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Violenza ostetrica: fanculo al “partorirai con dolore!”

Se leggi Silvia Federici in Calibano e la Strega ti spiega che la schiavitù delle donne e della riproduzione sessuale fa il paio con patriarcato e capitalismo. E’ semplice perché senza nuovi operai e nuove schiave non ci sarà movimento del mercato e quindi il capitalismo potrebbe anche andare a farsi benedire. Quello di cui qui vorrei parlare è anche il fatto che la riproduzione più che essere vista come una capacità delle donne parrebbe essere un dovere del quale non ci si deve lamentare e secondo il detto che dovrai partorire con dolore ogni tuo urlo merita un’accusa, implicita per il fatto di non essere abbastanza donna e coraggiosa e forte da sopportare, così dicono, tutto ciò che tante altre avrebbero superato senza un lamento.

La faccenda nuova è che a queste forme di maltrattamento le femministe hanno dato un nome e si chiama violenza ostetrica. Il fatto è che non devi dimostrare nulla e che al contrario di quanto possono dirti ci sono donne morte di parto per la negligenza medica o per complicazioni inoltre, sebbene i tuoi esami rivelino che va tutto liscio, il parto non è indolore, fa un male cane e lo so per certo perché l’ho provato sulla mia pelle.

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Incinta. Bambino tutto bene. Del mio corpo chissenefrega!

Lei scrive:

Ciao Eretica, scrivo qui perchè ho bisogno di confronto e non so davvero più dove cercarlo. In aprile ho scoperto di essere incinta, non è stata una gravidanza cercata ma io e il mio compagno abbiamo scelto di portarla avanti, nonostante i dubbi e le paure. Pochi giorni dopo, ho avuto delle perdite di sangue con forti mal di pancia e sotto consiglio della mia dottoressa sono andata al pronto soccorso ostetrico dell’ospedale Mangiagalli di Milano.

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Il parto è crudo ma voglio dire la mia

Lei scrive:

Grazie per la pagina interessante ed intelligente, una perla rara nello zoo urlante dei social.

Ti scrivo perché sono colpita dal post sul parto (“Ciao ragazze vi spiego come è un parto e vi passa la voglia di fare un figlio) e, sebbene all’inizio pensassi di commentare quello, credo che il mio commento sarebbe troppo lungo.

Intanto grazie per questa testimonianza. Credo che oggi giorno tutto quello che sta attorno alla maternità sia ampiamente edulcorato, con il risultato che quando ti ritrovi sola, ferita e dolorante, con un neonato che strilla e la casa per aria non puoi che sentirti completamente inadeguata ed incapace. Nella tua testa fanno eco le immagini di mamme perfette della pubblicità della pampers, bambini sorridenti e felici, case splendenti e disinfettate e lunghe passeggiate con la carrozzina ultimo modello (rigorosamente in forma smagliante, perché sei anche donna e non puoi rinunciare al tacco 12). A te no. A te è toccato il bambino difettoso, che se lo metti in culla piange, se lo metti nel passeggino piange. Lui deve starti addosso. Sempre. E addosso ti stanno pure tutti gli altri con i loro consigli invadenti. Tu ti trascini con il tuo grappolo di emorroidi, i capelli unti da una settimana, uno schema di Natale al punto croce sulla vulva e pensi con sconforto alla tua pancia flaccida e striata (colpa tua anche quello, perché non sei tonica abbastanza e perché non hai speso tutti i tuoi risparmi in olio di rosa mosqueta colta in plenilunio da vergini tibetane). Tutti ti ricordano quanto sei fortunata ad avere quella creatura e quando appena appena il “chicazzomelhafattofare” tenta di avvicinarsi alla soglia del pensiero cosciente, ti senti in colpa ed ingrata (specie se quel figlio l’hai cercato per anni e hai troppo spesso avuto paura che non sarebbe venuto mai)

Nella mia vita non ricordo nulla di così sconvolgente e demoralizzante come i 30 giorni dopo il parto. La maternità è un periodo duro difficile e stremante, del quale il parto non è nemmeno il momento peggiore e sarebbe giusto parlarne, sarebbe giusto raccontarne e sarebbe giusto essere pronte ad accogliere con più consapevolezza il crollo ormonale del post parto.

Però.

Però il post che ho letto secondo me va fin troppo nell’altra direzione. Cerco di spiegare quel che intendo.

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Il parto non è poi tutta questa meraviglia

Lei scrive:

Ciao!
Grazie per aver affrontato questo tema e grazie per dare la possibilità di parlarne, io vorrei urlare al mondo intero la mia esperienza, giusto per sfogarmi un po’, ma quando ci ho provato mi dicevano che così spaventavo le altre donne. D’altronde è la realtà, perchè addolcirla? Solo per far figliare povere donne ignare?
Premetto, ho due figli ed è vero che ogni parto è a sé, è vero che ci sono parti che vanno bene e altri meno bene, ma è vero che fa sempre un grandissimo male, d’altronde da lì ci deve passare un bambino!
Vorrei raccontare il mio primo parto.
Ero ormai giunta al termine e secondo l’ospedale dovevo fare il parto indotto. Per fortuna ha funzionato abbastanza velocemente (c’erano donne con me che tentavano l’induzione da 2 giorni!), fatto indotto il pomeriggio, verso sera le prime contrazioni. Ho passato la notte intera con le contrazioni e le ostetriche che mi dicevano di dormire, così avrei avuto le forze per partorire il giorno dopo. Ecco, le contrazioni lasciano senza fiato, dicono durano poco, 30 sec/1 minuto, ma a me sembrava durassero un’eternità. Ditemi voi come potete dormire con un dolore che ogni 5/10 minuti arriva, spiegatemelo perchè io non ci sono riuscita!
Alla mattina mi dissero che ero abbastanza dilatata e che mi avrebbero rotto le acque. Non pensate sia una cosa indolore, perchè devono ravanare dentro, infilarti un aggeggio appuntito che ti rompa la membrana e sentire il liquido che fuoriesce come se avessi una terribile incontinenza. Ed è vero, il liquido che esce non fa male, ma è l’inizio dei mali.
Dicono che con l’indotto si soffra di più, perchè le contrazioni sono più forti, non ve lo so dire, entrambi i miei parti sono stati indotti. Le contrazioni fanno male, punto. A tutte e in qualunque circostanza.
3 ore di contrazioni e per me sono state pure troppe, mi immedesimo in quelle poverine che soffrono per giorni e vorrei salvarle, piangere con loro.

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Il parto è una merda. Poi però potresti infinitamente amare i tuoi figli

Lei scrive:

Ciao Eretica, mi è già capitato di scriverti in merito all’aborto, oggi rileggendo il post sul parto vorrei parlarti di questo. La descrizione è cruda e accurata ma rimango dell’idea che nemmeno quella ti prepari minimamente a ciò  che il tuo corpo farà. Io di parti ne ho fatti due (fatti non avuti, perché il parto ti impegna fisicamente più di qualunque altra cosa al mondo), tutti e due naturali e senza epidurale ma non per scelta. La prima volta l’ostetrica aveva visto qualcosa che non andava e non me la rimboccò, effettivamente dopo 11 ore di travaglio e l’episiotomia la bambina aveva solo la corona fuori. Sono stata due ore a spingere con metà testa di mia figlia fuori dalla mia patata eppure non si muoveva, niente. Il mio unico pensiero era: chi cazzo mi ha infilato una mietitrebbia su per la vagina fino allo stomaco e non vuole tirarla via?

Alla fine chiamarono il ginecologo che infilando TUTTA LA MANO dentro di me liberò il collo di mia figlia dal cordone, di fatto salvandole la vita. Ero lì, mezza nuda, piena di sangue e sudore, la sala parto piena del mio sangue e deiezioni, con la patata tagliata e dolorante ma guardando mia figlia tenuta per i piedini, cianotica, senza respiro l’unico pensiero diventò “Amore mio apri quei cazzo di occhi”. Li ha aperti dopo un interminabile minuto e mezzo e anche se a causa del taglio profondo sono stata immobilizzata a letto con il clistere per le 12 ore successive, sentendo che non mi sarei mai più ripresa da quel dolore, che quello che mi era successo era tutto fuorché “naturale” continuavo a guardare la mia bambina sentendo il più grande amore che avessi mai provato in vita mia.

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Per partorire le donne hanno bisogno di opzioni, libertà di scelta e sostegno

 

Quello che vedete è un meraviglioso tipo di parto che in Italia non viene praticato, il cesareo assistito. La donna tira fuori da sola il suo bambino con l’aiuto dei medici.

 

Chiara scrive:

Ho scoperto casualmente la pagina Birth Without Fear e me ne sono innamorata. E’ un progetto, un blog, una community, una missione, un libro.
Ho scelto di condividere questa immagine perché è quella che sento più vicina, nonostante ognuna di quelle che ho visto mi abbia suscitato un’emozione indescrivibile, perché trasmettono una forza ed una bellezza che non trovano eguali in nessun altro degli eventi umani: la nascita della vita.
Una delle citazioni dell’autrice è “Non mi importa quale tipo di parto farai.. parto in casa, naturale con epidurale, cesareo programmato.. o se partorisci da sola, nel bosco, accanto ad un cucciolo di cervo. Mi importa che tu abbia delle opzioni e che tu sia supportata e rispettata nelle tue scelte.”

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Non ti lamentare e sii felice di partorire con dolore

Lei ha letto questo post e riportandone un periodo così continua con il proprio racconto:

“mi sono innamorata di mio figlio che aveva quasi tre anni. Prima di allora, devo dire, mi era del tutto indifferente, a volte ce l’avevo ancora con lui, non mi passava il risentimento, il dolore, il ricordo di quelle doglie e tutte a dirmi “ma figurati, ci siamo passate tutte… sei esagerata”.

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Il mito della caverna, il cesareo, la morte al primo giorno

di Ethan Libano

Questa è una storia d’amore. Ce l’ho sulle dita da giorni e sotto l’anima da sempre.

Stancami
e parlami
abbracciami
guarda dietro le mie spalle
poi racconta
e spiegami
tutto questo tempo nuovo
che arriva con te.

Questa è una storia di una traccia di ricordi. Inizia in una caverna.
E’ il luogo dove le verità vengono solo riflesse e non sono pericolose. Da qualche parte dobbiamo iniziare a imparare ma non possiamo vedere tutto in una volta. E quindi, finché ti cullano dentro, dovrebbe essere tutto attutito come la propria voce che viene udita dall’orecchio interno.

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