Antiautoritarismo, Comunicazione, Critica femminista, Violenza

#33esima vittima di Femminicidio: Fabiana!

15 anni, quasi sedici. Accoltellata e poi bruciata, mentre era ancora viva, dal fidanzato della stessa età. Due ragazzini. E la faccenda, seppur in modo diverso, ricorda quella di Lorena Cultraro, uccisa, in provincia di Caltanissetta, il cui cadavere è stato un po’ bruciato e occultato da tre adolescenti che pensavano di aver fatto poco più di una marachella. Sarah Scazzi l’altra ragazzina uccisa e condannate cugina e zia e poi lo zio per l’occultamento del cadavere. Vanessa Scialfa, uccisa a Enna e poi gettata giù da un viadotto. Mi viene in mente Carmela Petrucci, morta ammazzata a Palermo per aver tentato di difendere la sorella dall’ex fidanzato. Ma poi mi vengono in mente i tanti falò che comprendono corpi di donne uccise o comunque gravemente ustionate.

A Napoli, a Pescara, a Roma, a Trapani, ancora a Palermo, a Milano, a Cagliari,  a Pozzuoli. Il fuoco che questa volta ha ustionato anche colui che l’ha usato per punire e tentare di rimuovere una responsabilità.

#33 femminicidi dall’inizio del 2013 tra altri delitti, alcuni ai danni di donne ma che non possono chiamarsi “femminicidio”, ovvero di quel delitto che attiene alla sfera del possesso, quando una donna è ritenuta una proprietà, con #6 uomini uccisi per questioni di genere e d’onore e due bambini rimasti comunque vittima di meccanismi relazionali sbagliati. Ad uccidere #3 donne e #38 uomini.

Ed è il falò di donna che è una cosa che si spiega con l’immediata necessità di rimozione, ma anche con la lucida determinazione in un delitto. Generalmente lui uccide lei e poi si suicida. Se occulta il corpo e addirittura lo brucia è proprio segno che si vuole passare un colpo di spugna e andare avanti. In questo caso il ragazzo un po’ imbranato si è pure ustionato. Ma quel che non può passare inosservato è il fatto che queste nuove generazioni, cresciute a “tre metri sopra il cielo”, a lucchettarsi i destini su un ponte romano, a dedicarsi canzoni che celebrano la cultura dell’appartenenza, a pettinarsi come gli eroi e le eroine dei talent show televisivi, ad appassionarsi a reality in cui lei è tanto brava se non la dà a nessuno e se la tiene cara per l’amato, mentre censurano da rai 4 la serie tv Fisica o Chimica e vogliono censurarne un’altra con sessualità esplicita, nuove generazioni che sembrano tornate indietro di trent’anni in quanto a bacchettonaggine e disinformazione sulla sessualità, di certo non si sono evolute per quel che riguarda l’affettività.

Analfabeti affettivi, ancora a ritenere che sei mio, sono tua, se esci con quell’altro poi ti ammazzo, se mi lasci ci lasci le penne, se mi contraddici ti frantumo il cranio, se mi dici di no la pagherai, cose che si dicono per scherzo, mentre ci si esercita a controllarsi reciprocamente  e si ripetono modelli ricopiati dagli adulti. Ho visto giorni fa una bimbetta tredicenne che giustificava al suo ragazzo, presumo quasi coetaneo, il fatto di aver messo una minigonna per andare a scuola, dove il controllo del corpo e della vita di una ragazza sembra essere l’unico modo per placare l’ansia, la paura di perderla, l’incapacità di gestire la dipendenza, quel sentimento che ti fa stare bene e male e che ti manda nello sconforto perché senza di lui è un casino e senza di lei ti sembra crolli il mondo, e qui però c’è veramente altro.

Ci vedo l’alienazione e un meccanicismo da giocatori di video games. Lei ti dice no e tu prendi, accoltelli, bruci, seppellisci, rimetti in ordine, poi torni a casa, inventi due o tre cazzate, possibilmente ti fai fare un’intervista alla tv, dici che ti manca, che l’hai cercata tanto e via verso nuove avventure, verso il livello successivo, dove stavolta lei non ti lascerà, dove non ti fregherà il tizio per cui hai preso una cotta, dove controllerai perfettamente lei e il suo destino, facendo di tutto per non arrivare al game over. Generazione che su facebook annuncia anche i respiri, la cui vita è scandita da mille fotografie, e aspetto di vedere il marketing di quotidiani che ruberanno le foto di questa minorenne per vendere più copie, e poi questi giovani ragazzi che uccidono, tornano a casa e pensano di farla franca.

Qualcun@ glielo dica, ai figli, che al tempo di Csi se anche bruci una ragazza, una donna o un cadavere se poi hai trafitto due o tre costole si vede che l’hai uccisa. Qualcun@ dica forte che l’uccisione seguita da un atto di profondo disprezzo, l’annientamento totale di quella che era una persona, equivale un po’, come analogia e metodo, ai forni per gli ebrei. Pietà per queste figlie, per i loro corpi, per i loro sorrisi. Pietà per questi corpi un tempo vivi, per quel che sono state, per quel che sono ancora. Rivendicando il diritto di una scelta, di poter dire no, di poter andare altrove rimanendo vive. Rivendicando la stessa umanità pretesa e dedicata. Perché troppo il dolore, troppa la frattura sociale che si determina in assenza di risarcimento e troppe le modalità sbagliate per affrontare questo tema.

A questo proposito, per inciso, davvero pensate che un delitto del genere poteva essere risolto con una aggravante? Piuttosto un punto informazioni antiviolenza nelle scuole. Cultura, educazione, prevenzione. Il resto serve a poco. A molto poco.

Ciao Fabiana. Ciao anche a te.

—>>>Leggi il post di JustLaurè su Fabiana

5 pensieri su “#33esima vittima di Femminicidio: Fabiana!”

  1. Le bambine dovrebbero imparare all’asilo che uno violento non è virile, ma solo uno stronzo vigliacco da sfuggire come la peste.

    1. il fatto è che non è così semplice..ci sono uomini magari dal temperamento aggressivo che però non torcerebbero mai un capello alla fidanzata

  2. Le bambine dovrebbero imparare ad avere stima e fiducia di se stesse, solo così potranno diventare donne in grado di autodeterminarsi e, quindi, di difendersi!

  3. Secondo me è questo il punto: “nuove generazioni che sembrano tornate indietro di trent’anni in quanto a bacchettonaggine e disinformazione sulla sessualità, di certo non si sono evolute per quel che riguarda l’affettività.” Non è una questione di uomini violenti, ma di una cultura sbagliata che va combattuta; dentro ci sono anche molte donne che amano essere oggetti di attenzioni ossessiva e le compiono a loro volte, come se l’amore e l’affetto si regolasse in base al controllo quindi più vieto la tua libertà più ti amo.

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