
Articolo in lingua originale QUI. Traduzione di Valentina del Gruppo di lavoro Abbatto i Muri.
La censura sessuale si è rivelata essere un lucrativo mercato emergente
Verso la fine della guerra fredda (e pure calda) tra i sessi
Articolo in lingua originale QUI. Traduzione di Valentina del Gruppo di lavoro Abbatto i Muri.
La censura sessuale si è rivelata essere un lucrativo mercato emergente
Inizia così: abbiamo parlato di foto sottratte a ragazze che le hanno consegnate a persone conosciute in rete o a fidanzati ora diventati ex. Le foto finiscono dritte in gruppi in cui le ragazze, bene che gli vada, vengono raggruppate sotto il thread #cagne o #troie. Come se fosse orribile di per se’ che queste ragazze esprimano la propria sessualità. Il ragazzo è ganzo, perfino l’ex fidanzato che pratica revenge porn è ganzissimo, e le ragazze invece dovrebbero coprirsi. La storia non sta così e abbiamo voluto dirlo con una campagna di comunicazione che invita le donne a essere libere perché il punto non sta nella loro presunta “colpa” per essersi scoperte ma nei reati commessi da uomini/ragazzi che amano violare la privacy di queste donne, fare cyberbullismo su di loro, obbligarle alla vergogna e istigare al suicidio, come è avvenuto per Tiziana Cantone. Ci chiediamo ancora perché mai questi ragazzi abbiano bisogno di questa prova di potere, uno stupro del consenso non dato alla pubblicazione delle foto, per farsi una sega proibita, quando esistono tantissimi spazi porno che potrebbero essere giusti per l’uso. In quegli spazi ci sono donne che hanno dato il consenso per il fatto di recitare in immagini e video. Ma la cosa non interessa ai divi della sottrazione di immagini e della violazione della privacy. Alcune ragazze ci hanno scritto per dirci che hanno denunciato la questione e che hanno dato il via a indagini che non sappiamo a cosa porteranno.
Continua a leggere “Del contenuto della “Bibbia 3.0” si dice che sia una vera merda!”
lei scrive:
cara eretica,
ho conosciuto un ragazzo online. ci siamo scambiati foto delle nostre parti intime. abbiamo giocato ad eccitarci e nel farlo non ci è venuto in mente di essere in pericolo. io sono diffidente. non passo le foto a chiunque. deve esserci un’intesa, una corrispondenza d’amorosi sensi. un’amicizia che diventa desiderio a distanza. non ci trovo nulla di male e non penso di fare niente di male. fino ad ora non ho visto le mie foto pubblicate da nessuna altra parte e se anche le dovesse pubblicare io ho le sue e posso fare lo stesso. dovrebbe dare conto a sua madre, a sua moglie, alla sua fidanzata, a chiunque lui conosca. non dico questo perché si senta minacciato ma penso che se io passo per troia lui comunque non ci fa una bella figura. abbiamo esigenze sessuali e la conoscenza a distanza riesce a indurre uno stato di eccitazione che mi piace ed evidentemente piace anche a lui.
Continua a leggere “Scambiarsi foto online non è negativo: lo è la violazione della privacy!”
Lei scrive:
Ciao Eretica,
ti scrivo a proposito della cartella di foto (parla del revenge porn ndb.) di ragazze online. Sono una di loro.
Ho voluto dire la mia, perchè leggendo il post mi sono salite le sopracciglia fino all’attaccatura dei capelli e nonostante la temperatura polare, hanno iniziato a fumare il cervello e il cuore.
Vorrei ringraziare chi ci aiuta a denunciare. Grazie a ognuno di voi, siamo in tante, vorremmo essere di più. Non siamo tutte rassegnate, siamo quasi tutte furibonde, tranne le venti ragazzine che hanno inviato di proposito quelle foto: spesso minorenni, malate di like, convinte che per piacere si debbano mostrare le grazie, insultano se stesse e amano essere chiamate cagne, troie, essere contattate, sono forme di attenzione, e loro si devono sentire decisamente sole (proprio perché minori non devono essere incolpate e vanno aiutate ndb.), ma non posso salvare tutte, io sono una.Continua a leggere “A proposito della Bibbia 3.0 (revenge porn e altri abusi online)”
Io non la capisco questa mania di fare scoop alla ricerca della “vera identità” della persona che si “nasconde” (ed è bene sottolineare l’uso delle parole, come se avesse di che vergognarsi) dietro lo pseudonimo di Elena Ferrante. Ci provano da anni, a violare la sua privacy, in tempi diversi e con diverse ipotesi che sostanzialmente puntavano tutte alla stessa conclusione: è brava, i suoi libri piacciono, allora è un uomo e se non è un uomo comunque deve avere un segreto, è un prodotto letterario, un trucco della casa editrice, un mistero da risolvere. E Claudio Gatti deve aver preso il ruolo da Sherlock Holmes de noiantri molto seriamente – tanto che sul sole24ore lo chiamano “giallo culturale” – dato che addirittura avrebbe seguito la via finanziaria, manco si stesse parlando di Al Capone [I pezzi di Gatti, in italiano e inglese, li trovate qui, qui, qui, qui, qui, qui]. E non ha scoperto che la scrittrice, perché tale è, per quanto continui a definirla una semplice traduttrice, ha un debito col fisco, è una malfattrice, una criminale, ma, addirittura, o soltanto (che peccato, eh?), che ha guadagnato delle somme grazie al suo lavoro, ai suoi libri, ai diritti dei suoi libri.
Continua a leggere “Di Elena Ferrante e dello scoop dello Sherlock Holmes de noiantri”
Lei scrive:
Penso che lo spazio virtuale che gestisci sia uno dei rari, preziosi esempi di luogo dove si possa ragionare con la mente totalmente aperta e scevra da sovrastrutture imposte da chicchessia.
Sono proprio queste sovrastrutture che ultimamente mi fanno crucciare e vorrei chiedere pareri a chiunque passi di qui e a chiunque voglia rispondermi in maniera sincera e senza pregiudizi. Il tema è banale, ma credo possa essere un buono spunto di riflessione.Continua a leggere “Relazioni, tra violazione della privacy e possessività”
1984 di Orwell è vicino. C’è un potere maggiore che sorveglia ogni vostra casa, a partire dalle vostre identità informatiche e lo fa con lo stesso sistema di sempre: dicendo che vi sorveglia e vi controlla e vi censura e viola la vostra privacy per la vostra sicurezza. Da un lato si preme sulla molla della paura, con notizie che producono emergenzialità come spinta e legittimazione per l’approvazione di leggi che ledono i diritti dei cittadini. Dall’altro le solite cialtronate di chi non riesce neppure a nascondere la vera intenzione che si cela dietro tutto ciò. Da quando gli ultimi due governi si sono messi all’opera abbiamo visto l’approvazione di leggi a tutela delle donne per militarizzare le strade e reprimere il dissenso, quelle a tutela dei senza casa, per autorizzare sfratti disumani e sottrazione di diritti a chi non ha un soldo pere campare. Quelle a tutela dei lavoratori, ad autorizzare le imprese a licenziare di più e con più facilità. Poi c’è la privatizzazione del mercato della sicurezza con orpelli securitari comprati a peso d’oro. La parure braccialetti elettronici, manganelli tonfa, lacrimogeni urticanti. Poi c’è, ancora, la sorveglianza telematica aleggiando lo spettro di mostri che si aggirerebbero online per fare danno alle donne e ai bambini, ed è così che donne e bambini vengono presi a pretesto per legittimare, agli occhi di chi paga le tasse, il fatto che con i vostri soldi si mette a punto un sistema capillare di sorveglianza che viola un sacco di principi costituzionali.
Continua a leggere “Terrorismo, privacy, sorveglianza: siamo tutti presunti colpevoli!”
Servizio al Tg1 qualche sera fa. Non lo linko per evitare che siano ancora veicolate quelle immagini. Si parla di “degrado” a Genova e di un blitz delle forze dell’ordine in pieno centro dove avrebbero beccato una famiglia che affittava appartamenti a migranti e prostitute. Per la famiglia c’è stato il sequestro degli appartamenti e immagino varie denunce incluso favoreggiamento o sfruttamento della prostituzione. Le prostitute, invece, pur non essendo materialmente perseguibili, sono state intervistate di nascosto di modo che dicessero quanto pagavano d’affitto e come funzionava. Nulla di eccezionale che non fosse già stato riassunto dal cronista, però il Tg1 ha trasmesso questo video in cui sono state filmate in volto alcune prostitute, incluse quelle con cui chi filmava non ha neppure parlato. Senza alcun rispetto della privacy sono state perciò messe alla gogna di fronte a milioni di telespettatori.
Continua a leggere “Il Tg1 viola la privacy delle sex workers”
Dopo il corso per segnalare su Facebook bisogna proprio farne uno che parla di screenshot. Qualcuno le deve pur raccontare queste cronache dall’inferno.
La screenshot dei messaggi facebook è quella cosa che quando non hai un cazzo da fare ti vesti come rambo con la fascia in testa per fare il giustiziere o la giustiziera del web, stai in ronda a sorvegliare sbirrescamente l’universo/mondo, vedi le cose che scrive qualcun altr@ e siccome gli vorresti (o le vorresti) sparare allora premi alt-canc-stamp o scatti una istantanea o siluri una radiografia avanzata della schermata del tuo browser che sta sul tuo desktop (è l’advanced, gente, e se non sapete che è un desktop e un browser nunn’è coRpa mia 😛).
Dopo che hai sparato e hai mozzato la testa o un arto o un mozzicone di narice lo esibisci sulla tua parete da safari facebook corredato di commento che generalmente è tipo “codesta persona è brutta brutta brutta…” (ho usato un eufemismo perché solitamente i commenti sono auspici di condanne corporali e/o torture per crimini di varia natura o sono diagnosi giacché imperversano in rete persone finto antipsichiatriche specializzate nella patologizzazione e medicalizzazione di chi non la pensa come loro… tipici sono commenti come “é pazz@… è da rinchiudere…“).
Lo dicevo qui e qui. Quello che fa audience in questo momento è qualunque cosa susciti indignazione e solleciti al linciaggio. Commento le notizie per svelarne gli stereotipi sessisti anch’io da tanto tempo ma francamente ora ho veramente paura nel vedermi accerchiata da sedicenti antisessisti/e armati/e di forcone che sono lì, per dirla come ha fatto una amica, colti da pura paranoia, alla ricerca della virgola discriminatoria e del punto esclamativo sospetto. L’indignazione procura accessi anche ai blog e mentre veicoli altri stereotipi, generalizzazioni e fior di demonizzazioni puoi bearti quanto ti pare del fatto che mostri vagine squartate e bambini sodomizzati, puoi circoscrivere e indicare con una freccia rossa il tuo obiettivo da colpire, puoi radere al suolo il buon senso e fingere di spingere verso una discussione che abbia una finalità verosimilmente condivisa anche quando quella foga da linciaggio per prima travolge te se per caso sbagli una sola parola secondo il tuo stesso pubblico.
Alla ricerca della virgola che indigna e se non la trovi te la inventi e io lo so che i giornalisti scrivono talvolta sonore stronzate ma il sessismo si nasconde spesso dietro un politically correct che fa più il paio con un abito griffato che con il puttaniere di periferia e dunque spiace dirlo ma è tutto sbagliato.
Come è successo che dal monitoraggio antisessista, quello che consente di realizzare una critica, un commento diretto all’articolo o all’immagine che si intende criticare, poi si è deciso di passare alla richiesta di censura, allo squadrismo, al cyberstalking, all’insulto, l’ingiuria, la diffamazione, la calunnia e l’ossessione di chi non si cheta fintanto che non ha demolito quel tal luogo o non ha fatto chiudere quella tal pagina o fatto censurare quella firma o quella trasmissione tv?
Quando è accaduto che la critica abdicasse al moralismo e all’autoritarismo? Quando è successo che orde di donne organizzate accreditassero il ruolo della perfetta rondista e di conseguenza attribuissero uno status positivo con tanto appeal all’uomo che decideva di fare la stessa cosa?
Conoscete Bauman? All’ultimo Festival della Filosofia ha parlato di amicizie liquide. Basta un click per cancellarle. Così dice.
Sostiene lui che internet crei “rapporti facili e superficiali“. La chiama società liquida che poi sarebbe quella in cui le identità, i rapporti, le relazioni, come le merci, sono oggetti di consumo. Aggiungerei io anche i sentimenti, le emozioni, tutto ciò che è spendibile in un like e condividi che rende pornografia la foto di un bambino palestinese o quella di una persona che è vittima di qualunque cosa.
Rapporti facili e superficiali perché su internet la parola “amic@” è diventata sinonimo di niente. La chiama relazione liquida, priva di responsabilità reciproca, impegno, rispetto, dalla quale consegue frustrazione e solitudine. Rapporti usa e getta che vivono di “monologo” e non di dialogo, dove a dialogare ormai s’è persa l’abitudine per cui ciascuno resta fermo nella propria nicchia e se più solitudini si associano tendono solo a diventare branco e ad esercitare forme di squadrismo.