Dal blog errecinque, con un grazie a Rita Cantalino, che ne è l’autrice. Buona lettura!
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Comunque ho lavorato in un call center a quattro euro l’ora, sono abbastanza certa che stessi affittando il mio cervello e le mie capacità dialettiche.
Poi se vogliamo parlare di lotta di classe per me va bene, però inserirei nel dibattito pure il costo del TFA, la sanità pubblica al tempo del biocidio, il sistema di smaltimento di rifiuti che fa in modo che i ricchi industriali si arricchiscano condannando a morte i poveracci che vivono nelle terre che loro hanno scelto come discariche, il fatto che non ho latte in frigo perché il ragazzino delle ripetizioni decide di appendermi sempre il venerdì, giorno in cui dovrebbe pagarmi tutta la settimana, l’accesso riservato alle riviste scientifiche del catalogo del mio ateneo, la devastazione della scuola pubblica, i finanziamenti alle private, la totale assenza di strumenti di welfare efficaci che consentano a chi non vuole mettersi a fare lo spacciatore di scegliere che vita fare in egual misura se è nato al Vomero o alla Sanità, la possibilità di abortire senza dover fare il giro delle sette chiese degli ospedali pubblici per trovare medici non obiettori, la possibilità di decidere se abortire o meno in base alla volontà reale di avere un figlio o no, e non alle condizioni in cui farlo crescere e un sacco di altri fatti.
Mo ve lo giuro che io ho un utero – e per altro in determinati periodi del mese lo darei in permuta, altro che affitto – e non capisco e quasi mi offendo perché vi indigna che lo affitti quando poi posso affittare il mio cervello, posso affittare le mie braccia e le mie gambe andando a fare volantinaggi per pochi spiccioli, posso affittare la mia capacità di resistenza fisica facendo i traslochi o lavorando tutte le notti da barista, posso affittare il mio bel faccino facendo la modella, posso affittare praticamente qualunque parte del mio corpo essendo il mio corpo il mio veicolo di interazione con la società.
O il problema è che non posso portare per nove mesi in grembo un insieme di cellule che via via prende la conformazione fisica di un neonato? No, perché su una cosa ci dobbiamo capire: un bambino non è niente senza l’educazione e il contesto in cui si forma, è una cosa tenera tipo un cucciolo, di cui occuparsi con attenzione e sollecitudine tipo una pianta. Un bambino diviene una persona nel mondo in cui è inserito, e francamente io credo che il problema di questo benedetto bambino in questo momento non sia tanto il fatto che verrà cresciuto da due genitori dello stesso sesso e forse avrà, forse non avrà, relazioni con il corpo che ne ha garantito la formazione fisica, quanto il fatto che è appena nato ed è già diventato un trend topic sui social network, e tenete ragione, il primo approccio col mondo lo viviamo in famiglia e solo dopo arriva la società, e proprio per questo credo che il suo problema una volta cresciuto non saranno i suoi due papà che lo accudiranno e lo proteggeranno da quanto siete brutti, ma tutti quelli che, una volta che per forza di cose uscirà dal guscio e prenderà coscienza del mondo esterno, scoprirà aver speso fiumi di parole e inchiostro su di lui, tutti quelli che lo guarderanno come un fenomeno mediatico, tutti quelli che pretenderanno di sapere o non sapere di lui le prospettive di vita, le probabilità di devianza e l’ambiguità ontologica.
Credete veramente che il problema di sto bambino siano i due papà e non il fatto che la prima cosa che vedrà dopo i suoi due papà sarà una società pregiudiziale, bigotta, che lo additerà come quello strano?
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