Appunti per la mia Autobiografia.

Nel 2002 mi sono trasferita da Palermo a Firenze. Sembra niente ma per me fu tanto. Palermo, la mia città, quella in cui avevo esercitato il diritto a far sentire la mia voce, il luogo in cui avevo cementato legami forti e sperimentato me stessa in mille modi. Palermo, con il suo mare, il sole, il pesce fresco da mangiare alla Vuccirìa, dove abitavo, le gare canore all’aria aperta con chitarre, trombe, sassofoni, voci. I venerdì e i sabato sera ai Candelai, ballando musica etno, soul, blues, jazz. Le serate di cabaret improvvisato e poi quel baretto dove si concludeva la serata cantando Che Guevara con le amiche. Palermo non era solo la famiglia, le amiche, le facce conosciute. Palermo era nelle mie ossa, nel mio sangue, nella mia testa. Quell’insieme di stili, uno sull’altro, uno accanto all’altro, dal barocco, all’arabo, allo spagnolo, al liberty. Ogni angolo una storia, ogni viuzza, un ricordo. Di Palermo mi sarebbe mancato tutto, incluso il fetore dell’immondizia lasciata per strada.
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