Antispecismo

L’ultima frontiera della sperimentazione animale: strumentalizzare malat* per ottenere consenso

Da Intersezioni:

Se qualcosa salta all’occhio di tutto il bailamme di mosse, contromosse, proclami, interessi economici e politici, nonché di casta* che si agitano intorno alla sperimentazione animale – anche alla luce della tremenda Direttiva 2010/63/UE (qui si può avere un’idea delle torture che continueranno a subire milioni di animali non umani) – è sicuramente il fatto che la lobby che ruota intorno a certa ricerca, quella smaccatamente pro sperimentazione animale, è “scesa in campo”, in maniera aggressiva e senza esclusione di colpi, per difendere il proprio diritto a disporre dei corpi e delle vite altrui a proprio piacimento. Questo è un buon segno: quantomeno a livello politico, significa che qualcosa si sta muovendo. E’ un segnale piccolo e ancora insufficiente, ma inequivocabile: chi ha grossi interessi da perdere ha deciso di giocare qualsiasi carta possibile per riguadagnare il consenso popolare, e così ad ogni piè sospinto fa la voce grossa con il sostegno di tutti i media mainstream, golosamente alla ricerca del titolo più altisonante.

Il titolo di oggi, uno dei tanti, è  questo (ma c’è anche questo, o questo): Difende test su animali. Giovane malata riceve auguri di morte su Facebook.

Ecco, questo fa schifo, ma veramente tanto.
Usare l’immagine iconica di una ragazza malata, occhi dolci contornati dall’ingombrante e tragica presenza del respiratore, per di più vegetariana e che studia veterinaria (ma ciononostante favorevole alla sperimentazione animale) per sponsorizzare la ricerca che utilizza gli animali non umani è veramente una tra le mosse più becere di qualsiasi campagna di marketing emozionale mai inventata sinora.

Mi spiace molto per Caterina, che credo in buona fede: e non nego in alcun modo la sua sofferenza, né quello che reputa essere il proprio genuino amore per gli animali, ma immagino non si sia resa conto che la sua iniziativa sarebbe stata cavalcata per sostenere ben altri interessi, sull’onda dell’emozione (come politici vari hanno subito fatto, allo scopo di ottenere un pò di promozione gratuita).

Per inciso, è interessante notare come il punto di vista estremamente situato di una malata grave (che non è di certo neutro rispetto alla propria malattia e sofferenza) viene accolto, proprio in virtù della carica emotiva che porta con sé, in maniera totalmente acritica da migliaia di persone. Insomma, se una ragazza giovane, dolce e amante degli animali, afflitta da malattie invalidanti e orribili, pur tuttavia reputa legittima la sperimentazione animale, perché non dovrebbero farlo tutte le altre persone?

Il punto però è un altro: il punto non è la generica quanto vaga affermazione di  ’amare gli animali’, il punto è semplicemente ammettere che possiamo fare loro quello che facciamo (dalla sperimentazione, agli allevamenti, ecc.ecc.) perché ne abbiamo la forza, e con forza intendo la forza bruta, ovvero attraverso l’uso della violenza.

Caterina di certo soffre, come è destino di molti, se non tutti gli animali, umani e non. Caterina desidera vivere, e anche gli animali, umani e non, sottoposti ad atroci torture o sofferenze lo desidererebbero. E non è neanche importante sottolineare che gli altri animali non sono ‘solo’ topi, ma anche cani, uguali a quelli che Caterina stringe a sé e che ama, riamata, o scimmie antropomorfe, gatti, e qualsiasi essere ritenuto candidato ideale alla tortura.

Quello che non va, in questo ragionamento, è che non può esistere alcuna scusa ‘morale’, per usare violenza, per dominare altri esseri viventi, per imporre sofferenza fisica e psicologica intollerabile e morte. Non auguro a nessuno la morte, ancor meno la sofferenza (e quell* che lo fanno, e lo hanno fatto in questa situazione, sono persone deprecabili a cui va tutta la mia pena). Non la auguro a Caterina, ma nemmeno agli animali che la stanno subendo ora, chiusi in qualche asettico laboratorio. E non sono qui a dire che chi soffre non dovrebbe curarsi con farmaci sperimentati su animali, come potrei? Ad oggi nemmeno esistono! Ma che errore fa Caterina nell’affermare “sono viva grazie alla sperimentazione animale”.

L’errore si manifesta in due modi: primo, perché lei – come tutt* noi – non può sapere a che punto sarebbe oggi la ricerca scientifica se lo sviluppo etico fosse progredito alla velocità di quello tecnologico, e se avessimo rinunciato da tempo ad usare gli animali non umani per scoprire come combattere la malattia e l’inevitabile sofferenza. Chi può dire se oggi la scienza sarebbe più o meno progredita rispetto allo stato attuale? Inoltre vale la pena notare che al momento una persona come lei, volendosi curare – e di persone affette da svariate patologie ne esistono tante, anche tra le/gli antispecist*! – non avrebbe comunque, anche desiderandolo, altra possibilità.

Le alternative non vengono quasi mai prese seriamente in considerazione, e alla ricerca senza animali vanno sempre le briciole di quei fondi così prodigalmente raccolti da Telethon et similia.  Da quando la sperimentazione sugli animali ha preso piede, è stato l’unico paradigma considerato valido, un mantra ripetuto a generazioni di studenti, una prassi imposta che ha tarpato le ali alla possibilità di una scienza etica, che non definisca arbitrariamente quali siano i soggetti degni di essere curati e quelli che possono essere sacrificati.

La ‘scienza’ che invece conosciamo ha ritenuto possibile, citando casi nemmeno così lontani nel tempo, compiere esperimenti anche su neri, ebrei, comunità povere  (qui una efficace disamina delle intersezioni tra sperimentazione animale umana e non umana di Breeze Harper), animalizzando questi individui, reificandoli, approfittando della loro debolezza esattamente come avviene per gli animali non umani. E questo chiaramente esplicita come, fino a quando esisteranno categorie di valore tra individui (umani e non), davvero nessun* potrà essere sicur* di ricadere nell’insieme dei privilegiati.

La realtà è che viviamo in un mondo specista – oltreché razzista e sessista – fatto di distinzioni arbitrarie di valore e privilegio sostenute con l’uso della forza – anche quando è “legittimata”, è sempre forza – e della sopraffazione. L’ottica antispecista richiede invece di lasciare indietro le dicotomie degli opposti tanto care a chi sostiene la sperimentazione, e al posto di scegliere ‘tra il cane e il bambino’ è tesa a trovare il modo di salvaguardare gli interessi di entrambi. Questo è quello che andrebbe fatto, questo è quello che ci sforziamo di mettere in pratica, e la consapevolezza del fatto che ciò non è sempre possibile nella situazione attuale (o che la coerenza assoluta tra principi e prassi, per quanto auspicabile, è spesso difficilmente realizzabile) non può rendere lo sfruttamento degli altri individui una regola, anziché una eccezione.

Ed ecco svelato anche perché ‘l’icona Caterina’, trasformata in martire votata alla sperimentazione – in parte anche contro la sua volontà – ha avuto, solo sul sito di Repubblica.it,  migliaia di condivisioni, mentre le dichiarazioni di Susanna Penco, ricercatrice e biologa dell’Università di Genova contraria alla sperimentazione animale, oltreché malata di sclerosi multipla (qui un suo video di qualche tempo fa, dove con calma e precisione circostanzia, da addetta i lavori, la sua scelta e la difficoltà ad andare controcorrente pestando i piedi di chi ha grossi interessi da difendere) vengono prese blandamente in considerazione.

Le dinamiche di potere in mano alla politica e a chi ha grossi interessi economici e di prestigio in ballo, ricevono euforicamente l’appoggio della malafede specista, tanto cara a tutte le persone che volentieri tacitano le voci in disaccordo, trovando un buon motivo per continuare a dominare, sopraffare, seviziare e uccidere nell’approvazione generale. Sono d’accordo con Caterina quando dice che bisognerebbe rinunciare alla carne, rinunciare alla caccia, rinunciare alle pellicce… ma non basta, e queste sue affermazioni sono passate sicuramente inascoltate, come tutte quelle che invece di guardare al quadro globale, instaurano la teoria delle priorità (prima gli umani, poi tutti gli altri) per non cambiare di una virgola il sistema.

Non basta, dicevo, perché bisogna rinunciare anche alla sperimentazione animale: non certo per far morire gli ammalati, ma per curarli senza sporcarsi le mani del sangue e della sofferenza di altri individui.

Si può scegliere di essere malati? Certo che no. Si può chiedere di voler essere curati senza far soffrire altr* e perciò sostenere una ricerca senza l’uso di animali? Sicuramente sì. Si deve per questo rinunciare alle cure? Io credo di no, ma anzi bisogna farsi ambasciatrici e ambasciatori, in quanto malat* e perciò persone con una conoscenza profonda della sofferenza, della necessità di una scienza finalmente senza crudeltà.

*definizione di ‘scienziati’: moderni e, a loro dire, infallibili profeti della legge divina del nuovo millennio, quella Scienza con la esse maiuscola che richiede sacrifici, umani e non umani, e la fede cieca del volgo al pari di vecchie e nuove religioni.

52 pensieri su “L’ultima frontiera della sperimentazione animale: strumentalizzare malat* per ottenere consenso”

  1. Tuttavia la dichiarazione di Caterina è vera perché prende farmaci sperimentati su animali, e con i se non si fanno scoperte, ma solo ipotesi. Che tipo di ipotesi è “se lo sviluppo etico fosse progredito alla velocità di quello tecnologico, e se avessimo rinunciato da tempo ad usare gli animali non umani per scoprire come combattere la malattia e l’inevitabile sofferenza”?
    La sperimentazione sugli animali è una crudeltà assoluta, ma è altrettanto vero che finora è stata utile, forse non in ogni caso e certamente con risultati imperfetti e in certi casi orribili. Altrettanto vero è che Caterina chiede che sulle etichette dei farmaci vengano dichiarate le sperimentazioni animali che sono state fatte per ottenerlo e questo sicuramente indurrebbe molti animalisti ad un boicottaggio vero dell’industria farmaceutica e non solo a parole. Sono uno studioso di evoluzione e una sola cosa è vera nella biosfera (non per dogma, ma per considerazione ponderata e osservazione scientifica): le specie lottano fra di loro e si comportano tutte secondo il loro ruolo, cercando di adattarsi all’ambiente. Pensate che la scelta vegetariana sia una scelta che ci salvaguardi dalla crudeltà? E per quale ragione allora credere che alle piante non interessi essere mangiate? Da dove vi viene questa favola? Peperoncino, mandorlo, oleandro, ortica, rosa, aconito ecc. sono solo alcune delle specie più note che hanno sviluppato delle difese contro i mammiferi che vogliono nutrirsi con le loro foglie o con i loro frutti. La capsaicina è un veleno, non la qualità piccante che la natura ha sviluppato per rendere le piante più saporite alla specie umana.
    I rischi del relativismo antispecista sono dappertutto, anche in quelli che credono che la crudeltà sugli animali sia evitabile, e io non dico che non lo sia, ma l’uomo ha messo anche troppo le sue mani nelle sue capacità razionali, e queste sono anch’esse un prodotto dell’evoluzione, e l’uomo le usa per sopravvivere, a spese delle altre specie certamente, ma purtroppo come fanno tutte le altre specie: in natura non esiste la “naturalità” che noi crediamo lontana dalle città o dalle industrie: l’uomo è una specie come tutte le altre e vive nel modo che ha sviluppato adattandosi al suo ambiente. La lotta culturale è una lotta nella selezione del modo necessario alla sopravvivenza. Farsi prendere dalla foga di una parte è un errore, perché è la varietà che permette ad una specie di sopravvivere.

  2. Dopo aver fatto soffrire tantissimi animali inutilmente Caterina,non sa o forse nessuno le ha detto ,come a tutte le altre persone in difficoltà di salute che la vera cavia è lei e tutti gli umano che sono sottoposti a terapia farmacologica. Tutti i farmaci i risultati veri li danno su di noi. I poveri Animali sono solo un mezzo utilizzato dalle case farmaceutiche per poter mettere in commercio i loro prodotti. Troppo diversi da noi come ben tutti sappiamo , per altro un metodo mai validato ,la sperimentazione avviene sugli umani dopo aver martoriato e torturato Animali innocenti,non si scappa.

    1. Se le aziende farmaceutiche sono così malvagie e prive di scrupoli, come mai non saltano la costosa fase della sperimentazione animale prima di sperimentare su di noi?

      1. Forse perche’ altrimenti le aziende di Big Pharma non sarebbero coperte legalmente in tribunale in caso di richieste di danni?!?!? Come dissero i vertici della Merck ( caso Vioxx, oltre 100.000 morti in tutto il mondo) in tribunale nella causa intentata contro di loro ” il modello animale non e’ predittivo….”

        1. Comunque mi piacerebbe avere l’opinione di qualche animalista malato, tenuto in piedi dai farmaci. È facile moraleggiare finché si ha la testa fuori dalla merda.

          1. A me invece sarebbe piaciuto vederti nascere e crescere in Ghana od in Eritrea dove non hai accesso ai farmaci….come mai in quei paesi la tua sperimentazione animale non ti salva la vita? perchè le aziende di Big Pharma non regalo i farmaci, semplice. Facile parlare per te che vivi nel ricco occidente ed i farmaci te li paghi o te li fai pagare dal servizio sanitario nazionale, cioè da tutti noi. Un miliardo di persone non hanno accesso ai farmaci ed invece si buttano soldi nel cesso per fare la sperimentazione animale. Perchè non date le medicine a questo miliardo di poveri cristi? Vatti a fare una cultura in merito alla battaglia di Nelson Mandela contro le aziende farmaceutiche solamente perchè decise di violare tutti i brevetti delle multinazionali del farmaco per creare farmaci antiretrovirali nel suo Sud Africa a prezzi bassissimi rispetto a quelli spropositati proposti dalle aziende di Big Pharma Per questo si beccò richieste di danni da 39 aziende farmaceutiche. Oppure mi vuoi dire che le aziende farmaceutiche sono di proprietà di filantropi che regalano i brevetti per salvare tutti noi? Un ciclo di farmaci antitumorali può anche costare 5000 euro a settimana, tu li hai? Spero che non ti capiti mai di averne bisogno. Se la sig.na Simonsen fosse nata in Yemen pensi che oggi sarebbe ancora viva? Ma fammi il piacere….

  3. Ho seguito la “genesi” del video di Caterina, non è stata proprio una questione di marketing: lei ha semplicemente postato una foto in cui si dichiarava una sopravvissuta alla propria malattia e ha ricevuto in cambio auguri di morte. Se gli animalisti non prendono le distanze da questi pazzi scatenati, non possono sperare di far progredire la loro causa. Poi il fatto che sia vegetariana e studentessa in veterinaria dovrebbe far riflettere molto sui contenuti del suo messaggio… oltre che sugli occhi da cerbiatta: una studentessa in veterinaria passa almeno 6 anni a studiare queste cose, fa effetto che decine di persone che non hanno cognizione di biologia e medicina spieghino ai veterinari come bisognerebbe procedere per trovare i metodi alternativi. Lo so, piacerebbe moltissimo a tutti vivere in un mondo dove le cure si trovano senza danni e senza effetti collaterali, ed è in fondo la ragione per cui tanti hanno abboccato al “miracolo” di Stamina, ma una medicina che non sbaglia sui corpi degli animali e degli uomini non esiste ancora. E’ una verità amara, e immaginare un complotto mondiale di Big Pharma può certo far sentire meglio. Ma io, a pensare a quei pazzi che esultano se un bambino muore a 9 anni, mi metto paura.

    1. Riguardo i “pazzi scatenati”, credo che se veramente uno del movimento volesse uccidere, caterina sarebbe negli ultimi posti nella lista, accumunare tutto un movimento con questi “pazzi scatenati” lo vedo come accumunare tutti i cattolici con chi bruciava le streghe o tutta la sinistra politica con le br….

      e poi, “una laureata in veterinaria passa 6 anni a studiare”: la ragazza, in uno dei video, dice chiaramente di essere al primo anno, in ritardo con gli studi a causa della malattia…

      per quanto riguarda i metodi alternativi, non serve un grande scienziato per capire che se una cosa non la si ricerca, non la si troverá mai. Dato che allo stato attuale delle cose all’industria non conviene spendere infinite risorse e anni o decenni nella ricerca di qualcosa che poi magari un legislatore dirá che non va bene quando qualche centinaio di animali non costano poi cosí tanto rispetto al margine di guadagno che si ha su un farmaco, chi le ricerca e con quali fondi le vie alternative?

      ps: ho una laurea in una disciplina scientifica, quando ho letto cos’era il metodo stamina non sapevo se ridere o piangere e secondo me i test sugli animali sono a volte un ostacolo alla ricerca perché lunghi, per nulla precisi e lasciano molto spazio all’interpretazione. Possono peró essere un modo molto comodo per pararsi da cause per qualcuno che non fa complotti ma semplicemente vive seguendo le leggi del mercato (si chiamava vioxx o come?).

    2. Ma quale veterinaria, non frequenta ed è iscritta al primo anno…ne so più io di animali dopo anni di volontariato che lei…la sua incompetenza si capisce chiaramente, forza. Parla di farmaci non testati…ma quali sono?????? È obbligatorio per legge testare sugli animali Caterina! Io voglio la possibilità di curarmi senza avere sulla coscienza altre anime…

  4. p.s. Susanna Penco è a favore dello studio dei cadaveri e va benissimo, il problema è che alcuni fenomeni sono riproducibili solo su animali vivi. Vorrei vedere come avrebbero fatto a studiare l’effetto del talinomide su un cadavere ad esempio. Dubito parecchio che Susanna Penco si offrirebbe come cavia umana per testare un farmaco potenzialmente teratogeno.

    1. dal tuo commento mi sa che hai un’idea un po’ confusa sulla talidomide….

      La talidomide é stata testata su animali e, sugli animali, non era teratogena, mentre lo era sull’uomo. Tante persone hanno poi assunto il farmaco “sicuro perché sperimentato” e, purtroppo, non hanno potuto ringraziare la sperimentazione animale…..

      In seguito é stata provata su svariate specie ed alla fine l’hanno anche trovato l’animale su cui é tetratogena….

      1. Quoto la tua risposta e aggiungo che la tizia di cui sopra sia un po confusa in quanto la talidomide aveva passato tutte le fasi del clinica trial prima di essere messa in commercio. Si ” scordarono” solo di testarla su animali gravidi ma chi sopra scrive sara’ sicuramente molto dispiaciuta per gli oltri 10.000 storpi che la vicenda ha causato….

      2. Non si può prendere un caso in cui la ricerca è stata effettuata in modo errato ed estenderlo in generale. Nel caso della talidomide era il metodo ad essere sbagliato, non il principio.

        1. Si, si come no. Anche nel caso del Vioxx era il principio? Hai mai parlato con qualcuno storpio a causa del talidomide? Vagli a dire che il principio era giusto sarà sollevato dalla tua disanima….Fai una bella cosa, proponi i tuoi famigliari per testare la fase 3 del clinical trial, dimostrami che è stato solo un caso e che io mi sbaglio. Male che vada se il metodo è sbagliato ma il principio giusto ti puoi consolore così…..

          1. Peppe, ALF: io non sono affatto confusa, secondo me avete bisogno di rileggervi la storia del talinomide. Il talinomide è una perfetta dimostrazione della imprevedibilità delle reazioni da parte di un essere vivente, e di quanto poco si sappia sullo sviluppo delle cellule: infatti nel 1962 si stabilì che per somministrare farmaci a donne gravide, questi dovevano essere stati prima somministrati ad animali gravidi. Da allora questo tipo di disgrazie non sono più accadute, chissà perché. Siete veramente sicuri di voler rinunciare del tutto alla SA? Io no.

    2. Close The Door,
      la discussione sulla sperimentazione animale riguarda due domande:
      * è vero che la sperimentazione animale è indispensabile alla ricerca medica? Più in generale, è vero che lo sfruttamento animale è indispensabile al benessere umano?
      * è giusto causare sofferenza e morte per ottenere avanzamenti in campo medico? Più in generale, è giusto causare sofferenza e morte per trarne vantaggio?

      Sono due domande completamente distinte, anche se la prima sembra decidere l’importanza della seconda.

      Sulla prima domanda è stato detto e viene detto ogni giorno di tutto e di più, com’è normale che sia; l’argomento principale di chi risponde sì è che chi lascia la via vecchia per la nuova sa quel che lascia e non sa quel che trova: si è sempre fatto così e funziona, non si è quasi mai provato a fare altrimenti e non si sono visti tutti sti gran risultati. In qualche modo è l’argomento di chi dice che investire sulle fonti energetiche rinnovabili è inutile, perché il consumo di quelle non rinnovabili ha un gran rendimento, dopo secoli di perfezionamento.
      Anche fra chi risponde no (portando parecchi esempi e argomenti) abbondano gli svarioni, spesso la ricerca senza sperimentazione viene immaginata con connotati favolistici, mistici addirittura.

      La seconda domanda viene spesso ignorata, perché si pensa che possa essere resa superflua dalla risposta alla prima domanda. Eppure è quella, ad ogni buon conto, l’unica domanda importante; perché se la risposta è sì, allora si tratta semplicemente di razionalizzare sofferenza e morte per massimizzarne l’efficacia; se la risposta è no, allora tocca fare quel che si può per imparare di più del mondo senza far male ad altri.

      Per capire come la seconda domanda sia la più importante, basta porsi il problema della sperimentazione coatta sugli esseri umani, questione per niente teorica, sia per i tantissimi casi registrati dalla storia anche recentissima di abusi di massa su minoranze e fasce di popolazione deboli, sia soprattutto per gli ancor più numerosi episodi al margine della legalità, fatti di consenso non veramente informato, di ricatti, di dati nascosti.

      Se tutti i medici del mondo ci venissero a dire che per trovare la cura alle più gravi malattie che ci affliggono fosse indispensabile un programma di sperimentazione di massa su bambini comprensiva di referto autoptico, come reagiremmo?

  5. Si parla sempre di orribili torture inflitte agli animali da sperimentazione. Vorrei avere qualche esempio, dato che sembrate tanto informati in merito.

    1. Per simulare l’epilessia vengono applicati elettrodi agli occhi dei gatti. Notoriamente le crisi epilettiche nell’uomo sono causate da scosse elettriche indotte da elettrodi negli occhi….Oppure si occlude una arteria cerebrale in un topo x provocargli un ictus per poi vedere se riesce a salire su di un piano inclinato di 45°. Ne vuoi altri di esempi di esperimenti che hanno migliorato sensibilmente le nostre aspettative di vita???

      1. No, vorrei fonti. E vorrei anche vedere se, per coerenza, tutti gli animalisti sono disposti a lasciar morire i propri nonni e genitori vietandogli ogni tipo di farmaco in quanto frutto della crudeltà umana.

        1. Simone, fammi capire bene il tuo argomento, ieri ho preso un’aspirina, l’acetilsalicinato é stato sviluppato 100 e piú anni fa con quello che era il metodo scientifico di allora: prendiamo una sostanza naturale che sappiamo avere degli effetti, facciamone un derivato (acetiliamo, in quel tempo un po’ tutto si acetilava per cercare di potenziarne gli effetti) e proviamolo sul cane/gatto/topo. Se la cosa funziona abbiamo un principio attivo.

          Ora, se prendo tale farmaco dovrei essere d’accordo con tale metodica scientifica?

          Io ieri non avevo mal di testa e non ho preso nulla, ma recentemente, mia moglie ha dovuto fare dei test e delle cure, tali test sono stati sviluppati in polonia all’inizi degli anni 40… il medico aveva come titolo herr haupt(qualcosa) ed era un ss ed i “sacrificati al bene superiore” facevano parte della nostra stessa specie…. Dovrebbe mia moglie essere a favore dei test su una particolare etnia da sacrificare a tale bene superiore?

          Passando dal piano etico al piano scientifico, gli stessi test animali non hanno saputo dimostrare la cancerogenicitá del fumo di tabacco (meno male, le scritte sulle mie sigarette mi destavano preoccupazione), possono dare come molto pericoloso il cloro grazie al quale possiamo bere acqua di rubinetto e per la diossina di cui tutti siamo contaminati? si, anzi no, anzi forse:

          http://en.wikipedia.org/wiki/Polychlorinated_dibenzodioxins#Toxicity

          1. Grazie, hai espresso perfettamente almeno tre cose che cercavo di dire.
            Non voglio sapere gli affari tuoi e di tua moglie, a cui auguro ogni bene, ma mi potresti dare qualche info o link riguardo alle ricerche in Polonia di cui parli? In passato avevo provato a capire quante e quali tecniche sono state sviluppate in questo modo, ma non avevo trovato niente di concludente.

        2. Simone se vuoi qualche fonte sugli interventi auditivi sui gatti svolti dall’Università del Wisconsin e per la quale la stessa università è sotto indagine da parte dell’USDA, basta che tu vada sul sito dell’USDA stessa. Tanto per citartene una di fonte. La stessa università è già stata sotto indagine nel 2009 per 20 violazioni all’ animal welfare. In rete trovi anche le foto della testa mozzata del gatto con ancora gli eletroddi impiantati. Uno dei tanti esperimenti che ci salverà la vita immagino…..ahhhh che bei posti le università

          1. Alf, una fonte, please. un link quando si citano fatti e si accusano luoghi, enti, istituzioni, eccetera. Altrimenti devo segare ‘sti commenti. Non mi fate beccare querele per favore. Tnx.

  6. una mossa vergognosa, i social network iniziano a farmi paura, le masse sono sempre incontrollate e stupide, qualunquiste, l’ignoranza, il marketing e gli esperti di psicologia ci stanno manipolando, cancellatevi dai social e rincominciate a ragionare

  7. Iniziando dallo specismo. Vorrei chiedervi, l’uomo ha per caso le i denti affilati, o le ali, o è di grossa stazza? L’uomo è un animale sicuramente, ma diverso da tutti gli altri, con quindi bisogni e necessità specifiche. Se poi c’è una cosa che ci accomuna con gli animali è l’istinto di sopravvivenza, E su questo penso ci sia poco da fare. Se voi state per crepare, vostro figlio/a sta per crepare solleverete mari e monti di animali pur di sopravvivere. E se ci sarà bisogno di sperimentare, sperimenterete su animali e su chiunque sia necessario. Noi a differenza degli animali però per molte cose possiamo scegliere, ed è quà che possiamo intervenire cercando evitare al minimo la sofferenza ad altri esseri. Tuttavia non dobbiamo umanizzare troppo gli animali, gli animali non sono umani, per il semplice fatto che non hanno la nostra stessa libertà di scelta, e non ci penseranno due volte a farvi fuori se serve. E quà vorrei sottolineare che non intendo gli animali come cattivi, sempre in competizione, è un discorso di utilità. Gli animali uccidono soprattutto per quello ( non sempre ) Quindi ritornando al discorso di partenza noi siamo animali con specificità diverse, addirittura con caratteristiche estremamente diverse( di comportamento) che cambiano a seconda del territorio nonostante la specie sia la stessa. Vorrei chiedervi come si può pensare di essere vegeteriani nel deserto, o mangiare molta carne nella foresta amazzanonica per dare due esempi a caso. Siamo la specie umana del regno animale ma con tante differenze.
    Per finire non penso che questa storia sia marketing delle grandi aziende, anche perchè vorrei far notare che se effetivamente è una strategia attuata dalle grosse case farmaceutiche quello che l’ha fatta funzionare sono i commenti stupidi e di minacce di morte da parte di quelli “che sono dalla parte degli animali”

  8. Simone, ci puoi spiegare perchè in Italia non è autorizzato nessuno ad entrare a visitare gli stabulari? Intendo organi esterni come veterinari o organi di pubblica sicurezza visto che negli altri paesi (Norvegia, Olanda, Svezia ecc…) possono entrare sia gli animal commitee che veterinari che organi di pubblica sicurezza? Poi mi potresti anche spiegare perchè non vi sono corsi di laurea per lo studio di metodologie alternative (che esistono) alla sperimentazione animale? Poi vorrei anche sapere come mai le commissioni etiche che devono stabilire la necessità o meno di un determinato esperimento su animali sono interne all’università che le eseguono e non ci sono ne organi esterni ne esperti di metodologie alternative? Grazie in anticipo per le risposte.

  9. Sono molto d’accordo sul principio di separare la questione della necessità scientifica della sperimentazione animale, dalle questioni etiche che suscita.
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    La questione etica mi pare la più spinosa e mi sembra molto simile a quella che si accende ogni volta che si vuole rendere illegale l’aborto.
    Vi sarà arrivata la notizia della signora irlandese morta di setticemia perché aveva avuto un distacco di placenta e i medici si sono rifiutati di operarla perché il cuore del bambino batteva ancora: dato che in Irlanda la vita del feto è equiparata a quella della madre, i medici hanno fatto valere il principio del “Let women die” che i Repubblicani vorrebbero introdurre negli USA, quindi la donna è morta.
    Mi sembra che il principio che si vuol far valere qui sia analogo: un gatto di laboratorio è indifeso ed è sottoposto a trattamenti contro la sua volontà, non so se la storia delle crisi epilettiche sia vera, ma il modo in cui si indugia sulla tortura al gatto non mi sembra diverso dal modo in cui i pro-life si soffermano sulle diverse tecniche abortive.
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    In entrambi i casi si sta probabilmente salvando la vita di una persona: la madre, nel primo caso, un epilettico nel secondo.
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    Personalmente non ho molto da dire a una donna che rinuncia a una gravidanza, perché penso che non derivi nulla di buono dalle imposizioni, ma così come non direi nulla a una donna che vuole abortire, non saprei nemmeno cosa dire a qualcuno disposto a sacrificare il suo gatto per salvarsi la vita. O un topo.
    (Poi mi spiegherete qual è la vostra posizione sulle derattizzazioni che si fanno periodicamente nelle nostre città.)
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    Questo per la questione etica, e ribadisco: se i “vertici” del movimento animalista non prendono le distanze da questi pazzi furiosi che recriminano sul fatto che una trentenne non è morta a 9 anni o che augurano ai malati di cancro di non vedere il 2014 (non sto scherzano, ho letto con i miei occhi questi bei messaggi su Facebook, prima che questi vigliacchi li cancellassero per paura di essere bannati, ma il gruppo FB ha salvato gli screenshot e penso che stia preparando qualche bella denuncia), beh adesso so che posterò sulla bacheca dell’on. Brambilla tutte le foto di bambini morti di qualche rara malattia, invitando gli animalisti ad esultare perché è una ragione di meno per ammazzare qualche topolino.
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    Riguardo la necessità, sgombriamo il campo intanto sul talinomide: a me risulta che su tutti i mammiferi su cui fu testato dopo i primi problemi, era teratogeno. Il fatto che a nessuno fosse venuto in mente di testarlo su mammiferi gravidi la dice lunga sulla necessità di verificare le reazioni dei farmaci a parità di condizioni, e della imprevedibilità delle reazioni dei farmaci in esseri viventi.
    Hai voglia a provare certe reazioni in vitro, quando dei meccanismi di funzionamento del cervello e della gravidanza, si sa ancora molto poco.
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    Ma più in generale, su quello che dovrebbero cercare o meno i vari biologi, medici e veterinari, che cosa ne dite se chiedessimo direttamente a loro?
    No perché ho il vago sospetto che tutti quelli che parlano di metodi alternativi, di biologia ne sappiano quanto ne spiega, forse, un buon manuale delle superiori o una buona enciclopedia medica. Il che permette di capire molto ma anche no.
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    A me personalmente è capitato che delle persone che non avevano studiato il greco si mettessero a spiegarmi le forme verbali greche sulla base di quello che avevano letto in una nota a piè pagina di un libro di latino, e non riuscivo a far entrar loro in testa così come mi è capitato di seguire animatissime discussioni fra anestesisti e ostetriche riguardo pro e contro dell’epidurale per parto, e se le ostetriche hanno sicuramente le loro ragioni a dire che l’epidurale incasina il loro lavoro da un punto di vista ostetrico, avevano comunque torto a sindacare con l’anestesista i dettagli anestesiologici: in queste discussioni c’era sempre l’ostetrica che ci provava e puntualmente veniva fuori che aveva capito la spiegazione a rovescio.
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    A me francamente sembra che questi discorsi si facciano perché la tecnologia medica è progredita “troppo” e ci si immagina che se alcuni progressi non si fanno, è perché i medici sono cattivi e non vogliono. E’ più difficile accettare che le leggi della biologia non sono modificabili e che la tecnologia ha dei limiti.

    1. Pienamente d’accordo sullo smettere di pontificare su questioni tecniche che esulano dal nostro (dal mio, almeno) campo di competenza.
      Sulla questione etica: per prima cosa, o tu consacri prima la tua vita allo scrivere comunicati che prendano le distanze da ogni singola stronzata che ogni singola persona spara su un argomento che a vario titolo ti possa stare a cuore, oppure accetti che anche gli altri, tra il prendere distanza da una stronzata e il prendere distanza dalla stronzata successiva, possano anche avere altro da fare.
      Che poi credo sia uno dei punti di questo post: i giornali non titolano: ragazza insultata e minacciata da individui meschini e infami, ma invece: ragazza insultata e minacciata dagli animalisti. E proprio questa riduzione degli animalisti a un branco di esseri meschini e infami è l’effetto di questa campagna di strumentalizzazione.

      È molto interessante il paragone che fai con l’aborto, ossia un fenomeno in cui:
      * l’embrione è, quasi sempre, privo di sistema nervoso o con un sistema nervoso appena abbozzato, o in caso di aborto in fase avanzata di gestazione, la madre (e spesso il feto) è a rischio;
      * non c’è premeditazione; io non so tu quante donne conosca che restano sistematicamente e industrialmente incinte al solo scopo di abortire a ripetizione. Io non ne conosco, e se ne conoscessi probabilmente non avrei molta stima di loro;
      * non è fortemente influenzato da questioni commerciali di vasta scala, ossia non rappresenta una fonte d’introiti multimiliardari per una serie di soggetti;
      * è in stretta, immediata, diretta correlazione con il benessere, la salute, il futuro della donna;
      * viene decisa, di volta in volta e solo dalla diretta interessata (o almeno così dovrebbe essere) e su un unico embrione.

      Nella sperimentazione animale:
      * roditori, gatti, cani, scimmie, maiali e altri animali sono già nati, a volte cuccioli a volte adulti, a seconda del tipo di ricerca, e sempre dopo aver passato la vita in un ambiente sterile e alienante;
      * c’è sempre premeditazione, non è mai una decisione estemporanea;
      * ci sono in campo interessi enormi, degli allevatori, dei brevettatori di animali, di tutta la catena che produce gabbie e strumenti di tortura, oltre che, come molti hanno già detto, dei produttori di farmaci;
      * non è mai e poi mai in stretta correlazione con il futuro di un individuo o di un insieme di individui; nessun ricercatore mai potrà dirti: questo singolo esperimento salverà delle vite, o, se non avessimo ammazzato quel tal gatto, oggi tizio e caio sarebbero morti [*];
      * viene decisa, in una sola volta, la vita, la tortura e la morte di decine o di migliaia di animali, e alla decisione non prende mai parte nessuno che abbia interesse a salvaguardare gli animali.

      Circa le teorie sui medici cattivi non potrei essere più d’accordo, ed era quello che intendevo quando parlavo di chi, fra gli animalisti, arriva a dipingere una superscienza medica che risolva tutti i mali in un colpo solo. È un problema grave e diffuso, anche fra i non animalisti.

      [Tempo fa mi sono ritrovato in una conversazione in cui uno teorizzava che in realtà le case farmaceutiche hanno già il vaccino antiAIDS ma lo tengono nascosto per continuare a vendere farmaci poco efficaci; io ho fatto notare che l’azienda che trovasse davvero il vaccino potrebbe venderlo praticamente a qualsiasi prezzo e tutti lo compreremmo, venderemmo la casa chi ce l’ha, per comprarlo, e insomma è ovvio che l’ipotesi non sta in piedi, eppure c’è di continuo chi dice simili sciocchezze.]

      In fine: sì, i toni sono spesso inutilmente accesi, e c’è, nei discorsi di molti gli animalisti (me compreso) un’urgenza che può sembrare esagerata e ingiustificata; nessuno che non sia un’illuso pensa davvero che la vivisezione possa sparire da un giorno all’altro: è un processo che richiederà tanto tempo, ci saranno passi falsi, avanzamenti e retrocessioni, ma proprio per questo è tanto urgente! Se non cominciamo a smettere, non smetteremo mai!

      [*] Nel caso della sperimentazione, per quanto possano abbondare gli pseudoargomenti tipo: e allora che faresti, uccideresti un umano per non uccidere un gatto?, non è mai questa la questione. Primo, a essere sottoposti a sperimentazione animale sono non solo farmaci salvavita ma tutti i farmaci, anche quelli che la casa farmaceutica sa già essere del tutto inefficaci (la maggioranza), anche i cosmetici, i coloranti e un sacco di cose senza cui, davvero, non è mai morto nessuno. Secondo, nella stragrande maggioranza dei casi, una sperimentazione non porta a una cura; decine e decine di sperimentazioni portano talvolta a una ipotesi di cura, che viene poi davvero valutata nei suoi effetti reali solo e soltanto quando inizia la sperimentazione umana.

      1. @ Pietro
        Mi può far solo piacere che tu sia distante dalle argomentazioni complottiste sui ricercatori sadici che godono nel torturare animali innocenti e sul complotto di Big Pharma.
        Ma sul piano etico, se leggi i siti pro-life, vedrai che secondo loro le donne usano l’ivg come metodo contraccettivo quindi non fanno nulla per non rimanere incinte – le loro sono quindi gravidanze ”colpose” se non ”intenzionali”; l’embrione è un essere umano perfettamente formato e senziente; ci sono in gioco interessi economici enormi. Dico sul serio, fatti un giro in qualche forum FB contro la 194 e ti sorprenderai delle analogie con le argomentazioni antispeciste. E’ proprio il concetto di “vita” assunto a valore sacrale, per riprendere un altro post di Eretika in questo stesso blog, che produce il parallelismo. Personalmente accolgo volentieri le argomentazioni dei pro-life riguardo la possibilità che il feto, in quanto essere senziente, soffra molto durante l’interruzione di gravidanza, ma finora non ho trovato nessuna femminista che fosse altrettanto sensibile a questa tematica etica, si preferisce voltarsi dall’altra parte e pensare che la donna ha più diritto di sopravvivere alla sua gravidanza. Analogamente, sono sensibile alla questione della sofferenza deglia nimali sottoposti a sperimentazione, ma credo che non sia indispensabile rendere illegale la sperimentazione quanto piuttosto assicurarsi che l’animale non soffra.
        In realtà nessuno di voi ha risposto a una mia domanda: gli animalisti sono contro le campagne di derattizzazione? Se nella vostra casa entrano i topi, gli mettete il formaggio?

        1. Uno dei più grandi ostacoli che il pensiero animalista e antispecista incontra nella propria strada è il forte rischio di derive mistiche, assolutiste e settarie. In certe occasioni si crea un clima infestato da leggende urbane, fallacie logiche, paralogismi, in cui la critica alla propaganda travestita da scienza si trasforma spesso in pensiero antiscientifico, in cui si crede alle prove aneddotiche e alla fatalità anziché alla scienza e alla tecnica.
          In modi e in forme diverse, lo stesso rischio lo corrono anche altre idee, che conosciamo e frequentiamo. Può essere certamente interessante indagare quali idee sono più suscettibili di altre a queste derive, ma ciò non può dirci se le idee stesse sono giuste o sbagliate.

          L’antispecismo come idea non è affatto antiscientifico; al contrario, parte proprio dalla constatazione che la pretesa superiorità dell’uomo (maschio, bianco, eterosessuale, borghese, integrato nella società, professante la religione più consona al luogo in cui è nato) sugli animali non ha altre basi razionali che un fascio di scritti vecchi di millenni in cui si riferisce di questo tizio che ha fatto sia l’uomo che l’animale, e ha fatto il primo superiore al secondo.
          L’osservazione, oltre che l’esperienza quotidiana, ci mostra come la nostra capacità di provare emozioni e dolore non è superiore a quella di tutti gli altri animali, e che non c’è davvero granché nella nostra specie per poterla definire più meritevole di altri, a parte il fatto indubbio che ciascuno di noi che ci poniamo il problema ne fa parte.

          Il pensiero razionale ci dice che la cosa più sensata è astenersi quando possibile dal far male agli altri. La pratica ci dice che per poter evitare di fare del male agli altri, bisogna prima essere in grado di accorgersene; se per alcuni è più istintivo, altri hanno scientemente deciso di esercitare la propria empatia, e di mettere in dubbio le idee che ci insegnano da bambini, come ad esempio che la mucca serve a fare il latte e la gallina a fare le uova, e comunque tutti sono là apposta perché noi li sfruttiamo.

          Tutti i mali della nostra vita sono indispensabili. Non possiamo smettere di consumare petrolio,
          la nostra società crollerebbe; non possiamo interrompere lo sfruttamento, ritorneremmo all’età della pietra. Non possiamo smettere di mangiare gli animali e i prodotti derivati da loro, moriremmo tutti di fame (e crollerebbe pure l’economia). Non possiamo smettere la sperimentazione animale, si fermerebbe la scienza.

          “credo che non sia indispensabile rendere illegale la sperimentazione quanto piuttosto assicurarsi che l’animale non soffra.”

          Io lo so che è la moda del momento tentare di risolvere ogni problema con un divieto, però non è che funzioni più di tanto. Non è pensabile che si possa risolvere con una legge: ne serviranno tante, nel tempo, ma di più serve che le idee attecchiscano.

          Assicurarsi che l’animale non soffra significa solo modulare il livello di ipocrisia/negazione della sua sofferenza. A parte il fatto che in gabbia non si può non soffrire, banalmente, se fosse possibile sperimentare senza causare sofferenza, ci andresti pure tu a fare da cavia.

          Mai avuto topi in casa, ma non credo che potrei mai ucciderli, mi fanno troppa simpatia. Probabilmente cercherei un modo per farli andar via, o magari proverei a portarli altrove, non so.
          Ci sono molte opposizioni alle campagne di derattizzazione, come a molte pratiche idiote contro i piccioni, e non sono neanche poche le proposte alternative non cruente.

          1. Concordo con gran parte del tuo ragionamento, ma mi aspettavo evidentemente che parlassi da persona non coinvolta quando ho menzionato i topi, perché non te li sei mai trovato in casa, e non hai mai dovuto trovarti nella situazione di difendere un neonato dai topi – dato che notoriamente per i neonati i topi hanno una predilezione. Nel mio caso mi sono trovata a casa le pulci, che vengono eliminate con normali antiparassitari (=veleno), ma purtroppo mi sono imbattuta con una veterinaria talebana che ha preferito salvare i gatti dagli antiparassitari e ci ha chiesto di allontanare i gatti da casa, in modo tale che le pulci si sono sfogate tutte su di noi. Le mie gambe ne portano ancora i segni, e ho provveduto ad allontanare mia figlia piccola nel momento in cui avevano puntato anche lei. Dopo dieci giorni senza vedere mia figlia ho cercato un veterinario meno talebano che mi ha prescritto un normale antipulci e mi ha dato il numero di un’agenzia di disinfestazione. Sinceramente se capitassi in una casa piena di topi, con una bambina piccola, non so se perderei molto tempo a sperimentare metodi non cruenti, perché so che i topi in gruppo sanno essere estremamente aggressivi. Poi magari in India se un bambino è mangiato dai topi pensano che sia un segno divino, non lo so, ma a casa mia ho diritto di difendermi dalle aggressioni, qualunque esse siano.

            1. Scusa, eh, ma chi se ne frega?
              È questa la discussione interessante, quello che puoi fare tu, da sola, in un momento di contingenza? Non quello che possiamo fare in tanti, insieme, nel corso degli anni? Sono basito.
              È come se basassimo tutta la discussione sull’opposizione allo sfruttamento internazionale sul fatto che siccome i precari non guadagnano abbastanza per potersi permettere altro che vestiti cinesi, dobbiamo concludere o che lo sfruttamento internazionale è bello e santo perché permette anche ai precari di vestirsi, o che i precari sono delle gran merde perché comprano i vestiti cinesi.
              Non è così che si parla di questioni strutturali, a meno che lo scopo non sia ammazzare il tempo.

              1. “Scusa eh ma chi se ne frega”?!? Ma parliamo di questioni etiche o no? Facile che i topi ti facciano simpatia finché hai la sicurezza che nessuno di loro ti farà mai nulla, ma se ti trovassi di fronte un branco ad aggredirti? Io li bastonerei, come faccio d’altronde con tutte le zanzare che d’estate infestano casa mia. Continuo a non capire il mantra per cui la vita di un topo va salvata come quella di un bambino, leggendo certi spropositi mi chiedo ormai senza nessuna ironia se queste persone sarebbero capaci di lasciar morire un bambino per salvare un topo, pur sapendo che loro non farebbero altrettanto con noi.
                Ecco forse l’unica soluzione è far fare il lavoro sporco ad altri animali predatori, come facevano gli Egizi usando i gatti…… ma anche se non erano direttamente responsabili, la loro parte di violenza contro i topi la usavano comunque

                1. Preso atto che per poter parlare di sperimentazione animale da un punto di vista etico è necessario aver avuto la casa infestata dai topi, e ammettendo di non possedere tale titolo, mi ritiro mestamente dalla discussione, conscio anche che non potrò parlare mai di schiavismo e abolizionismo visto che non ho mai avuto una piantagione di cotone.
                  Prima di abbandonare il campo, provo a buttar lì l’ipotesi che Spallanzani, tutto sommato, potrebbe non aver avuto proprio tutti i torti, e che forse in effetti la generazione spontanea non esiste, e chissà che non si possa affrontare il problema delle infestazioni di topi da un punto di vista urbanistico e architettonico, preventivo anziché emergenziale.

                  Lascio la discussione sulla sperimentazione animale nelle buone mani dei bastonatori di topi.

      1. E poi cazzo dai. La vivisezione è illegale da decenni!!! Ci ero cascata anche io nel pentolone dello ”stop vivisection” pensando che fosse ancora legale. Costringete gli scienziati a fare a meno della sperimentazione animale, provate i farmaci direttamente sugli uomini, e otterrete come effetto che le case farmaceutiche chiameranno volontari a vendersi per provare le novità. Così i tester saranno gli umani più poveri che useranno i soldi per pagarsi da mangiare. Boh, contenti voi.

        1. Ma ti prego. Illegale cosa?
          Illegale è infliggere sofferenze che un tuo collega e amico (a cui un giorno potresti dover rendere il favore) giudichi eccessive e ingiustificate.
          È molto meno illegale di quanto non lo siano la discriminazione nelle istituzioni e sui posti di lavoro e la riduzione in schiavitù, tanto per fare due esempi, in cui, quanto meno, a decidere non sono (o almeno non sempre) altri schiavisti e altri discriminatori.

        2. Beh mi dispiace doverti disilludere ma le aziende di Big Pharma, Pfizer, Glaxo e Bayern in testa stanno sperimentando da anni in Cina, Filippine, India, Vietnam….la differenza la fa il consenso informato ed una liberatoria firmata, cose che agli animali non è concesso avere in quanto negate loro la possibilità di scelta. Se una persona in India che ha una aspettativa di vita di pochi anni decide per sopravvivere di fare da cavia per le aziende del cartello farmaceutico che facciano pure. I volontari ci sono anche in Italia, se vai in una ASL qualunque vedrai molto spesso in bacheca richieste di volontari per testare farmaci. Su internet ci sono aziende che reclutano questo tipo di volontari. Ora però tu sei nella condizione dei scegliere cosa fare usando il libero arbitrio negato però alle migliaia di animali che vengono massacrati nella SA.
          Per quanto riguarda il termine vivisezione ti riporto la definizione dell’enciclopedia Treccani: “Con significato più estensivo, il concetto di v. può essere applicato a tutte quelle modalità di sperimentazione, non necessariamente cruente, che inducano lesioni o alterazioni anatomiche e funzionali (ed eventualmente la morte) negli animali di laboratorio.”
          In tutto questo vorrei ricordarti che le aziende farmaceutiche non fanno la SA perchè ti vogliono aiutare ma perchè vogliono cronicizzere le malattie ed avere clienti per decine di anni. Se tu conosci però qualche azienda farmaceutica che ha regalato il brevetto di qualche farmaco per il bene dei pazienti ti prego di smentirmi. Nella SA si usano protocolli sceintifici di 60 anni fa, ma 60 anni fa non c’erano i computer e le auto che circolavano erano le fiat 1100 e le fiat 600. Oggi i tempi sono decisamente cambiati ed esistono metodi alternativi come i modelli in vitro monocellulari 2D, gli Organs on a Chip, il micro-dosing, i microarray, i bioreattori multicompartimentali, le cocolture integrate discrete multiorgano, per non parlare poi dei numerosi test di tossicità alternativi. In tutto questo si usano gli animali che tra l’altro non sono neanche predittivi delle eventuali reazioni avverse sull’uomo. Comunque siete liberissimi di credere che un topo ed un essere umano siano simili per biodinamica, biogenetica, dieta, ambiente di vita, sesso e luogo di provenienza….

          1. Quindi secondo te la soluzione è rendere illegale la SA dovunque nel mondo, in modo che essa sia possibile solamente in forma clandestina o in paesi dove gli standard sono più bassi dei nostri. Non mi sembra possibile né una buona soluzione. Ho linkato due pagine all’ultimo post in proposito in cui si spiegano le ragioni della SA da parte degli specialisti, la cosa interessante è che gli autori della seconda pagina – dei ricercatori CONTRO la sperimentazione animale sono i primi ad affermare che in una determinata misura, l’uso dell’animale è indispensabile per avanzare nelle conoscenze. L’unico fronte su cui possiamo trovarci d’accordo è limitare le sofferenze dell’animale, ma quanto a rendere la SA illegale mi dispiace, ma penso che porterebbe a disastri di varia natura.

  10. Ho letto il comunicato della LAV e se ho apprezzato la presa di distanza, devo dire che mi viene da piangere per le frasi che sono riusciti a scrivere su Caterina Simonsen che ”spettacolarizzerebbe” la sua malattia per suscitare pietà. Mi dà fastidio questa pretesa che un malato debba nascondere le proprie difficoltà per pudore (altrimenti ci si vergogna troppo a dire che non deve sperare troppo in una cura?), mentre le foto di animali “pucciosi” associati all’invito di sabotare Telethon, invece…… quello circola liberamente nei forum di antispecisti e animalisti.

    @ ALF: citate l’Università del Wisconsin per violazione della legge, e quindi? Una violazione della legge esistente c’è già. Qualcuno pagherà per le sofferenze inutili di quegli animali no? Ma di che parliamo allora?

  11. Vorrei evitare di entrare nel merito di tutta la disinformazione e luoghi comuni su sperimentazione animale e ricerca biomedica: d’altronde il web è pieno di laureati in “youtubologia” che credono di dispensare “informazione” a destra e a manca senza aver mai avuto l’umiltà di aprire un libro di biologia o leggersi la L.E. 63/2010 sull’utilizzo di animali nella ricerca (che dovrebbe essere eloquente circa le “torture” paventate dalla fantasiosa autrice del post) o magari cercarsi su pubmed le pubblicazioni della D.ssa Penco prima di assurgerla a icona dell’antispecismo (curioso che in tutti i propri lavori la dottoressa abbia utilizzato siero fetale bovino e cellule tumorali epatiche di ratto!).
    La cosa che voglio porre bene in evidenza e che mi ha lasciato delusa, basita, amareggiata è come l’autrice del post abbia, senza nemmeno rendersene conto, utilizzato quello squallido e tanto esecrato paradigma proprio di chi giustifica la violenza sulle donne: “certo, chi ha insultato Caterina ha sbagliato, PERO’… ”
    Ma a quanto pare la crociata animalista è diventata una moda talmente mainstream per le “femministe del terzo millennio” che basta la sostituzione dell’attore della violenza da “uomo” a “animalista” a declassare immediatamente la tanto propugnata lotta alla violenza sulle donne (ed è veramente imbarazzante dover ricordare a un collettivo femminista che la violenza verbale E’ violenza a tutti gli effetti).
    Per concludere vorrei solo ricordare all’autrice che il pc da lei utilizzato per ergersi a fare la morale è composto anch’esso (come tutti i dispositivi che hanno un campo elettromagnetico) testato su animali. Ma tutto questo mi fa sorgere spontanea una domanda: il movimento femminista originario non si proponeva tra i suoi principi la contrapposizione alla morale comune? O forse queste borghesotte radical-chic con i propri profili Facebook con cui atteggiarsi ad alternative e ribelli, l’I-Phone in tasca (testato su animali) e i tatuaggi (testati su animali) in bella mostra sono solo l’ombra delle loro illustri progenitrici?

  12. Il fine non giustifica i mezzi… è ovvio che chi è disperato cerca qualunque soluzione al suo dolore; se mia figlia ne avesse bisogno forse, pur di salvarle la vita, accetterei addirittura un organo trafficato illegalmente! ma proprio per qusto ci sono le leggi, per salvaguardare il comportamento etico, e per impedire, a chi è disperato, di commettere scelleratezze! Chi è malato, ed ha giustamente paura di morire, ha tutti i diritti di essere egoista. Ma è la società che deve decidere qual è il confine tra il bene e il male, e qual è il livello di civiltà che desidera raggiungere. I tempi cambiano, ciò che un tempo era normale ora non lo è più. A 18 anni indossavo la pelliccia, e non pensavo ci fosse nulla di male; oggi mi vergognerei persino ad indossare un giaccone con le rifiniture di pelo finto, perchè non sarei sicura che fosse davvero finto… oggi penso di essere quella che si può definire mediamente una brava persona, ma ero una brava persona anche quando avevo 18 anni, solo che nessuno mi aveva aperto gli occhi e donato consapevolezza. E con l’età riuscirò forse anche a diventare vegetariana, e chissà quante altre cose imparerò a fare, per migliorare la mia capacità di rispettare gli altri, chiunque essi siano, a qualunque specie appartengano.

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