Antiautoritarismo, Culture, Pensieri Liberi

Emendamenti al #Ddl-Omo/Transfobia: che c’entra la pedofilia con l’omosessualità?

C’è il disegno di legge che vorrebbe essere di contrasto a omofobia e transfobia. Non entro nel merito del progetto ma vorrei mostrare un dettaglio dell’iter che lo riguarda. Al momento dovrebbe ancora trovarsi in commissione giustizia. Assunti i pareri di altre commissioni e raccolti gli emendamenti per tentare di licenziare una proposta unica che possa andare in aula. Il 16 gennaio credo si siano rivisti per discuterne. Ad ogni modo si sono raccolti o sono stati presentati gli emendamenti.

L’emendamento è quella proposta di modifica, integrazione, di un disegno di legge e nel qual caso del ddl non te ne frega niente perché lo vuoi defunto allora l’emendamento serve a fare ostruzionismo, a far rientrare dalla finestra quel che non può entrare dalla porta, ad allungare i tempi, a fare in modo che giammai una proposta sia licenziata dalla commissione con l’accordo unanime e in tempi ragionevoli. In genere chi fa questo spera nella fine della legislatura prima che si riesca ad arrivare a un punto, perché tra l’altro anche se il ddl viene fuori dalla commissione dovrà passare in aula e poi fare altri mille giri e valutazioni.

Dunque l’emendamento da parte di chi fa ostruzionismo è un pretesto. Metti che io ho presentato un disegno di legge che dice che “all’articolo xy e successive modificazioni sono aggiunte le parole *è d’obbligo per gli abitanti della trinacria acquisire il fatto che terroni sarà il loro secondo nome*“. Dunque l’opposizione, che spero sappia il fatto suo, presenterà un emendamento per dire che sopprime l’articolo, un altro per dire che sostituisce la parola “terroni” con meridionali. Ancora uno per dire che “trinacria” si sostituisce con “sicilia“. Poi uno per dire che la preposizione “per” va sostituita con qualcosa d’altro e via così per centinaia di proposte che dovranno essere analizzate, discusse, votate, escluse, una per una, per una, per una.

Ora leggete gli emendamenti presentati al ddl che parla di omofobia e transfobia e tra gli altri, ne trovate alcuni, a firma dei parlamentari di cui leggete il cognome, in cui da un lato si esplicita che l’orientamento omosessuale eccetera va accostato a quello eterosessuale e perfino alla pedofilia intesa come orientamento, dunque l’ostilità e il disprezzo palesi per questi orientamenti, tutto compreso, costituirebbe un problema. Sfugge a chi scrive, forse, che le relazioni di omosessuali, gay, lesbiche, trans, avvengono con persone adulte e consensualmente, esattamente come dovrebbero avvenire quelle tra eterosessuali quando non c’è di mezzo uno stupro. Pedofilia è proprio un’altra cosa e mi pare davvero assurdo doverlo specificare: parliamo di abusi a uso e consumo di adulti a danno di bambini che di certo non sono in grado di esprimere alcuna consensualità. In un altro emendamento si parla di cristianofobia. E questi sono solo alcuni degli emendamenti all’articolo 1. L’articolo 2 invece sollecita una opposizione alla parola “xenofoba” e dunque si prova a sopprimere l’articolo, poi le singole parole, poi a sostituirle o ad aggiungerne altre tipo “anticristiana“.

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Così funziona la democrazia. Perciò la gente elegge parlamentari a rappresentare delle istanze. Io chiedo: se sul piano culturale nel parlamento non si riesce a far maturare una idea un minimo più conciliante con il mondo, con l’idea di mondo ricco di diversità, come si pretende che fuori da quel posto all’improvviso la gente cambi idea?  Basta una legge? O non sarebbe meglio una discussione pubblica e seria in cui si realizza la distanza tra le parti e si definisce il quadro delle paure, chi le agita, chi insiste nella riproposizione di stereotipi anacronistici e chi coltiva pregiudizi. Perché la legge in se’ serve a ben poco e quel che manca è, per esempio, il fatto che si racconti, con dovizia di particolari, mettendo online ogni verbale, ogni sillaba di quel che laggiù si dicono, con tanto di facilitazione per chi non capisce quel linguaggio burocratico, qual è il livello del confronto. Ed è questo che consente una crescita culturale collettiva, forse, senza sollecitare scontri tra fazioni a seconda dei posizionamenti. Perché uno dei compiti di chi dovrebbe parlare un linguaggio altro, quando rappresenta la gente dentro le istituzioni, è quello di portare ad un livello superiore discussioni che in un bar hanno toni decisamente bassi. Forse che l’esposizione pubblica obbligherebbe i parlamentari a dover rendere conto di quel che scrivono, dicono, fanno e dunque li obbligherebbe a parlare con un linguaggio un pochino differente, imparando a comprendere che il mondo è fatto da tante anime e che bisognerà pur trovare il modo per farle coesistere senza che vi sia nessuno che ritenga di avere il diritto di fare del male a qualcun altro per il suo orientamento sessuale, la sua etnia, la sua religione, cultura, età, statura, abilità, eccetera. Così, invece, forse pensano che tanto la gente non li vede, possono scrivere quello che vogliono, e i toni, francamente, a questo punto, penso siano davvero un po’ più alti dentro un bar. Possibile che questo sia il livello di consapevolezza e il contributo culturale di chi guadagna migliaia di euro mensili di soldi presi dalle nostre tasse? Possibile che non si riesca a fare evolvere la discussione oltre i muri che solitamente ergono persone che temono così tanto la diversità?

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