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#MuslimahPride against #Femen: Lettera aperta alle Femen!

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Amina, una Femen Tunisina, si fa fotografare con le tette scoperte e frasi ribelli scritte sul corpo e mette le sue foto online. Dopodiché viene rinchiusa in casa su consiglio di due professioniste che si occupano di diritti delle donne. Le notizie parlano di terapia con psicofarmaci e di sorveglianza da parte della sua famiglia. Parte la gara di solidarietà. Le Femen chiamano tutte a fare un corteo internazionale, ovunque, sul web e in strada, di tette e messaggi simbolici, a supporto di Amina e contro l’Islam. Nel frattempo la disinformazione la fa da padrone. Si diffondono notizie su leggi tribali che punirebbero con la morte Amina e le femministe Tunisine scrivono un comunicato per dare solidarietà ad Amina ma chiedono che le Femen aggiustino il tiro e correggano quelle informazioni che non sono vere.

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Invece le loro parole sono state ignorate e piuttosto che dare voce alle lotte autodeterminate delle donne del luogo hanno finito per sovradeterminarle e invisibilizzarle imponendo una loro visione, giudicata neocolonialista e islamofoba, delle cose. QUI il mio post in cui descrivo la questione con tutti i link che vi servono per capire e QUI la lettera aperta scritta alle Femen dalle donne musulmane che hanno dato vita ad un Pride simbolico [QUI la loro pagina facebook]. Mira (Grazie!) l’ha tradotta in italiano. Eccola. (QUI c’è anche la risposta della capa Femen che sostanzialmente dice che queste donne dicono di non avere bisogno di aiuto ma nei loro occhi ci sarebbe scritto “help me”… quando si dice leggere le parole altrui proiettando la propria parziale visione delle cose… per legittimare una crociata delegittimando invece giusto le rivendicazioni autodeterminate delle donne che dici di voler difendere…)

Lettera aperta alle Femen

Ehy FEMEN,

comprendiamo che per voi “femministe” bianche con atteggiamenti coloniali è molto difficile da capire, ma – SORPRESA! – donne musulmane e donne di colore possono avere la propria autonomia, e anche lottare! E parlare per se stesse! Chi se l’aspettava?

Siamo orgogliose di essere Muslimah, e siamo stufe delle vostre cazzate coloniali e razziste, travestite da “liberazione delle donne”!

PERCHE’ ne abbiamo abbastanza e siamo stanche di sentire donne privilegiate che perpetuano lo stereotipo che le donne musulmane, le donne di colore e le donne del Sud Globale siano sottomesse, inermi e bisognose del progresso ‘occidentale’.

PERCHE’ sono questi atteggiamenti coloniali che fanno più male che bene, quindi smettetela di prenderci in giro.

PERCHE’ ci siamo rotte di chi si appropria della nostra cultura e del nostro linguaggio senza il nostro permesso per qualunque motivo sembri valido alla gente.

PERCHE’ non dobbiamo uniformarci al vostro modo di protestare per essere emancipate. Lo fa già la nostra religione, grazie mille.

PERCHE’ essere affini a gruppi di estrema destra, razzisti e islamofobi è semplicemente e completamente ANTI-FEMMINISTA, ed ESTREMAMENTE PERICOLOSO.

PERCHE’ a voi non importa della violenza sulle donne, vi interessa solamente quando i colpevoli sono uomini di colore con una lunga barba che pregano cinque volte al giorno.

PERCHE’ non siamo tutte bianche, magre, fisicamente non-disabili, e disposte a spogliarci solo per avere l’attenzione della stampa. Rimettetevi in discussione prima di scendere di nuovo per strada.

PERCHE’ viviamo in un mondo incasinato, con eteronormatività, supremazia dei bianchi, impero, un sistema di classe, capitalismo ma le FEMEN sono lì solo a contribuire ad un clima di islamofobia rampante. Prendete di mira la supremazia maschile, non l’Islam. Le vostre priorità sono confuse.

Quindi, la prossima volta che decidete di prendere nelle vostre mani la crociata globale per la liberazione delle donne, RICORDATEVI che prima delle FEMEN ci sono sempre state e continuano ad esserci donne che sognano e lottano per la propria emancipazione, e NON ABBIAMO BISOGNO DI VOI!

SMASH THE WHITE SUPREMACIST CAPITALIST PATRIARCHY! POWER TO THE MUSLIMAHS!

Firme,

Sofia Ahmed, Student
April Reilly, Student
Ayesha Latif, Student
Zarah Sultana, Student
Sabeeha Mahmood, Photojournalist
Malia Bouattia, Student
Rabi’a Khatoon, Student
Sajidah Ali, Student
Zaira Ejaz, Student
Sumreen Rashid, Student
Shakira Akther, Black Students Officer at the University of East London
Sumaya Abdullahi, member of the Muslim Student’s Association at the university of Alberta
Fatma Musilma, Fellow of the Institute of Swimming Teachers and Coaches

17 pensieri su “#MuslimahPride against #Femen: Lettera aperta alle Femen!”

  1. Sono proprio contenta che tu abbia pubblicato questa cosa, che mette il dito in un incrocio complicato per le donne occidentali specie quando sono attiviste femministe. A me non piacciono le Femen, per molti motivi che rimando sempre dall’indagare. Per quanto condannai aspramente le conseguenze, non apprezzai affatto quello che fecero in una chiesa in russia, e le tette al vento non sono esattamente un mio problema. E’ il manicheismo che mi incazza, è la visceralità e l’unidirezionalità. Ma prometto di tornarci con calma.
    Però c’è un problema che io avverto comee molto doloroso quando lavoro con donne che magari provengono dall’Africa – per l’occcidentale è un bel casino il problema di vedere una cultura che a voja a di, è più sessista della proprioa ma de parecchio, e cimentarsi insieme con il rispetto di quella cultura, lasciando da parte l’altrettanto oggettivo eurocentrismo. Poi le cose pragmaticamente si fanno lo stesso, specie in rapporti individualizzati, una a una, ma quando si agisce collettivamente, aldilà delle zinne al vento – è difficile scappare dall’asimmetria. Che alle volte è davvero reale. Non so ci penserò su.

    1. è una cosa complessa. io me la vivo nella mia terra, senza andare tanto lontano, dove hai la vicina di casa che preferisce un modello di vita che a me non piace e non posso mettermi a fare le crociate per cambiargliela. bisogna parlarsi per contaminarsi reciprocamente, credo, senza avere la presunzione di rappresentare altro se non una parzialità. questa è una cosa che le operatrici che lavorano con le migranti, per esempio, sanno, e ti capisco. la tentazione di spostare il nemico fuori da te però torna sempre (vale sempre il fatto che la violenza avviene principalmente in famiglia, come metafora). quando in sicilia una donna subisce violenza è facile dire che è mentalità meridionale e bla bla. da lì a dire che i meridionali sono incivili e che le donne meridionali non sono in grado di salvarsi da sole ci si mette pochissimo. hai presente le femministe storiche che venivano a proporci i libri della Irigaray e a spiegarci come fare a salvarci mentre c’erano donne che avevano le fogne a cielo aperto sotto casa e la mafia che sparava? c’è una presunzione e una inadeguatezza rispetto al calarsi nelle situazioni altrui che poi viene avvertita come qualcosa di inutile, che non ti serve, anzi ti toglie risorse. in qualche modo offende perfino la tua intelligenza.
      se rifletti su quello che dicevi per iscritto passami un link. io ti leggo molto volentieri. 🙂

  2. Trovo la questione complessa e le riflessioni (e i commenti) in questo blog stimolanti.
    ho avuto per anni una relazione con un uomo musulmano e questo, tra le tante, mi ha aiutato a “problematizzare” molte dinamiche. il pre-giudizio nei confronti della religione islamica è indubbiamente molto forte (a scanso di equivoci, sono radicalmente agnostica e convinta che ogni religione sia intrinsecamente autoritaria e normativa) e si tende spesso a dimenticare che i contesti socio-culturali sono in realtà diversissimi…pensate ad esempio al senegal e al pakistan…per cui anche parlare di “mondo islamico” spesso risulta essere un opzione ideologica che riduce la complessità del reale ad una supposta unità religiosa (molto supposta in realtà). allo stesso tempo, nella mia esperienza, è però scivolosa la questione autodeterminazione/libertà religiosa. provo a spiegarmi: ha davvero un senso chiedersi se le femen (che sempre a scanso di equivoci in questo caso mi pare abbian fatto più danni che altro) ascoltino LE donne musulmane? esistono LE donne musulmane?
    lo dico perchè fin troppo spesso ho sentito discorsi sulla falsariga de “le donne musulmane sono obbligate a portare il velo” “non è vero è una scelta”. dipende. per alcune è un obbligo, per altre solo ovvio, per altre orgoglio identitario (a mio avviso pericoloso ma qua andrei troppo fuori strada), per altre ancora chennesò…il punto è che come diceva aime “le culture non si incontrano e non si scontrano ad incontrarsi e scontrarsi sono le persone”. nè colonialismo nè culturalismo (inteso come quella cosa del “è la loro cultura” punto, immutabile, intoccabile e statica)…e quindi? difficile…io chiedo, sperando di contribuire alla riflessione…e magari anche di trovare risposte chissà 🙂

    1. ma infatti non esiste un “le donne musulmane” come non esiste “le donne” in generale. nessuna può arrogarsi il diritto di rappresentare tutte le altre. ci sono donne che scelgono e donne sottomesse. ma io non ho la pretesa di individuare una schiava dove c’è una che mi dice il contrario. è la differenza che passa tra interventi a salvaguardia delle donne vittime di violenza realizzati in senso autoritario e quelli che no. nel primo caso vado a fare i blitz a casa sua e la deporto per salvarla dopo aver bombardato anche la sua casa e nel secondo caso attendo quantomeno che lei faccia una denuncia, che chieda aiuto. se il principio per tutte non è l’autodeterminazione ma la legittimazione di interventi paternalisti e patriarcali allora di che lotta per i diritti delle donne parliamo? voglio dire: ‘sta cosa delle tette anti-islam cambia qualcosa per le donne che subiscono oppressione? se si arriva addirittura a negare (http://www.huffingtonpost.co.uk/2013/04/05/muslim-women-against-femen-facebook-topless-jihad-pictures-amina-tyler_n_3021495.html?1365181373
      ) che quello che ti dicono queste donne sia vero e le patologizzi delegittimandole sei tu la prima nemica di queste donne perchè invece che infondergli autostima e fiducia in se’ le martirizzi pur di essere autorizzata eticamente a compiere la tua crociata. non è così che funzionano le lotte femministe.
      all’articolo in cui la Femen risponde a queste donne dicendo che comunque avrebbero bisogno di aiuto ecco infatti come rispondono le musulmane (https://www.facebook.com/photo.php?fbid=507247689332747&set=a.506904882700361.1073741828.506894029368113&type=1&relevant_count=1&ref=nf). dicono che la femen sta dicendo una serie infinita di cazzate. e probabilmente, a questo punto, dal loro punto di vista hanno anche ragione.

      1. ovviamente del tutto d’accordo con te. probabilmente mi sono spiegata male io. non volevo assolutamente difendere l’atteggiamento delle femen:da fastidio a me, figurarsi a chi si sente oggetto diretto. e concordo sul “non ho la pretesa di individuare una schiava dove c’è una che mi dice il contrario” (mai pensato che tu l’avessi ovviamente). volevo solo riflettere assieme e porre l’attenzione sul rischio di riconoscere di non poter parlare in nome delle donne musulmane, ma non dare lo stesso peso al fatto che le nemmeno un gruppo di donne musulmane può parlare per tutte (che a loro volta non sembrano riconoscere che c’è almeno una donna, amina, che ha fatto una scelta diversa dalla loro)
        spero sia più chiaro, e in ogni caso grazie per questi spazi di riflessione

        1. no no, ma infatti ti dicevo nell’altro commento che stavo riflettendo a voce alta e mi sono dimenticata di scrivere che apprezzavo moltissimo la visione un po’ più complessa che proponevi. 🙂

    2. @asia, mi sono resa conto che la mia risposta era di una durezza estrema ma non ce l’avevo con te. 🙂
      anzi.
      era solo perché avevo appena letto la risposta delle Femen e mi ha lasciata davvero basita.

    3. Tanto per contribuire al dibattito che trovo interessantissimo (ringrazio ancora l’amica che ha postato il blog su FB, non lo conoscevo…anche se comincia a venirmi il sospetto di conoscere qualcuna di voi nella vita reale!). Vabbè dicevo: proprio alcuni giorni fa, rispetto al velo, ho avuto una conversazione interessantissima in Tunisia. Una signora, chiaramente impegnata in politica, pacata ma molto intelligente mi ha detto: “Io prima della rivoluzione il velo lo portavo, ora che portarlo è, per alcune, un modo per sostenere i Salafiti, non lo porto più perché non voglio che la gente mi pensi islamista”. Poi ha anche aggiunto: “Molte donne porta(va)no il velo per ragioni diverse: per esempio per non doversi tingere i capelli, e porta(va)no la jilbab perché così possono andare in giro con vestiti vecchi sotto, se non possono permettersene altri”. Ecco personalmente a questo aspetto non ci avevo pensato. Introduce ulteriore varietà; certo non voglio dire che nella cultura islamica (ma appunto islamica di dove?) ci siano problemi con la condizione della donna. Ma anche in quella occidentale (anche qui occidentale di dove? Non era la moglie di Schwarzneger quella che portava solo gonne perché secondo il marito le donne non portano i pantaloni…?).
      Quanto alle Femen sono felice di poterne anche “parlare male”, finalmente……Premesso che non mi piace se vengono trascinate con forza, arrestate o picchiate (ovvio!!!!) io trovo allucinante che si siano spogliate dentro Notre Dame, a San Pietro e davanti alla Grande Mosquée a Parigi. Non riesco a capirne il senso politico, non riesco a individuare chi sono gli interlocutori. Mi sembra sensazionalismo spicciolo e ignorante (nel senso che ignora i contesti culturali di riferimento….un po’ come i progetti di sviluppo fatti senza studi sul terreno: neocolonialismo travestito da progresso!)

  3. sono felice di leggere il comunicato delle muslimah che difatto fino ad ora o non aveva avuto sufficiente diffusione o mi era del tutto sfuggito. sono felice di leggerlo anche se di fatto ci leggo le stesse approssimazioni che denunciano nei messaggi delle femen. non credo che il movimento femen sia antislamico come ho già detto altrove, ma semplicemente anticlericale e laico, cio’ che mi piace assai. mi piace meno la replica della portavoce delle femen, decisamente presuntuosa e anche un po’ delirante. fra tante parole, errori, affermazioni e smentite, cio’ che resta di forte sono i corpi. delle femen come delle muslimah. e quello che manca qui è un corpo e una voce. quella di Amina. vorrei tanto vedere e sentire lei. finché questo non accade, c’è tanto ma tanto da lottare, che stiamo a capezzoli esposti o coperti non cambia.

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