Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Comunicazione, Critica femminista, R-Esistenze, Recensioni

Critichi il libro della Muraro? E’ subito lesa maestà!

Come per un post precedente, per il quale avevo registrato e analizzato alcuni commenti, vorrei condividere qui alcune amare osservazioni su alcuni commenti dedicati al post “Oltre il Muro della Muraro: c’abbiamo l’anima nell’utero!“. Il mio post è critico nei confronti del Muraro pensiero che, prima di commentare, ho letto approfonditamente. Cioè: io leggo quel che critico e leggo anche quello sul quale discuto positivamente. Delle persone che hanno reagito al mio post (leggete in basso) io non so quante abbiano realmente letto il libro del quale stiamo parlando. Per lo più mi pare che difendano Muraro per fede o semplicemente perché la GpA non piace e accettano qualunque argomento, per quanto colmo di pregiudizi e conclusioni discriminatorie e reazionarie, pur di affermare la propria causa.

Continua a leggere “Critichi il libro della Muraro? E’ subito lesa maestà!”

Antiautoritarismo, Autodeterminazione, La posta di Eretica, Personale/Politico, R-Esistenze, Sessualità, Storie, Violenza

Ero depressa: fare la prostituta mi ha salvata!

d42cd6c6a0f4fdd807ecfdbb325b5a68f4ed0075_m

Ho trascorso l’adolescenza a farmi male. Atti di autolesionismo, giornate intere chiusa in stanza a non fare niente, a luce spenta. Mia madre mi rompeva le palle ogni quarto d’ora, perché era preoccupata. A mio padre non gliene fregava niente. Trovava da mangiare a casa e tanto gli bastava. Una sera esco e una festa si rivela una trappola per quelle come me. Sono stata stuprata da un gruppo di ragazzi di “buona famiglia” e non mi ha creduto nessuno. D’altronde io ero quella che faceva di tutto per attirare l’attenzione. Ho tentato il suicidio dopo un mese. Mi hanno portata al reparto di psichiatria e ordinato di prendere delle medicine. Avevo accanto altre che non erano combinate meglio di me. Erano più vecchie, adulte, cinquantenni, sessantenni. Tentavano il suicidio, una, due, tre, quattro volte e qualcuna riusciva a crepare senza che nessuno si impicciasse. Bisogna provare e provare per ottenere coraggio e giuste ricette per morire senza dolore. Perché non è così semplice come si dice.

Continua a leggere “Ero depressa: fare la prostituta mi ha salvata!”

Antiautoritarismo, Autodeterminazione, La posta di Eretica, R-Esistenze, Storie

Madri non conformi: non siamo “malate”. Siamo socialmente sole!

E’ il commento che “mammacomunque“, cioè la donna che ha stimolato questo dibattito con il post “Ho un figlio e non pentita di non aver abortito“, ha lasciato a supporto della donna che ha scritto l’ultima storia che leggete sul blog. Ve lo giro.

Mi siedo qui a scriverti, sperando di dirti qualcosa di intelligente, ma in questa situazione ci sono pure io, quindi non so cosa riuscirò a fare, se non a riportarti alcuni pensieri miei…
Ti sento vicina, dio mio non sai quanto!, e ti capisco. Schiacciate, esaurite, stanche, con un bisogno immenso di avere del tempo, una pausa, un momento di silenzio, di vuoto, con la voglia di tornare indietro, a volte idealizzando quello che era. Certo, chi ti consiglia in buona fede di andare da un medico ha ragione, ma non per essere aiutata a capire, ma per avere delle dritte su dove e come piazzare tuo figlio quando non ne puoi più. Basta nascondere il lato nero della maternità, basta accettare che la società renda più accettabile una mamma che non ce la fa e non ne ha più voglia patologizzandola e etichettandola come depressa! Sì, perché diciamocelo, la depressione post partum rende tutti più tranquilli. L’assioma è che una non sopporta la propria quotidianità materna perché è depressa…gli ormoni…no! Se mai vale il contrario: una diventa depressa, perché a volte un figlio è insopportabile, perché la maternità non è scontata, perché nonostante tutte le guerre femministe riuscite e meno riuscite, nelle famiglie è ancora la madre che porta il peso interno del benessere dei propri figli, è lei che deve avvicinarsi il più possibile a un vecchio modello che resiste ed esiste da tempo immemore. Questo è. I padri ci sono, a volte più a volte meno, ma non portano questo peso, perché non devono conformarsi a nulla, perché se cambiano un pannolino stanno già facendo un passo avanti rispetto al modello dei loro padri.
Come consigliarti non lo so…io sono quella che ha lanciato la discussione, sono quella che ha scritto che si è pentita di non aver abortito. Nel mio quotidiano vado avanti, rosa anch’io da dei sensi di colpa che provo a non ascoltare. A volte provo a guardare mio figlio e a chiedermi cosa mi aspetterei da mia madre se quel figlio fossi io. Altre cedo, piango, mi dispero. La maggior parte dei giorni, come te, spero nel tempo. Ma sempre, e sempre, mi rifiuto di piegarmi e di dirmi che sono sbagliata, perché non è così! Non siamo le sole, ma siamo lasciate sole da una società che demonizza questo nostro sentire, perché i rapporti fra madre e figli sono intoccabili, devono essere idilliaci, devono essere soddisfacenti, perché una donna deve toccare l’apice della propria femminilità procreando e sacrificandosi per la causa, e se non ce la fa, non va bene e se lo dice, fa paura, perché apre una voragine di insicurezze, di non detti, perché obbliga tutti quanti a mettere in discussione l’indiscutibile.
Vai avanti, in un modo o nell’altro. Io continuo con la sola forza nel non piegarmi, del volermi bene anche in questa mia situazione, del non fare a me stessa quello che la società fa alle mamme che non ce la fanno. Non mi piego a una diagnosi, non mi piego a un modello, mi prendo e mi guardo, e chissà che questo non serva anche a quel figlio con cui fatico tanto, chissà che con questo io non gli stia insegnando ad amarsi anche quando si troverà a confrontarsi con il buio di se stesso.
Ti abbraccio.

MammaComunque

Leggi anche: Continua a leggere “Madri non conformi: non siamo “malate”. Siamo socialmente sole!”

'SteFike, Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Femministese, R-Esistenze

La “ricercona scientifica” della settimana: se guardi porno sei un imbecille!

486838_10151466652513429_890837427_n

L’Huffington Porn Post pubblica la “notizia” di una “ricerca” che reitera la convinzione per cui se ti fai le seghe diventi cieco, se fai troppo sesso sei ninfomane, se sfogli troppe riviste porno o guardi troppi video hard ti si snellisce il cervello. Se guardi porno e ti rifai di seghe, insomma, diventi completamente scemo e invece il digiuno di immagini pornografiche (e anche di seghe?) ti farebbe diventare un grande genio. Mai ho letto balla più clamorosa, degna di quella gran fabbrica di stereotipi sessisti che troppo spesso è la pagina “scientifica” di ogni rivista web. Innanzitutto dovrebbero spiegarmi perché mai le “cavie” dell’esperimento erano solo uomini e non si sia considerato solo per un attimo che anche le donne guardano porno e godono molto nel farlo. Poi vorrei sapere da dove diamine hanno preso tante generalizzazioni stereotipate se non da un umore bacchettone che si ispira alla peggiore cultura protestante/calvinista del nord Europa.

Continua a leggere “La “ricercona scientifica” della settimana: se guardi porno sei un imbecille!”

Antiautoritarismo, Critica femminista, Culture, Femministese, R-Esistenze, Violenza

Donne, delitti e psichiatria “utile” a convenienza

Psichiatria come mezzo di controllo sociale o come tramite culturale per realizzare aree di santificazione. C’è l’incapacità di intendere e volere come attenuante per uomini di cui si dice siano folli, depressi, comunque patologizzabili e tuttavia non innocenti se mai hanno commesso qualche delitto.

E c’è una vasta letteratura che dimostra che l’uomo che compie un gesto violento lo fa perché sostenuto da una legittimazione, una cultura, una mentalità che poi trova il punto di fuga e l’alibi in una sua possibile degenerazione. Non sarebbe sbagliata la cultura del possesso ma il troppo che stroppia. Non sarebbe sbagliato considerare una proprietà le persone che stanno con te ma è sbagliato farlo in modo tale da incorrere in sanzioni pubbliche.

La morale che investe tutto il ragionamento attorno alla questione della violenza è paternalista, dice che una donna non si tocca perché fragile, se incinta è ancora peggio, perché viene considerata un po’ malata, e quella stessa morale evidentemente esige un comportamento funzionale da parte delle donne che la fragilità la devono assumere come caratteristica propria e interpretare in ogni senso, esigendo l’impiego di tutori, affidandosi, senza mai avere tentennamenti nelle interpretazioni dei fatti accaduti, con una narrazione dicotomica in cui esiste una vittima e un carnefice, e quando non sei funzionale a questo schema semplicistico, legittimante autoritarismi e patriarcati, eccola insorgere la patologia che ti viene attribuita.

Continua a leggere “Donne, delitti e psichiatria “utile” a convenienza”