Affetti Liberi, Autodeterminazione, La posta di Eretica, Personale/Politico, R-Esistenze, Sessualità, Storie

A lui che non tiene conto dei miei desideri (sessuali)

Non serve tu mi dica come muovermi, spostarmi, comportarmi. Non serve che mi insegni a far l’amore perché i miei bisogni sono stampati sulla pelle e in quanto ai tuoi è da lì che devi cominciare, senza ipocrisia, senza mascherare nulla con una finta filantropia. Probabilmente ho qualcosa da insegnarti anch’io, e se mi vedi abile e intenta a prendere l’iniziativa mi farai un gran favore, tu a me, se non ti ammosci, non ti scoraggi, se non viene meno il tuo bisogno di apparire macho. Perché sarai il mio partner se cedi un po’ il comando, se il sesso per te non è gestione univoca del potere, se non è un passo singolo ma è una danza che contempla anche la mia presenza.

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Sono una puttana scema, felice di esserlo

Lei scrive:

“Cara Eretica, sono una ragazza di 21 anni. Vivo all’estero, ho avuto un’infanzia con un padre difficile ed esperienze da dimenticare, ma sono qui e resto qui.

Per alcune persone sono lesbica, per altre bisex. Io non voglio etichettarmi, lo odio. Se mi innamoro, mi innamoro. Poco mi importa di cosa ha tra le gambe.

Ragazza con una situazione difficile, esperienze negative, bullismo a scuola, relazioni serie (e intendo non quelle relazioni fatte perche mi sentivo sola, ripieghi, solo sesso). Come molti anche io nell’adolescenza ho fatto le mie belle cavolate, ho problemi con il mio aspetto, non sono alta e magra e sinuosa, non si girano tutti per guardarmi e appena ho potuto me ne sono andata di casa. Un po’ per scelta e un po’ perché costretta dalla situazione socio/economica che mi opprimeva.

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#SlutPride: viva il sesso, viva la libertà!

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Ancora un contributo per lo #slutpride, per chi rivendica la propria libertà sessuale. Qui e qui  e qui potete leggere altrestorie che partecipano al corteo de* sgualdrin*. Buona lettura!

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Da uomo vorrei partecipare allo #slutpride, iniziativa molto commendevole, in forma anonima. Fin da adolescente ho sempre fatto sesso con chi volevo, maschi compresi. Sono principalmente etero, ma sempre stato convinto che queste etichette sono stupide e che siamo tutti più o meno bisessuali. Ho sempre voluto sperimentare tutto. Purtroppo, da ragazzo non ho mai incontrato una ragazza che fosse libera come me, e mi sono sempre dovuto nascondere per avere delle storie che durassero più di una notte. Poi mi sono sposato, verso i 30, con una ragazza di cui ero innamorato e che diceva di condividere i miei principi.

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#SlutPride: mi piace godere!

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E’ tempo di #slutpride e allora eccovi un racconto di una donna che rivendica la sua libertà sessuale. Qui e qui potete leggere altre due storie che partecipano al corteo delle sgualdrine. In basso eccovi un’altra bella storia. Buona lettura!

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Cara Eretica,
ti scrivo in merito alla tua nuova rubrica “Slut Pride”, proponendoti un breve racconto su quella che è la mia esperienza.

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No sesso di gruppo: non perché non si deve ma perché non mi piace!

imagesLei scrive:

Ho ventidue anni e credo che la cosa più importante per la vita di una persona sia la libertà. Per me il femminismo è questo. E’ libertà di amare, vestire, stirare, scopare, essere. Non credo che si debbano porre limiti alla vita degli altri, credo che i (pre)concetti di giusto e sbagliato ci annebbino e non facciano altro che renderci progressivamente più lontani. Ieri sera, due ragazze e tre ragazzi, la mia amica, un ragazzo che conosco un po’, uno che mi piace abbastanza e uno che non ho mai visto. Beviamo e parliamo in una taverna, c’è un camino.

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E se i genitori spiegassero alle figlie che toccarsi è bello?

Lei scrive:

Cara Eretica, (…)
Sono alla soglia dei 25 anni, non tanti, ma nemmeno pochi. Nella mia vita ho avuto modo di sperimentare il maschilismo, grazie ai miei genitori un po’ all’antica che mi dicevano “sei troppo maschiaccio, non troverai mai un ragazzo”, “stai uscendo? Da sola? E il tuo ragazzo? Come mai non ti accompagna?”, “ah stai andando a casa del tuo amico senza che il tuo ragazzo ti accompagni? Vedrai che lui sarà geloso e ti lascerà”.

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Chi ha detto che agli uomini riesca più facile parlare del “piacere”?

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Lui scrive:

Ciao Eretica,
Ho visto il post sul piacere (assente oppure ostentato) delle donne e questo mi ha stimolato due riflessioni che vorrei condividere.

– Capisco che nella pagina si parli di femminismo e so che la condizione della donna è stata da sempre svilita ed esposta come subalterna, a volte però sembra che in conseguenza ad una narrazione dominante sul maschile l’uomo può avere solo quell’unico modo possibile di sentire. Come se gli uomini non fossero inibiti nel rappresentare il piacere.

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Gli uomini urlanti

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Sono quelli che non tollero. Intendo che non tollero che urlino quando fanno sesso. L’eco della loro voce interrompe l’attimo. Mi destabilizza. Mi rende inquieta e mi fa pensare che il tipo, sconosciuto, che ho scelto per andarci a letto sarebbe stato meglio fosse muto.

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Godere sempre. Subire mai!

Serve parlare del problema della sega lunga. Quando ti si addormenta la mano perché lui non viene manco con i mozzichi e poi, tra l’altro, stringe la tua mano con la sua e la preme così forte che non la senti proprio più. Allora tenti di fare un movimento che non lo distragga. Sottrai alla stretta prima un dito, poi l’altro, e quando pensi di essere riuscita a liberarti lui si ripiglia e la riprende in ostaggio.

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Mi piace il porno e lui lo vive con me

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Sono una donna di 32 anni e mi piace il porno. Mi piace guardarlo, assaporarlo, fotogramma per fotogramma, sceglierlo. Quando non ho molto tempo vado su youporn e resto un po’ a cercare quello che può eccitarmi di più, qualcosa che assecondi le mie fantasie, i miei desideri, che mi somigli in qualche modo. Invidio le protagoniste di quei video. Loro riescono a squirtare per mani di persone esperte. Possono godere di mille cunnilingus e il loro sesso a me sembra non convenzionale. Certo, è stereotipato, potete definirlo sessista, ma a me sembra l’unico angolo di mondo in cui il sesso si realizza senza preti e matrone che impediscono, normano, impongono.

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Manuale di sesso post operatorio

cyborg555Essendomi trovata in questo periodo nella condizioni di poter sperimentare di persona i suggerimenti che sto per darvi mi accingo a definire il sesso post operatorio come sesso equilibrista, o qualcosa del genere. Innanzitutto è importante che controlliate bene dove siete state operate, perché se vi operano sulla schiena e lui vuole fare la posa del missionario, con i punti ancora a stringervi la carne, penso che non sia proprio il caso. Idem: se siete state operate sull’addome, non va bene che lui rimesti nel torbido della panzazza ferita e non va bene neppure che si adagi su di voi o che si strofini, o che vi abbracci, correndo il rischio di strapparvi tutto quanto.

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Fai sesso di gruppo? Se non dici che l’hai subito sei una zoccola!

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Vivo in un paesino di montagna di duemila anime. Qui ci conosciamo tutti. Non c’è modo di fare qualcosa senza che gli altri lo sappiano. Molte mie coetanee sono sposate e hanno fatto figli. Poi ci sono quelle che sono emigrate, perché lavorano, studiano, viaggiano, fanno sesso con chi vogliono, nel senso che non sono etero e qui non resistono. E poi ci sono io, tornata qui perché mia madre non stava bene.

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L’amante migliore

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Da Intersezioni:

L’amante migliore, traduzione di Elena Zucchini, revisione di lafra e feminoska.

Pubblichiamo la conversazione su maternità e sessualità intercorsa tra Helena Torres e María Llopis per l’antologia Relatos marranos (Racconti Marrani). Tra gli altri argomenti, si discute di piacere ed erotismo durante la gravidanza, il parto, l’allattamento e la relazione fisica con il bebè.

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Cara amica, ti regalo un orgasmo

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La masturbazione? Gliel’ho insegnata io. Non riusciva a farlo e non chiedeva aiuto. C’è questo brutto vizio delle donne che non riescono a parlare dei propri disagi sessuali. Ti chiedono come cucini quella tal ricetta, dove hai comprato la camicia, come riesci a fare venir lucido il pavimento, dove vai a bere la sera, quale libro compri, che film hai visto, ma non ti chiedono mai “come fai a procurarti piacere?”. Si vede lontano un miglio che è in grande difficoltà. Provo a parlarne. Mi dice “c’entra l’età” e io rispondo che sono cazzate.

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Ecco come ho appreso il sesso senza educazione sessuale

Mi hai chiesto come ho vissuto la sessualità e il rapporto con il mio corpo. Sono cresciuta a sud, dove i bambini di sette/otto anni ti correvano dietro per toccarti le tette. Ogni toccata di minna corrispondeva a una scommessa vinta. Il mio corpo era solo un fortino da espugnare. A scuola un ragazzo mi toccò il culo ed era una strizzata dispettosa che mi procurò solo molto fastidio. Odiavo quell’invadenza, l’idea che il mio corpo fosse considerato solo un mezzo per fare sentire più macho e virile un ragazzetto che aveva tutto da dimostrare agli altri. C’era una cultura che lo spingeva a essere un palpatore, un molestatore e io, di quella cultura, ero solo l’oggetto. Man mano che crescevo ho capito che avrei dovuto fissare dei paletti, ma non per dichiararmi indisponibile al sesso. Solo per recuperare il diritto di scelta su quando, come e dove volevo essere toccata.

Da grande mi resi conto che i bambini del tempo che fu, in fondo, non erano mai cresciuti, sicché incontravo ragazzi e poi uomini che allo stesso modo pensavano che il mio corpo fosse a loro disposizione. Del mio diritto al piacere non se ne parlava. Appagavano un loro bisogno. La mia volontà non era importante. Il mio consenso era superfluo, ovvero c’erano quelli che trovavano modi per sfotterlo o aggirarlo.

Per esempio: se mi mostravo infastidita, un commento abbastanza usuale era quello che mi tacciava di frigidità o di legnitudine. Perché per dimostrare di non essere frigida dovevi accettare per forza anche la palpata di uno che non ti piaceva. E se quella palpata non ti piaceva, ovviamente, non potevi che essere frigida. Come se tu fossi lì soltanto ad aspettare quel tocco o quella attenzione non richiesta. Come se non facessi altro che vivere in attesa di quel momento fatidico. E di questo fatto, ben inteso, io non do neppure la colpa a questi uomini, perché sono stati cresciuti in modo sbagliato, sono intrisi di una cultura sbagliata, educati da madri e padri, o da altre persone di riferimento, che non hanno fatto altro che normare ogni loro abitudine, sogghignando di fronte alle loro “bravate” machiste, senza mai fargli dono di una osservazione più intelligente. Le donne non sono oggetti ma hanno diritto di scegliere e dunque se non hai il loro consenso non puoi toccare. Lo stesso vale per me nei loro confronti, solo che io, per cultura, non mi sono mai permessa di molestare qualcuno. I corpi degli uomini sono vissuti in modo diverso. Attorno a loro viene costruito un recinto fatto di autorevolezza e rispettabilità. Le donne che vengono rispettate, in alcuni contesti, sono ancora quelle “sposate”, le “figlie”, che appartengono a qualcuno.

Ricordo che il ragazzo che a scuola mi toccò il culo subì un rimprovero perché io ero figlia di mio padre. Se fossi stata figlia di uno sconosciuto, invece che dello stimato uomo che mio padre era, non so se mi sarebbe stata dedicata la stessa attenzione. E in ogni caso la mia lamentela, il fatto che io denunciassi all’insegnante di aver subito un esproprio, venne recepito con fastidio, quasi che fosse un capriccio, un modo per mettermi in rilievo ponendo un povero ragazzetto in cattiva luce.

Dicevo della maniera di aggirare il mio consenso da parte degli uomini adulti. Oltre a darti della frigida se non ci stai ci sono quelli che pretendono che gliela dai perché ti hanno offerto una cena, dunque, se ti hanno comprata, perché mai dovresti dire di no? Premetto che non ho nulla contro le prostitute, perché fanno il loro mestiere e le stimo molto per le loro lotte, ma se io volessi fare sesso a pagamento direi che una cena è un po’ poco. Se mi devi pagare considera che non sono in saldo e se invece voglio fare sesso per il mio piacere allora, cena o non cena, se non mi va, se non mi piaci, se non ne ho voglia, tu devi accettare la mia scelta.

Ecco, io sono cresciuta con una gran voglia di fare sesso per il mio piacere sentendo offesa la mia sessualità da parte di chi del mio piacere se ne fregava. E anche quando ho trovato uomini animati dalla volontà di realizzare performance gradevoli, alla fine vedevo che lo sforzo di generosità, quei due minuti di cunnilingus, la leccatina ai capezzoli, due secondi di preliminari, erano finalizzati solo a rendermi ricettiva alla penetrazione. C’era fretta, dovevano concludere, finire, venire, eiaculare e poi andare.

Sicuramente sono stata sfortunata e non ho beccato quelli giusti, ma quando ne ho trovati alcuni, di quelli che non dovevo liquidare per stanchezza facendo un pompino della buonanotte, di modo che non mi stressassero con altre richieste, quando ho trovato uomini sinceramente appassionati e che desideravano proprio me e non una qualunque, sono stata felice. Eccitata e felice. Qualche volta è successo, soprattutto con uomini più giovani di me, quando ho cominciato a frequentare trentenni a quarantanni o ventenni a trenta. Ecco, le nuove generazioni lasciano ben sperare e si vede che fanno riferimento ad una cultura diversa, che sono stati educati, anche dalle loro partner, ad una sessualità reciproca e consapevole, e so per certo che se non danno piacere non provano piacere.

Come vivo oggi il rapporto con il sesso e il mio corpo? Meglio. Ho recuperato ironia, sensualità, legittimità del desiderio e mi sento soggetto, finalmente, ma quanto tempo c’è voluto e quanti litri di sperma ho dovuto ingoiare, sputare o vedere depositato sul mio corpo, prima di arrivare a questo punto. Perché sono convinta che non bisogna smettere di cercare quello che si vuole. Finché lo si vuole. Però forse sarebbe molto più semplice se a scuola, per esempio, si parlasse, finalmente, di educazione sessuale. In ogni caso, mi chiedo: come sarà stato per le nostre mamme e nonne che si sono dovute fermare a un solo uomo?

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