Da Incroci de-Generi:
La notizia della recente riforma della normativa che in Francia regola l’aborto legale sta sollecitando in Italia entusiasmi un po’ troppo facili, a parere di chi scrive. Innanzitutto, l’aborto in Francia era già legale e permesso a tutte coloro che si trovassero in una situazione di sofferenza a causa del loro stato. Una clausola oltremodo vaga e facilmente aggirabile, che non sappiamo quanto fosse di ostacolo concreto a coloro che volessero abortire, probabilmente non più di quanto lo sia l’obiezione di coscienza in Italia. Non mi risulta – ma forse è solo mia ignoranza – che in Francia, al di là delle recenti manifestazioni di solidarietà per le spagnole, ci fossero mobilitazioni per una riforma della legge sull’interruzione di gravidanza. Mi risulta però che le sex workers sono ancora in strada a protestare contro la recente legge abolizionista che le riguarda e a rivendicare il loro diritto all’autodeterminazione, inascoltate tanto dal governo francese quanto dalla ministra per i diritti della donne Najat Vallaud-Belkacem. All’improvviso, dopo una legge abolizionista, veniamo a conoscenza di questa riforma che molto semplicemente cancella una clausola e la sostituisce con un’altra: l’aborto sarà permesso a tutte le donne incinta che non vogliono portare a termine una gravidanza. Una modifica formale, dunque, che non sappiamo quanto inciderà sulla sostanza. Un po’ troppo poco per festeggiare la piena conquista della libertà di scelta, anche perché una conquista è frutto di una lotta e non di una disposizione calata, ex abrupto, dall’alto.
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