Violenza

Bulle e cattive

Ho cominciato a occuparmi di bullismo delle ragazze nel 2006. Da allora mi sono occupata spesso di violenza delle ragazze, delle donne, cercando di comprenderne le modalità, le differenze, se sono tali, e ancora cerco di capire e quel che so per certo è che in una cosa tante femministe sbagliano: le ragazze, le donne, quelle che sono violente, non lo sono perché hanno introiettato modelli maschili. Perché noi non siamo naturalmente sante e non violente come gli uomini non sono naturalmente cattivi e violenti. Noi siamo umane e imperfette come tutti.

Questo dato è fondamentale per ragionare di violenza di genere scindendola dal pregiudizio che la lega ad un sesso e indagandola a seconda dei motivi, le ragioni di attribuzione di ruolo che riguardano ciascuno. Le cause sono importanti e non il sesso che quelle violenze le compie. E le cause che raccontano la violenza accadono in senso trasversale ai generi. Il possesso è una ragione culturale che avviene nelle coppie di ogni tipo. Avviene nei confronti di donne, uomini, figli, e spingere una persona ad adempiere ad una funzione precisa è ancora una causa, attiene sempre all’imposizione di ruolo, così per una moglie e madre, per un marito e padre, per chiunque sia incastrato in questo puzzle sociale e non riesca a districarsi dall’onere di ruolo che gli è stato assegnato.

Ma è un discorso troppo lungo da fare adesso tutto e subito. Perciò intanto voglio accennare a queste ragazze che per un frullato hanno fatto tanto casino e hanno minacciato e aggredito una ragazzina che è stata costretta a inginocchiarsi, chiedere scusa, intimorita, strattonata, sbattuta al muro, per una ragione idiota.

Quando si parla di queste faccende di solito si fa riferimento alla perdita di valori, l’assenza di modelli di riferimento, l’anormalità, perché altrimenti queste ragazzine sarebbero state sante, quiete e “femminili” e c’è impresso uno stereotipo di genere in questo senso come se fosse normale per un ragazzino mentre per una ragazza invece no.

Io annoto che rispetto a questo tipo di comportamenti non trovo differenze e che la crudeltà sia un tratto comune di bulli e bulle senza che vi sia dunque una connotazione che attenga al genere. Queste ragazze sono semplicemente violente come violente sono tante donne che agiscono da bulle, cyberbulle e si comportano ne più e ne meno che allo stesso modo. Anche di questo io vi parlerò e dunque se volete segnalarmi fatti, storie e cose che io possa prendere in analisi sarò felice di documentarle.

7 pensieri su “Bulle e cattive”

  1. in realtà risulta che i maschi usino più l’aggressività fisica e le femmine quella indiretta (il commento malevolo, l’esclusione sociale ecc.). E’ in dubbio se il motivo sia di genere o culturale o entrambi. In realtà essendo più deboli le femmine possono aver sviluppato forme alternative di violenza o aver imparato ad usare dei maschi o la famiglia o altre istituzioni magari raccontando cose inestistenti per generare delle faide.
    Personalmente io credo che le società amplino quello è già nella natura e quindi propendo per un effetto combinato di natura e cultura però è vero che ad esempio a Napoli c’era lo strascino in cui due donne popolane lottavano e alla fine la vincitrice trascinava la rivale per i capelli a segnalare la sua vittoria. Era però una abitudine popolare perchè vista molto male e infatti le donne delle classi agiate non potevano farlo se non volevano scadere di livello sociale. Allo stesso modo tra maschi l’usare metodi subdoli e non il confronto a viso aperto era ragione di biasimo e di esclusione.

    interessante è però notare che i bulli maschi sono ragazzi tendenzialmente stupidi mentre le bulle femmine sono ragazze tendenzialmente intelligenti.
    Questa cosa io la ho trovata molto interessante. Forse il motivo è che la violenza diretta non richieda necessariamente intelligenza mentre quella indiretta si.

    1. Ettore anch’io all’inizio della mia ricerca avevo puntato sulla differenza nei modi. l’aggressività indiretta mi ha interessato molto e l’ho studiata e interpretata in mille forme ma poi c’è invece un fenomeno che è totalmente “diretto” e che agisce attraverso le medesime connotazioni e la medesima percentuale di stupidità. Non c’è furbizia, quella classica che per stereotipo viene attribuito alla ragazza un po’ manipolatrice, ma c’è propria il fatto che tolta l’inibizione che quella si era propria del genere, ovvero quella che inibiva una esibizione muscolare perchè una ragazza aggressiva veniva giudicata male poi ha svelato che la connotazione violenta è la medesima.
      ovvero agiscono in via indiretta ove sarebbero perdenti fisicamente ma quando sono forti o in branco agiscono in senso muscolare.
      una dimostrazione pratica della attitudine diretta e aggressiva delle donne e delle bulle è il cyberbullismo e il cyberstalking nei quali non hanno bisogno di corpo e svelano la cattiveria e la violenza implicite che userebbero anche fisicamente se potessero.

    2. uhmm.. molto interessante.
      Personalmente sono propensa a credere che le differenze di genere esistono: per una ragione che considero semplice, c’è diversità nei corpi. E siccome credo che mente/corpo/psiche siano una cosa unica e si influenzino non credo possibile che non esistano differenze naturali ma solo culturali. M’interessa l’osservazione di Ettore (col cui commento sarei tendenzialmente d’accordo, a parte questa cosa) sulla diversità di intelligenza tra le bulle e i bulli. Adesso ve la butto lì.. giustamente Ettore fa notare come la modalità diretta fosse praticata ai livelli bassi della popolazione ma non ai livelli alti. Segno che esistevano modalità violente “dirette” naturali nelle femmine (chiaramente esplicabili con soggetti di pari livello fisico o al limite più deboli, ma questo lo fanno anche i maschi – Davide non prende a cazzotti Golia che è un gigante usa un metodo alla sua portata – e per estensione difficilmente un uomo mingherlino attaccherà un gigante di forza fisica notevolmente superiore, userà anche lui metodi diversi meno “diretti”). E se fosse questione di “moda”? E quindi di cultura indirettamente.. cioè un po’ come l’abbronzatura.. nell’ottocento le signore dell’alta società dovevano apparire candide perché chi “faticava” nei campi rivelava la sua povertà con la pelle scurita dal sole. Con la rivoluzione industriale, le poveracce si rinchiudono nelle fabbriche e non si abbronzano più e magicamente l’abbronzatura diventa un tratto distintivo dell’alta società.
      Ecco mutatis mutandis, un tempo le signore dovevano tenere le mani a posto. Nel discorso emancipativo è innegabile che questo tratto culturale sia stato denigrato e considerato arcaico e patriarcale. La lotta combattente la possono fare anche le donne. L’emancipazione è consistita anche, spesso e sovente nell’invadere quello che era considerato il ruolo maschile. Lavoro sì, ma anche guerra, entrare nell’esercito, fare le dure, essere capaci di difendersi e di offendere, uscire all’aperto insomma (la simbologia ha un suo perché.. ). Il risultato potrebbe essere che è di moda fare le dure. E si sa che alle volte con le mode si eccede..
      En passant comunque dirò, anche se mi attirerò le ire di molti, che penso che l’influenzabilità dalle mode sia un tratto caratteristico più dela polarità femminile che della polarità maschile. Non a caso un tale del passato mi pare sostenesse che prima bisognava convincere ed affascinare le madri, dopodiché a ruota sarebbero seguiti i padri e i figli

  2. Ciao. Seguo da poco il tuo blog,in realtà in maniera un po’ sporadica (non ho letto tutti gli articoli),ma questo articolo mi ha fatto molto piacere.
    Mi ha fatto piacere perchè sono stata vittima di bullismo all’età di 11-12 anni, per due anni consecutivi, da parte di ragazze (e talvolta ragazzi, ma soprattutto due ragazze), e sono contenta che se ne parli così apertamente. Non ho mai pensato, nella mia condizione di vittima di bullismo, che il genere c’entrasse qualcosa. Quando mi prendevano in giro, per qualsiasi cosa, l’incubo erano le parole, non il sesso di chi le diceva.
    La ragazza che mi tormentava di più era, come dici tu, semplicemente “crudele”; non gli interessavano i miei sentimenti: aveva visto in me una preda facile perchè timida, debole, riservata. Non ho subito percosse (non “serie”… mi capitò che mi desse qualche “simpatica” manata sulla nuca, ma niente si sviluppò da lì), ma ti assicuro che le percosse sono più reali, più tangibili e, forse, più trattabili delle parole. Quella ragazza, quella bulla, mi feriva con le parole, spogliandomi di dignità e coraggio.
    E il modo in cui lo faceva non aveva nessuna differenza della maniera in cui sfottono i ragazzi, i maschi. Anche qualche ragazzo mi prendeva in giro (ero,dopotutto,la “secchiona” della classe,la cocca – involontaria – dei prof), ma lei me la ricordo perchè era quella che istigava, la prima pronta a fare di ogni più piccolo sbaglio un motivo per fare a pezzi la tua (già debole) autostima di prima adolescente.
    Col senno di poi, forse ho individuato nella situazione famigliare dissestata della bulla un probabile motivo della sua cattiveria, ma non l’ho mai perdonata. Forse sbaglio, ma ero e sono stufa di “porgere l’altra guancia”, e sono felice che sia uscita dalla mia vita.
    E’ stata forse quest’esperienza che mi ha permesso di non vedere, sentire o separare i generi secondo questa strana teoria per cui i maschi sono cattivi e le femmine dolci e sante. Quella ragazza era crudele, e godeva della mia sofferenza. E ne godette anche la sua amica, quando l’altra sparì dalla circolazione e lei finse di essere mia amica per poi pugnalarmi alle spalle, cercando di ricominciare il circolo vizioso del bullismo.
    Penso che non si faccia mai abbastanza informazione; nelle scuole si parla poco di bullismo, quando io ero alle medie (ora ho vent’anni) non se n’è mai parlato, ed io ero convinta che fosse tutta colpa mia. I miei genitori cercavano di spronarmi a reagire, ma niente più. E io non ero nella condizione di farlo (credo di essere stata vicina alla depressione).
    Scusami per il post chilometrico, mi sentivo solo di dare la mia esperienza, perchè di bullismo non se ne parla mai abbastanza, e il bullismo può rovinare la vita di una persona, soprattutto se è un/a adolescente che sta cercando di crescere e diventare adulto/a.
    Ed è anche ora di finirla con questi stereotipi dei generi, ché la crudeltà è umana, non maschile o femminile, e io l’ho vissuto sulla mia pelle.

    1. ciao Kika 🙂
      Benvenuta.
      sono contenta che tu abbia trovato modo di sentirti raccontata in quello che ho scritto e ne parlerò ancora perché sono perfettamente consapevole di quello che dici tu. ad oggi ho ricevuto mille spunti di indagine sui comportamenti violenti delle ragazze e delle donne e quello che mio stupisce ancora è la necessità di alcune di giustificarle, cosa che non ci consente a noi per prime di affrontare quello che è evidentemente un tratto che bisogna risolvere.
      non era colpa tua, questo lo so per certo. il bullismo, che si faccia da piccole o da grandi, prende di mira persone fragili rendendole insicure e lasciandoti immaginare che la loro modalità ossessiva e violenta dipenda da un tuo difetto. a tratti è sadismo puro e non c’è nulla dunque che sia sbagliato in te. sbagliate sono queste persone che bisogna tentare di capire per quello che sono. semmai bisognerebbe comprendere quali sono le cause scatenanti del loro interesse per qualcuno, come inizia tutto, perché tu e non qualcun altro. ma non perchè tu abbia colpe ma giusto per tentare di capire quali sono le possibili modalità di disinnesco.

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