Market Girl

Diario di una aspirante collaboratrice porno-politica

Sono diplomata, quasi laureata, ho idea che non troverò mai un lavoro stabile, un contratto a tempo indeterminato, neppure a pagarlo, a meno che non passo dalle solite anticamere a richiedere favori come da sempre tutte fanno in questa nazione piena di opportunità.

Bisogna che io ci pensi per tempo e scelga bene perché si può anche darla via ma con un minimo di dignità. Per dire, c’è una ragazza che conosco che fa pompini ad un vecchio democristiano riciclato in un partito di centro-sinistra e che a modo suo si accontenta. Prende più o meno 1000 euro al mese per fargli fotocopie, rispondere al telefono e si improvvisa tuttofare tenendo relazioni per le dichiarazioni di reddito, gli acquisti, gli appuntamenti. Quelli sono pompini moralmente accettabili perché il compenso è giusto e poi così si mantiene una parvenza di rispetto per le convenzioni sociali. Chi mai potrebbe dire che si mette in discussione l’equilibrio della famiglia o che sia immorale aiutare una povera ragazza senza lavoro che sfacchina da mattina a sera per un uomo così pio?

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FinchéMorteNonViSepari

Cattiva se racconti il tuo personal/politico

Non puoi dire questa cosa, mi dicevano.

– Perché non rispetti il punto di vista di chi pone l’agenda delle priorità politiche femministe.

– Ma quell’agenda non dovrebbe partire dal personal/politico?

– Ah, si, ma certo. Ma non dal tuo. Piuttosto un personal/politico un po’ mio, un po’ di quell’altra, un po’ come ti dico io.

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Malafemmina

Per fortuna che c’è il Dj

L’ultimo sabato sera al villaggio vacanze. L’ultima serata di animazione prima della disco. Canzoncina, balletto, mani su, mani giù, mani là, mani qua, arriva il boss capo animazione, voce da dj che presenta il dj vero, quello che parla di gola e che gli escono fuori dei mugugni dall’esofago perché fa più figo.

E’ lui, è lui, lo abbiamo tanto atteso, un mito, una celebrità, ragazze non potrete resistergli, è fantastico, una potenza. E nel frattempo che il boss lo annuncia io e altre ci guardiamo in faccia come per dire “ma chi cazz’è?”. Stiamo a vedere. Squillino le trombe (pure quelle del falloppio), rullo di tamburi, ragazze fategli la Ola, sta per entrare LUI, esso, egli, quello là. Fumo sul palco, musica in sottofondo, si sposta la tenda che separa il palcoscenico dal retropalco ed eccolo in tutto il suo metro e cinquanta di splendore, che se fosse solo per quello non ci sarebbe alcun problema ma se ti annunciano un gigante e ti vedi arrivare un signore di mezz’età, col capello lungo, il basettone, il berrettino delle scuole elementari, la maglietta da rocchettaro nostalgico, il jeans stretto che gli sega in mezzo alle cosce, per rendergli più evidente il pacco, e le scarpe a punta, resti un po’ così e così.

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FinchéMorteNonViSepari

Il diritto di parola nella coppia

Togliere la parola. Che sia un diritto, la parola, non c’è dubbio. Che in una discussione esista chi parla più e chi meno è vero uguale.

Inizi una discussione che parte dall’analisi logica del frasario di un attore che in tv si esercita a rincoglionire adolescenti e lui ti dice che non vede esattamente quella cosa bieca che vedi tu.

Allora prosegui stabilendo un legame universale tra il tuo neurone, la frase dell’attore, i comportamenti delle signore nel burundi e osi determinare una analisi storico/sociale/politico/economica del nulla per motivare il tuo pensiero.

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FinchéMorteNonViSepari

Brutality, eau de cologne

Non lo sapevo, ve lo giuro, ma il titolo che avevo scelto per questo post prescinde dall’esistenza di una linea profumifera al maschile di cui ho scoperto l’esistenza ora. Vi lascio al mio post.

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Se un giorno ti svegli e pensi che tutto vada male puoi sempre accendere la televisione e guardare l’ultimo spot per conto della Brutality parfume, che mostra uomini virili e tartarugosi, femmine striscianti con la bava (alla bocca), folle di poveri sfigati che siccome che non usano quel liquido non accederanno mai al paradiso e infine c’è la voce a fondo campo che dice qualcosa come “Brutality… e riuscirai a spaccare in due il mar rosso”.

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