia turca. Voci non confermate dicono che la violenza dello Stato ha causato la morte di circa 28 persone.

La trasformazione dell’ambiente urbano e dei nostri spazi di vita è diventata la strategia primaria di AK partito del primo ministro Recep Tayyip Erdoğan con la sua morsa sul governo e sui comuni della Turchia.

Queste nuove politiche urbane sono diventate un mezzo di segregazione per giustificare, uno stile di vita capitalista, neoliberista, l’indebitamento, lo sfruttamento, il razzismo, la corruzione, e uno stato generalizzato di “eccezioni” (norme ad hoc pensate per territorio a seconda delle speculazioni da fare ndb) che violano i nostri diritti umani.

L’Occupazione di Park Gezi a Istanbul è la continuazione di un movimento urbano (un comitato locale) che è diventato un movimento pubblico. Non si tratta solo di proteggere uno spazio verde contro la demolizione di un nuovo centro commerciale e la “ricostruzione” di una “ottomana” caserma militare. E’ il simbolo della socialità, di chi vuole stare insieme, di chi vuole continuare a coltivare comunità nonostante le nostre differenze a Istanbul.

Il mese di aprile ha visto le proteste contro la demolizione di Emek Theater-un luogo storico che ha attratto persone di diverse classi e ambienti nel corso di molti anni. Oltre alle organizzazioni politiche, sono stati attivati ​​numerosi gruppi di opposizione, movimenti di quartiere, e movimenti culturali.

Poche centinaia di persone, occuparono Gezi Park il 28 maggio. Uno degli organizzatori prese un microfono e suggerì che tutti si incontrassero lì. Abbiamo così messo in gioco i nostri corpi e dato una mano, ci siamo detti l’un l’altro i nostri nomi e ci siamo incontrati.

BL3r6YXCYAAplZ8.jpg-largeDopo che la polizia entrò alle 4 del mattino con gas lacrimogeni e bruciarono le tende, sempre più persone si riunirono nel pomeriggio del 29 maggio. Alle 05:00 del 30 maggio la polizia ha brutalmente attaccato le persone. La gente cominciò a tornare alle 9 di quella mattina. Entro le ore 10 del 30 maggio tanta gente era di nuovo lì.

La sera, migliaia di persone erano arrivate, non solo gli altri movimenti di opposizione, ma anche i gruppi islamici, tifosi di calcio, e gruppi anti-autoritari. L’ambiente tranquillo di libri di lettura, canto, danza, chiacchiera, a mangiare popcorn e riso da venditori di cibo di strada ha favorito la creazione di un contesto di totale positiva socialità e condivisione nonostante le nostre differenze. Come Carlo Petrini ha detto, se ci si unisce in modo non organizzato attraverso l’incontro, riconoscersi l’un l’altro, con amicizia, è di vitale importanza per l’avvio di un movimento.

969810_566171476739167_902446827_nDopo il brutale attacco del 31 maggio, la polizia ha barricato il parco per impedirne l’accesso. Quando la gente ha chiesto un incontro con la stampa per protestare contro l’attacco e rientrare al parco, solo poche centinaia di persone si sono riunite, e ho perduto la speranza per un momento.

Quando ci siamo avvicinati alla barricata di provare rientrare, la polizia ha usato di nuovo la forza con gas lacrimogeni e idranti a spinta d’acqua molto potente. L’attacco è continuato fino a mezzogiorno, quando la lotta fu respinta indietro.

Il gas lacrimogeno è fatto da una componente chimica tossica che ti immobilizza e ti rende parzialmente cieco. Diverse persone sono rimaste ferite. Gli hotel di lusso in tutto il parco, come Divan Hotel, hanno fatto entrare manifestanti e attivisti per aiutarli.

968881_566186450071003_898905796_nLa gente andava a Piazza Taksim, che è in parte in fase di costruzione per volere del governo che vuole creare una doppia passerella pedonale più in alto per consentire la sorveglianza. Il progetto di Piazza Taksim è stato criticato e protestato più volte da molte ONG e organizzazioni di Istanbul.

La protesta pacifica consisteva nello stare seduti all’ingresso di Istiklal -una delle principali strade pubbliche di Istanbul- è fu attaccata di nuovo intorno alle 13:00 da gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. Questa volta, la polizia, mentre sparava i lacrimogeni, cominciò a mirare sulle persone. Hanno sparato una bomba a gas lacrimogeno nella stazione della metropolitana Taksim e hanno chiuso le porte lasciando tutti in trappola al punto che anche bambini e neonati nella metropolitana sono stati colpiti. Questo è stato l’inizio della guerra chimica contro i cittadini. La copertura mediatica era inesistente, tutto era completamente censurato. In televisione potevi trovare una trasmissione che ti spiegava come cucinare fare il risotto.

960109_565984546757860_1438227090_nLa 6 ° Administration Court of Istanbul ha sospeso, prima prima delle 17.00 di Venerdì, il Topçu Barracks Project, noto pubblicamente come il progetto di costruzione del centro commerciale a Taksim Gezi Park. Non siamo ancora sicuri di quel che questo significa. Potrebbe segnare sia il successo ella nostra opposizione alla politica urbana o una potrebbe rappresentare una giustificazione per l’arresto e la detenzione dei manifestanti (che a quel punto non sono più legittimati a lottare). Nel frattempo, alcuni famosi brand di moda e i gruppi di commercianti hanno già annunciato pubblicamente che non vorranno mai prendere parte a nessun centro commerciale costruito dove “del sangue è stato versato.

944556_566079306748384_1190560446_nCosì la partecipazione e il consenso dell’opinione pubblica sono cresciuti attraverso i distretti Istiklal e vicino fino a quando alle 19:00 non eravamo migliaia, diffusi anche in altri distretti, come nella parte asiatica di Istanbul Kadıköy. La polizia iniziò di nuovo con i gas lacrimogeni e gli elicotteri sorvolavano Istiklal, Beyoğlu, Tarlabaşı, Harbiye, Şişli. Facebook / Twitter e video personali, sono diventati i più importanti mezzi di diffusione delle informazioni.

I gas lacrimogeni coprivano di nebbia Istanbul. Dalle 19:00, la polizia cominciò a sparare proiettili di gomma. Verso le 22.00, ci hanno detto che più mezzi, bus, pieni di poliziotti stavano arrivando a bloccare entrambe le parti di Istiklal e la polizia era in attesa di ottenere il permesso di utilizzare proiettili veri.

933918_565778863445095_1315851242_nGli alberghi, ospedali, bar, scuole superiori, e altri spazi pubblici annunciarono che stavano accogliendo i feriti. I negozianti offrivano limoni e medicine. Tutte le piazze erano piene fino al mattino. Un autista di un autobus pubblico ha usato il suo bus come barricata contro la polizia per proteggere le persone che sono state attaccate.

Da The Guardian: “… un filmato amatoriale mostrava militari turchi che rifiutano di aiutare la polizia anti-sommossa, e che distribuivano maschere antigas per i manifestanti. Ci sono state anche segnalazioni su alcuni poliziotti che avevano abbandonato la propria parte della barricata e si sono uniti alle proteste “.

485614_565967343426247_1519447420_nSabato mattina la gente ha cominciato a camminare nella parte asiatica della città, attraversando il Ponte sul Bosforo. In altre città in Turchia tanta gente si è levata a sostegno di una lotta per  proteggere un piccolo parco verde e il diritto di “respirare” nella città contro un governo autoritario. Auto e pullman suonavano il clacson a sostegno.

I gestori dell’hotel Hilton e il personale erano orgogliosi di ospitare i feriti, mentre il suo vicino di casa, l’ITU Facoltà di Architettura Taskisla, ha chiuso le porte ai propri studenti. Questi studenti sono stati i più attivi nella occupazione del parco affermando l’emancipazione, il ruolo di opposizione di architetti e urbanisti in una città neoliberale.

Intorno alle 2 del mattino le persone che non potevano uscire di casa per non mettere a repentaglio la vita dei bambini hanno cominciato una protesta con utensili da cucina come pentole e padelle dalle loro finestre. Il suono si è elevato fino al cielo sopra la città ed è diventato il suono della rinascita urbana di Istanbul.

—>>>Per approfondire ancora, un brano da Umanità Nova (leggetelo per intero):

“Tutto questo per qualche albero?

“Nessunoha il diritto di aumentare le tensioni in Turchia usando come scusa alcuni alberi tagliati”

Questo ha dichiarato il primo ministro turco RecepTayyip Erdoğan. Per quanto i media ufficiali, in Turchia come a livello internazionale, abbiano cercato soprattutto nei primi giorni di parlare solo di Gezi Park e della difesa degli alberi, le radici profonde di questo movimento di lotta sono ormai evidenti a tutti quelli che le vogliono vedere.

Già lo stesso movimento in difesa di Gezi Park non mira alla semplice salvaguardia del verde pubblico, ma si oppone all’intero processo di gentrificazione urbana in atto nella zona di Taksim. Detto in parole semplici, con gentrificazione si intende la trasformazione di aree urbane povere in aree ricche. Questo processo si traduce da una parte in abbattimento e cementificazione selvaggia, dall’altra in esclusione dei più poveri da tali aree, con conseguente abbassamento del livello di vita per le classi popolari. Nelle aree centrali di Istanbul questo processo è in corso già da anni. Interi quartieri vengono distrutti per lasciare spazio a complessi residenziali, grandi centri commerciali, alberghi di lusso, il costo della vita aumenta, aumenta la schiera degli emarginati, aumentano i profitti degli speculatori legati al partito di governo, l’AKP. Al posto del Gezi Park, Erdoğan vorrebbe far costruire un imponente centro commerciale, una moschea e un rifacimento delle caserme ottomane che si trovavano nella piazza prima della costruzione del parco.

Un progetto che sintetizza i cardini ideologici della sua politica: capitalismo sfrenato, conservatorismo religioso, nazionalismo in salsa neo-ottomana.

Riportare la Turchia ai fasti imperiali del periodo ottomano è uno dei ritornelli della retorica del governo turco. Per questo sono pronti già altri favolosi progetti: l’aeroporto più grande del mondo, la moschea con i minareti più alti del mondo, ed un nuovo canale parallelo al Bosforo.

Contro questi progetti di vera e propria devastazione sociale ed ambientale si sono sviluppati movimenti popolari. In particolare nella regione del Mar Nero si sono tenute negli ultimi anni numerose manifestazionicontro discariche, centrali nucleari, fabbriche inquinanti, autostrade e dighe.

La rabbia esplosa nelle piazze affonda le sue radici anche nel sempre più selvaggio sfruttamento imposto alla classe lavoratrice inTurchia. Milioni di persone nel paese lavorano in condizioni quasi servili, con salari bassissimi ed altissimi tassi di incidenti emorti sul posto di lavoro. Queste condizioni sono ancora più drammatiche negli appalti e nelle esternalizzazioni. A questo si accompagna una organizzazione fortemente gerarchica del lavoro e la repressione dei lavoratori che si organizzano autonomamente, neisindacati rivoluzionari e di classe.

Un altro elemento determinante nell’esplosione delle rivolte è costituito dalle politiche islamiste conservatrici imposte dal governo. Quelle che giornali come “Repubblica” hanno liquidato come “proteste della birra” o, più romanticamente, “dei baci”, sono in realtà una reazione compatta della società turca al barbaro attacco alle libertà personali. Non si tratta di difendere uno stile di vita occidentale o di rivendicare il laicismo militare di Ataturk. Chi scende in piazza ha capito che il governo vuole completare il proprio sistema di dominio legalizzando ed istituzionalizzando una repressione religiosa che punta ad eliminare ogni libertà individuale. Le politiche di Erdoğan comprendono divieti sugli alcolici, divieti sulle relazioni pre-matrimoniali, ma soprattutto un attacco alle donne. Il governo vorrebbe infatti intervenire contro aborto e contraccezione, inoltre sta cercando di limitare le libertà di scelta della donna su un piano più generale, imponendole il lavoro domestico secondo un modello di sottomissione patriarcale.

Infine un ulteriore fattore di forte malcontento è dovuto alla politica interventista del governo turco nei confronti della Siria. Le mire imperiali del nazionalismo neo-ottomano varato da Erdoğan hanno portato la Turchia ad impegnarsi a livello internazionale e a intraprendere una guerra sporca contro un paese vicino. Una guerra che si sta estendendo anche in Turchia con già molti morti per bombe ed uccisioni: l’11 maggio a Reyhanlı-Hatay 52 persone sono rimaste uccise e 140 ferite dall’esplosione d due auto piene di esplosivo.

Le brutalità di questi giorni perpetrate dalla polizia sono forse per molti di noi inimmaginabili.

La potenza degli idranti, i lacrimogeni CS lanciati fino ad esaurimento scorte, gli altri gas tossici ancora peggiori come il gas arancione. Le cariche dei blindati, che i turchi non a caso chiamano “panzer”. Le pallottole di gomma, le bombe lacrimogene sparate in testa ai manifestanti, i proiettili veri sparati dalla polizia e che hanno fatto almeno un morto. Le botte e le torture nei confronti degli arrestati, molti dei quali bisognosi di cure. Uno scenario terrificante che in buona parte era già andato in scena quasi un mese prima, durante le manifestazioni del Primo Maggio ad Istanbul,vietate dalle autorità. Un copione quasi quotidiano in Kurdistan, dove al di là della guerra con il PKK, lo Stato turco usa il pugno di ferro anche contro le normali manifestazioni dei curdi nelle città. Perché è così che lo Stato turco gestisce ogni tipo di dissenso, è una linea comune che unisce i governi repubblicani laici, le dittature militari e il governo islamico dell’AKP. Una linea fortemente autoritaria e repressiva che negli ultimi mesi inTurchia era andata ad inasprirsi ulteriormente e a farsi sempre più invasiva allo scopo di applicare senza esitazioni le politiche delgoverno. Forse è proprio per questo che l’ennesima violenza brutale della polizia contro una protesta pacifica nella simbolica PiazzaTaksim ha scatenato una reazione tanto determinata e compatta in tutta la Turchia.

(…) Dopo questi giorni che sancisconouna prima sconfitta politica del governo AKP e del primo ministro,sono ancora da chiarire molti aspetti.

Primo fra tutti il ruolo dell’esercito, che ha sempre dominato la scena politica turca e che è stato non di rado protagonista di colpi di stato che con la scusa della difesa dell’integrità della nazione e della laicità dello Stato, sono serviti soprattutto ad eliminare l’opposizione di sinistra e rivoluzionaria. L’esercito infatti pur essendo stato “purgato” negli ultimi anni degli elementi golpisti o comunque invisi al governo, resta sempre un potente fattore in campo, con poteri di sorveglianza politica sul governo dati dalla stessa costituzione, anche se molto ridotti dal governo. Per ora sembra essere rimasto in disparte, anche se alcune testimonianze parlano di un atteggiamento benevolo dei militari nei confronti dei manifestanti. Certo la situazione militare della Turchia è attualmente molto complessa. Alla guerra in Siria si aggiunge l’incertezza della “tregua” con il PKK, proprio il 3 di giugno c’è stata, infatti, una sparatoria tra militari turchi e guerriglieri curdi.

Gli anarchici partecipano al movimento in tutta la Turchia, sono presenti nella resistenza nelle strade e difendono i manifestanti. Il gruppo di Istanbul Azione Anarchica Rivoluzionaria (Devrimci AnarşistFaaliyet) fa appello a organizzare iniziative di solidarietà internazionale, a sostenere la lotta contro il terrore di Stato e la devastazione capitalista.

In ogni caso qualunque siano gli sviluppi della situazione una cosa è certa. In questi giorni milioni di persone in Turchia hanno dimostrato un enorme coraggio e forse stavolta non sarà facile terrorizzare i lavoratori con le stragi o eliminare l’opposizione sociale con la legge marziale e il coprifuoco. Il ministro degli esteri Turco Ahmet Davutoglu ha dichiarato che le “Manifestazioni nuocciono all’immagine del Paese”. Se c’è una certezza che emerge da questi giorni di lutti e di rivolta è l’esempio che da PiazzaTaksim si rivolge a tutto il mondo. 40 ore di battaglia nelle strade, 40 ore di solidarietà che hanno legato centinaia di migliaia di persone nel centro di Istanbul. 40 ore che hanno riscattato 40 anni di violenze, stragi, esecuzioni, incarcerazioni, esili. 40 anni di terrore di Stato. Per la prima volta dopo il Primo Maggio del 1977 si è rientrati a Taksim a testa alta.”

(L’occupazione di Gezi Park cominciata il 28 maggio nel parco che si trova nella centrale Piazza Taksim, luogo simbolo di resistenza e di lotta per i lavoratori e per i rivoluzionari. La piazza in cui il Primo Maggio del 1977 furono uccisi 34 manifestanti.)

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